Le ingiustizie, la morte, il male, non sono state cancellate dalla resurrezione… ma allora a cosa serve credere?
PREPARIAMOCI ALLA VIDEO CATECHESI CON: Perdonami
Cos’è la fede se alla fine tutto resta uguale?A cosa e a chi serve credere?
Noi, Dio e la costante ricerca del sacro; la voglia di sentirci protetti da un oltre o da un altro… la paura di ciò che non conosciamo… eppure credere è molto di più!
Dio non è solo l’oltre rispetto a ciò che viviamo, ma è anche l’altro rispetto a ciò che siamo. Dio e noi: una relazione da ripensare, un’idea su cui ragionare, una soluzione da trovare? Cos’è per noi la fede?
Quante domande popolano la nostra fede… quanta voglia di sapere, di conoscere, di non lasciarci sorprendere dal mistero. Eppure queste e tante altre domande ci permettono di andare fino in fondo, di non fermarci allo scontato, di non tirare i remi in barca quando il cammino diventa difficile.
Nella nostra vita entra Gesù di Nazareth, ed entrando ci tocca e ci rinnova!
Chi sei Gesù?Cosa chiedi alla nostra vita? Cosa sei disposto a darci? Perché ti sei fatto uomo?Oggi, che senso ha credere in te?
Siamo nel tempo pasquale e il cuore continua a essere segnato dai gioiosi alleluia di risurrezione. E’ ancora vivo in noi l’invito che, con forza, ha risuonato nella precedente tappa: uscire dal buio, dalla notte, dalle distanze di sicurezza per diventare discepoli della luce, per confessare testimonianza la nostra fede in Gesù Cristo Risorto.
Ora, sempre più decisamente orientati verso l’Ascensione e la Pentecoste, liturgia e la Parola apre per noi gli orizzonti dell’annuncio. Quell’andate detto da Gesù ai suoi discepoli, continua a essere vero per noi oggi! Continua a toccare la nostra esperienza di fede e ci chiede di uscire, di condividere, di non tenere per noi la straordinaria ricchezza che abbiamo ricevuto: l’incontro con Dio e con il suo amore.
E’ in questo orizzonte che va letto e interiorizzato il tema di questa nostra nona tappa; tema che di fatto fa eco al messaggio del santo Padre per la 46a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali.
L’annuncio mette in gioco la comunicazione e, a sua volta, la comunicazione, per essere vera, deve poter diventare voce dell’interiorità. E’ questa la grande sfida a cui siamo chiamati, è in questo senso che parola e silenzio potrebbero diventare una reale opportunità per accogliere, interiorizzare, far crescere la Parola in noi.
Tra rischi, slanci, paure, indecisioni… c’è un grande maestro interiore che in noi diventa luce, guida, sostegno, conferma nella fede.
Vi lascio a questo punto alla video-catechesi, augurandovi di entrare nel silenzio e nella Parola, lì dove e come il Signore vorrà. Lui, ci attende per raggiungerci con proposte singolari e personali, per fare della nostra vita un dono di pienezza.
Video catechesi
Come una voce sola davanti a Dio Preghiera conclusiva
Parole: suoni e memorie, vissuti e speranze che ritornano e non ci lasciano soli, Signore. Parole: vita e morte, speranze e illusioni che si destreggiano nel cuore dell’uomo. Silenzi: come parole non dette, né ascoltate, che risuonano negli spazi deserti della nostra vita, cariche di omertà. Risuonano, Signore, come eco lontane che dominano sui ricordi.
Aprici, Signore della vita, al mistero del deserto che fiorisce, rendici capaci di ascoltare il silenzio, grembo fecondo della Parola che salva. Il tuo Spirito apra le nostre orecchie, schiuda le nostre memorie, spalanchi ogni rigidità e la forza travolgente del silenzio, pregno di Dio, renda nuova ogni parola, vera ogni confidenza, trasparente ogni segreto. Lo Spirito che ha reso viva la Parola nella storia, porti vita nell’annuncio, indichi vie di comunicazione dove sopravvive la diffidenza, faccia risuonare nei nostri silenzi, spesso muti, scoraggiati o spaventati, la Parola dell’amore, che fa del silenzio la casa in cui abitare, nascere e donarsi. Amen
Preghiamola tutti costantemente, se possibile ogni giorno. Sia preghiera reciproca in cui, gli uni per gli altri, come fratelli e sorelle nel Signore, invochiamo la sua grazia e benedizione, la sua pace, perchè, percorrendo questo tempo, come Chiesa, radunata nel suo nome, il nostro sia un itinerario interiore capace di portarci nel cuore della nostra fede.
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Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it
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Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro:Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline
Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!
Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013
La Pasqua è prossima, annunciata a gran voce dai giorni intensi del Triduo Pasquale.
Si sa, i grandi eventi sono preceduti da grandi celebrazioni. Ma si conoscono anche i rischi: chi prepara, più che l’evento attende la sua fine e, lo stress da preparazione, sostituisce il fremito dell’attesa che, solo, può farci gustare la bellezza e l’unicità di ciò che sta per accadere.
Chi è vicino, è preso da fiori, altare, canto, celebrazioni... Chi è lontano, è preso dalla routine di ogni giorno, dai problemi e, forse, un po’ troppo da se stesso.
E’ per questo che, anticipando, l’inizio del triduo di qualche ora, abbiamo voluto accogliere tutti voi che parteciperete alle riflessioni on line con un BENVENUTO, perchè fosse chiaro a tutti noi che, ciò che sta per accadere in questi giorni, non accadrà senza di noi!
La Pasqua, quello straordinario passaggio dalla morte alla vita, continua a essere un evento VERO per la nostra vita, OGGI!
Continua a essere annunciato in quel pane spezzato.
Continua a darsi con verità in quel crocifisso amante, capace di infrangere ogni forma di morte, per aprirci a una vita nuova, segnata dal dono, dalla libertà, dalla pienezza. La Pasqua continua a essere vera nei nostri piccoli grandi sì a Dio, continua a essere passaggio di risurrezione lì dove la storia sa pronunciare solo parole di condanna. La Pasqua è annuncio delicato e appassionato di speranza, nelle infinite solitudini a cui, spesso, un certo stile di vita ci costringe.
…e lo è per tutti, qualsiasi sia la nostra condizione.
Passo dopo passo, ogni mattina in questi tre giorni che ci separano dalla Pasqua, ci accompagneranno on line riflessioni, suggerimenti concreti e una preghiera, delle cui sfumature riempire la giornata, così che, vivendo comunitariamente, nel pomeriggio, le celebrazioni, ognuno di noi possa comprenderne più profondamente il senso.
Cari amici, ognuno possa vivere il suo Sì più deciso e vero, Sìdetto al Signore nel cenacolo quando l’amore diventa uno stile di vita; Sìdetto a quel pane spezzato; Sì che ci rende presenti sotto la croce; Sì che ci fa partecipi di quel momento solenne in cui il volto di Dio diventa chiaro nel volto sfigurato dell’uomo… Sì nella morte caratterizzata dal silenzio della Parola che scende negli abissi per far esplodere la vita nel cuore della notte. Questo è il nostro augurio per tutti noi!
“Io ci sto! Padre, eccomi. Non la mia, ma la tua volontà” .
Questa sia la risposta che, oggi, trova spazio sulle nostre labbra, così come quel giorno lo trovò nel cuore del maestro di Nazareth, Gesù, il Signore!
Dalla lettera di S. Paolo Apostolo agli Efesìni (Ef 2, 4-10) IV DOMENICA DI QUARESIMA (laetare) – Anno B
Quanto è difficile convertirsi! E credere nel Dio di Gesù! Quanto è difficile scegliere da che parte stare, nella vita, sempre strattonati tra le troppe cose da fare, inquieti e rassegnati, travolti dalle mille preoccupazioni. Ci è necessario il deserto, anche se minuscolo, anche se duramente conquistato ritagliando qualche minuto alle nostre giornate. Eppure abbiamo bisogno di tornare all’essenziale, proprio ora che le difficoltà crescono e la tentazione della sfiducia, anche nella Chiesa, diventa incombente. Tenendo fisso lo sguardo sulla bellezza di Dio, intuita, assaporata, cercata, possiamo ribaltare i banchetti delle nostre approssimative e inconcludenti visioni di Dio per liberare il tempio del nostro cuore (e il tempio che è la Chiesa) da una visione mercanteggiata della fede. È un percorso lungo, faticoso. Ne sa qualcosa il libro delle Cronache, ne sa qualcosa Nicodemo.
DIO GIUDICE Ci è connaturale un’orribile visione di Dio. La portiamo nel cuore, nell’inconscio, nel vano tentativo di dare una parvenza di giustizia all’illogica dinamica di questo mondo. Il cammino dell’uomo biblico è irto di difficoltà, di continue conversioni, di ragionamenti che avanzano nelle nebbie. Se Dio è buono, si chiede la Bibbia, da dove deriva il dolore? In particolare, nel brano di oggi, l’autore ancora cerca una risposta alla brutale distruzione del tempio e alla successiva prigionia in Babilonia. Ed ecco la drammatica risposta: l’esilio è stata una punizione per non avere rispettato il ciclo sabbatico della natura: un anno ogni sette, per lasciare la terra al suo riposo. Dio, giudice giusto, ha ascoltato la lamentela del Creato: i settant’anni di esilio forzato del popolo ha ridato fiato alla natura. È una visione semplicistica, eppure efficace: Dio punisce il peccato del popolo. Ma già nell’Antico Testamento si è approfondito il tema capendo che non è Dio a punire, ma il peccato stesso. Il peccato è male perché ci fa del male, il peccato distrugge, non Dio!
Eppure quanto connaturale ci è una visione così stringente. Come ho avuto più volte occasione di scrivere, se Dio è una carogna, tutto torna. Se, invece, è come lo racconta Gesù, le cose si complicano…
NICODEMO
Gesù parla ad un combattuto Nicodemo che lo raggiunge durante la notte, per non farsi vedere. Ha una reputazione da difendere – che diamine! – ma è curioso. Lui è un credente, un membro del Sinedrio, sa bene di Dio e delle sue leggi. Ma non è convinto, cerca un volto di Dio diverso. Gesù gli rivela qualcosa di inatteso e inaudito, ciò che nessuno mai aveva osato immaginare. Gesù gli racconta il pensiero di Dio.
CIO’ CHE DIO VUOLE Dio non vuole una classe disciplinata di bravi ragazzi che obbediscono sorridendo. Dio vuole persone autentiche che sappiano mettersi in gioco, che accettino di crescere (non sempre questo significa migliorare!), che imparino a distinguere le proprie ombre, da adulti. Gesù è chiarissimo: Dio non ha mandato il Figlio nel mondo per condannare il mondo, ma perché il mondo sia salvato per mezzo di lui.Dio vuole la salvezza, cioè la pienezza di vita per ogni uomo. E, per farlo, per manifestare la serietà del proprio amore, Gesù già parla del dono di sé totale, del mistero della croce. La croce che, come dice san Massimo il confessore, è il giudizio del giudizio. Davanti alla possibilità di essere dei capolavori o delle fotocopie sbiadite, l’uomo è libero di scegliere. E sono le nostre scelte a giudicarci, possiamo vivere in un prolungato inverno, ostinandoci a dire che non esiste nessuna bella stagione e che, al massimo, noi sappiamo vestirci meglio degli altri.
Quando tutto è grigio è difficile vedere l’ombra dietro di sé. Ma vivere una vita grigia è una non scelta di vita. Dio vuole la nostra salvezza, ad ogni costo. Nessun giudice, nessun preside, nessun vigile. Solo un padre tenerissimo.
MA
Il ragionamento implode. Meglio un Dio che opera la giustizia, altro che. Se Dio è buono perché il dolore innocente? Certo, la sofferenza, spesso, è frutto delle nostre scelte sbagliate o delle nostre fragilità. Ma come può Dio sopportare il dolore del bambino che muore di cancro? Non può.
Gesù, ad un attonito Nicodemo, indica un simbolo, quel serpente di bronzo innalzato da Mosè per guarire gli ebrei morsi dai serpenti. Anche lui, Gesù, sarà innalzato e salverà che volgerà il proprio sguardo verso di lui. Gesù già intravede all’orizzonte la sconfitta del suo ministero, e vuole andare fino in fondo. Dio è disposto a morire per salvare gli uomini, per salvare me. Dio porta su di sé il dolore dell’innocente, lo assume, lo redime, lo salva.
Volgiamo lo sguardo alla croce, in questo deserto, alla misura senza misura dell’amore di Dio. Ecco, questo è il Dio in cui crediamo.
(PAOLO CURTAZ)
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«Portate via di qui queste cose
e non fate della casa del Padre mio un mercato!»
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 2, 13-25) III DOMENICA DI QUARESIMA – Anno B
Il tempo di Quaresima ci è donato per fare il punto della situazione. Il rischio reale è quello di essere travolti dalle cose da fare, di non riuscire a dare un senso unitario alle scelte fatte o subite, ad avere un filo che dia un senso allo svolgersi degli eventi. Soprattutto in questo tempo, lo Spirito ci spinge nel deserto per accorgerci degli angeli che ci stanno accanto e che ci servono e per ammansire le fiere della sfiducia e del pessimismo. Siamo invitati a riscoprire la bellezza che abita il mondo, a quella bellezza primigenia ed insuperabile che è il Cristo, splendore del Padre. Oggi la Parola ci fornisce altre tre indicazioni preziose, che raggiungono il cuore della nostra fede, per prepararci a celebrare il risorto, per aiutarci a risorgere.
SHEMA’ La prima: Ascolta Israele: io sono il Signore che ti ha liberato. Non quello che ti vuol fare tribolare, o che ti manda le malattie, o che si disinteressa di te. Io sono il Dio che ti ha dimostrato mille volte attenzione, premura, affetto.
Le dieci parole date dal Dio liberatore ad Israele liberato sono al cuore della prima riflessione. Le conosciamo tutti, ma le capiamo davvero poco; occorre capirsi bene. Non sono dieci comandamenti, come se si trattasse del regolamento di una scuola, o del Codice della strada. Sono indicazioni, proposte, percorsi. Non è prevista alcuna sanzione e i verbi sono al futuro: non fanno meritare la vita eterna, ma colmano la vita presente indirizzandola verso Dio. Indicazioni per raggiungere Dio e diventare più uomini. Il Dio che ci ha creato ci offre anche il libretto di istruzioni, una serie di indicazioni semplici per contenere l’ombra che scopriamo dentro di noi, per sanare la paresi del peccato. Dieci parole per vivere. Parole piene di assoluto buon senso, date da un Dio che svela all’uomo il segreto della vita, che gli propone una vita in pienezza, lui che, solo, ci ha creato e sa come funzioniamo. Le dieci parole, brevi e concise per essere mandate a memoria da ogni israelita, sono indicazioni preziose per scoprire il segreto della felicità. Indicando la parte oscura della vita, le dieci parole ci invitano ad essere prudenti, ad evitare i pericoli e gli inganni della realtà, ci svelano che il peccato è male perché ci fa del male. Noi, spesso, accogliamo queste parole come un’antipatica ingerenza dell’Altissimo, forse invidioso della nostra libertà, che ci tarpa le ali con una minuziosa serie di obblighi senza senso. Una visione così distorta del rapporto con Dio rischia di mascherare e rendere grottesco il volto del Dio di Gesù. Purifichiamo il nostro cuore da quest’orrenda visione della Legge, che nella Scrittura è legge di libertà, legge dell’amore, legge di verità e di crescita.
SOLO CRISTO CROCIFISSO La seconda: la croce di Cristo diventa la tua misura.
Nonostante le indicazioni, nonostante lo sforzo (sereno!) che facciamo per seguire il percorso, a volte viviamo intensi periodi di sofferenza e di stanchezza, di dubbio e di fragilità, come i tempi di crisi che stiamo vivendo. Paolo, scrivendo ai Corinzi, medita a voce alta: egli ha sperimentato la croce come misura dell’assoluto amore di Dio, e ha scoperto che, a volte, l’amore per essere autentico deve essere crocifisso, cioè donato senza misura, come ha fatto Gesù. Nella comunità di Corinto, ci sono persone che vivono in maniera esaltata la nuova fede, piena di carismi e di manifestazioni dello Spirito, e che quasi scordano la croce, argomento imbarazzante. Come biasimarli? Quel Dio appeso non ci mette forse in imbarazzo? Lo vogliamo davvero un Dio perdente, sconfitto, ucciso? La croce è il nuovo punto di riferimento della fede del discepolo e Paolo ammonisce severamente la comunità.
PURIFICARE IL TEMPIO La terza: libera, purifica il tuo modo di rivolgerti a Dio.
Per Giovanni la purificazione del Tempio è prima di ogni altro gesto, di ogni conversione: si tratta di cacciare i venditori di fumo dal mondo della fede, per svelare le intenzioni profonde che spingono un uomo a cercare Dio; Gesù, annota Giovanni, conosce ogni uomo dentro, non ha bisogno di mediazione o consigli, sa cosa alberga in ogni cuore. E Gesù sa bene che, allora come oggi, esiste un modo di avvicinarsi a Dio che ha a che fare più col mercanteggiare che con la fede.
Perché Gesù se la prende tanto con i mercanti del Tempio? Posso rimanere infastidito dai tanti ninnoli inutili venduti fuori dalle porte di un Santuario, ma non mi scandalizza se qualche devoto vuole portarsi a casa un ricordo del suo pellegrinaggio! Ciò che Gesù contesta radicalmente è la visione soggiacente a questo mercanteggiare: voler comprare dei favori da Dio. Offrire un olocausto, gesto che in origine significava riconoscere la predominanza di Dio su ogni vita, poteva diventare una specie di contratto, di corruzione di pubblico ufficiale: cerco di convincere Dio ad ascoltarmi, gli offro qualcosa che lo possa piegare alla mia volontà… Gesù caccia i venditori e gli animali: non è il luogo del mercato, non è il macello pubblico, Dio non sa che farsene del sangue degli animali. Anche oggi succede così: partecipiamo a Messe noiosissime, facciamo qualche offerta, pratichiamo faticosamente qualche fioretto con la segreta speranza che Dio possa (finalmente) ascoltarmi. È sempre così distratto, Dio, che si sia dimenticato di me? Non è a un despota da corrompere, né a un potente lunatico che ci rivolgiamo nella preghiera, ma al Dio di Gesù, che sa di cosa hanno bisogno i propri figli! La prima purificazione da fare, è quella di convertire il nostro cuore al Dio di Gesù.
Tre indicazioni semplici per tornare all’essenziale. Buon percorso.
(PAOLO CURTAZ)
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Prima di leggere altro, ognuno di voi rientri nella propria mente e vada a scoprire quali sono le parole che in questo momento stanno animando (o offuscando…) mente,cuore, desideri… e poi ancora una volta, prima di pensare ad altro tornate qui, tra queste righe.
Ci siete? Vi aspettavamo, perchè lo sappiamo tutti, i viaggi nella nostra mente sono lunghi e spesso poco lineari. Luce, buio, nebbia… tutto si sussegue e si interseca. Ma tra tutte le parole che vi abitano, vorremmo ce ne potesse essere una UNA in particolare. Una parola unica e dal potere enorme di poter cambiare ciò che tocca, soprattutto se riesce a toccare una vita.
Questa Parola è Gesù Cristo e il suo vangelo, la sua notizia straordinariamente folle, consegnata all’umanità di tutti i tempi. Lui è la Parola che sola può renderci nuovi: nuova vita, nuova creatura, nuova mente, nuove idee, nuovo modo di credere e di scegliere come vivere.
Lui c’è… c’è sempre stato, ma noi? Dove siamo noi?
Ci sentiamo tutti, ancora una volta scelti, chiamati, attraverso quel sorriso, che facendoci sentire unici, ci dice:
“Dai! Vieni! Che aspetti? Sono qui per te, sono con te,
cosa hai da temere?”
Vieni allora, vieni con noi, incontro alla Parola…ti proponiamo di vivere insieme un cammino di spiritualità e formazione.
Ogni mese andremo on line con riflessioni, tracce di preghiera e adorazioni, che potrai scaricare e valorizzare personalmente o, se sei educatore o catechista, anche con il tuo gruppo.
Dal 30ottobre al 29 giugno ti aspetteremo con…
Saremo on line:
30 ottobre
24 novembre
22 dicembre
a Gennaio insieme verso il tempo ordinario
23 febbraio
15 marzo
in aprile Triduo Pasquale on line
17 maggio
29 giugno
Nella paginaINCONTRI ONLINE troverai di volta in volta i link aggiornati!
Gli incontri sono dedicati a tutti coloro che si ritengono giovani nella fede e desiderano vivere a ritmo del Vangelo, perchè la fede possa diventare vita e la vita possa essere impastata di fede.
Non c’è età, nè città, provienza che possa diventare un ostacolo. Chi desidera vivere con passione e serietà è e sarà il benvenuto.
A presto cari amici blogger, sarà una grande gioia condividere con voi questo cammino di Grazia.
Dal 20 al 23 aprile, ovvero dal mercoledì santo al sabato santo, le Figlie di San Paolo hanno sperimentato per la seconda volta e in modo ancora più radicale un modo innovativo e interattivo di vivere un campo-scuola; questo nello specifico in preparazione alla Pasqua. Le animatrici sono state sr Mariangela, sr Silvia e Dalia, una giovane socia della nostra Associazione Comunicazione e Cultura Paoline ONLUS. I livelli su cui si svolgeva il campo erano tre:
On-line, sul blog Cantalavita e sulla pagina di Facebook Giovani & Vangelo
Stanziale, presso il convento delle Figlie di San Paolo di Napoli, (zona Colli Aminei)
Missionario, presso la parrocchia S. Maria delle Grazie e S. Gennaro di Trecase (NA)
La parola ai partecipanti:
« Dal 20 al 23 aprile si sono tenuti alcuni incontri in preparazione alla Pasqua con le Figlie di San Paolo presso la loro casa di Napoli. Al contrario degli altri campi a cui ho partecipato e che, generalmente, si sono tenuti a Roma, questa volta non solo eravamo in Campania ma siamo partiti dalle nostre case all’inizio di ognuno dei quattro giorni in cui si articolava il campo e vi siamo ritornati nel pomeriggio, proprio come da sottotitolo al campo: “Un deserto nella città”. Durante il primo giorno, dopo l’introduzione, abbiamo letto delle “testimonianze”: ciò che potrebbero aver pensato e come potrebbero aver passato alcuni personaggi il momento della passione di Gesù. Le quattro testimonianze, o per meglio dire i quattro ritratti, desunti sempre dal Vangelo o dagli Atti degli Apostoli riguardavano quattro importanti personaggi: Maria di Magdala, Giuda, Pietro e San Paolo. Abbiamo riflettuto sul messaggio, sull’esempio che questi personaggi ci hanno lasciato. Giovedì Santo ci siamo spostati dalla casa delle Paoline verso la parrocchia S. Maria delle Grazie e S. Gennaro di Trecase (NA), dove abbiamo incontrato i ragazzi dagli 11 ai 14 anni e abbiamo seguito la catechesi con loro. Suor Mariangela ci ha fatto vivere un’esperienza bellissima quando durante una dinamica, ci ha spiegato come tutti noi siamo ingredienti che mescolati e lavorati sapientemente possono da vita ad un unico grande Pane che rappresenta la Chiesa. Venerdì Santo abbiamo riflettuto molto su alcuni importanti avvenimenti, ad esempio sulle ultime parole che un Gesù sfinito, scandalo per i discepoli e avversario vinto per i sacerdoti, ha pronunciato con le sue ultime forze: «Eloì, Eloì lemà sabactàni». Parole queste che mi hanno sempre scosso per la loro durezza. Parole, che come ho appreso quello stesso giorno grazie a Suor Mariangela, non sono che un accenno al salmo 22, salmo di gioia e fiducia se considerato nel suo insieme e non di abbandono da parte di Dio. Sabato Santo siamo tornati a Trecase ma questa volta abbiamo incontrato i giovanissimi (14-18 anni) con i quali abbiamo fatto gruppo durante una dinamica che ci chiedeva, confrontandoci con le donne che si recano al sepolcro, di scrivere le nostre prospettive, i nostri progetti per il futuro. È stato molto divertente e stimolante entrare in un nuovo gruppo e subito avere coscienza di ciò che rende i suoi componenti uniti, di ciò che li interessa, delle loro aspirazioni e dei loro progetti… in fondo non molto diversi dai miei 😉 ».
Iacopo – Salerno
« Un po’ di tempo per prepararsi alla Pasqua e voglia di mettersi in gioco, questi i requisiti, secondo me, per partecipare al campo “Sui passi di Gesù: un deserto nella città”. Io vi ho partecipato “dal vivo”, tanti altri on-line tramite il blog Cantalavita e la pagina Giovani & Vangelo (Facebook): era sempre un piacere tornare a casa la sera dal campo e leggere i commenti lasciati dagli altri partecipanti “virtuali”. Mercoledì 20 aprile c’è stata l’introduzione al campo e abbiamo “incontrato” alcune persone che il Cristo l’hanno conosciuto dal vivo e l’hanno seguito davvero, posando i loro piedi sui suoi passi; come per esempio Maria di Magdala, Giuda, Pietro oppure come Paolo, l’Apostolo delle genti. Ognuno di loro si è come presentato in qualche modo e mi ha insegnato qualcosa; Maria, ad esempio, la sua costanza. Questa sua caratteristica, infatti, ha fatto in modo che fosse la prima donna a cui Gesù è apparso e con cui ha parlato dopo la sua risurrezione. Costoro incontrano Gesù nella loro vita quotidiana e così dobbiamo fare anche noi, fidarci e affidarci al suo amore sia quando tutto va per il meglio, sia quando siamo nel buio della notte, nel buio del peccato o del dolore, nel buio della solitudine e delle lacrime. Dalla comunità delle Figlie San Paolo di Napoli, il secondo giorno ci siamo spostati in una parrocchia di Trecase (NA) e abbiamo fatto un incontro assieme ai ragazzi del catechismo di 11-14 anni. Punto centrale, secondo me, della riflessione fatta da suor Mariangela è stato il momento della dinamica del pane: ci ha letteralmente “mostrato” gli ingredienti necessari per fare il pane e li ha applicati a quello che sperimentiamo nella vita. Il pane è la comunità, è la Chiesa, il lievito rappresenta la presenza di Dio nella vita di ciascuno, l’acqua la forza della determinazione, il sale la fede in Dio e la farina i nostri doni personali. Al termine della spiegazione “illustrata” è stata proposta una dinamica proprio sui nostri talenti ed è stata questa dinamica che mi ha colpita particolarmente. Il venerdì l’abbiamo vissuto all’ombra della croce, vuota e dura. Ci siamo ritagliati del tempo per riflettere sulle parole di Gesù: “Eloì, Eloì, lemà sabactàni” anche grazie ad un video molto suggestivo incentrato sul salmo 22. Il sabato, infine, abbiamo passato una bellissima giornata. Si sentiva che la Risurrezione era nell’aria! Siamo tornati a Trecase per un incontro questa volta con i giovanissimi (14-18 anni) in cui abbiamo messo ai piedi di Gesù i desideri e le aspettative per il futuro… ».
C’è un po’ di traffico nell’anima, non ho capito che è. Ciò il frigo vuoto, ma voglio parlare […] Hai un momento Dio, non perché sono qua, insomma ci sarei anch’io. Hai un momento Dio, o te o chi per te avete un attimo per me? […] Quanto mi costa una risposta, da te lissù… quant’è. Ma tu sei lì per non rispondere e indossi un gran bel gilè. E non bevi niente o io non ti sento com’è, perché… Hai un momento Dio non perché sono qua,
se vieni sotto offro io.
Hai un momento Dio lo so che fila c’è, ma tu hai un attimo per me. Se stai ridendo, io non mi offendo però, perché? Perché nemmeno una risposta ai miei perché, perché?…
(Ligabue, Hai un momento Dio)
«Tutti abbiamo un po’ di traffico nell’anima ed è per questo che siamo alla ricerca continua di risposte…». Non so quanti anni abbia con esattezza, ma a scrivere è una giovanissima ragazza. Le domande del Liga, continua, sono le stesse che tutti prima o poi ci facciamo… Una fede piena di troppe domande,qualcuno la definisce adolescente, come se la maturità del credere non vivesse di dubbi, di confronti, di luce chiesta e accolta, ogni giorno. Ci si stupisce poi se si scopre che santi e sante di una certa popolarità abbiano vissuto notti profonde, totalmente immerse nel silenzio costante di Dio… forse qualcuno lassù ama a intermittenza? Mi piacerebbe spostare l’attenzione su due aspetti, a mio parere centrali: la bellezza del chiedere e la visibilità di Dio. Chiedere,porre e porsi domande,dubitare non è principio di allontanamento, ma di ricerca e di profondità.Non è pericoloso che qualcuno dubiti di Dio; in fondo nella scienza il dubbio è stata la condizione di possibilità di ogni conoscenza, ma è estremamente rischioso che al dubbio non si mostri la luce, che al viandante non si indichi la via. Troppe volte davanti al dubbio, consentitemelo, lecito di gente di ogni età sulla reale presenza di Dio in una storia troppo ferita, l’unica risposta è stata una porta sbattuta in faccia.Questo è pericoloso ed estremamente grave. Questo è principio di un allentamento. Chi chiede cerca la verità e con la Verità in persona ha bisogno di entrare in contatto. Beati coloro che hanno il coraggio di dubitare: incontreranno Dio faccia a faccia. Ehi Dio! Dove cercarti per incontrarti seriamente,per poterti parlare con calma, per dirti finalmente quello che penso? Hai un momento? Ligabue fa un inciso di non poco conto: «O te o chi per te…». Uomini e donne, tutti chiamati in causa. In quel chi per te ci siamo tutti… tutti quei figli che hanno incontrato il Padre, che lo hanno visto in azione nella propria vita, che si sentono amati. Qualcuno più di un altro, perché chiamato a una scelta più radicale, ma tutti, perché cristiani siamo chiamati a essere visibilità di Dio oggi. Non si tratta di costruire al di là della storia, ma di tenere aperte le porte di ogni storia perché Dio vi entri. Testimoni della Verità che vuole incontrare il dubbio; della Via che da tutti vuole essere percorsa; della Vita che dà senso a ogni esistere . Beati coloro che accoglieranno chi cerca e indicheranno loro sentieri di Vita: il Padre farà di loro la sua dimora.