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CATECHISTI PARROCCHIALI – Marzo 2013 – UNA PASQUA DI AMORE

Catechisti Marzo 2013

RITMI DI VITA

di Marco Sanavio

Il suo nome scientifico è Phreatichthys andruzzii, ma è più noto come pesce delle caverne e vive in Somalia. Che cosa ha di strano?
Il ritmo circadiano, ovvero l’orologio biologico che regola il ritmo sonno-veglia di questo essere viritmo circadianovente, è di circa quarantasette ore. Questo pesce, vivendo in caverne dove non filtra la luce, ha un ritmo che non dipende né dalla luminosità dell’ambiente circostante né dalla sua temperatura.
Un ritmo lento, certo, ma inscritto nel DNA; ogni ritmo è impresso così profondamente in ogni essere vivente, da diventare sua condizione fondamentale di vita. Se non si alternano veglia e riposo si muore.
Anche nel percorso di fede il ritmo assume un significato pregnante: è al fondamento della creazione che non avviene simultaneamente, ma è ritmata dai giorni della settimana, come pure si intreccia con la risurrezione di Gesù, primizia della nuova creazione, con la nascita di un nuovo giorno, quasi a sottolineare la discontinuità con il ritmo precedente.

Pasqua è nuova vita, ma è anche ritmo. La consegna del Risorto, infatti, è il ritmo con cui torna a incontrare i suoi ogni otto giorni. Un ritmo inedito che i discepoli scoprono incontro dopo incontro e che dà origine a un nuovo giorno che prima non esisteva e che si chiamerà, psonno-vegliaer l’appunto, dies dominica, il giorno del Signore. Il ritmo della Pasqua diventa il ritmo dei cristiani: l’incontro domenicale si propone come «culmine» della vita che è già trascorsa e «fonte» di quella che deve ancora aprirsi di fronte a noi.

Per comunicare l’importanza del ritmo anche nell’esperienza di fede, potremmo proporre ai nostri ragazzi qualche attività che parte proprio dai tempi di base della vita.
Una proposta molto semplice parte dal respiro. Si tratta di un esercizio che aiuta a diventare consapevoli della propria respirazione, a distendersi e a comprendere l’importanza del ritmo. Per realizzare questa attività abbiamo bisogno di una stanza molto tranquilla, isolata da rumori molesti e sufficientemente accogliente.

I ragazzi si stendono sul pavimento in posizione supina, a occhi chiusi e, per qualche istante, liberano layoga-bimbi mente non pensando a nulla di particolare. Portiamo, quindi, la loro attenzione sul respiro, cercando di indurre in loro una respirazione diaframmatica: per fare questo suggeriamo che, durante l’inspirazione, «sgonfino» la pancia e, nella fase di espirazione, la «gonfino». Chiediamo, poi, che si concentrino sul ritmo del respiro e non più sulla tecnica, cercando di rendere la respirazione isocrona, ovvero che i tempi di inspirazione ed espirazione diventino uguali.
Per aiutare i ragazzi in questa operazione possiamo contare alternativamente «uno, due, uno, due», rallentando progressivamente il ritmo.
A questo punto per rendere più piacevole l’esperienza aiutiamo i ragazzi a rilassarsi ulteriormente chiedendo loro di immaginare che il corpo diventi pesante e, magari, facendo loro immaginare che una fiammella (che non brucia!) percorra il loro corpo, rilassando i vari arti e i diversi organi. Possiamo, infine, chiedere ai ragazzi: come vi siete sentiti? Che sensazioni avete provato? Cercheremo di sottolineare le reazioni positive dovute al rilassamento e al controllo del ritmo respiratorio.

Di seguito, suggeriamo una serie di attività che potete proporre ai ragazzi per rilevare come i ritmi della generazione dell’«elettronica» siano estremamente musica cantoaccelerati e come possano influire sulla qualità complessiva della vita.
1. Il tempometro. Predisponiamo per ciascun ragazzo un foglio con una griglia a due colonne e venti righe. Nella colonna di sinistra (più piccola) ognuno di loro dovrà indicare gli orari precisi e nella colonna di destra le corrispondenti attività che ha svolto a partire dal pranzo della giornata precedente fino al momento in cui si è coricato.
In questo modo otterremo una lista delle attività di ogni giorno che ci darà modo di fare qualche considerazione su ritmi e tempi che i ragazzi sperimentano quotidianamente.
2. I ritmi della tv. Registriamo alcuni spot pubblicitari che passano in tv oppure visualizziamoli su YouTube e analizziamo insieme con i ragazzi la loro durata complessiva, i tempi di ciascuna inquadratura, la presenza o meno di una colonna sonora, la durata degli slogan che sono proposti. È una buona occasione per lavorare sui ritmi e sull’accelerazione a cui la tv e i moderni media ci hanno abituati.spartito
3. C’è musica e musica. Fate ascoltare ai ragazzi una canzone che, a quell’età può piacere, una hit del momento che vi è stata consigliata e garantita come un brano che funziona. Ogni tanto chiedete se sia il caso di interrompere. Fate suonare, poi, un brano di musica classica, possibilmente qualcosa di molto lento. Chiedete anche qui ai ragazzi se sia il caso di interrompere durante l’esecuzione.
A questo punto potete avviare il confronto sul perché il ritmo più veloce li abbia coinvolti maggiormente di quello lento. Potete anche chiedere se la Messa, a loro parere, assomiglia di più al brano ritmato o a quello lento e quali siano, a loro parere, i momenti più noiosi. Questa ultima domanda apre anche a un interessante lavoro che si può fare sulla partecipazione dei ragazzi alle liturgie domenicali, ma anche sul modo di celebrare, che si può migliorare con una maggiore attenzione e cura del ritmo.

La conclusione che potete riservare giorno e la nottea queste attività è una sintesi, da realizzare con l’apporto di tutti i ragazzi del vostro gruppo, sul ritmo dei cristiani. Come è fondamentale il ritmo del respiro e l’alternanza del giorno e della notte è altrettanto fondamentale il ritmo domenicale: è un richiamo vitale che supporta la vita di fede. Non è, però, una conclusione intellettuale che noi forziamo nei confronti dei ragazzi, ma una proposta del Cristo risorto a cui si può aderire o meno. Qui si toccano le dimensioni della scelta e della motivazione che non possono essere forzate in alcun modo, ma vanno accompagnate, sorrette e rinforzate. Rispettando, anche qui, il ritmo di chi abbiamo di fronte.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Marzo di Catechisti Parrocchiali

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CATECHISTI PARROCCHIALI – Maggio 2012 – UN TEMPO DI GRAZIA

IMPARARE A COMUNICARE LA FEDE

di Emilio Salvatore

La scena della Pentecoste può produrre in noi molteplici riflessioni, ma credo che quella relativa alla comunicazione con Dio e con gli altri costituisca un punto centrale per il percorso educativo.
Solo una motivazione interiore che nasce da Dio e tocca interiormente ognuno di noi ci può predisporre a uno scambio fraterno con tutte le persone.

La discesa dello Spirito Santo sugli apostoli si esprime attraverso la simbologia delle lingue di fuoco. La lingua, come è evidente, allude alla comunicazione. L’essere umano si caratterizza rispetto agli animali, dicono gli etologi del comportamento umano, perché conosce il linguaggio.
Chi parla o comunica, anche in modo non verbale, si rivela un essere-per, un individuo che non è introverso, ma aperto costitutivamente alla relazione con gli altri. Così anche il cristiano, rappresentato dagli apostoli, è un essere in relazione.
La prima relazione viene dall’alto, è rappresentata da quella voce, quel suono di vento gagliardo che parla al cuore impaurito e tremante dei discepoli spaventati dopo la morte di Gesù e disorientati nonostante l’annuncio della risurrezione.
I discepoli non sanno parlare… Il loro atteggiamento è di attesa, di invocazione. Chiedono a Dio insieme con Maria le parole giuste, i linguaggi opportuni per annunziare il mistero.
Lo Spirito Santo è la forza di comunione, colui che apre al dialogo autentico tra Dio e la persona, che rende possibile una comprensione e una corretta espressione di quanto sperimentato.

Chi fa oggi esperienza di questa azione dello Spirito? Solo chi si sintonizza sulle sue frequenze, che sono quelle del silenzio, del raccoglimento e dell’ascolto. Chi desidera tale esperienza si predispone alla voce del Vento che spazza via le paure del cuore e lo rende forte per parlare non di cose apprese sui libri, ma di verità sperimentate nell’amore. Le lingue sono di fuoco, perché non sono frutto di elucubrazioni mentali, ma di connaturalità, frutto di intimità, di comunione. La comunione con Dio conduce anche alla comunicazione della fede che è un fatto di amore.

La seconda relazione, evocata nel racconto degli Atti, avviene con gli altri. L’essere umano è interdipendente: nessun individuo può sopravvivere e realizzarsi senza la presenza e l’assistenza, diretta o indiretta degli altri. Per questo motivo la comunicazione ha un’importanza fondamentale, riuscendo a stabilire e a mantenere un collegamento fra gli individui. Noi comunichiamo non quando forniamo notizie utili, come se fossimo speaker televisivi, ma quando ci coinvolgiamo nella relazione. Gli apostoli comunicano la fede nel momento in cui, avendone fatta l’esperienza profonda, si aprono al dialogo con tutti gli altri convenuti a Gerusalemme.
Comunicare la fede diventa così, come per gli apostoli, anche per noi oggi, genitori, educatori, catechisti, un processo con cui attiviamo la modifica e la costruzione della nostra come dell’altrui realtà di riferimento.
Non sono più stranieri e divisi dalla differenza di provenienza gli uomini di Pentecoste, ma sono uniti dallo stesso linguaggio che è quello reso possibile dall’unico Spirito dell’amore.

L’amore unisce prima della parola, l’amore, quando è testimoniato con i fatti e con gli atteggiamenti, travalica anche le differenze culturali ed etniche.
La comunicazione della fede è un’esperienza che cambia chi la fa non meno di chi la riceve e, nonostante le difficoltà di oggi, non possiamo non comprendere che è un atto globale, rischioso e affascinante, come lo fu per gli apostoli, come lo è per ogni annunciatore della fede.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali.

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Parola e silenzio: una sfida possibile – Incontri online/maggio 2012_Step9

Siamo nel tempo pasquale e il cuore continua a essere segnato dai gioiosi alleluia di risurrezione.
E’ ancora vivo in noi l’invito che, con forza, ha risuonato nella precedente tappa: uscire dal buio, dalla notte, dalle distanze di sicurezza per diventare discepoli della luce, per confessare testimonianza la nostra fede in Gesù Cristo Risorto.

Ora, sempre più decisamente orientati verso l’Ascensione e la Pentecoste, liturgia e la Parola apre per noi gli orizzonti dell’annuncio. Quell’andate detto da Gesù ai suoi discepoli, continua a essere vero per noi oggi!
Continua a toccare la nostra esperienza di fede e ci chiede di uscire, di condividere, di non tenere per noi la straordinaria ricchezza che abbiamo ricevuto: l’incontro con Dio e con il suo amore.

E’ in questo orizzonte che va letto e interiorizzato il tema di questa nostra nona tappa; tema che di fatto fa eco al messaggio del santo Padre per la 46a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali.

L’annuncio mette in gioco la comunicazione e, a sua volta, la comunicazione, per essere vera, deve poter diventare voce dell’interiorità. E’ questa la grande sfida a cui siamo chiamati, è in questo senso che parola e silenzio potrebbero diventare una reale opportunità per accogliere, interiorizzare, far crescere la Parola in noi.

Tra rischi, slanci, paure, indecisioni… c’è un grande maestro interiore che in noi diventa luce, guida, sostegno, conferma nella fede.

Vi lascio a questo punto alla video-catechesi, augurandovi di entrare nel silenzio e nella Parola, lì dove e come il Signore vorrà. Lui, ci attende per raggiungerci con proposte singolari e personali, per fare della nostra vita un dono di pienezza.

Video catechesi

Come una voce sola davanti a Dio
Preghiera conclusiva

Parole: suoni e memorie, vissuti e speranze
che ritornano e non ci lasciano soli, Signore.
Parole: vita e morte, speranze e illusioni
che si destreggiano nel cuore dell’uomo.
Silenzi: come parole non dette, né ascoltate,
che risuonano negli spazi deserti della nostra vita, cariche di omertà.
Risuonano, Signore, come eco lontane che dominano sui ricordi.

Aprici, Signore della vita, al mistero del deserto che fiorisce,
rendici capaci di ascoltare il silenzio,
grembo fecondo della Parola che salva.
Il tuo Spirito apra le nostre orecchie,
schiuda le nostre memorie, spalanchi ogni rigidità
e la forza travolgente del silenzio, pregno di Dio,
renda nuova ogni parola, vera ogni confidenza, trasparente ogni segreto.
Lo Spirito che ha reso viva la Parola nella storia, porti vita nell’annuncio,
indichi vie di comunicazione dove sopravvive la diffidenza,
faccia risuonare nei nostri silenzi,
spesso muti, scoraggiati o spaventati,
la Parola dell’amore, che fa del silenzio
la casa in cui abitare, nascere e donarsi. Amen

Preghiamola tutti costantemente, se possibile ogni giorno. Sia preghiera reciproca in cui, gli uni per gli altri, come fratelli e sorelle nel Signore, invochiamo la sua grazia e benedizione, la sua pace, perchè, percorrendo questo tempo, come Chiesa, radunata nel suo nome, il nostro sia un itinerario interiore capace di portarci nel cuore della nostra fede.

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Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it

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Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro: Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!

Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013

Felici di vivere

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