Smarrirsi: un’esperienza che ci riguarda
A chi di noi non è capitato mai di perdersi, magari in un dedalo di viuzze di un centro storico, particolarmente antico e privo di indicazioni? A chi, camminando in montagna, non è capitato di sbagliare il viottolo sulla strada del ritorno?
DALLA PAROLA ALLA VITA – Perdersi
Ciò che ci succede sul piano delle esperienze fisiche, di sovente tocca anche la nostra vita morale e spirituale.
- Per disattenzione, pigrizia, cattiva volontà, per desiderio di avventurarci in realtà che ci attraggono e, insieme, ci Spaventano, possiamo ritrovarci in situazioni difficili e sentirci «perduti», senza aiuto e senza via di scampo.
- Alla pecorella della parabola capita qualcosa di simile: si allontana dalle strade sicure, si ritrova in mezzo alle difficoltà, non sa più come tornare all’ovile.
- La perdita della sicurezza esistenziale è la conseguenza del perdersi, del ritrovarsi in alto mare, in balia di tutto e di tutti.
- Il peccato, inteso non solo come un singolo atto, ma come un insieme di comportamenti, di atteggiamenti è, in un certo senso, un dis-orientamento. Nel salmo Miserere (Sal 50 [51]), la prima strofa parla del peccato con tre termini: ribellione (pesha), disarmonia (‘awon), smarrimento (hatta).
- Il peccato è il venir meno a una relazione di fiducia e di amore; non è semplicemente trasgressione di legge o norma.
- Il peccato è «disarmonia», ossia una condizione di allontanamento dal senso più autentico di se stessi. In ebraico il vocabolo ‘awon indica l’azione di mancare il bersaglio o di uscire fuori strada.
- Il peccato è, infine, «smarrimento/fallimento».
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