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RAGAZZI & DINTORNI – Gennaio 2015 – Felice chi cerca la giustizia

FA’ SENTIRE LA TUA VOCE, WADJDADossier Gennaio-23 La ragazzina e la bicicletta

di Cecilia Salizzoni

C’è un’ingiustizia nel mondo, che va al di là di singoli atti e soprusi. C’è una negazione dei diritti della persona, contro la quale sembra persino impossibile appellarsi, perché la società la ratifica e la pone a fondamento del proprio sistema di vita. La discriminazione tra uomo e donna è, forse, la forma più radicale di questa ingiustizia, perché a sancirla sembra essere la religione, e questa la presenta come sacrosanta, voluta da Dio. Nel corso della storia lo si è riscontrato in tutte e tre le religioni monoteiste. Lungo i secoli poi, specie negli ultimi due, si sono visti i segni di un cammino di liberazione che è tuttora in atto, segni diversi per ordine di grandezza a seconda del con testo religioso e culturale di appartenenza.    Continua a leggere RAGAZZI & DINTORNI – Gennaio 2015 – Felice chi cerca la giustizia

RAGAZZI & DINTORNI – Settembre/Ottobre 2014 – Felici voi

Dossier Settembre copertina

FELICE NATALE, SCROOGE!

di Cecilia Salizzoni

Vale la pena di iniziare con un classico, per intraprendere il percorso sulle Beatitudini: un classico dei classici come il Canto di Natale di Dickens (A Christmas Carol, 1842), che è stato portato sullo schermo cinematografico molte volte. La versione più recente è della Disney che, nel 2009, ne ha affidato la realizzazione a Robert Zemeckis, una garanzia sul piano tematico-letterario e sul fronte dello spettacolo. Il regista ha rispettato la lettera del racconto e ha scelto la tecnica della motion-capture, già utilizzata con successo in Polar Express (2004). Unendo la ripresa in live action (con attori veri) e il disegno animato in 3D, ottiene un’immagine fantastica e realistica insieme, antica come la più classica illustrazione del libro pubblicato a metà Ottocento, e contemporanea, moderna e vertiginosa.
Un ossimoro, a ben vedere. Adatto a introdurre la prima delle Beatitudini – «felici i poveri» – che suona anch’essa contraddittoria. Lo era ieri, tanto più oggi in un contesto materialista e consumista, percepito da tutti, e in particolare dai ragazzi, come naturale e scontato.

CANTO DI NATALE

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PORTATORE DI BUONE NOTIZIE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Aprile 2014

Dossier_Aprile copertina

PORTATORE DI BUONE NOTIZIE

di Cecilia Salizzoni

Monsieur Lazhar«Afflitti», come i bambini di una scuola elementare del Quebec la cui maestra – Martine, una maestra amata – si è impiccata in classe durante la ricreazione.
Profondamente afflitti, come Simon e Alice che l’hanno trovata e sono bloccati nel dolore dalla violenza di un gesto che scarica su loro la disperazione dell’adulto e li colpevolizza. In particolare colpevolizza Simon («Sapeva che portavo io il latte su, il giovedì. Sapeva che l’avrei vista così!»); Simon, che aveva reagito a un gesto di affetto della maestra, denunciandolo come molestia, ora si rode dentro.
Afflitti, perché Simon e Alice erano amici, e ora sono divisi, in quanto anche Alice è convinta che sia colpa di Simon. Sembra non esserci nessuno fra gli adulti in grado di aiutarli a uscire dal blocco gelato della sofferenza.
Sembrerebbe anzi che lo sforzo principale di genitori e insegnanti sia quello di non entrare in contatto con i bambini – fisicamente, psicologicamente, educativamente – e di non permettere a nessuno questo contatto. Per rispettarne la libertà, in teoria; per non fare loro violenza, per evitare ambiguità e sospetti. In realtà lasciandoli soli di fronte a ciò che essi non sono in grado di gestire.

Inizia così Monsieur Lazhar, il film del canadese Philippe Falardeau, tratto dall’opera teatrale di Evelyne de la Chenelière, che racconta l’arrivo in classe di Bachir Lazhar, esule algerino in attesclassea di asilo politico, ingaggiato come supplente da una preside desiderosa di lasciarsi alle spalle la tragedia al più presto e senza spese aggiuntive. Tutto ciò che la scuola può permettersi è ridipingere le pareti della classe e spedire ogni tanto la psicologa a parlare con i ragazzini. Come se questo potesse cancellare il persistere della memoria e l’orrore che l’accompagna…
Può sembrare un film inadatto ai ragazzi, rivolto esclusivamente agli adulti che mette sotto accusa. In vece il modo in cui Bachir entra in questo dolore e lo accompagna, e il modo in cui il regista racconta il percorso di guarigione, permette anche ai ragazzi, non solo di seguirlo, ma di trarne beneficio.

Bachir vuol dire «portatore di buone notizie», lo dice presentandosi agli allievi il nuovo assunto. La buona notizia che porta, passa per le parole di quella lingua che lui, francofono, ama profondamente: le parole che permetteranno infine a Simon, ad Alice e ai compagni di classe di formulare il proprio dolore e di liberarsi.
foto-profesor-lazharMa, prima ancora, passa attraverso la presenza fisica di questo insegnante disponibile a stare a fianco di quel dolore, ad accoglierlo e a condividerlo, tutto il tempo che serve: lui, che pure è segnato da un lutto tragico e ingiusto (la guerra civile, in Algeria, gli ha ucciso moglie e figli, e il Canada ora non sembra disposto a riconoscerlo); lui, che pure ha bisogno di guarire.
Stare accanto, senza la pretesa di trovare un senso, o una ragione, o una giustificazione al gesto della maestra, mettendo la propria esperienza e maturità a servizio dei piccoli, perché possano ritrovare la strada interrotta e riprenderla con fiducia.
Perché, per utilizzare la metafora di cui si serve Bachir quando sarà costretto ad accommiatarsi dagli allievi (verrà fuori, infatti, che lui non è un insegnante), «la crisalide possa diventare farfalla e prendere il volo ad ali spiegate nel cielo azzurro e senza nuvole, ebbra di zucchero e di libertà».
Ciò che ai suoi figli non è stato concesso, lui lo permetterà ai giovani allievi. E anche il suo cuore «distrutto dalle fiamme e consumato dal lutto», in questa restituzione alla vita, ritrova vita. La sophie-monsieur-lazhardanza a cui si lascia andare inaspettatamente, e che libera per un attimo il suo corpo dalla rigidezza della postura, annuncia il ritorno alla vita; l’abbraccio finale, contro le regole della scuola, ad Alice che soffre per la sua partenza, lo suggella.

Un testo, che affronta con delicatezza e discrezione il tema del dolore e della morte, richiede anche al catechista un accompagnamento analogo a quello che Bachir Lazhar attua nei confronti dei suoi scolari, perché i ragazzi possano non solo sentire l’afflizione dei giovani protagonisti, ma affrontarla e superarla insieme con loro, cogliendo i momenti salienti che caratterizzano il passaggio dal blocco del dolore al movimento della vita.
Che cosa chiude Simon in un atteggiamento scontroso e irascibile? Quando e in che modo riesce a venire allprofesor-lazhara luce la ragione?
Che cosa prova Alice nei confronti di Martine e di Simon? Che cosa rimprovera loro? Di cosa soffre a livello personale?
Che cosa affliggeva la vita della maestra? In che modo ha risposto al dolore?
Che cosa affligge Bachir e come reagisce lui all’afflizione?
Che cosa gli permette di ridonare serenità ai suoi allievi?
Cosa c’entra con tale storia la favola della crisalide e della farfalla che chiude il racconto?
Quali scene e immagini, in particolare, suggeriscono nel film il superamento del dolore e la ripresa della vita?
Anche Bachir Lazhar è un taumaturgo, uno che risana; che cosa si potrebbe dire che abbia in comune con Gesù?
«Beati gli afflitti perché saranno consolati», è la buona notizia di Gesù. In che modo si compie questa promessa e per opera di chi: è un premio futuro, opera esclusiva di Dio, in un’altra vita successiva alla presente?
Oppure è operante già ora, e ciascuno di noi può collaborare a questa consolazione?

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Aprile 2014 di Ragazzi e Dintorni. 

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IL GESTO CHE FA LA DIFFERENZA – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Febbraio 2014

Dossier Feb14

IL GESTO CHE FA LA DIFFERENZA

di Cecilia Salizzoni

Leo ha 16 anni, frequenta il terzo liceo, senza profitto perché la sua testa, piena di ricci spettinati, è da tutt’altra parte. Non riesce a staccarsi dai capelli rossi di Beatrice, stesso liceo un biancaanno più grande, e dal pensiero di come fare a conoscerla.
Quando finalmente questo accade, è una batosta, perché Beatrice è ammalata. Gravemente. Fa chemioterapia, i capelli che hanno preso tanto Leo, sono una parrucca e lei è quasi rassegnata a lasciare una vita che avrebbe voluto esplorare, divorare, vivere.
Un colpo basso di estrema violenza. Se Leo non trovava il coraggio per rivolgerle la parola prima, in condizioni normali, ora che l’ha vista in ospedale, ora che sa come stanno le cose, ora che i colori brillanti e pulsanti della vita – quelli che lui ama appassionatamente – sembrano sbianchire di colpo, come il sangue di Beatrice, deve trovare il coraggio per non scappare.

Lo aiuta il prof. di lettere che insegna ai ragazzi a coltivare un sogno e, quando la vita lo manda in pezzi, li invita a non desistere, ad affrontarla, anche nella sua durezza. A prenderla a pugni, magari, ma a non mollare, perché il sogno può andare oltre il limite della vita, e la vita resta bella anche se non è sempre colorata. E Leo che non è un vigliacco (anche se temeva di esserlo), si presenta a casa di Beatrice.bianca chitarra
Si dichiara. Inizia una personale battaglia contro il male di lei che ha esaurito le proprie energie e può solo rivolgersi a Dio per trovare un senso a ciò che le sta accadendo.
Lui, invece, è convinto di poterla salvare; è sicuro che il suo midollo spinale sia compatibile con quello di lei e si iscrive nella lista dei donatori contro la volontà dei genitori che hanno paura.
Lo attende un nuovo colpo basso: l’incompatibilità è al 90%. Tempo dopo, tuttavia, il suo sangue si rivelerà compatibile con quello di un’altra persona, sconosciuta, e restituirà la vita a una mamma.

Oltre al prof. c’è Silvia a sostenere Leo nel suo percorso d’iniziazione alla vita: l’amica di sempre, innamorata non riconosciuta e poi, anzi, respinta rabbiosamente, fin quando – con l’aiuto di Bea – si accorgerà che anche l’amore, come la vita, è speciale proprio quando è normale. Non è un percorso eclatante, quello di Leo, ma il Leo di fine film è cambiato e, con lui, il mondo intorno a lui.
bianca come il latteTratto dal romanzo di successo del vero prof. Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, riesce a evitare le trappole sentimentali e melodrammatiche e a delineare con tratti autentici un racconto di formazione, che si rivolge agli adolescenti e cerca di fare quello che, troppo spesso, gli adulti non sanno fare: stare accanto ai ragazzi davanti alla sofferenza e alla morte.

PER SCANDAGLIARE IL RACCONTO
Nonostante il genere e il tono tra commedia e dramma rischino di appiattire la visione dei ragazzi sulla linearità narrativo-sentimentale di un teen-movie, il racconto offre spunti tematici per approfondire il discorso. Si tratta di farli venire a galla, proponendo il percorso di Leo, gli scontri e gli incontri che lo caratterizzano, il disegno dei personaggi in gioco.
• Un prof. che non è «uno sfigato», che non si fa mettere i piedi sulla testa dagli studenti, che accetta le sfide:

– come risponde alle provocazioni di Leo?film
– come stanno insieme i discorsi sui sogni, il dolce stil novo e i guantoni da box?
– qual è il vero coraggio, secondo il prof.?

• Quando il gioco si fa duro, come reagisce Leo?
• Che cosa crede di poter dare a Beatrice inizialmente? Che cosa le dà realmente?
• Che cosa Beatrice dà a lui?
• Che cosa vuole dire Beatrice quando afferma che quello di Leo non è vero amore, ma solo passione? Quando è vero l’amore?
• Che cosa succede quando Leo accetta di mettersi in gioco per Beatrice? Che cosa cambia nelle relazioni intorno a lui? Con i genitori? Con la scuola? Con Silvia?
• Anche l’ambientazione della storia, i luoghi inediti di questa Torino cinematografica, offrono spesso un contrasto significativo, tra modernità e tradizione, tra bruttezza e bellezza, tra fatiscenza e una nuova vita, imprevedibile: in che modo si inserisce nel di scorso tematico questa scelta del regista?
• All’inizio della storia il bianco, per Leo, non è un colore, è vuoto, è noia: come si colloca alla fine del racconto?

Per il trailer ufficiale:

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Febbraio 2014 di Ragazzi e Dintorni. 

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SUI SENTIERI DELLE SCARPE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI Dicembre 2013

Dossier Dic13SUI SENTIERI DELLE SCARPE

di Cecilia Salizzoni

Nel 1999 due ragazzi della Guinea, Yaguine Koita e Fodè Tounkara, scrissero una lettera ai governanti d’Europa, a nome di tutti i ragazzi africani. Chiedevano ascolto e aiuto: «Se vedete che ci sacrifichiamo e rischiamo la vita, è perché soffriamo troppo in Africa e abbiamo bisogno di voi per lottare contro la povertà e mettere fine alla guerra in Africa…».
Chiedevano un progetto di sviluppo per la loro terra e, in primo luogo, istruzione. Volevano consegnare personalmente la lettera al Parlamento Europeo, per essere sicuri che fosse letta, così pensarono di nascondersi nel vano del carrello di un aereo diretto a Bruxelles, ma non tennero conto delle temperature e della pressione di un aereo in viaggio… Non arrivarono vivi al termine del viaggio. La lettera, però, arrivò: fu trovata nella tasca di uno dei ragazzi, quando i loro corpi furono scoperti, all’atterraggio.

IL FILM

Ora il regista Paolo Bianchini, ambasciatore Unicef dal 2002, raccoglie idealmente quella lettera e la rilancia a un’Europa che appare – per dirla con le parole del Papa – incapace di compassione di fronte all’immensa tragedia inil sole dentro_2 corso. Bianchini intreccia il viaggio verso l’Europa dei due ragazzi guineani – viaggio reale e tragico, di sola andata – con quello ideale che racconta il ritorno in Africa di un ragazzino portato in Italia dal miraggio del calcio e poi scaricato sull’autostrada, come un cane d’estate.

Thabo, questo il nome dell’aspirante calciatore, ripercorre a piedi, ma in senso contrario, uno dei cosiddetti «sentieri delle scarpe» che segnano in modo macabro il deserto africano. Con lui c’è Rocco, tredicenne italiano senza famiglia finito al Nord dalla natia Puglia, dentro lo stesso commercio sportivo. Anche Rocco, come Thabo, sceglie di «tornare a casa», ma dal momento che a Bari una vera casa non ce l’ha, prosegue il viaggio insieme con l’amico per aiutarlo nella ricerca del villaggio, di cui, non avendo mai frequentato scuole, lui conosce soltanto il nome. Quando, alla fine, arriveranno in quel villaggio, troveranno Chiara, volontaria Unicef belga, figlia di immigrati italiani, che si spende per dare assistenza ai ragazzi africani e almeno qualcosa di quello che Yaguine e Fodè chiedevano.

RISVEGLIARE IL CUORE     Continua a leggere SUI SENTIERI DELLE SCARPE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI Dicembre 2013

RANGO, SEI DAVVERO UN EROE! – RAGAZZI & DINTORNI – Novembre 2013

Dossier Nov13

RANGO, SEI DAVVERO UN EROE!

di Cecilia Salizzoni

«Sembri uno strano… hai una camicia strana… hai gli occhi strani. Sei uno straniero?». Quello che la piccola Priscilla dice al protagonista di questo film d’animazione, al suo arrivo nella città di Polvere, si potrebbe dire del film in generale. E, certo, l’operazione, firmata da Gore Verbinski con Rango (Usa, 2011), è singolare e molto cinefila: costruisce, infatti, un film sulla figura dell’eroe e sulla relazione ambigua tra essere e ruolo, realtà e finzione.
Detto così potrebbe sembrare cervellotico; si tratta, in realtà, di un gioco condotto con ironia e intelligenza, che piacerà ai ragazzi, anche se non saranno in grado di cogliere la struttura di rimandi e citazioni attivata dall’autore.
rangoCiò che ci interessa in questa sede, d’altra parte, è «l’impresa» che l’eroe si trova ad affrontare, e il «percorso» che deve compiere per riuscire nell’impresa: riportare l’acqua nel deserto per far rivivere la cittadina di Polvere e i suoi abitanti.
Impresa e percorso presentano inattesi punti di contatto con l’esperienza di vocazione e di risposta alla vocazione di ogni cristiano.

Ma chi è l’eroe di questa storia? È la domanda che assilla il protagonista lungo tutto il racconto, un piccolo camaleonte senza nome, che gioca a interpretare grandi ruoli all’interno del proprio minuscolo terrario, quando improvvisamente la sorte gli attraversa la strada e lo sbalza nella vita vera, nel mondo grande e terribile, alle prese con un compito sproporzionato per chiunque: ritrovare l’acqua che la speculazione moderna ha rubato alla cittadina di Polvere; smascherare e mettere fuori gioco i potenti responsabili della speculazione; restituire l’acqua alla comunità.
All’inizio della storia il nostro eroe, che non ha ancora un nome, ed è solo un piccolo millantatore che accetta la sfida per vanità, per gratificare il bisogno di sentirsi grande e potente, un «deus ex machina».
Per diventare «un salvatore», tuttavia, dovrà riconoscere il proprio limite e le proprie menzogne, da vanti a se stesso e davanti alla comunità. Solo allora, ridotto quasi a polvere anche lui dalla prova del deserto, potrà entrare in contatto con lo Spirito del West e trovare la risposta alla propria ricerca.     Continua a leggere RANGO, SEI DAVVERO UN EROE! – RAGAZZI & DINTORNI – Novembre 2013

Sommario Marzo 2013 – Catechisti Parrocchiali

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Una Pasqua d’amore 

Carissimi catechisti e catechiste, stiamo vivendo, con i ragazzi e le famiglie, il Tempo di Quaresima che ci immette nel più grande evento della storia, quello della morte e risurrezione di Gesù. Dio Padre nel Figlio crocifisso, non svela solo il suo infinito amore, ma da se stesso! 

Fin dall’ immagine di copertina siamo condotti nel cuore della fede e del «primo annuncio» che Pietro fa ai non cristiani: quel Gesù che era morto, ora è risorto. 

La Chiesa è chiamata oggi a realizzare e annunciare l’amore di Dio Padre che si compie in Gesù, per risollevare gli sfiduciati, consolare gli afflitti, rivitalizzare i disperati. Così, allo stesso modo, ogni catechista ed educatore è chiamato a essere testimone di quello stesso amore.

Buona Pasqua di amore a tutti! 

Nel numero di MARZO: 

Editoriale – Una Pasqua d’amore di M. Rosaria AttanasioCatechisti Marzo 2013

Spazio dialogo – SOS confrontiamoci di Tonino Lasconi. Classi o gruppi? Un incontro può sostituire una messa? Quale valore per il giorno del Signore?

Icone della fede – Il cuore della fede – morto e risorto per noi di Emilio Salvatore. Pietro, il peccatore, per la forza dello Spirito si trasforma in predicatore. La fede sperimentata nella Risurrezione diventa mistero da proclamare a tutte le genti

Itinerario per genitori – Educare allo stile pasquale di Emilio Salvatore. Un compito per i catechisti, chiamati a far riflettere i genitori su nucleo fondamentale della nostra fede e su come, la Risurrezione, tocchi e trasformi la loro e nostra vita

Itinerario Io sono con voi – Mi fido di chi ha visto Gesù di Fabrizio Carletti. Percorso e attività per i bambini 6-7 anni. Obiettivo: orientare i bambini a vivere la Pasqua come vittoria dell’amore sul male, come segno dell’amore di Dio. Gioco: Dal buio alla vita

Itinerario Venite con me – Ti racconto Gesù Risorto di Anna Teresa Borrelli [LEGGI L’ARTICOLO!!!]Percorso e attività per i ragazzi 8-10 anni. Obiettivo: orientare i ragazzi a conoscere i segni d’amore che Gesù ha compiuto per noi, credere che non ci lascia soli, riscoprire lo Spirito.Attività: Giornale in edizione straordinaria

Dinamiche e attività – Il cero Pasquale di Fabrizio Carletti

Parole della fede – Timore e amore di Renato De Zan

Sussidi liturgici e pastorali – Crediamo all’amore di Dio in Gesù di M.Rosaria Attanasio. Proposta per una via crucis costruita con i ragazzi

Itinerario post-battesimale – La lode del mattino a cura dell’Azione Cattolica dei Ragazzi. I bambini, in compagnia dei loro genitori, possono essere accompagnati a iniziare il nuovo giorno pregando Gesù

Ascolto e seguo Gesù – Il Vangelo della domenica di Roberto Laurita. Input, riflessioni e preghiere dalla III Domenica di Quaresima – C fino alla Domenica di Pasqua

Ascolto e seguo Gesù – Il Vangelo nella vita di Barbara Corsano. Dinamiche e attività dalla III Domenica di Quaresima – C fino alla Domenica di Pasqua

Il bambino nel gruppo di catechesi – Il bambino AGGRESSIVO di Franca Feliziani Kannheiser. Strategie educative e stili da imparare e da evitare

Comunicazione multimediale – Ritmi di vita di Marco Sanavio [LEGGI L’ARTICOLO]Quando il ritmo assume, nel percorso di fede, un significato pregnante, tanto da migliorare la partecipazione dei ragazzi alle liturgie domenicali

Per te, catechista  – Le prospettive per la catechesi in Italia a cura della redazione

50 anni dal Concilio – Da “assistere” a “partecipare” di Filippa Castronovo. Alla scoperta della Costituzione Dogmatica Sacrosactum Concilium

 

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Tutti i sacramenti sono difficili, perché segni piccoli e umili di una realtà immensa: l’incontro con Gesù Risorto. Un salto enorme che può essere superato soltanto con la fede. La Confessione però, ha un tasso di difficoltà in più!

Dalla Bibbia al webdal cinema alla musical’artel’attualità, il percorso accompagna i ragazzi alla  consapevolezza dell’amore di Dio, luce vera, che sola può aiutare a comprendere la distanza tra noi e Dio e, quindi, il senso peccato.

Nel dossier di MARZO:

Focus – Il Sacramento difficile di Tonino LasconiDossier Marzo 2013

Bibbia nella vita – Credo la remissione dei peccati di Tonino Lasconi

Idoli e Dio – Tra demonio e santità non è lo stesso di Fausto Negri

In rete – La riconciliazione sul web di Alessia Cambi [LEGGI L’ARTICOLO]

Musica e fede – Il perdono: tra senso di vuoto e fiducia di Mariangela Tassielli

Ciak, si gira – Un mondo nuovo di Cecilia Salizzoni

Colori dell’arte – “Padre, ho peccato…” di Fausto Negri

Test – Il cuore più grande di Maria Teresa Panico

Celebrazione – Il Signore vince il male di Veronica Bernasconi [LEGGI L’ARTICOLO]

Testimoni – Il buttafuori di Dio a cura della Redazione

PROSSIMAMENTE ONLINE IL SOMMARIO DI APRILE 2013 SU —> WWW.PAOLINE.IT

RAGAZZI & DINTORNI – Febbraio 2013 – “… la comunione dei santi”

Dossier Feb13

SIAMO UNA GRANDE FAMIGLIA

di Cecilia Salizzoni

«Oggi le categorie culturali e i linguaggi con cui si esprime la comunità cristiana sono incomprensibili per le nuove generazioni e irrilevanti per le generazioni adulte. Parole e concetti – come quelli di salvezza, peccato, redenzione… – sono completamente estranee a persone che sono cresciute in un clima culturale in cui tali idee sono sparite e sono diventate estranee al modo comune di pensare la vita e di esprimerla». football
Lo diceva Paola Bignardi, parlando della Fede alla prova del tempo, a Trento nel settembre scorso, ed è l’esperienza quotidiana dei catechisti.
Vogliamo verificare con «comunione dei santi»?
Per mettere a fuoco tale realtà, proveremo a puntare sul primo livello di significato: la comunione e la santità a cui sono chiamati coloro che si dicono cristiani, qui sulla terra. Una comunione che ha il proprio modello nella famiglia; la famiglia in cui ci si vuole bene, con un amore che non è esclusivo, ma aperto al mondo circostante.
Si accorge del bisogno di chi le passa accanto e copre la mancanza con il suo amore; mette in comune ciò che ha, fa posto all’altro; in questo modo si accresce ed espande, crea felicità.

the-blind-sideIl film The Blind Side, che ci viene in aiuto, appartiene al genere «storia vera di ragazzo afro-americano che trova riscatto».
L’ambito in cui il protagonista (adolescente di colore di stazza imponente), nato a Memphis, Tennesse, nel 1986, da madre tossicodipendente) troverà la sua realizzazione è quello sportivo. In questo, il film, per quanto ispirato a un personaggio reale – Michael Oher, oggi professionista di football – non fa che ricalcare uno stereotipo abusato dal cinema.

Il racconto filmico è semplice, giocato sui carattthe blind side2eri dei personaggi e sull’analogia tra famiglia e squadra di football. Proprio questa analogia, che nella vita reale ha fatto la fortuna del protagonista, deve essere maneggiata con cura, perché si presta a fraintendimenti e a giustificare l’uso indiscriminato della violenza per la difesa di chi si ama (non a caso la squadra del liceo cristiano si chiama «Crusaders», crociati).

A noi interessa spostare l’analogia dalla famiglia alla comunione dei santi. Al fatto che Dio chiama ogni persona a diventare «figlio», facendosi suo imitatore nella misericordia, giustizia, verità, e diventando «fratello» degli altri esseri umani. E la santità, a cui ciascuno è chiamato, è una partita che si gioca nella libertà.

famigliaPer questo è opportuno analizzare il film e ragionare su:
• i caratteri dei singoli personaggi, le loro relazioni e reazioni all’arrivo di Michael;
• il «fare posto in casa»: cosa richiede e comporta;
• il carattere forte della madre, ma anche la sua attenzione all’identità del ragazzo;
• il tema della libertà che il film sottolinea fin dalla prima scena;
• il «lato cieco» nella vita di ognuno e la relazione con la santità;
• la scritta sul portale della scuola «Grazie agli uomini, questo è possibile. Grazie a Dio, tutto è possibile»;
• il «Giorno del ringraziamento», come metafora della trasformazione che Michael porta alla famiglia Tuohy e come metafora eucaristica della comunione dei santi;
• la relazione tra santità e felicità.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Febbraio dell’inserto Ragazzi & D’intorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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Ciak, si gira!_Ribelle – The Brave

QUALCHE PREMESSA

Nell’ accostarci al film ricordiamo di:

  • Non anticipare mai la trama
  • Se qualcuno dei ragazzi ha già visto il film invitarlo a non dare anticipazioni ai compagni
  • Prevedere almeno due incontri: il primo per la visione del film e le prime “riflessioni ad alta voce”, il secondo per trattare la tematica del film in modo approfondito, prevedendo qualche attività da far vivere ai ragazzi
  • Subito dopo la visione del film  avviare un brainstorming in modo che i ragazzi possano a caldo esprimere:
    • La tematica del film in una sola parola
    • Ciò che li ha colpiti di più
    • Ciò che invece non gli è piaciuto

—> Può essere utile riportare su un cartellone tutte le parole dette dai ragazzi in modo da poterle avere “sott’occhio” nell’incontro successivo.

—> Quella riportata di seguito è solo una delle tante possibili letture del film con un’attività da poter far vivere ai ragazzi.

—> L’intero post potrà essere salvato e stampato come allegato in pdf in modo da renderne più agevole la lettura.

ENTRIAMO NEL FILM 😉

SCHEDA TECNICA 

Titolo originale: The Brave
Nazione: U.S.A.
Anno: 2012
Genere: Animazione, avventura, commedia
Durata:100′
Regia: Mark Andrews, Brenda Chapman
Cast (voci): Kelly Macdonald Emma Thompson, Billy Connolly, Gulie Walters, Kevin McKidd,Craig Ferguson, Robbie Coltrane
Produzione: Pixar Animation Studios, Walt Disney Pictures
Distribuzione: Walt Disney Studios Motion Pictures Italia
Tematiche: ribellione, coraggio, rapporto genitori/figli, amore, cercare la propria strada
Adatto a:
ragazzi, adolescenti, famiglia

TRAMA

Meravigliosi paesaggi scozzesi e tradizione epica fanno da sfondo a Ribelle, film d’animazione che vede come protagonista Merida, un’eroina femminile, figlia di Re Fergus e della Regina Elinor. Opponendosi alla secolare tradizione di un matrimonio “combinato” e contraria a rappresentare la classica principessa di corte, Merida decide di voler seguire la propria indole per cercare la sua strada ma le sue azioni e il suo rivolgersi a una strega per esaudire il suo desiderio, daranno inizio a una serie di situazioni impreviste che getteranno il regno nel caos.  Sarà allora proprio Merida a dover utilizzare tutte le sue risorse, tutta le sue doti, per salvare il regno e trovare veramente se stessa.

FOCUS ON

Il titolo, Ribelle_The brave, definisce palesemente Merida, ma non deve trarci in inganno! Il termine non va letto solo come sinonimo di disobbediente, indisciplinata, oppositiva… Merida infatti non è solo colei che si ribella alla madre per cercare la sua strada a tutti i costi ma è anche colei che, nella capacità di riconoscere i propri errori, senza rinunciare alla sua indole, mette in pericolo la propria vita pur di salvare sua madre, la sua famiglia e il regno interoConferma quanto espresso il titolo originale del film, The brave che tradotto significa “coraggioso” ed è proprio il senso del vero coraggio che  scoprirà Merida.

Zoom per riflettere: il film è ricco di spunti di riflessione ma, in questa sede, poniamo l’attenzione soprattutto su due aspetti:
—> 1.
Il conflitto Merida/madre e quindi il conflitto genitori/figli e più in generale il conflitto generazionale;
—> 2. la ricerca e la realizzazione della propria strada.

1. Sin dalle prime scene del film si può notare come il rapporto tra Merida e la madre sia un rapporto di amore ma anche di contrasto, un contrasto che si esplicita e tocca il suo culmine durante la fase dell’adolescenza di Merida. Significativo, a tal proposito, è sottolineare alcune frasi che ognuna delle due donne riferisce all’altra:

    • Regina Elinor: “tutto questo lavoro per darti quello che noi non abbiamo mai avuto; non voltare le spalle a ciò che siamo; sei disposta a pagare il prezzo che la tua libertà esige?; se tu potessi comprendere che ciò che faccio lo faccio per amore; CAPIRESTI SE SOLO TU ASCOLTASSI. Io sono la regina tu DEVI ascoltare me, io ESIGO tu ti comporti da principessa“.
    • Merida: “potresti dire (ai lord. Ndr) che la principessa ancora non è pronta (per sposarsi); io voglio la mia libertà; non lo faccio per darti un dispiacere; è la mia vita; non sono ancora pronta; RIUSCIREI A FARTI COMPRENDERE SE SOLO TU ASCOLTASSI. E’ ingiusto, non ti importa niente di me, ti sei mai chiesta cosa voglio io; cerchi di farmi diventare come te; sei un mostro, non sarò mai come te”.

Posizioni divergenti, eppure entrambe vorrebbero la felicità di Merida. La madre crede di sapere cos’è merida e la mamma conflittomeglio per la figlia in virtù dell’amore che prova per lei e sulla base della sua esperienza. In fondo anche lei ha seguito la tradizione e nonostante le incertezze iniziali, è felice della sua vita.

Merida vuole camminare sui suoi passi, vuole poter scegliere da sola cosa fare o non fare nella sua vita. Non vuole seguire una tradizione che ritiene ingiusta e obsoleta.

Anche se messa in secondo piano, la divergenza generazionale si può notare anche tra i tre lord e i loro figli! I padri vorrebbero che sposassero la principessa per saldare un’alleanza tra i clan, i figli invece concordano con Merida nel voler scegliere da soli chi sposare.

C’è qualcosa su cui però Merida e la madre la pensano allo stesso modo: entrambe vorrebbero essere ascoltate! Proprio l’ASCOLTO si rivela essere l’arma vincente nella storia, però non l’ascolto per imporre le proprie idee, ma l’ascolto che porta a vedere oltre, che permette di vedere e quindi di ascoltare con il cuore, le posizioni altrui. Nel cercare di spezzare l’incantesimo, che trasforma la regina in un orso, Merida e la madre riusciranno a passare del tempo insieme, tempo in cui la regina potrà vedere e apprezzare ciò che della figlia ha sempre criticato (andare a cavallo, usare l’arco, saper riconoscere le bacche velenose…) e che in realtà si dimostreranno delle doti utili per la sopravvivenza. D’altro lato Merida apprezzerà e capirà l’amore della madre nei suoi confronti, il suo senso di protezione. Lo stare insieme permetterà a entrambe di capire la posizione dell’altra tanto che la regina capirà che quelli di Merida non sono solo capricci pertanto sarà disposta a cambiare la tradizione e a permetterle di poter scegliere da sola il proprio futuro, da sola ma con il suo amorevole appoggio.

Anche l’ira dei lord e dei loro clan si placheranno proprio quando riusciranno ad ascoltare Merida e finalmente ciò che i loro figli, fino a quel momento sempre in silenzio e obbedienti, desiderano realmente.

2. Merida cerca il proprio destino e in questa sede ci limitiamo a sottolineare solo le diverse frasi che nel filmmerida e la mamma  lo dimostrano: il nostro destino è legato alla terra; il destino è intrecciato come un tessuto così che il nostro destino incrocia molti altri, è la cosa per cui cerchiamo per cambiare o lottiamo per cambiare, alcuni non lo trovano mai, ma ci sono quelli che ne sono guidati. Il destino però non è qualcosa scritto come un copione da dover seguire alla lettera, il destino lo si crea, lo si modifica… Merida nell’ultima scena del film afferma: alcuni dicono che al destino non si comanda, che non è una cosa nostra, ma io so che non è così, il nostro destino vive in noi, bisogna solo avere il coraggio di vederlo.

Solo qualche semplice domanda su cui riflettere e su cui poter costruire un successivo incontro: I nostri giovani cosa pensano del destino? Qual è la loro strada? L’hanno già individuata? Cosa sono disposti a mettere in gioco per percorrerla? E se invece del destino provassimo a spostare lo sguardo sulla volontà di Dio?

I personaggi: il film è ricco di personaggi interessanti, cercheremo di delineare, di ognuno, un breve profilo. Ognuno di essi può rappresentare se stessi o le persone che ci sono intorno, riuscire ad abbinare ogni personaggio a una persona realmente presente nella loro vita può aiutare i ragazzi a sentire “viva” la storia di Merida perchè non è altro che la storia di ogni adolescente/giovane che cerca la sua strada dovendosi scontrare/incontrare con le mentalità altrui.

MERIDA: determinata, ribelle, coraggiosa. Un’ adolescente dallo spirito selvaggio che crede che la propria realizzazione non sia nel matrimonio, non per il momento almeno e soprattutto non in un matrimonio combinato. Sin da piccola ama utilizzare arco e frecce, correre nel bosco, ama la libertà e non le piace seguire ciò che le imporrebbe il “galateo di una principessa”. La rabbia, l’egoismo, la portano a rivolgersi a una strega per realizzare un desiderio ma questa non si rivelerà la scelta giusta. Merida sarà però in grado di rimediare ai suoi sbagli e di mostrare tutto il suo coraggio per salvare la sua famiglia e il regno trovando a quel punto se stessa, la sua strada e il senso pieno di una vita vissuta.

RE FERGUS: un guerriero eroico, implulsivo, un padre buono, che ha combattuto contro un orso per salvare la sua famiglia. Complice e fiero di Merida, pronto a incoraggiare la sua indole selvaggia, simile alla sua ma anche saggio e intermediario nel rapporto madre-figlia.

REGINA ELINOR: madre di Merida, una perfetta regina, diplomatica, cerca di mantenere il regno unito.E’ una madre che ama la figlia e cerca di educarla nel migliore dei modi attraverso divieti e comandi ma è anche una madre pronta a capire che la felicità della figlia va oltre ciò che lei stessa crede.

I 3 GEMELLINI: amati fratellini di Merida, una ne pensano e 100 ne fanno ma sarà anche grazie al loro aiuto che Merida riuscirà a spezzare la maledizione nel regno.

ANGUS, IL CAVALLO:  è il migliore amico di Merida, compagno delle sue avventure e capace di ascoltarla nei momenti di sconforto. 

I 3 LORD E I RISPETTIVI FIGLI: Lord MacGuffin, saggio e placido padre del giovane MacGaffin, grosso e timido; Lord Dingwall, di piccola statura, non si fa fermare da chi è più alto di lui mentre il figlio mingherlino, con la testa fra le nuvole, dimostra un’energia davvero inusuale per le sue piccole dimensioni; Lord MacIntosh un tipo che non passa inosservato, col petto in fuori e i tatuaggi sul corpo, simile a lui il figlio, il giovane MacIntosh dal fisico atletico, fascino innegabile e vanitoso. I lord e i loro figli, al di là delle differenze, sono sempre pronti a far baldoria e a gettarsi in una rissa.

FUOCO FATUO: fiammella blu che guida verso il proprio destino, una sorta di guida che alla fine del film risulta essere il fratello più anziano dei 4 re di un antico regno.

STREGA: un anziana donna, svampita, che davanti alla ricchezza è disposta a preparare un incantesimo per Merida pur conoscendone bene i rischi.

 IN PRATICA: CONFRONTIAMOCI!

Vista la centralità del confronto generazionale che emerge dal film, quella proposta vuole essere un’attività che permetta  ai ragazzi non solo di ascoltare cosa pensano “i grandi”, ma potrebbe essere anche una proposta per un incontro in cui anche gli adulti possano ascoltare i più giovani!

Durante “l’incontro riflessione” post film invitiamo i ragazzi a far emergere i punti su cui Merida e la madre sono in disaccordo (il matrimonio, il modo di vestirsi, di comportarsi, la scelta di chi amare…). Chiediamo poi ai ragazzi di far emergere quali sono le situazioni, gli eventi, le scelte per cui essi stessi sono in disaccordo coi propri genitori, coi propri insegnanti, con gli animatori. Facciamogli trasformare questa riflessione in domande in modo da realizzare un’ intervista che possa essere sottoposta  sia ai loro coetanei che agli adulti, per far emergere cosa due generazioni pensano su uno stesso argomento scelto! Mandate i ragazzi per le strade con un registratore o una videocamera per realizzare l’ intervista! Attenzione, le domande concordate devono essere le stesse sottoposte sia ai coetanei che agli adulti!!! Con le risposte  si potrebbe realizzare un videoclip o un vox populi da presentare in un secondo momento in un incontro unitario, giovani/issimi – adulti!  Si può pensare a un incontro/festa in cui confrontarsi, conoscersi, ascoltarsi… e stare insieme per essere sempre più comunità!

OKKIO!

Per i gruppi “meno tecnologici” le risposte possono essere rielaborate e riespresse attraverso una simpatica scenetta o in qualsiasi modo la creatività dei ragazzi suggerisca! Ognuno ha un talento da poter mettere in gioco e  l’animatore deve essere bravo a valorizzarlo!

Buon lavoro a tutti!
Dalia Mariniello 

Scarica l’intero articolo da poter leggere comodamente su file,

fotocopiare, consegnare agli animatori in parrocchia o agli insegnanti

—>Articolo completo: Ribelle – The brave<—

Puoi trovare il dvd di Ribelle —> QUI 😉 <—

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Ciak, si gira!_Innamorarsi a Manhattan

SCHEDA TECNICA 

Titolo originale: Little Manhattan – Innamorarsi a Manhattan
Genere: Commedia
Regia: Mark Levin
Interpreti: Josh Hutcherson: Gabe; Charlie Ray: Rosemary; Bradley Whitford: Adam; Cynthia Nixon: Leslie; Willie Garson: Ralph; Josh Pais: Ronny; Tonye Patano: Birdie; Mike Chat: se stesso.
Nazionalità: Stati Uniti
Distribuzione: 20th Century Fox
Anno di uscita: 2005
Sceneggiatura: Jennifer Flackett
Fotografia: Tim Orr
Musiche: Chad Fisher
Montaggio: Alan Edward Bell
Durata: 90 min
Tematiche: Amore, Avventura, Bullismo
Adatto a: famiglie, ragazzi

QUALCHE PREMESSA

Nell’ accostarci al film ricordiamo di:

  • Non anticipare mai la trama
  • Se qualcuno dei ragazzi ha già visto il film invitarlo a non dare anticipazioni ai compagni
  • Prevedere almeno due incontri: il primo per la visione del film e le prime “riflessioni ad alta voce”, il secondo per trattare la tematica del film in modo approfondito, prevedendo qualche attività da far vivere ai ragazzi
  • Subito dopo la visione del film  avviare un brainstorming in modo che i ragazzi possano a caldo esprimere:
    • La tematica del film in una sola parola
    • Ciò che li ha colpiti di più
    • Ciò che invece non gli è piaciuto

—> Può essere utile riportare su un cartellone tutte le parole dette dai ragazzi in modo da poterle avere “sott’occhio” nell’incontro successivo.

ENTRIAMO NEL FILM 😉

TRAMA

New York. Manhattan. Gabe ha quasi 11 anni e si è sempre interessato solo di basket e videogiochi. Per lui e per i suoi compagni le ragazze sono da tenere lontane perchè il solo contatto basta per far “venire i pidocchi”. Poi, improvvisamente, al corso di karate Gabe incontra Rosemary, ragazzina vispa e vivace che in realtà conosce dai tempi dell’asilo, ma è proprio durante gli allenamenti che, per la prima volta, inizia a guardare l’altro sesso con occhi diversi e interessati. Da qui inizierà a capire e scoprire le gioie e le ansie della prima cotta della vita.

FOCUS ON

Il film ci invita a riflettere non solo sulla tematica dell’amore, ma soprattutto sui cambiamenti psicologici e fisici, che i ragazzi vivono durante la preadolescenza. Gabe potrebbe essere Alessio, Luigi, Massimo, insomma uno dei ragazzi del gruppo che seguiamo. Proviamo perciò a guardare la storia di Gabe e Rosmary come se a viverla fosse uno dei “nostri” ragazzi.

Focalizziamo l’attenzione su alcuni elementi mettendo in parallelo ciò che vivono i protagonisti con ciò che possiamo far vivere ai nostri ragazzi.

—> CAMBIAMENTI ESTERIORI

Gabe conosce Rosmary da quando frequentava l’asilo nido, ma solo dopo i 10 anni quando è con lei, inizia a sentire degli “strani rumori allo stomaco”; non è più abile nelle sue solite attività fisiche (giocare a basket, calciare il pallone, andare in monopattino…); cambia taglio di capelli; si guarda allo specchio; si interessa del suo aspetto fisico.

Invitiamo i ragazzi a cogliere i propri cambiamenti fisici! Non serve andare tanto dietro nel tempo, intorno i 10/11 anni i ragazzi, e soprattutto le ragazze, cambiano velocemente. Invitiamoli allora a pensare se stessi  prima e dopo l’estate, l’anno prima e l’anno dopo. Ognuno, avendo un foglio e una penna a disposizione può dividere il foglio in due, nel senso verticale e su una colonna scrivere PRIMA, su un’altra DOPO, così da elencare almeno tre elementi del proprio fisico di cui hanno notato il cambiamento. (Es. PRIMA: più basso, senza peli, seno piatto… ; DOPO: più alto, la prima peluria, il seno inizia a crescere…).

—> CAMBIAMENTI INTERIORI

Gabe inizia a sentirsi diverso, non capisce le strane sensazioni che prova quando è con Rosmary, non gli interessano più solo i videogiochi, lo sport, gli amici “maschi”. Inizia ad avere divergenze di opinioni coi genitori; dice  qualche bugia pur di stare con Rosmary; vuole un taglio di capelli “da grande”  non fatto dalla mamma. Non sa gestire quello che prova, vorrebbe dichiararsi ma ha paura.  

Sullo stesso foglio invitiamo i ragazzi a scrivere tre cambiamenti legati al carattere, riportando magari degli esempi pratici per facilitarli. (Es. PRIMA: la mamma sceglieva i vestiti per me secondo i suoi gusti; raccontavo ai miei genitori ogni cosa; non parlavo mai…; DOPO: decido cosa indossare, ho i miei gusti; sono diventato più silenzioso; sono diventato meno timido…).

—> DIFFERENZE RAGAZZO/RAGAZZA

Gabe e Rosmary pur essendo coetanei hanno un modo diverso di vedere le cose.

Portiamo il gruppo a cogliere le
differenze tra i due sessi: il modo di vivere il rapporto ragazzo/ragazza; il maturare prima delle ragazze (è vero? siamo d’accordo?…).

—> SEGNALI NON PAROLE

Gabe non riesce a esprimere a parole i sentimenti che prova, capisce di essere innamorato leggendo i segnali che il suo corpo lancia.

Incoraggiamo i ragazzi a leggere i segnali del proprio corpo; invitiamoli a esprimere in parole quello che provano in determinate situazioni, per esempio quando vedono la persona che gli piace o semplicemente quando ascoltano il loro cantante preferito o, ancora, quando si incontrano con il proprio migliore amico. Questo è un modo utile per educare i ragazzi a esprimersi, a dar voce a quello che provano. Gli altri non sempre riescono a leggerci nel pensiero e questo può creare incomprensioni (come accade ai due protagonisti del film ma anche ai genitori di Gabe).

—> SOTTOLINEARE IL POSITIVO

Il film non ha propriamente un lieto fine, le strade di Gabe e Rosmary si separeranno e Gabe sostiene che “l’amore è una cosa orrenda a cui credono solo gli stupidi… e alla fine cosa ti resta? nient’altro che una manciata di MAGNIFICI ricordi, ricordi INCANCELLABILI. Ricordi che però Gabe non può che definire MAGNIFICI, ricordi che porterà dentro, ricordi che hanno segnato la sua vita. Nonostante le loro strade si separeranno il film si conclude sottolineando il positivo della storia tra i due protagonisti attraverso una carrellata dei momenti che hanno trascorso insieme.

I ragazzi del gruppo hanno già vissuto il loro primo amore? Sì? Come l’hanno vissuto? No? Come lo immaginano? Sia che i ragazzi siano o non siano stati innamorati, aiutiamoli a riflettere sul fatto che
ogni esperienza anche se non ha un lieto fine, arricchisce la nostra vita, ci aiuta a crescere, ci dona qualcosa che resterà sempre nostra. Proprio a tal fine proviamo, almeno per un attimo, a spostare l’attenzione dei ragazzi dalla storia di Gabe e Rosmary, a quella dei genitori di Gabe. Per tutto il film vivono separati in casa eppure conservano in sé il ricordo di tanti bei momenti vissuti insieme tanto che il riparlarne, seduti sul letto, riaccende quella fiamma d’amore che negli anni sembrava essersi spenta.

TEMATICHE COLLATERALI

Dal film emergono una serie di altre tematiche che seppur messe in secondo piano, in realtà influenzano la vita di Gabe: la separazione dei genitori; l’importanza del dialogo (Gabe capirà dagli errori dei genitori che è importante esprimere quanto si prova, pur rischiando di non ottenere ciò che si vuole e, proprio grazie al dialogo, si intuisce che i genitori cominceranno a riavere un rapporto); il bullismo subito dal compagno più grande; la solitudine di Rosmary, che pur vivendo in una famiglia per Gabe “perfetta”, in realtà passa tutto il tempo tra una lezione di ballo e una di musica insieme alla tata.

IN PRATICA: L’IDENTIKIT!

Una semplice attività per aiutare i ragazzi a riflettere ulteriormente su se stessi e sui cambiamenti propri e dell’altro sesso,  attraverso la collaborazione con gli altri componenti del gruppo!

A partire dalle riflessioni emerse durante l’incontro, utilizziamo i tanti foglietti compilati dai ragazzi per ricavare 4 identikit:

  1. bambino di 7/8 anni
  2. ragazzo di 11/12 anni
  3. bambina di 7/8 anni
  4. ragazza di 11/12 anni

Possiamo invitare i ragazzi a lavorare in gruppi di circa 4/5 membri (misti di ragazzi e ragazze) in modo che tutti possano essere coinvolti e ogni gruppo possa elaborare uno dei 4 identikit attraverso un disegno o  una sagoma, costruita ritagliando cartoncini o una carta d’identità o una piccola rappresentazione scenica… I ragazzi hanno una grande creatività che va incoraggiata ma è sempre buono avere delle modalità da poter suggerire lì dove i ragazzi dovessero trovarsi a corto d’ idee. Ogni gruppetto a fine lavoro presenterà il proprio identikit che fungerà da sintesi per la tematica affrontata e magari da spunto per un ulteriore dibattito 😉

Ricordate ai ragazzi che dagli identikit devono emergere le caratteristiche che sono emerse durante il dibattito e le riflessioni che hanno seguito il film!

OKKIO!

  • Non dimentichiamo che pur conoscendo i ragazzi da un paio di anni, i cambiamenti avvengono spesso in modo repentino perciò guardiamo sempre con occhi “nuovi” i ragazzi pronti a conoscerli in ogni loro cambiamento
  • Non tutti i ragazzi hanno già avuto la loro prima cotta perciò attenzione a non farli sentire dei “diversi”, come se fosse impossibile che ancora non gli piaccia una ragazzina
  • Non sminuire e non ritenere esagerato quanto provano i ragazzi! Per loro tutto è amplificato: i sentimenti, il tempo… (per Gabe 2 settimane e mezzo sono un’eternità così pure due giorni senza vedere Rosmary)
  • Sebbene Gabe sia un ragazzo, per le ragazze il modo di vivere la prima cotta non è molto diverso

Dalia Mariniello

Scarica l’intero articolo da poter leggere comodamente su file, fotocopiare, consegnare agli animatori in parrocchia o agli insegnanti

—> Scheda del film Innamorarsi a Manhattan<—

Puoi trovare il dvd di Innamorarsi a Manhattan —> QUI 😉 <—