Archivi categoria: dossier catechisti

CONVEGNO CON CATECHISTI E OPERATORI PASTORALI

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CONVEGNO CON CATECHISTI E OPERATORI PASTORALI

DOVE: Pontificio Seminario Romano Maggiore / Sala Teatro. P.zza S. Giovanni in Laterano, 4 – ROMA – Entrata dal Teatro

QUANDO: SABATO 10 GENNAIO 2015 • ORE 10.00-13.00

ISCRIZIONE: Per esigenze organizzative chiediamo di segnalare la propria presenza e/o il numero dei partecipanti, entro il 22 dicembre

SPECIFICANDO Nome e cognome – Indirizzo – Mail – Tel. e/o cellulare. Parrocchia – Impegno pastorale e/o scolastico.

PER ADERIRE:    
Ufficio Stampa – T. 06.54956527; ufficiostampa@paoline.it
Ufficio Abbonamenti – T. 06.54956590; abb.riviste@paoline.it

Carissimi parroco e catechisti,   
L’Equipe Paoline di Catechisti parrocchiali è lieta di invitarvi al Convegno che si realizzerà a Roma, in occasione del 50°50catechisti_s_mattolini 008 di questa rivista catechistica, per condividere le nuove prospettive sull’educazione alla fede, anche a partire dai nuovi «Orientamenti della CEI», Incontriamo Gesù, e per individuare, insieme, le modalità emergenti di nuova relazionalità e di un approccio adeguato ai nostri interlocutori, in questa società postmoderna e multimediale. Continua a leggere CONVEGNO CON CATECHISTI E OPERATORI PASTORALI

IL SOLE CHE SORGE – La gioia che rinasce – Itinerari musicali di catechesi/2_GIOIA

Per le premesse clikka qui 🙂

LA SECONDA TAPPA DEL PERCORSO: 2° frutto? LA GIOIA!
[Di volta in volta, trascriviamo nel post solo qualche riga ;-), perché troverete l’articolo completo, da scaricare e stampare, in fondo alla pagina]

Gioia! E niente dovrebbe essere più facile da rintracciare, o almeno così saremmo portati a credere! E invece no, non tra le canzoni. Voi a cosa abbinereste la gioia? Molti tra i cantautori la legano a istanti d’amore rubato, a rapporti immediati ma intensi, a un ritrovarsi l’uno tra le braccia dell’altro per una relazione che, forse, non andrà oltre la semplice notte. Ho cercato, ascoltato e sinceramente credevo si potesse trovare di più. E in fondo c’è poco di che stupirsi. I nostri stessi ragazzi la gioia la associano spesso al successo, alle griffé, alle varie forme di gratificazione affettiva e spesso sessuale… un po’ come i loro cari beniamini della musica insegnano. Ma noi vogliamo puntare più in alto, a valori che spingano la loro vita oltre il loro naso, o oltre il loro ombelico.    Continua a leggere IL SOLE CHE SORGE – La gioia che rinasce – Itinerari musicali di catechesi/2_GIOIA

RIPARTIRE AMANDO – Itinerari musicali di catechesi/1_AMORE

Qualche premessa: 

Carissimi catechisti, ripartiamo! 

E quest’anno lo facciamo con i frutti dello Spirito! Di tappa in tappa, di incontro in incontro, attraverso nove incontri, da ottobre a maggio, la musica batterà il tempo della nostra catechesi, dei nostri incontri con i ragazzi, delle nostre riflessioni.

I destinatari dei post sono i catechisti, i parroci, gli insegnanti, gli educatori, insegnanti di religione…
I destinatari degli incontri da realizzare: cresimandi, adolescenti e giovani.

L’itinerario ci permetterà di entrare nel dinamismo vivo e irrefrenabile dello Spirito santo, instancabile vita di Dio che lavorando in noi, ci tocca, ci trasforma e produce frutti straordinari. Riusciremo a farli scoprire ai nostri ragazzi? Riusciremo a far esplodere la vita dello Spirito nella quotidianità dei nostri ragazzi?

Non ci resta che camminare, insieme e scoprirlo!

LA PRIMA TAPPA DEL PERCORSO: 1° frutto? L’AMORE!
[Di volta in volta, trascriviamo nel post solo qualche riga ;-), perché troverete l’articolo completo, da scaricare e stampare, in fondo alla pagina]

Il frutto dei frutti, prodotti dall’azione dello Spirito in noi, è l’amore. Ma per andare oltre lo scontato o il sottinteso, provate a chiedere ai ragazzi di rispondere a questa domanda: “Amare vuol dire…?”.  […]

Vi propongo di ascoltare con i ragazzi due canzoni: Tutto l’amore che ho di Jovanotti, e L’amore va oltre di Gatto Panceri.amore

Quindi, invitateli a vivere una dinamica, ponendo loro due domande:
– la PRIMA: “senza l’amore che cosa siamo?”.
Dal testo di Jovanotti, far emergere quelle immagini-simbolo che potrebbero essere di risposta a questa domanda: grande vuoto, cavaliere pazzo, prigioniero dentro un carcere infinito…

– la SECONDA: “se la vita fosse una corsa a ostacoli, l’amore che cosa dovrebbe fare?”. Aiutate i ragazzi a non fermarsi al semplice titolo: “Cosa significa andare oltre? Concretamente cosa succede? L’amore cosa riesce a superare?”.
Spingete poi la provocazione oltre: “Forse davanti a Dio, anche noi potremmo essere un po’ Marino con la sua carrozzella, anche noi potremmo non riuscire a camminare sulle sue vie e allora? Che cosa fa Dio? Se lui è amore che cosa succede?”. [Continua scaricando il pdf]

Suor Mariangela Tassielli, fsp

Scarica l’intero articolo:
—>>>Ripartire amando – Amore <<<—

L’intero itinerario è tratto dalla rivista Catechisti Parrocchiali, itinerario annuale settembre-maggio, I frutti dello Spirito. Estratto per la rubrica Itinerari musicali di Catechesi su http://www.cantalavita.com.

ARCHIVIO “I FRUTTI DELLO SPIRITO”

  • 1° incontro – Ripartire amando – Amore
  • 2° incontro – Il sole che sorge, la gioia che rinasce – Gioia
  • 3° incontro – Noi: in guerra o in pace? – Pace
  • 4° incontro – I confini dell’amore – Magnanimità
  • 5° incontro – Metti in circolo l’amore – Benevolenza
  • 6° incontro Tutto passa, cogli l’attimo! – Fedeltà
  • 7° incontro – Venite e imparate da me, dice Gesù – Mitezza
  • 8° incontro – Né troppo, né troppo poco! – Domino di 
  • 9° incontro – Come una creazione nuova – La fonte è lo Spirito!

Per richiedere l’annata 2011 completa, con tutto l’itinerario, scrivere a: abb.riviste@paoline.it

Annata 2014-15 le beatitudini

RAGAZZI & DINTORNI – Settembre/Ottobre 2014 – Felici voi

Dossier Settembre copertina

FELICE NATALE, SCROOGE!

di Cecilia Salizzoni

Vale la pena di iniziare con un classico, per intraprendere il percorso sulle Beatitudini: un classico dei classici come il Canto di Natale di Dickens (A Christmas Carol, 1842), che è stato portato sullo schermo cinematografico molte volte. La versione più recente è della Disney che, nel 2009, ne ha affidato la realizzazione a Robert Zemeckis, una garanzia sul piano tematico-letterario e sul fronte dello spettacolo. Il regista ha rispettato la lettera del racconto e ha scelto la tecnica della motion-capture, già utilizzata con successo in Polar Express (2004). Unendo la ripresa in live action (con attori veri) e il disegno animato in 3D, ottiene un’immagine fantastica e realistica insieme, antica come la più classica illustrazione del libro pubblicato a metà Ottocento, e contemporanea, moderna e vertiginosa.
Un ossimoro, a ben vedere. Adatto a introdurre la prima delle Beatitudini – «felici i poveri» – che suona anch’essa contraddittoria. Lo era ieri, tanto più oggi in un contesto materialista e consumista, percepito da tutti, e in particolare dai ragazzi, come naturale e scontato.

CANTO DI NATALE

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Errata Corrige Rubrica #Celebrazioni – Dossier Ragazzi&Dintorni

Annunciazione B.Lopez

Carissimi lettori, nel n.6 di Settembre/Ottobre della nostra rivista Catechisti Parrocchiali, ci siamo accorti che nella rubrica #celebrazioni, pag. 15 dell’inserto Dossier Ragazzi&Dintorni, un’errore di impaginazione ha fatto sì che il link proposto per la visualizzazione del Vangelo, risulti errato. Ci scusiamo per l’errore e vi indichiamo il link corretto: https://www.youtube.com/watch?v=H0SnI7hGquM dal m. 1.30 a seguire.

Tutte le news relative alla rubrica #celebrazioni saranno raccolte ed elencate nella nostra nuova pagina:

—> Approfondimenti per la rubrica Celebrazione Ragazzi&Dintorni 2014/2015

PREGARE, NON DIRE PREGHIERE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Maggio 2014

Dossier_Maggio 2014

PREGARE, NON DIRE PREGHIERE

di Tonino Lasconi

È possibile educare i ragazzi a «pregare Dio per i vivi e per i defunti», a praticare quest’opera di misericordia che non ha riferimenti concreti necessari per attirare i loro interessi e la loro attenzione? Non solo è possibile, ma necessario, perché la preghiera è ciò che prepara la mente, il cuore, la volontà preghieraa ospitare gli altri dentro la nostra vita, per aprirla alla misericordia verso tutti: vivi e defunti.
Per riuscirci è necessario far comprendere ai ragazzi che la preghiera non è recitare formule, per chiedere a Dio di fare ciò che tocca a noi, ma è luce, che apre i nostri occhi sulla vita, e forza per viverla secondo la sua Parola.
Esortare i ragazzi a vivere la carità, senza educarli a sentirsi figli di Dio e tutti fratelli e sorelle in Gesù, può creare gente che, tutt’al più, dice preghiere per cercare di convincere Dio ad aiutarla a realizzare i propri progetti, non a lasciare la propria terra (se stessi) e andare su quella che egli ci indica: i fratelli e le sorelle.preghiera2
Invece di fare discorsi complicati, lasciamoci, ora, ispirare da una preghiera «tipo», tratta dal mio libro, Amico Dio, scritto per educare a pregare.

Un esempio di preghiera da far vivere ai ragazzi potrebbe essere questa:
Questa mattina, Gesù, non ho detto la preghiera. Ero troppo impegnato a ripassare la lezione: dovevo essere interrogato. L’interrogazione è andata bene. Ma poi tutto è andato storto.
In classe con noi c’è una ragazza debole: non è sveglia, agile, spigliata come noi, e fa gesti strani con il viso e con le mani.
Approfittando del fatto che la prof. ci aveva lasciati momentaneamente soli, un compagno ha cominciato a prenderla in giro, a dirle: «Mongoloide!», a tirarle i capelli, a ripeterle i suoi gesti davanti la faccia.
Io volevo ipregontervenire, ma ho avuto paura: quel compagno è un bullo e mena le mani.
Gli altri si sono comportati come me, anche quando altri due ragazzi e una ragazza si sono uniti agli scherzi crudeli del prepotente, nonostante la poveretta fosse scoppiata a piangere, finché non hanno sentito arrivare la prof.
Quando le ha chiesto: «Perché piangi?», lei ha continuato a piangere senza dire niente. E quando ci ha chiesto: «Perché piange?», noi zitti. Io zitto. Gesù, questa mattina non ho detto la preghiera. Ti prego adesso, mentre torno a casa, per chiederti perdono. Per me e per i miei amici. Con molti di loro ci troviamo la domenica a Messa, ma a cosa ci serve se, poi, non abbiamo il coraggio di difendere un’amica debole e indifesa?
Perdonami, Gesù! Perdonaci, Gesù!

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio 2014 di Ragazzi e Dintorni. 

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PORTATORE DI BUONE NOTIZIE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Aprile 2014

Dossier_Aprile copertina

PORTATORE DI BUONE NOTIZIE

di Cecilia Salizzoni

Monsieur Lazhar«Afflitti», come i bambini di una scuola elementare del Quebec la cui maestra – Martine, una maestra amata – si è impiccata in classe durante la ricreazione.
Profondamente afflitti, come Simon e Alice che l’hanno trovata e sono bloccati nel dolore dalla violenza di un gesto che scarica su loro la disperazione dell’adulto e li colpevolizza. In particolare colpevolizza Simon («Sapeva che portavo io il latte su, il giovedì. Sapeva che l’avrei vista così!»); Simon, che aveva reagito a un gesto di affetto della maestra, denunciandolo come molestia, ora si rode dentro.
Afflitti, perché Simon e Alice erano amici, e ora sono divisi, in quanto anche Alice è convinta che sia colpa di Simon. Sembra non esserci nessuno fra gli adulti in grado di aiutarli a uscire dal blocco gelato della sofferenza.
Sembrerebbe anzi che lo sforzo principale di genitori e insegnanti sia quello di non entrare in contatto con i bambini – fisicamente, psicologicamente, educativamente – e di non permettere a nessuno questo contatto. Per rispettarne la libertà, in teoria; per non fare loro violenza, per evitare ambiguità e sospetti. In realtà lasciandoli soli di fronte a ciò che essi non sono in grado di gestire.

Inizia così Monsieur Lazhar, il film del canadese Philippe Falardeau, tratto dall’opera teatrale di Evelyne de la Chenelière, che racconta l’arrivo in classe di Bachir Lazhar, esule algerino in attesclassea di asilo politico, ingaggiato come supplente da una preside desiderosa di lasciarsi alle spalle la tragedia al più presto e senza spese aggiuntive. Tutto ciò che la scuola può permettersi è ridipingere le pareti della classe e spedire ogni tanto la psicologa a parlare con i ragazzini. Come se questo potesse cancellare il persistere della memoria e l’orrore che l’accompagna…
Può sembrare un film inadatto ai ragazzi, rivolto esclusivamente agli adulti che mette sotto accusa. In vece il modo in cui Bachir entra in questo dolore e lo accompagna, e il modo in cui il regista racconta il percorso di guarigione, permette anche ai ragazzi, non solo di seguirlo, ma di trarne beneficio.

Bachir vuol dire «portatore di buone notizie», lo dice presentandosi agli allievi il nuovo assunto. La buona notizia che porta, passa per le parole di quella lingua che lui, francofono, ama profondamente: le parole che permetteranno infine a Simon, ad Alice e ai compagni di classe di formulare il proprio dolore e di liberarsi.
foto-profesor-lazharMa, prima ancora, passa attraverso la presenza fisica di questo insegnante disponibile a stare a fianco di quel dolore, ad accoglierlo e a condividerlo, tutto il tempo che serve: lui, che pure è segnato da un lutto tragico e ingiusto (la guerra civile, in Algeria, gli ha ucciso moglie e figli, e il Canada ora non sembra disposto a riconoscerlo); lui, che pure ha bisogno di guarire.
Stare accanto, senza la pretesa di trovare un senso, o una ragione, o una giustificazione al gesto della maestra, mettendo la propria esperienza e maturità a servizio dei piccoli, perché possano ritrovare la strada interrotta e riprenderla con fiducia.
Perché, per utilizzare la metafora di cui si serve Bachir quando sarà costretto ad accommiatarsi dagli allievi (verrà fuori, infatti, che lui non è un insegnante), «la crisalide possa diventare farfalla e prendere il volo ad ali spiegate nel cielo azzurro e senza nuvole, ebbra di zucchero e di libertà».
Ciò che ai suoi figli non è stato concesso, lui lo permetterà ai giovani allievi. E anche il suo cuore «distrutto dalle fiamme e consumato dal lutto», in questa restituzione alla vita, ritrova vita. La sophie-monsieur-lazhardanza a cui si lascia andare inaspettatamente, e che libera per un attimo il suo corpo dalla rigidezza della postura, annuncia il ritorno alla vita; l’abbraccio finale, contro le regole della scuola, ad Alice che soffre per la sua partenza, lo suggella.

Un testo, che affronta con delicatezza e discrezione il tema del dolore e della morte, richiede anche al catechista un accompagnamento analogo a quello che Bachir Lazhar attua nei confronti dei suoi scolari, perché i ragazzi possano non solo sentire l’afflizione dei giovani protagonisti, ma affrontarla e superarla insieme con loro, cogliendo i momenti salienti che caratterizzano il passaggio dal blocco del dolore al movimento della vita.
Che cosa chiude Simon in un atteggiamento scontroso e irascibile? Quando e in che modo riesce a venire allprofesor-lazhara luce la ragione?
Che cosa prova Alice nei confronti di Martine e di Simon? Che cosa rimprovera loro? Di cosa soffre a livello personale?
Che cosa affliggeva la vita della maestra? In che modo ha risposto al dolore?
Che cosa affligge Bachir e come reagisce lui all’afflizione?
Che cosa gli permette di ridonare serenità ai suoi allievi?
Cosa c’entra con tale storia la favola della crisalide e della farfalla che chiude il racconto?
Quali scene e immagini, in particolare, suggeriscono nel film il superamento del dolore e la ripresa della vita?
Anche Bachir Lazhar è un taumaturgo, uno che risana; che cosa si potrebbe dire che abbia in comune con Gesù?
«Beati gli afflitti perché saranno consolati», è la buona notizia di Gesù. In che modo si compie questa promessa e per opera di chi: è un premio futuro, opera esclusiva di Dio, in un’altra vita successiva alla presente?
Oppure è operante già ora, e ciascuno di noi può collaborare a questa consolazione?

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Aprile 2014 di Ragazzi e Dintorni. 

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DUE MEDICINE ANTI-CRISI – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Aprile 2014

Dossier_Aprile copertina

DUE MEDICINE ANTI-CRISI

di Fausto Negri

tristeSecondo le statistiche realizzate nei Paesi occidentali, la malattia del secolo è la depressione. Le ricerche dicono che l’8,5% dei pazienti, che si rivolgono al medico di famiglia, soffre di depressione.
• In Europa la depressione colpisce il 14% della popolazione.
• In Italia ne soffrono il 17% e, ogni anno, si verificano 250 casi in più ogni 10 mila abitanti.
Significativo, a questo proposito, l’aumento dell’uso di farmaci antidepressivi nel nostro Paese: più di 30 milioni di confezioni all’anno.
• Degli adolescenti italiani soffre di depressione il 27,5% fra i 15 e i 17 anni, mentre a livello mondiale ne soffre il 13% della stessa fascia di età.
• Con l’attuale crisi economica i dati sono sempre più allarmanti. I disoccupati nel mondo hanno superato quota 200 milioni e tra questi i suicidi sono cresciuti del 37%, mentre il rischio povertà sta riguardando più di 15 milioni di italiani. Nell’ultimo anno la richiesta di aiuto alla Caritas e nei Servizi pubblici è aumentata del 15-20%. C’è chi protesta e si chiude in casa o, peggio ancora, c’è chi tenta di sanare i conti tramite il gioco o l’alcol.

E allora viene da chiedercitristezza: siamo tristi e senza speranza perché ci stiamo impoverendo, o siamo sempre più poveri perché non abbiamo più speranza?
• La speranza pare sia la grande malata del nostro tempo. Si è passati da una fiducia smisurata a una diffidenza altrettanto estrema nei confronti del futuro. Eppure senza «il principio speranza», che è il lievito della realtà, non c’è avvenire.
• L’essere umano vive di tante piccole speranze umane, ma ha bisogno di una speranza che vada oltre; solo la Speranza con la «S» maiuscola dà fondamento e orizzonte a tutte le altre. Questa grande Speranza può essere solo Dio. Ecco perché la speranza è sempre collegata alla fede, anzi spesso nella Bibbia i due termini sono intercambiabili.
• Se mette Dio a fondamento della vita, la persona trova la giusta collocazione nel mondo: dalla fede è esaltata la sua unicità e irripetibilità, la sua libera responsabilità di custode e coltivatore del creato, insieme però con la sua finitezza e limitatezza. Egli non è né frutto del caso, né «un dio».
gioia e tristezza• Papa Francesco, la domenica delle Palme, ha invitato a non essere mai uomini e donne tristi, a non lasciarsi prendere dallo scoraggiamento. La gioia cristiana, infatti, nasce non dal possedere tante cose, ma «dall’aver incontrato una Persona, Gesù, che è in mezzo a noi; con lui non siamo mai soli, anche nei momenti difficili; lui ci accompagna e ci carica sulle sue spalle: qui sta la nostra gioia, la speranza che dobbiamo portare in questo nostro mondo. E, per favore, non lasciatevi rubare la speranza, quella che ci dà Gesù».

Mentre il clima atmosferico della terra si va sempre più riscaldando, quello dei rapporti fra le persone si va paurosamente raffreddando.
• Il ritorno della cortesia, dell’ascolto, di un sorriso, di un consiglio sarebbe come un’esplosione di primavera. In questo tempo di solitudine e di arroganza si avverte la nostalgia di cose «buone». È significativo che in Italia si celebri il mese della gentilezza e la campagna Salva il saluto.
sperareQualcuno ha scritto che «la vera e provocatoria trasgressione sarebbe, oggi, il ricupero della normalità, del buon gusto, della misura».
• Madre Teresa raccomandava: «Fate che chiunque venga a voi se ne vada sentendosi meglio e più felice. Tutti devono vedere la bontà nel vostro viso, nei vostri occhi, nel vostro sorriso. La gioia traspare dagli occhi, si manifesta quando parliamo e camminiamo. Non può essere racchiusa dentro di noi. Trabocca. La gioia è molto contagiosa».

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Aprile 2014 di Ragazzi e Dintorni. 

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OLTRE IL FILO SPINATO – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Marzo 2014

Dossier_Marzo 2014

OLTRE IL FILO SPINATO

di Cecilia Salizzoni

Tratto dal romanzo dell’irlandese John Boyne (2006), Il bambino con il pigiama a righe è un racconto di fantasia dal l’epilogo tragico, sul tema della shoah.

Bruno, 8 anni, figlio di un ufficiale dell’esercito tedesco, è costretto a trasferirsi con la famiglia da Berlino nei pressi di un campo di concentramento nazista, il cui comando è stato affidato al padre. Ma Bruno non ha idea di cosa sia un campo di concentramento e nessuno, in famiglia, ha voglia di spiegarglielo.
Così, nonostante i divieti dei genitori, un giorno va a vedere di persona che cos’è quella che, dalla sua stanza, gli appare come una strana fattoria dove tutti girano con in dosso un pigiama a righe. E lì, al di là del recinto di filo spinato che circonda la strana fattoria, conosce Shmuel, 8 anbambinini come lui, ma ebreo.
E fa amicizia. È un’amicizia difficile da riconoscere davanti ai familiari e ai nazisti fanatici, come il tenente Kotler, che girano per casa, mettendo paura a Bruno e affascinando la sorella maggiore, Gretel. È un’amicizia che lo mette alla prova e, se in un primo momento Bruno cede alla paura e tradisce l’amico, esponendolo all’ira violenta di Kotler, in seguito troverà il coraggio per ritornare e stargli accanto fino in fondo, passando al di là del re cinto e finendo insieme con lui nella camera a gas.

Il film, come il romanzo, è un apologo paradossale sulla cecità morale che ha consentito l’avvento e la crescita del Terzo Reich germanico. L’incapacità del bambino di comprendere il senso reale delle cose intorno a lui, il persistere in uno sguardo ingenuo, di normale umanità, con il suo terrificante epilogo smaschera nel modo più diretto e doloroso la cecità degli adulti, il loro non voler vedere le cose come realmente stanno. Mette a nudo la menzogna su cui si ergeva tutto il castello ideologico e permetteva l’infamia dello sterminio: «Quelli al di là del recinto non sono uomini».    Continua a leggere OLTRE IL FILO SPINATO – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Marzo 2014

TANTI PONTEFICI… IN CARCERE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Marzo 2014

Dossier_Marzo 2014

TANTI PONTEFICI… IN CARCERE

«Grazie, padre, per essere venuto, oggi. Ma io voglio sapere una cosa: perché sei venuto, oggi, qua a Casal del Marmo? Bcarcereasta, solo quello». Con queste parole un po’ tremolanti, un ragazzo si è rivolto a Papa Francesco durante la sua visita nel carcere minorile di Roma, per celebrare l’Eucaristia con «la lavanda dei piedi» del Giovedì santo. Egli ha risposto: «È un sentimento che mi è venuto dal cuore… Ho domandato: “Dove sono quelli a cui piacerebbe una mia visita?”. E mi hanno detto: “Casal del Marmo, forse”. Così sono venuto qui».     Continua a leggere TANTI PONTEFICI… IN CARCERE – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Marzo 2014