
DIVENTA UN CANALE DI PACE
di Fausto Negri
Il contrario di pace non è soltanto «guerra», ma anche divisione, violenza, aggressione, disprezzo, razzismo, indifferenza. La pace è dono e compito. Noi non possiamo essere sorgenti della pace ma solo canali.
È Gesù la sorgente della pace, noi siamo il fiume che deve trasportare la pace sua, quella «che supera ogni intelligenza». Dio stesso è il vero e supremo «operatore di pace». Questa pace «frutto dello Spirito» (Gal 5,22) si traduce, per il credente, nel diventare un canale di pace. La somiglianza con il Padre si ha mediante la costante attività a favore della pace. Gesù chiama «beati» i costruttori di pace, cioè coloro che lavorano per la felicità degli altri, perché Dio li riconosce come suoi figli. Figlio, nel mondo semitico, è colui che nella condotta assomiglia al padre. L’uomo di pace fa la pace sino ad essere lui stesso pace. A lui «appartiene il futuro» (Sal 37,37).
La pace deve iniziare da me. Come l’amore, essa non potrà mai regnare nel mondo se prima non trova posto nel nostro cuore. Devo curare la mia pace interiore. Disarmare il mio cuore. Non posso lasciarmi schiacciare dai mali e dalle divisioni che vi sono intorno a me e nel mondo. Non devo nemmeno essere indifferente o, peggio, cinico di fronte alle tante tragedie odierne. Quando una persona è in pace con se stessa, la gente se ne accorge, perché possiede come un’energia divina che fa stare bene chi la accosta.
La pace è frutto di serenità interiore e diffonde gioia. L’uomo di pace è attraente.
La pace è possibile ed è da vivere in famiglia, con i vicini di casa, a scuola, per strada, in parrocchia…
Soprattutto nella comunità cristiana dovrebbe splendere la fiaccola della pace e della fraternità. San Cipriano scriveva: «Dio ci ha prescritto di
essere operatori di pace, concordi e unanimi nella sua casa. Se siamo figli di Dio, rimaniamo nella pace di Dio. Coloro che hanno ricevuto un unico Spirito, abbiano un cuor solo e un’anima sola. Dio non accoglie il sacrificio di chi è in discordia, anzi comanda di lasciare l’altare e riconciliarsi prima con il fratello. Soltanto così le nostre preghiere saranno ispirate alla pace e gradite a Dio. Il sacrificio più grande da offrire a Dio è la nostra pace e la concordia fraterna».
Diceva don Primo Mazzolari: «Il cristiano è una persona «di pace», non «in pace». Mentre gli apatici, per la propria tranquillità, evitano ogni situazione di conflitto, «i portatori di pace» non sono soltanto persone in pace con se stesse, ma sanno creare pace attorno a sé. La pace di cui parla Gesù non è la rassegnazione di quanti, per il quiet
o vivere, lasciano che le cose vadano come vadano.
Mettere pace è un’arte che comporta una grande fatica: si tratta di ascoltare, di parlare nel modo giusto, di pazientare… Gesù dice di amare i propri nemici.
Non significa lasciarsi fare tutto, ma vedere in chi è ostile verso di noi una persona incapace di vivere in pace con sé. Il pastore protestante Dietrich Bonhoeffer, ucciso in campo di sterminio tedesco, affermava che «i discepoli di Gesù mantengono la pace, preferendo patire piuttosto che infliggere sofferenza a u
n altro, conservano la comunione dove altri la infrangono, rinunciano all’affermazione di sé e tengono a freno l’odio e l’ingiustizia. Essendo coinvolti nell’opera di pace di Cristo, anch’essi saranno chiamati figli di Dio».
Nel mondo ci sono tante guerre, tanto odio, tante ingiustizie: la responsabilità è anche tua, perché neanche tu sai costruire e seminare pace dentro e intorno a te. Quante volte pure tu sei uno dei milioni di piccoli sassi che generano quella frana, imprevedibile e inarrestabile che sconvolge la terra: con le tue antipatie, ostinazioni, vendette, con il tuo orgoglio, egoismo, razzismo, con la tua indifferenza.
Vuoi davvero la pace?
Sii sempre grato.
Sii distaccato dalle cose e dal possesso.
Impara a chiedere perdono a Dio e a offrire il perdono ai fratelli in ogni occasione.
Non giudicare nessuno, in cuor tuo, meritevole di condanna.
Mantieni un po’ di ordine nella tua vita.
Cerca, con regolarità, tranquillità e silenzio.
Appena puoi, dopo una lite, tenta un minimo di accordo e di dialogo.
Costruiscila, non chiudendo il tuo cuore, ma dicendo una buona parola per scusare e conciliare.
Non tacere di fronte alla menzogna, all’ingiustizia, alla maldicenza, alla disonestà.
Mettiti in ginocchio per invocarla e per ottenerla per te e per tutto il mondo.
Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Novembre dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.
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