In mezzo a voi sta uno che voi non conoscete(Gv 1,26)
Gioia, questo si respira nella terza settimana d’avvento, o forse così dovrebbe essere. Se vivi attendendo Dio, allora non puoi che gioire per il suo farsi “incontro”. Eppure tutto questo (la gioia, la presenza di Dio, il suo esserci accanto) stride con la nostra quotidianità segnata dalla solitudine, dalla frenesia, dalla ricerca instancabile dell’ultima novità sul mercato, dalla precarietà, dallo scoraggiamento. Quale, allora, il segreto della gioia? Dove trovarla?
Forse la domanda che ognuno dovrebbe fare a se stesso è: «Cosa cerco, quando cerco la gioia?».
Lo sappiamo, non si può trovare ciò che non esiste, anche se lo cerchiamo disperatamente. Se gioia è avere tutto ciò che desidero, se gioia è libertà e possibilità di acquistare l‘ultimo Iphone a tutti i costi, se è partire per una delle mete del turismo mondiale o vivere un tipo di vita che ho sempre sognato… allora forse questa gioia è davvero impossibile e di essa non esiste alcuna sorgente. Perché? Semplice: non esiste! Continua a leggere La sorgente della gioia – Buona domenica! – III domenica di Avvento – anno B→
«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»
Dal Vangelo di Matteo (Mt 11,3) III DOMENICA DI AVVENTO (Gaudete) – Anno A
Possiamo celebrare cento natali senza che, mai, Dio nasca nei nostri cuori. Perciò ci dedichiamo del tempo, perciò ci concentriamo in questo breve tempo di Avvento. Siamo qui per essere presi, strappati al turbinio della quotidianità, per fare come Maria e dimorare nell’ascolto, per riconoscere i tanti profeti che stanno intorno a noi e ci indicano il Cristo. Il finto Natale che scorda il festeggiato sfodera il suo nulla: le luminarie addobbano le nostre città, le vetrine si riempiono di seducenti (e spesso inavvicinabili) doni, lo scipito bambinello è ormai definitivamente dimenticato in nome di una distorta visione del rispetto delle fedi altrui. L’aria, però, è greve. La crisi continua a togliere prospettive, lo scenario politico è inquietante, la quasi totalità dei miei amici, e anch’io, stringe alleanze coi famigliari chiedendo di non fare regali per non doverli fare e non gettare dalla finestra la preziosa tredicesima, ci scopriamo più poveri, intimoriti, scossi. Dopo duemila anni di natali, non avete l’impressione che poco o nulla sia cambiato? Dio è venuto. Evviva. E allora? I forti continuano a fare i prepotenti, le logiche dell’egoismo prevalgono (a volte anche nella Chiesa), le miserie abbondano, alla faccia del radioso futuro per l’umanità.
UN PROFETA DUBBIOSO Giovanni è in carcere e sa che sta per essere giustiziato a causa della sorda rabbia di una stizzita e isterica femme fatale e dalla debolezza di un re-fantoccio. Giovanni ha vissuto tutta la sua urticante vita solo per preparare la strada al Messia, lo ha riconosciuto il Messia, nascosto tra la folla dei penitenti che giungevano a farsi battezzare, lo ha accolto, stupito e frastornato per l’atteggiamento nascosto e umile del Salvatore del mondo. Ma ora è perplesso, Giovanni, dubbioso. Le notizie che gli giungono dai suoi discepoli lo lasciano costernato: il Messia non sta seguendo le sue orme, non incita con veemenza la gente, ha assunto un profilo basso, mediocre. Giovanni (ricordate?) minacciava la vendetta di Dio, il fuoco divorante. Gesù, invece, propone un perdono incondizionato, rimette le colpe, non minaccia né attua vendetta, dice che quel fuoco lo vuole accendere, certo, ma a partire dall’amore, non certo dal timore. È troppo diverso questo Messia dal Messia atteso da Giovanni e da Israele, troppo diverso. Diverso dal Dio che vorremmo noi, che vorrei io.
UN DIO DIVERSO Dio ci spiazza sempre, è sempre radicalmente diverso da come ce lo immaginiamo. Anche le persone che, come Giovanni, vivono la radicalità della fede, rischiano di costruirsi un Dio a propria immagine e somiglianza. La venuta di Dio che Giovanni – e noi – si aspetta, è una venuta evidente, un irrompere nella storia con fragore assordante e schiere di angeli trionfanti. Gesù, invece, ci svela il volto di un Dio celato, evidente, sì, ma non banale, pieno di ogni tenerezza e sensibilità. Siamo abituati, come Giovanni, a dividere il mondo in buoni e cattivi, i buoni (spesso noi!) da salvare e i cattivi da punire, per rimettere un po’ in sesto il palese squilibrio di questo mondo, che premia gli arroganti e bastona i giusti. Gesù ci spiazza svelandoci che Dio, invece, divide il mondo in chi ama, o cerca di amare, o almeno si lascia amare, e chi no. E l’amore è una possibilità immensa, l’unica cosa che tutti ci lega. Non i risultati, non gli sforzi, non le buone azioni ci salvano, ma la volontà di amare nella fragilità di ciò che siamo o che vorremmo essere.
Siete certi di Dio? Riprendete in mano il Vangelo e chiedete nella preghiera, a Dio, di condurvi nell’autenticità, sempre. Siete pieni di dubbi? Anche il più grande degli uomini, l’ultimo dei profeti, è stato assalito dai dubbi.
ANDATE A DIRE A GIOVANNI
E Gesù, ovvio, non dà una risposta ai discepoli del Battista. E nemmeno a noi. La fede non è evidente, Dio non è il risultato di un ragionamento scientifico, niente “prove” nella fede, con buona pace di quei simpaticoni scettici che fanno le radiografie e non trovano l’anima. Ci sono dati, indizi, solo deboli indizi che lasciano intatta l’ambiguità del segno. Non è Dio che deve dimostrare qualcosa, sono io che devo cambiare ed accorgermi. Gesù elenca i segni messianici profetizzati da Isaia e dice a suo cugino: “Guardati intorno, Giovanni”.Guardiamoci intorno e riconosciamo i segni della presenza di Dio: quanti amici hanno incontrato Dio, gente disperata che ha convertito il proprio cuore, persone sfregiate dal dolore che hanno imparato a perdonare, fratelli accecati dall’invidia o dalla cupidigia che hanno messo le ali e ora sono diventati gioia e bene e amore quotidiano, crocefisso, donato.Guarda, Giovanni, guarda i segni della vittoria silenziosa della venuta del Messia. Anch’io li ho visti, quei segni. Anch’io – credetemi – ho visto la forza dirompente del Vangelo, ho visto persone cambiare, guarire, scoprire. Anch’io ho visto nelle pieghe del nostro mondo corrotto e inquieto gesti di totale gratuità, vite consumate nel dono e nella speranza, squarci di fraternità in inferni di solitudine ed egoismo. Ho visto amici, i tanti segni del Regno. Ho visto, anche recentemente, costruire comunità dal nulla, persone che non si arrendono alla disperazione e combattono per la giustizia, ho visto genitori mettere al centro la famiglia e i propri figli, ho visto persone vere. Che sia questo il nostro problema principale? Una miopia interiore che ci impedisce di godere della nascosta e sottile presenza di Dio? Prepararsi al Natale significa, allora, convertire lo sguardo, accorgersi che il Regno avanza, è presente, che io posso renderlo presente. Impariamo a riconoscere i segni della presenza di Dio, alziamo lo sguardo dal nostro dolore per accorgerci della salvezza che si attua nelle nostre soffocate città.
GUARDA MEGLIO Poco meno di dieci giorni al Natale, per guardare oltre, altrove, riconoscere i segni, magari diventare segno di speranza per i tanti (troppi, sempre di più) che a Natale si sentono soli come cani. E lo sono davvero. Dieci giorni per dire a chi non sa se Dio c’è ed è amore e si chiede se anche il Nazareno, in fondo, sia solo un grande bidone: «Dio c’è, guarda come ha cambiato la mia vita, guarda come il dolore non mi ha sfiancato, guarda che bella la neve che cade, guarda come sorride, contento, tuo figlio, guarda quanto ti voglio bene…
In quel tempo, poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco».
Ed ecco, mentre tutto il popolo veniva battezzato e Gesù, ricevuto anche lui il battesimo, stava in preghiera, il cielo si aprì e discese sopra di lui lo Spirito Santo in forma corporea, come una colomba, e venne una voce dal cielo: «Tu sei il Figlio mio, l’amato: in te ho posto il mio compiacimento».
Per te catechista, che scegli di usare anche l’immagine per aiutare i tuoi ragazzi a entrare nel dinamismo del Vangelo.
Leggete con i ragazzi l’immagine:
Perchè il Battesimo di Gesù? Da Giovanni, al Giordano ci andavano i peccatori. Perchè Gesù fa questo scomodissimo gesto? E Perchè gli evangelisti lo riportano? Non ci avremmo guadagnato tutti se fosse stato omesso?
Eppure proprio il fatto che si dica che il Messia Salvatore, Gesù, si sia messo al livello di qualsiasi peccatore ci dice che probabilmente questo episodio sia accaduto realmente.
La domanda da farci e da fare ai nostri ragazzi è: perchè? Perchè il Battesimo? E perchè quella voce del Padre verso il Figlio? Che impatto ha sulla nostra vita?– chiedetelo ai ragazzi, ascoltate le loro risposte e poi guardate con loro l’immagine della settimana.
il cielo si apre! Lo afferma il Vangelo e l’immagine ripropone un’esperienza possibile anche per noi. Sono tante le volte in cui dopo un temporale o in una giornata nuvolosa e cupa, lo squarciarsi delle nuvole permette ai forti raggi del sole di penetrare e creare quei particolari effetti capaci di stupirci. Sono fantastici quei paesaggi in cui il sole si affaccia dalle nuvole e brilla sul mare, lo fa risplendere e ci suggerisce di credere che anche nella nostra vita funzioni un po’ così.
Sarà stato uguale per Gesù? Quel cielo aperto, sarà stato un risplendere forte del sole? Uno scansarsi delle nuvole? Le acque del Giordano avranno brillato come questo mare? La voce dall’alto sarà riuscita ad allontanare ogni nebbia, ogni buio, ogni difficoltà dalla vita di Gesù di Nazareth? Non lo sappiamo!
Ma sappiamo che il cielo si è aperto e la voce è stata luminosacome i raggi della nostra foto: “Tu sei il Figlio mio, l’amato, in te la mia gioia di padre, il mio compiacimento”
Cosa fanno i raggi di sole in una oscura giornata luminosa? Chietelo a voi e ai ragazzi!
ILLUMINANO!!!! Eccolo il senso di quel cielo aperto, di quella voce e della voglia degli evangelisti di non tralasciare questo episodio della vita di Gesù. Il Battesimo, per Gesù è un evento luminoso… illumina la sua vita, lo conferma come Figlio Amato!
Ma oggi il Battesimo di Gesù è luminosoanche per noi… perchè ciò che è stato vero per lui è vero anche per noi.
Dite ai ragazzi di guardare le nuvole nell’immagine: sono le delusioni, i tentativi quasi inutili di soluzioni di felicità, la voglia di una vita nuova e più bella; sono le speranze deluse, le sconfitte, le amarezze, i tradimenti… è tutto ciò che rende triste e pesante la nostra vita di ogni giorno.
Ma oggi, come quel giorno sul giordano, il mare della nostra vita sta per essere illuminato dai raggi di luce di Dioche è pronto e disponibile a far risuonare la sua voce, calda e luminosa: “Tu sei mio Figlio, tu sei amato, io di te sono fiero”
Pronunciate questa frase con forza e passione, e poi, con una profonda calma dite ai ragazzi: “Oggi, queste parole, Dio le rivolge a te!”
Leggere insieme il Vangelo
Aiutare i ragazzi a farne risonanza in gruppo
Trasformare la Parola in preghiera Insieme: Al fiume Giordano, o Padre, hai proclamato che Gesù è il tuo Figlio, l’amato. Con il battesimo hai fatto di ognuno di noi il tuo figlio. Fa’ che ci sentiamo felici di avere un Padre come te, che ci accompagna e ci sostiene sempre. [Roberto Laurita]
Destinatari:adolescenti e giovani
Suggerimenti per la lettura dell’immagine a cura di Sr. Mariangela Tassielli, fsp
DaCatechisti Parrocchiali n.1, Gennaio 2013:
pag. 12 – 13:Una scheda per realizzare con i ragazzi Un’oasi per fortificarsi attorno a cui vivere un piccolo momento di preghiera
pag.16 – 19:Una cammino di preghiera e attività per vivere,in comunione con la Chiesa, la Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: 18-25gennaio
pag. 22 – 24:Il Vangelo nella vita: dinamiche e attività da far vivere ai ragazzi – I simboli dello Spirito
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«Fratelli, siate sempre lieti nel Signore,
ve lo ripeto: siate lieti!»
Dalla lettera di San Paolo Apostolo ai Filippési (Fil 4, 4-7) III DOMENICA DI AVVENTO (GAUDETE) – Anno C
Siamo tutti cercatori di felicità. La nostra vita si consuma dietro l’affannosa ricerca della gioia e possiamo leggere le nostre vite proprio dal desiderio che portiamo in noi stessi di dimorare nella gioia. Tutti, bene o male, cerchiamo la felicità ma non sappiamo bene a chi dare retta. Anche la Bibbia ha qualcosa da dirci: nella Scrittura si usano più di venticinque termini per descrivere la felicità! E questo per smentire chi pensa che la religione sia un’esperienza mesta e dolorante… (e per invitare i cattolici che vivono la fede come crocifissione a convertirsi!). E in questa terza domenica di avvento, in attesa del Signore, è proprio la gioia ad essere la protagonista della liturgia.Sofonia esulta perché davanti alla disastrosa indifferenza di Israele il Signore, invece di scatenare la sua legittima ira, promette una nuova alleanza. Paolo invita i Filippesi a gioire per la presenza del Signore che continuamente viene a visitarci là dove siamo. Ma è il Battista, protagonista del tempo di avvento, a osare di più.
COSA DOBBIAMO FARE? La gente che da Gerusalemme è scesa nei pressi di Gerico per vedere Giovanni il Battezzatore, profeta ardente di passione, resta turbata, scossa. E se avesse ragione lui? Se, sul serio, la vita non fosse quel caos inestricabile che ci dona più fatica che gioia? È esigente Giovanni, duro come solo i profeti sanno essere. Qualcuno, timidamente si avvicina al profeta e chiede: Che cosa dobbiamo fare?. Che cosa dobbiamo fare? è anche la domanda che sorge nel nostro cuore quando ci guardiamo dentro, quando lasciamo che il silenzio evidenzi e smascheri la nostra sete di felicità e di bene, quando una tragedia ci ridesta alla durezza e alla verità della vita, quando vogliamo prepararci ad un Natale che non resti solleticamento emotivo ma diventi conversione e luce e pace. Giovanni risponde con consigli spiccioli, all’apparenza banali, ben diversi dai proclami che ci aspetteremmo, dalle scelte radicali che dovrebbe proferire: condividete, non rubate, non siate violenti… Tutto qui? Restiamo stupiti, un po’ delusi. Al popolo (credente e devoto!) Giovanni chiede di condividere, di non lasciare che la fede resti solo preghiera o vaga appartenenza, ma di farla vibrare nella vita questa fede, di lasciare che contagi le nostre vite e le nostre scelte concrete, per non rendere schizofrenica la nostra religiosità. Ai pubblicani, appaltatori delle tasse e ladri, chiede di essere onesti, di non esigere troppo nascondendosi dietro ad un dito. Come quando, noi professionisti, esigiamo per la nostra competenza troppo denaro appellandoci alle tariffe e scordando il difficile momento che le gente sta vivendo. Ai soldati, abituati alla violenza, Giovanni chiede mitigazione e giustizia, di non spadroneggiare.
GIUSTO Giovanni ha ragione: dalle cose piccole nasce l’accoglienza. Perché forse anche a voi, come a me, succede di immaginarmi capace di improbabili eroismi: partirò in Africa volontario – e intanto non vedo la mia dirimpettaia anziana sola – andrò una settimana in monastero nel silenzio – e intanto non trovo neppure cinque minuti di preghiera al giorno – dedicherò del tempo alla riflessione – e non ho neppure il coraggio di depennare qualche riunione dall’agenda al collasso… Giovanni ha ragione, fai bene ciò che sei chiamato a fare, fallo con gioia, fallo con semplicità e diventa profezia, strada pronta per accogliere il Messia. Era normale per i pubblicani rubare, normale per i soldati essere prepotenti, normale per la gente accumulare quel poco che guadagnava. Giovanni mostra una storia “altra”: sii onesto, non essere prepotente, condividi. Diventa eroico, anche oggi, essere integerrimi nell’onestà sul lavoro, profetico essere persone miti in un mondo di squali, sconcertante porre gesti di gratuità. Dio si fa piccolo. Nei piccoli atteggiamenti ne rintracciamo la scia luminosa.
SARA’ LUI? La gente è turbata: Giovanni è un uomo buono, mostra loro una strada semplice, dà loro retta… che sia lui il Messia? Ed ecco la notizia: arriva uno più forte che battezzerà in Spirito Santo e fuoco.Arriva il Cristo, è lui la risposta a cosa dovete fare, è lui colui che brucia dentro, che dà forza. Giovanni ancora non lo conosce eppure il suo cuore pulsa di gioia. Gesù è fuoco, non pia devozione, non bella abitudine, non saggezza da seguire. Fuoco, fuoco, fuoco che brucia, che inquieta, che scalda, che illumina, che turba nel profondo, che scardina, che riempie. Giovanni già ne assapora la presenza, già ne coglie la statura immensa, inattesa, sconcertante. Eppure lui, il più grande tra i nati da donna, verrà ucciso per il ballo sensuale di un’adolescente, ucciso da un re fantoccio suddito dei propri desideri e del giudizio della gente. Ma è felice, comunque, sin d’ora.
GIOIA Giovanni ha già il cuore colmo di gioia anche se ancora aspetta, anche se ancora non vede. Ma già gioisce. L’annuncio che vi faccio, la “buona novella” in mezzo a tante orribili notizie che ci raggiungono è proprio questa: Dio ti ama e te lo dimostra in Gesù Cristo. Accogliere Gesù è avere il cuore pieno di gioia. La fede cristiana è anzitutto gioia.Non gioia semplice, sciocca, ingenua. Mediteremo a lungo, fra qualche mese, di come la gioia cristiana sia una tristezza superata, di come sia una gioia conquistata a caro prezzo…
Ma, oggi, lasciamoci ancora scuotere dalle parole di Paolo scritte in un momenti difficile del suo ministero: rallegratevi nel Signore sempre! Non è una splendida notizia?
(PAOLO CURTAZ)
Ascolta o scarica il canto: Rallegriamoci tratto da Gloria all’Emmanuele
In quel tempo, le folle interrogavano Giovanni, dicendo: «Che cosa dobbiamo fare?». Rispondeva loro: «Chi ha due tuniche, ne dia a chi non ne ha, e chi ha da mangiare, faccia altrettanto». Vennero anche dei pubblicani a farsi battezzare e gli chiesero: «Maestro, che cosa dobbiamo fare?». Ed egli disse loro: «Non esigete nulla di più di quanto vi è stato fissato». Lo interrogavano anche alcuni soldati: «E noi, che cosa dobbiamo fare?». Rispose loro: «Non maltrattate e non estorcete niente a nessuno; accontentatevi delle vostre paghe». Poiché il popolo era in attesa e tutti, riguardo a Giovanni, si domandavano in cuor loro se non fosse lui il Cristo, Giovanni rispose a tutti dicendo: «Io vi battezzo con acqua; ma viene colui che è più forte di me, a cui non sono degno di slegare i lacci dei sandali. Egli vi battezzerà in Spirito Santo e fuoco. Tiene in mano la pala per pulire la sua aia e per raccogliere il frumento nel suo granaio; ma brucerà la paglia con un fuoco inestinguibile». Con molte altre esortazioni Giovanni evangelizzava il popolo.
Per te catechista, che scegli di usare anche l’immagine per aiutare i tuoi ragazzi a entrare nel dinamismo del Vangelo.
Il popolo è in attesa, suggerisce il Vangelo… in attesa di quanto i profeti avevano da sempre annunciato: in attesa di quel Dio che per rispondere al grido del suo popolo entra nella storia e suscita risposte alle domande, liberazione per la schiavitù, acqua nella siccità. Dio entra nella storia e rinnova, dona vita nuova, entra in relazione con ogni uomo e donna… e lo fa per amore!
Gesù è il darsi di Dio in carne e ossa, è il motivo per cui non dovremmo temere, è il volto di quel Dio che Sofonia annuncia nella prima lettura e che OGGI raggiunge tutti noi.
Leggete con i ragazzi l’immagine:
Non temere! Nell’immagine viene ripetuto a oltranza, quasi fosse un parallelo ai tanti timori che ognuno di noi porta dentro. Di cosa oggi si potrebbe avere paura, timore? A chi oggi potrebbe essere detto: “Non Temere!”? A un genitore licenziato? A un pensionato che deve pagare il ticket? A un giovane che non riesce a trovare lavoro? A una ragazza madre? A uno straniero emarginato? A un condannato a morte? A una donna violentata? A un bambino maltrattato? A una prostituta? A un imprenditore che non riesce a pagare gli stipendi? A un amico tradito? A un figlio abbandonato? A chi, oggi potrebbe essere rivolto questo annuncio di speranza?
Il “Non Temere!” riempie gli spazi ed è come se si incidesse nel cuore e sullo sfondo. Perchè se è vero lascia un segno, è un annuncio che vuole rivolgersi a qualcuno, vuole incidersi indelebilmente nella vita di chi raggiunge.
C’è un cuorea cui queste parole sono rivolte: quante sono le paure che un cuore vive? Le conosciamo tutte? Spesso vivono in noi paure che non conosciamo, non immaginiamo eppure ci bloccano.
La luce del piccolo lumicino, che la foto propone, sembra rischiarare l’atmosfera. La luce è segno di Dio, che in noi entra come presenza dinamica e rischiara, rende luminoso, tutto ciò che raggiunge.
Il piccolo lumicinoci dice la piccolezza che Dio sceglie di abitare, ci dà la misura del suo darsi nella fragilità, del suo raggiungerci in quelle forme che possiamo vedere, conoscere, incontrare, comprendere.
Come la luce nel buio, così Dio entrae penetra ogni angolo più buio della nostra vita.
In forza del suo amore, ci raggiunge. Con il suo amore ci rinnova. Nel suo amore ci fa vivere.
Leggere insieme il Vangelo
Aiutare i ragazzi a farne risonanza in gruppo
Trasformare la Parola in preghiera Insieme: Signore Dio, non permettere che rimaniamo spettatori, che si limitano a battere le mani. Il Battista ci chiede di cambiare qualcosa per incontrare Gesù e ricevere il Vangelo che trasforma l’esistenza.Amen [Roberto Laurita]
Destinatari: adolescenti e giovani
Suggerimenti per la lettura dell’immagine a cura di Sr. Mariangela Tassielli, fsp
DaCatechisti Parrocchiali n.9, Dicembre 2012:
pag. 12 – 13:Una scheda per realizzare con i ragazzi una STELLA che indichi qual’è la vera luce
pag.16 – 18:Una scheda per realizzare una DECINA DEL ROSARIO che aiuti a familiarizzare con le parole dell’Ave Maria
pag. 19 – 21: Proposta di un CAMMINO DI PREGHIERA, in otto piccole tappe, da vivere prima o dopo il Natale
pag. 23 – 26:Il Vangelo nella vita: dinamiche e attività da far vivere ai ragazzi costruendo durante le settimane d’Avvento la LANTERNA DELL’ATTESA
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Andate a riferire a Giovanni ciò che udite e vedete… E beato è colui che non trova in me motivo di scandalo.
Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 11,2-11) III DOMENICA DI AVVENTO (GAUDETE) -Anno A-
La parola a… Paolo Curtaz
Il Giovanni che incontriamo oggi è ben diverso di quello esaltato e scontroso della scorsa settimana. Giovanni è in carcere e sa che sta per essere giustiziato a causa della sorda rabbia di una stizzita e isterica femme fatale e dalla debolezza di un re-fantoccio. Giovanni ha vissuto tutta la sua urticante vita solo per preparare la strada al Messia, lo ha riconosciuto il Messia, nascosto tra la folla dei penitenti che giungevano a farsi battezzare, lo ha accolto, stupito e frastornato per l’atteggiamento nascosto e umile del Salvatore del mondo. Ma ora è perplesso, Giovanni, dubbioso. Le notizie che gli giungono dai suoi discepoli lo lasciano costernato: il Messia non sta seguendo le sue orme, non incita con veemenza la gente, ha assunto un profilo basso, mediocre.
La fede non è evidente, Dio non è il risultato di un ragionamento scientifico, niente “prove” nella fede, con buona pace di quei simpaticoni scettici che fanno le radiografie e non trovano l’anima. Ci sono dati, indizi, solo deboli indizi che lasciano intatta l’ambiguità del segno. Non è Dio che deve dimostrare qualcosa, sono io che devo cambiare ed accorgermi. Gesù elenca i segni messianici profetizzati da Isaia e dice a suo cugino: “Guardati intorno, Giovanni”. Guardiamoci intorno e riconosciamo i segni della presenza di Dio: quanti amici hanno incontrato Dio, gente disperata che ha convertito il proprio cuore, persone sfregiate dal dolore che hanno imparato a perdonare, fratelli accecati dall’invidia o dalla cupidigia che hanno messo le ali e ora sono diventati gioia e bene e amore quotidiano, crocefisso, donato.
Guarda, Giovanni, guarda i segni della vittoria silenziosa della venuta del Messia.
Anch’io li ho visti, quei segni. Anch’io – credetemi – ho visto la forza dirompente del Vangelo, ho visto persone cambiare, guarire, scoprire. Anch’io ho visto nelle pieghe del nostro mondo corrotto e inquieto gesti di totale gratuità, vite consumate nel dono e nella speranza, squarci di fraternità in inferni di solitudine ed egoismo. Ho visto amici, i tanti segni del Regno. Ho visto, anche recentemente, costruire comunità dal nulla, persone che non si arrendono alla disperazione e combattono per la giustizia, ho visto genitori mettere al centro la famiglia e i propri figli, ho visto persone vere. Che sia questo il nostro problema principale? Una miopia interiore che ci impedisce di godere della nascosta e sottile presenza di Dio? Prepararsi al Natale significa, allora, convertire lo sguardo, accorgersi che il Regno avanza, è presente, che io posso renderlo presente. Impariamo a riconoscere i segni della presenza di Dio, alziamo lo sguardo dal nostro dolore per accorgerci della salvezza che si attua nelle nostre soffocate città.
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