Tutti gli articoli di sr Silvia, fsp

3. Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

Fabio Baggio, Vi annuncio la gioia
in Gloria all’Emmanuele (Paoline 2001)

Sì, Gloria a Dio nell’alto dei cieli / e pace in terra agli uomini; / oggi nasce per noi il Signore, / il Messia, il “Dio con noi” e quello che è accaduto una volta e per sempre nella storia viene riproposto alla nostra contemplazione: Dio si fa uomo perché l’uomo possa diventare Dio. bambino Gesù cvUno scambio che è il principio stesso della Chiesa e attraverso il quale tutto viene ricapitolato e reintegrato nel progetto iniziale del Padre.

Tempo di Natale
Come animare musicalmente le feste natalizie? Le tematiche liturgiche sono estremamente ricche e varie e anche se partono doverosamente dalla nascita di Gesù, si snodano poi attraverso la divina maternità di Maria, la festa della Sacra Famiglia e la solennità dell’Epifania fino ad arrivare alla festa del Battesimo del Signore. In pratica una rivisitazione memoriale di tutto il mistero della rivelazione di Dio all’uomo.    Continua a leggere 3. Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

2. Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

Iniziamo con un piccolo gioco. Immaginate per un momento (e mi scuso in anticipo per l’improbabilità della cosa) di non ricordare più in quale periodo liturgico dell’anno siamo, è domenica e partecipiamo alla Messa. Il coretto parrocchiale all’inizio della celebrazione intona questo canto:

***
Viene il Signore e non tarderà
, dobbiamo rinnovare l’attesa, annunciare con gioia e nuovo vigore il Vangelo, la Parola di Dio nascerà in mezzo a noi… in quale tempo liturgico ci troviamo? Ovviamente l’Avvento!

Avvento
La Chiesa pellegrina sulla terra continua il suo cammino verso il Regno tornando a celebrare in maniera nuova anche se apparentemente uguale – circolarità del tempo liturgico abbinata alla linearità del tempo dell’uomo e del mondo – il nuovo anno liturgico, e lo fa con un tempo che ha una doppia caratteristica: preparazione alla solennità del Natale e contemporaneamente attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Questo vuol dire che il tempo di Avvento corona d'avventoè molto più profondo e impegnativo della semplice “attesa di Gesù bambino”. Una comunità che perde di vista l’orizzonte escatologico di questo tempo “ricorda” ma non fa “memoriale” del Signore che è venuto, che è presente e che ritornerà. Solo vivendo pienamente le due caratteristiche si capisce il cammino di purificazione a cui ci invita la liturgia che in questo periodo, come in Quaresima, tinge di viola i paramenti e ci priva del Gloria. Una purificazione che ovviamente non è la mortificazione quaresimale ma è l’atteggiamento di coloro che accogliendo l’invito del Battista si impegnano a preparare la via al Signore raddrizzando i sentieri in loro stessi e nel mondo.
La scelta dei canti in questo periodo deve quindi esprimere questo colore di attesa, purificazione e missionarietà: i testi devono essere scelti con cura e i canti devono segnare un certo distacco rispetto al quotidiano. Importantissimo diventa il canto d’ingresso che “colora” tutta la celebrazione e anche il canto di comunione e/o ringraziamento che può portare a far riflettere sul legame profondo tra Eucaristia ed eschaton, fra il già e il non ancora su cui gioca tutta la liturgia di Avvento.    Continua a leggere 2. Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

Musica & Liturgia, una nuova rubrica rivolta a tutti gli operatori pastorali che sono alla ricerca di spunti e idee concrete ed immediate per celebrare sempre meglio la fede anche con il canto. Già, perché cantare è proprio dei cristiani e non c’è parrocchia o comunità, per quanto piccola e povera di risorse, che non abbia il suo bel libro o foglietto dei canti. Noi cantiamo per lodare Dio, per ringraziarlo, per ricordare quello che ha fatto per noi e in questo modo il canto diventa segno concreto della nostra fede. Noi, letteralmente, “cantiamo la nostra fede”.

TEMPO ORDINARIO
animatore liturgico cvNel mese di ottobre, in cui nella maggior parte delle nostre comunità si apre il nuovo anno pastorale, ci troviamo nel Tempo Ordinario. E l’aggettivo “ordinario” non deve farci pensare a qualcosa di dimesso, di secondario, a una specie insomma di intervallo poco importante tra un tempo “forte” (definizione molto infelice) e l’altro. Il Tempo Ordinario infatti, al pari di ogni altro periodo dell’anno liturgico è un tempo pieno di Cristo e del suo mistero, attuato nel tempo in cui viviamo e celebrato sacramentalmente ogni giorno, e ogni domenica in particolare, come “memoria”, “presenza” e “profezia”. Memoria di quello che il Signore ha fatto, sua presenza reale nella storia di ogni giorno e profezia della sua venuta finale.

IL CANTO D’INGRESSO   
Nelle celebrazioni tutto ha inizio con un canto che ha quattro funzioni ben precise (OGMR* 47): Continua a leggere Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede

Buona domenica! – Santi Pietro e Paolo – Anno A

giovani cv…perché io potessi portare a compimento
l’annuncio del Vangelo
e tutte le genti lo ascoltassero

Dalla seconda lettera di san Paolo apostolo a Timoteo (2Tm 4,17)
SANTI PIETRO E PAOLO APOSTOLI – Anno A

Non siamo soli, nel cammino del discepolato, nella ricerca del Dio di Gesù. Altri fratelli e sorelle, prima di noi, hanno scoperto il volto straordinario del Dio comunione raccontato da Gesù. Nutriti del pane del cammino, possiamo vivere la nostra vita orientandola all’ascolto della parola, costruendo relazioni nuove all’interno della comunità cristiana, colmi di Spirito Santo e luce. Chiudiamo oggi la lunghissima parentesi iniziata con la quaresima e proseguita con la Pasqua.
Ma prima di riprendere in mano il vangelo di Matteo che leggeremo fino a novembre, la liturgia e il calendario ci propongono un simpatico incrocio, ricordando in contemporanea due grandi amici di Dio, due fra i primi testimoni del Signore, due colonne che hanno condiviso avventure e passione per il vangelo, che hanno reso visibile la santità di Dio. Due uomini che hanno passato la vita a confrontarsi, anche aspramente, ma sempre nel rispetto del comune Vangelo. Santi Pietro e Paolo cvDobbiamo, per riscoprirli, toglierli dalle nicchie in cui li abbiamo messi, avere il coraggio di pensare a loro come a delle persone qualunque che hanno avuto Dio in sorte. Perciò ci sono simili. Perciò ci sono necessari.
Pietro, il pescatore di Cafarnao, uomo semplice e rozzo, entusiasta e irruente, generoso e fragile.
Paolo, l’intellettuale raffinato, lo zelante persecutore, il convertito divorato dalla passione. Nulla avrebbe potuto mettere insieme due persone così diverse. Nulla. Solo Cristo.   

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Buona domenica! – SS. Corpo e Sangue di Cristo – Anno A

Corpus Domini cvPoiché vi è un solo pane,
noi siamo, benché molti,
un solo corpo.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi (1Cor 10,17)
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO – Anno A

Una domenica per riflettere su chi è Dio. Una domenica per riflettere su cosa facciamo ogni domenica. Abbiamo bisogno di molto Spirito Santo per capire, per non banalizzare, per lasciarci convertire. Molto. Perché il cuore della presenza di Cristo, quella doppia mensa della Parola e dell’Eucarestia, l’incontro gioioso col risorto che faceva dire ai primi martiri di Abitene: non possiamo non celebrare il giorno del Signore, l’inizio della settimana, il pane del cammino, la cena del Signore ripetuta con fedeltà in obbedienza dai primi secoli, oggi è diventata, quando va bene, stanca abitudine, reiterata cerimonia, perdendo il senso dell’incontro con Dio, la consapevolezza dell’immensa fortuna che abbiamo nell’avere in mezzo a noi la presenza stessa del Signore che si fa pane spezzato, che si dona. Cosa ci è successo? Perché è così difficile partecipare ad una celebrazione in cui si respiri la fede? Perché i nostri preti, invece di parlare della Parola, ci inondano di inutili parole e di astratti concetti teologici, o giocano a fare gli intrattenitori simpaticoni? Perché le persone che abbiamo intorno, troppo spesso, sono solo degli anonimi spettatori con i quali non abbiamo nulla da spartire? Oggi è giorno per tornare all’essenziale, per ridire la fede della Chiesa: noi crediamo nella presenza di Cristo in mezzo alla sua celebrazione eucaristica cvcomunità, nel segno efficace dell’Eucarestia, nella Parola che riecheggia nei nostri cuori.   

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Buona domenica! – Ascensione del Signore – Anno A

cielo cvPerché state
a guardare il cielo?

Dagli Atti degli Apostoli (At 1,11)
ASCENSIONE DEL SIGNORE – Anno A

Il racconto degli Atti, carico della dolente nostalgia che ogni addio porta con sé, descritta mirabilmente dagli occhi dei discepoli rimasti fissi verso il cielo, rafforzato dalle bellissime rappresentazioni degli artisti, può suscitare in noi l’insoddisfazione per la mancanza di una presenza fisica di Gesù che – quella sì! – avrebbe risolto tanti nostri dubbi e problemi. Quante volte abbiamo accarezzato questo desiderio: “Se potessi incontrare Gesù vivo come i suoi discepoli…” In realtà, l’ascensione di Gesù al cielo, cioè il suo entrare con tutta la pienezza della sua esperienza umana nella dimensione divina, è la garanzia della sua presenza accanto a noi.    Continua a leggere Buona domenica! – Ascensione del Signore – Anno A

Buona domenica! – VI di Pasqua – Anno A

cover cvSe mi amate…

Dal Vangelo di Giovanni  (Gv 14,15)
VI DOMENICA di PASQUA – Anno A

Chi accoglie i miei comandamenti e li osserva, questi è colui che mi ama, afferma Gesù. Le sue parole ci ricordano prima di tutto che non si può essere suoi discepoli a parole, ma soltanto a fatti, perché: Non chi dice: Signore, Signore… (Mt 7,21). Ricordarlo ci fa bene in una società dove le parole fioccano, ma i fatti scarseggiano. volontari cvSi pensi a tutte le intemerate contro la corruzione, contro il distacco della politica dalla vita, contro la mostruosa inefficienza della burocrazia… e i fatti che ne sono scaturiti.
Queste parole, però, ci pongono anche un altro problema molto serio: serve ancora accogliere i comandamenti di Gesù – e di conseguenza: servono ancora i cristiani – in una società che ormai sembra averli metabolizzati? Sappiamo infatti che i comandamenti di Gesù si riducono, per sua espressa volontà, in uno soltanto: Questo vi comando: che vi amiate gli uni gli altri (Gv 15,17). Bene! Mai come oggi sono numerose le associazioni che si preoccupano degli altri: telefono azzurro e rosa, medici senza frontiere, associazioni contro la fame nel mondo, contro lo sfruttamento dei bambini, contro la pena di morte e la tortura, contro il cancro e le malattie genetiche. Continua a leggere Buona domenica! – VI di Pasqua – Anno A

Buona domenica! – V di Pasqua – Anno A

camminare cvDel luogo
dove io vado,
conoscete la via…

Dal Vangelo di Giovanni  (Gv 14,4)
V DOMENICA di PASQUA – Anno A

Signore, mostraci il Padre e ci basta, esclama l’apostolo Filippo. Per comprendere il tono e il senso della sua esclamazione è necessario collocarla nel contesto. E’ la sera dell’ultima cena. Prima di uscire dal cenacolo per recarsi nell’orto degli ulivi, Gesù intrattiene i suoi amici con un lungo discorso, carico di tristezza e speranza, di richiami al tempo trascorso insieme, di accenni misteriosi a quello che sta per accadere, e a quello, ancor più misterioso, che per volontà del Padre sarebbe accaduto dopo.
Gli apostoli capiscono che, pur non potendo andare dove il Maestro sta per andare (Gv 13,33), non sarebbero stati lasciati soli, e che la loro tristezza si sarebbe trasformata in gioia (Gv 16.20). Per loro si preparano momenti difficili. Perciò sono preoccupati e frastornati. E’ da questo clima di incertezza che nasce la richiesta quasi perentoria di Filippo: “Mostraci il Padre e ci basta!”. Cioè: faccelo vedere e così capiremo tutto. Continua a leggere Buona domenica! – V di Pasqua – Anno A

Buona domenica! – IV di Pasqua – Anno A

pecore cvConosco le mie pecore
e le mie pecore conoscono me

Dal Vangelo di Giovanni  (Gv 10,14)
IV DOMENICA di PASQUA – Anno A

Al tempo di Gesù le pecore venivano radunate durante la notte e chiuse in un basso recinto fatto di pietre accatastate. A volte, ad aumentare un po’ la sicurezza, di aggiungeva una fila di rovi spinosi, in modo da impedire ai ladri e ai lupi di accedere e di fare scempio del gregge. Il recinto, normalmente, sorgeva nei pressi del villaggio e radunava le pietre di numerosi proprietari. A turno, poi, questi si alternavano per la veglia della notte: si ponevano nell’unica apertura del recinto di pietre e, seduti, si appoggiavano con la schiena ad uno stupite e con le gambe rannicchiate chiudevano il passaggio: diventavano loro stessi la “porta” del recinto.
Impedivano così ai malintenzionati di avvicinarsi. Sul fare del mattino, quando arrivavano i singoli proprietari, bastava una voce per svegliare le proprie pecore che, a questo punto, venivano lasciate passare per andare a pascolare. Avendo ora davanti agli occhi questa immagine capiamo meglio l’allegoria usata da Gesù nel decimo capitolo del pecore2 cvvangelo di Giovanni e che leggiamo ogni anno, dividendola in tre parti, durante la quarta domenica di Pasqua.

LA PORTA
Gesù è quel pastore che passa la notte a vegliare, accovacciato all’apertura del recinto di pietre, diventando egli stesso la porta che lascia passare solo chi ha a che fare con le pecore e tiene lontano i nemici, i briganti, i ladri. Le pecore fanno gola a molti, allora come oggi. Noi pecore, spesso, veniamo coinvolte da persone cui non stiamo a cuore. Dai politici che hanno bisogno del voto dei cattolici, come se esistesse un voto dei cattolici! Da alcuni che pensano sempre di coinvolgere i cristiani a diventare gli infermieri della Storia per tamponare le gravi inadempienze di uno Stato ormai allo sbando. Da coloro che pensano di trarre profitto dalla fede, anche economico, ora che il Papa “tira” e sta diventando un personaggio fin troppo amato. Molti, troppi, si avvicinano a noi con seconde intenzioni, a volte, purtroppo, all’interno della stessa Chiesa. Come i devoti del tempo, i sacerdoti e i farisei, che trattavano le pecore come dei beoti da indottrinare e condurre, come persone senza spina dorsale da usare come specchio del proprio ego spirituale.  Come chi pensa di ottenere un tornaconto dalle pecore, veri mercenari. Continua a leggere Buona domenica! – IV di Pasqua – Anno A

Buona domenica! – III di Pasqua – Anno A

giovani cvGesù Dio lo ha risuscitato
e noi tutti ne siamo testimoni.

Dagli Atti degli Apostoli  (At 2,32)
  III DOMENICA di PASQUA – Anno A

In questa domenica, terza di Pasqua, la proclamazione del brano ci trova con gli occhi pieni delle folle che domenica scorsa hanno gioito per la santità di due cristiani “coraggiosi”, che hanno saputo vivere la loro fede in maniera esemplare – pur essendo di carne e ossa come noi, di carne e ossa come Cleopa e il suo amico – tanto da suscitare grande ammirazione non solo tra i credenti. papi santi cvQueste folle osannanti hanno dato vita a un evento “storico”, “unico”, “emozionante”…, come ci siamo sentiti ripetere dai media e dalle voci più diverse. Ma possiamo accontentarci di questa “eco” mondiale? No. La risonanza si spegnerebbe in pochissimo tempo, magari in attesa di qualche altro cristiano “coraggioso” che susciti la meraviglia delle folle. E’ necessario, invece, che la santità “coraggiosa” – che la provvidenza di Dio ogni tanto fa risplendere in maniera così evidente – diventi l’impegno delle folle dei cristiani, a partire da quelle presenti in san Pietro, di quelle che l’hanno visto in tivù, fino a quelle che l’hanno semplicemente sentito raccontare. Cioè di tutti noi. Questa “festa” per rimanere un “evento” (ciò qualcosa che cambia la vita di chi vi ha partecipato) deve spronarci a portare nella piccola vita di ogni giorno, almeno un po’ del loro coraggio dei due nuovi santi, per avere, almeno un po’, della loro la capacità di dare “testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”. E’ possibile tutto questo per noi piccoli cristiani, feriali? Non è un impegno che supera le nostre deboli spalle? Non è una grandezza che noi possiamo soltanto ammirare, ragazza e bibbia cvringraziando Dio per i pochi che ci riescono?

Deve essere possibile, perché credere in Gesù significa poter ripetere con Pietro: “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni”.
Per avviarci su questa strada, per non accontentarci di essere folla che con orgoglio ammira la santità dei “cristiani” coraggiosi, dobbiamo entrare nella convinzione che la fede in Gesù non è bene da tenere per noi, ma un annuncio da portare. I discepoli di Gesù sono chiamati per essere mandati. E qui entriamo in crisi. Infatti, se ci si chiede più preghiera, più sacramenti, più carità e anche più testimonianza, ci stiamo. Ma se ci si chiede di annunciare il Risorto, non sappiamo cosa fare e nemmeno cosa vuol dire, perché da troppo tempo il compito di “annunciare il Risorto” è stato delegato o riservato ad alcuni cristiani. Quando i cristiani “semplici, feriali” vengono stimolati ad annunciare Gesù, la reazione è sempre la stessa: “Ma come posso annunciare il Risorto, nel palazzo, in ufficio, nel negozio, tra gli amici? Mica mi posso mettere a predicare… Mi tirerebbero addosso tutto quello che trovano in giro”. Purtroppo, il fatto di avere delegato (o di esserci fatti portare via) l’annuncio del vangelo ad alcune categorie di cristiani, ha creato la convinzione che annunciare il Risorto è fare le prediche che sentiamo in chiesa e in ambienti simili. Non è così. Gesù che si accompagna ai due discepoli di Emmaus ci offre indicazioni per un annuncio che può essere fatto in evangelizzare cvtutti i luoghi e in tutte le situazioni.  
Leggiamo il brano non dall’angolo di visuale dei due discepoli delusi e tristi, noi (è giustissimo farlo quando ci capita di essere nella stessa situazione dei. Però non basta), ma di quello di Gesù che si mette accanto a loro, e cerchiamo di imparare da lui.
Gesù si avvicina e cammina con loro. Non irrompe, non pretende il centro della scena. Arriva con discrezione. Non impone il suo passo e la sua direzione. Cammina con loro. E ascolta. Entrato nei loro problemi, non parte con la predica, con il consiglio non richiesto, ma suscita domande: “Che sono questi discorsi che state facendo con il volto triste?”. Fatte emergere le domande spiega, partendo da quello che a loro interessa (quante prediche partono da ciò che interessa a coloro che ascoltano?). Non dà spiegazioni prefabbricate e scontate, da “catechismo”, ma tali da fare ardere il cuore. evangelizzatori2 cvTerminato il dialogo, Gesù non chiede verifiche, non cerca subito il consenso alle sue spiegazioni, né tanto meno pretende cambiamenti immediati di vita: “Adesso tornate a Gerusalemme”. No. Fa finta di andare oltre, perché una presenza è gradita e fruttuosa soltanto se richiesta (se ci si ricordasse di più della manzoniana donna Prassede…). Una volta a tavola con loro, conquistata la loro fiducia e simpatia, non smentisce le parole, ma le conferma con un segno tanto praticato che lo identifica e lo fa riconoscere: lo spezzare il pane, cioè la condivisione, la carità, la gratuità.
Questo percorso di evangelizzatori possiamo farlo con tutti “gli Emmaus” che ogni giorno incontriamo tra coloro con i quali viviamo, lavoriamo, ci relazioniamo  in tutti gli ambienti e in tutte le situazioni. E’ quello che hanno fatto “alla grande” san Giovanni XIII e san Giovanni Paolo II, e che, umilmente, siamo chiamati a fare anche noi.

DON TONINO LASCONI

Foto: 1. archivio Paoline, 2. dal web, 3. 4. 5. S. Mattolini