«Quando fu a tavola con loro, prese il pane, recitò la benedizione, lo spezzò e lo diede loro. Allora si aprirono loro gli occhi e lo riconobbero. Ma egli sparì dalla loro vista. . (Lc 24,30-31)
«Perché siete turbati, e perché sorgono dubbi nel vostro cuore Guardate le mie mani e i miei piedi: sono proprio io!». Dal Vangelo di Luca
È la nostalgia di sempre, Signore: vederti, a tu per tu!
Nostalgia che si mescola alla paura di incontrarti e non riconoscerti, di sentire altri gridare: «Ho visto il Signore».
Stupisce sempre ascoltare il racconto delle tue apparizioni ai discepoli, la semplicità di quell’evento straordinario, la normalità dei tuoi gesti e la concretezza della tua presenza: spezzare il pane, sederti con loro, parlare, lasciarti toccare, accompagnare i discepoli nel cuore della Parola di Dio, della Legge di Mosè e dei profeti. Continua a leggere Signore, come ti riconosceremo? – Buona domenica! – III domenica di Pasqua – anno B→
Gesù Dio lo ha risuscitato
e noi tutti ne siamo testimoni.
Dagli Atti degli Apostoli (At 2,32) III DOMENICA di PASQUA – Anno A
In questa domenica, terza di Pasqua, la proclamazione del brano ci trova con gli occhi pieni delle folle che domenica scorsa hanno gioito per la santità di due cristiani “coraggiosi”, che hanno saputo vivere la loro fede in maniera esemplare – pur essendo di carne e ossa come noi, di carne e ossa come Cleopa e il suo amico – tanto da suscitare grande ammirazione non solo tra i credenti. Queste folle osannanti hanno dato vita a un evento “storico”, “unico”, “emozionante”…, come ci siamo sentiti ripetere dai media e dalle voci più diverse. Ma possiamo accontentarci di questa “eco” mondiale? No. La risonanza si spegnerebbe in pochissimo tempo, magari in attesa di qualche altro cristiano “coraggioso” che susciti la meraviglia delle folle. E’ necessario, invece, che la santità “coraggiosa” – che la provvidenza di Dio ogni tanto fa risplendere in maniera così evidente – diventi l’impegno delle folle dei cristiani, a partire da quelle presenti in san Pietro, di quelle che l’hanno visto in tivù, fino a quelle che l’hanno semplicemente sentito raccontare. Cioè di tutti noi. Questa “festa” per rimanere un “evento” (ciò qualcosa che cambia la vita di chi vi ha partecipato) deve spronarci a portare nella piccola vita di ogni giorno, almeno un po’ del loro coraggio dei due nuovi santi, per avere, almeno un po’, della loro la capacità di dare “testimonianza alla Chiesa e al mondo della bontà di Dio, della sua misericordia”. E’ possibile tutto questo per noi piccoli cristiani, feriali? Non è un impegno che supera le nostre deboli spalle? Non è una grandezza che noi possiamo soltanto ammirare, ringraziando Dio per i pochi che ci riescono?
Deve essere possibile, perché credere in Gesù significa poter ripetere con Pietro: “Questo Gesù, Dio lo ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni”.
Per avviarci su questa strada, per non accontentarci di essere folla che con orgoglio ammira la santità dei “cristiani” coraggiosi, dobbiamo entrare nella convinzione che la fede in Gesù non è bene da tenere per noi, ma un annuncio da portare. I discepoli di Gesù sono chiamati per essere mandati. E qui entriamo in crisi. Infatti, se ci si chiede più preghiera, più sacramenti, più carità e anche più testimonianza, ci stiamo. Ma se ci si chiede di annunciare il Risorto, non sappiamo cosa fare e nemmeno cosa vuol dire, perché da troppo tempo il compito di “annunciare il Risorto” è stato delegato o riservato ad alcuni cristiani. Quando i cristiani “semplici, feriali” vengono stimolati ad annunciare Gesù, la reazione è sempre la stessa: “Ma come posso annunciare il Risorto, nel palazzo, in ufficio, nel negozio, tra gli amici? Mica mi posso mettere a predicare… Mi tirerebbero addosso tutto quello che trovano in giro”. Purtroppo, il fatto di avere delegato (o di esserci fatti portare via) l’annuncio del vangelo ad alcune categorie di cristiani, ha creato la convinzione che annunciare il Risorto è fare le prediche che sentiamo in chiesa e in ambienti simili. Non è così. Gesù che si accompagna ai due discepoli di Emmaus ci offre indicazioni per un annuncio che può essere fatto in tutti i luoghi e in tutte le situazioni.
Leggiamo il brano non dall’angolo di visuale dei due discepoli delusi e tristi, noi (è giustissimo farlo quando ci capita di essere nella stessa situazione dei. Però non basta), ma di quello di Gesùche si mette accanto a loro, e cerchiamo di imparare da lui.
Gesù si avvicina e cammina con loro. Non irrompe, non pretende il centro della scena. Arriva con discrezione. Non impone il suo passo e la sua direzione. Cammina con loro. E ascolta. Entrato nei loro problemi, non parte con la predica, con il consiglio non richiesto, ma suscita domande: “Che sono questi discorsi che state facendo con il volto triste?”. Fatte emergere le domande spiega, partendo da quello che a loro interessa (quante prediche partono da ciò che interessa a coloro che ascoltano?). Non dà spiegazioni prefabbricate e scontate, da “catechismo”, ma tali da fare ardere il cuore.Terminato il dialogo, Gesù non chiede verifiche, non cerca subito il consenso alle sue spiegazioni, né tanto meno pretende cambiamenti immediati di vita: “Adesso tornate a Gerusalemme”. No. Fa finta di andare oltre, perché una presenza è gradita e fruttuosa soltanto se richiesta (se ci si ricordasse di più della manzoniana donna Prassede…). Una volta a tavola con loro, conquistata la loro fiducia e simpatia, non smentisce le parole, ma le conferma con un segno tanto praticato che lo identifica e lo fa riconoscere: lo spezzare il pane, cioè la condivisione, la carità, la gratuità.
Questo percorso di evangelizzatori possiamo farlo con tutti “gli Emmaus” che ogni giorno incontriamo tra coloro con i quali viviamo, lavoriamo, ci relazioniamo in tutti gli ambienti e in tutte le situazioni. E’ quello che hanno fatto “alla grande” san Giovanni XIII e san Giovanni Paolo II, e che, umilmente, siamo chiamati a fare anche noi.
DON TONINO LASCONI
Foto: 1. archivio Paoline, 2. dal web, 3. 4. 5. S. Mattolini
«Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete»
Forma breve Gv 21,1-14
In quel tempo, Gesù si manifestò di nuovo ai discepoli sul mare di Tiberìade. E si manifestò così: si trovavano insieme Simon Pietro, Tommaso detto Dìdimo, Natanaele di Cana di Galilea, i figli di Zebedèo e altri due discepoli. Disse loro Simon Pietro: «Io vado a pescare». Gli dissero: «Veniamo anche noi con te». Allora uscirono e salirono sulla barca; ma quella notte non presero nulla.
Quando già era l’alba, Gesù stette sulla riva, ma i discepoli non si erano accorti che era Gesù. Gesù disse loro: «Figlioli, non avete nulla da mangiare?». Gli risposero: «No». Allora egli disse loro: «Gettate la rete dalla parte destra della barca e troverete». La gettarono e non riuscivano più a tirarla su per la grande quantità di pesci. Allora quel discepolo che Gesù amava disse a Pietro: «È il Signore!». Simon Pietro, appena udì che era il Signore, si strinse la veste attorno ai fianchi, perché era svestito, e si gettò in mare. Gli altri discepoli invece vennero con la barca, trascinando la rete piena di pesci: non erano infatti lontani da terra se non un centinaio di metri.
Appena scesi a terra, videro un fuoco di brace con del pesce sopra, e del pane. Disse loro Gesù: «Portate un po’ del pesce che avete preso ora». Allora Simon Pietro salì nella barca e trasse a terra la rete piena di centocinquantatré grossi pesci. E benché fossero tanti, la rete non si squarciò. Gesù disse loro: «Venite a mangiare». E nessuno dei discepoli osava domandargli: «Chi sei?», perché sapevano bene che era il Signore. Gesù si avvicinò, prese il pane e lo diede loro, e così pure il pesce. Era la terza volta che Gesù si manifestava ai discepoli, dopo essere risorto dai morti.
E anche questa volta carissimo/a catechista sostituisco l’immagine con una serie di immagini e musica. Ti propongo di usare questo video clip per entrare nella vicenda umana e divina di Gesù di Nazareth, uomo, dirà Pietro negli Atti, accreditato da Dio presso di noi, uomo cioè dalle cui parole e gesti abbiamo potuto contemplare il cuore stesso di Dio.
VIDEO-CLIP: Gesù il Signore di P. D’argenio
OBIETTIVO:il video, questa settimana, ci permette di comprendere la Pasqua come un evento strettamente connesso con tutto ciò che Gesù ha detto e operato, lungo le vie della Galilea, della Giudea e delle terre pagane che ha attraversato.
Visualizzate con i ragazzi il videoclip:
E’ importante dare in mano ai ragazzi il testo del canto, così da poter fare una lettura a più livelli.
Si potrebbe per esempio, proiettare prima il video muto e far fare ai ragazzi un primo feedback sulle immagini che ritornano con più frequenza, su quelle che a loro sono piaciute di più o che sembrano più forti e comunicative.
Si potrebbe poi ascoltare solo la traccia audio e dialogare con i ragazzi sui passaggi chiave, trasformandoli in domande aperte attraverso cui provocarli:
1. Conoscete l’opera di Dio? Cosa lui ha fatto e cosa sta continuando a fare oggi?
2. Come ci ha salvato?
3. Chi ha risuscitato Gesù? Ha fatto tutto da solo? – qui il canto dà voce a uno dei passaggi-chiave dell’evento della Risurrezione: Dio Padre ha risuscitato il Figlio. Gesù non ha fatto tutto da solo… non è stato superman! E anche in questo passaggio scontato è utile far emergere come la relazione vera tra Gesù e il Padre si trasforma sempre in vita e dona salvezza.
4. Cosa è successo sulla Croce?
5. Qual è stato lo stile di vita di Gesù?
Tutti questi passaggi, li potrete poi far risuonare e commentare anche dopo aver visto in modo completo il video (immagini e musica).
Vi suggerirei di spendere del tempo e di insegnare questo canto ai ragazzi, perchè credo che sia un canto che, più di tanti altri, riesca a fare sintesi del mistero Pasquale e del Vangelo stesso.
Potrebbe essere imparato bene e proposto come inno per un momento di evangelizzazione. Le parole sono ben dosate e aiutano i ragazzi, e non solo loro, a entrare nel vivo del messaggio di Gesù Cristo, ma anche nello stile di vita e di annuncio che un cristiano dovrebbe acquisire.
Affiancate al video, brani di Vangelo: i miracoli, gli incontri di Gesù, la preghiera, la lavanda dei piedi, la morte e risurrezione.
Leggete poi insieme il Vangelo della Domenica
Aiutare i ragazzi a farne risonanza in gruppo
Trasformate la Parola in preghiera Abbiate come riferimento per la preghiera, la traccia che ho suggerito nel post Liturgia del 7 aprile
Destinatari:adolescenti e giovani
Suggerimenti per la lettura del video clip
a cura di Sr. Mariangela Tassielli, fsp
DaCatechisti Parrocchiali n.4, Aprile 2013:
pag. 6 – 09:Per genitori, bambini e ragazzi, itinerario diversificato per riscoprire la Chiesa come Famiglia in cui mettersi in gioco con i propri doni.
pag. 11 – 12:attività per sottolineare e valorizzare il simbolo dell’olio dell’unzione(LEGGI L’ARTICOLO)
pag.14 – 15: 3 parole da evidenziare: cuore, sequela e gioia
pag. 20 – 21: scheda per realizzare con i più piccoli, un “orologio della preghiera”, per insegnare a concludere la giornata con Gesù
pag. 22 – 25: Il Vangelo nella vita: dinamiche e attività da far vivere ai ragazzi per ogni domenica del calendario liturgico
inserto Ragazzi&Dintorni con rubriche musicali, cinematografiche e tante altre su Il Credo
Tanto altro ancora… 😉
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