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Maria ci ha creduto – Buona domenica! – IV AVVENTO – Anno C

«Benedetta tu fra le donne». (Lc 1,42) 

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Auguri di Natale 2016🎄🎄

E anche quest’anno gli auguri falli con una foto: scegli la tua preferita, scaricala, inviala, condividila con chi ami e sui social!
Siano per tutti auguri di pace, amore, speranza, luce!!!   Continua a leggere Auguri di Natale 2016🎄🎄

Auguri di Natale 🎄🎄🎄

Gli auguri quest’anno falli con una foto: scegli la tua preferita, scaricala, inviala, condividila con chi ami e sui social! Siano per tutti auguri di pace, amore, speranza, luce… misericordia!!!

Natale
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La forza della fragilità – Buona domenica! – IV domenica di Avvento – anno B

«Rallègrati, piena di grazia: il Signore è con te». (Lc 1,28) 

Una piccola e non cosi importante cittadina: Nazaret. Una tra le più vulnerabili e maltrattate creature: la donna. Un senza-diritti (almeno all’epoca): un bambino.

angelo_lopezQuesto Dio sceglie per rivoluzionare la storia e lo fa senza cavalcare il paranormale, senza servirsi di effetti speciali. Entra nella storia attraverso una delle più ordinarie vie: nasce, entra nella natura e ne rispetta i tempi biologici, i ritmi, le leggi. Dio non violenta, mai! Non sfrutta, non mette nulla sotto i piedi della sua volontà. Questa è la straordinaria novità che quel Bambino, adorato come santo, perché santo, ha portato nella storia umana: la salvezza scaturisce da un sì, dal coraggio di una madre che non si è tirata indietro, dalla consapevolezza di una fragilità interamente donata a qualcuno. Questo rende unica Maria e rende tremendamente forte la sua piccolezza; ma rende forti anche tutti i piccoli che non misurano, non calcolano i risultati, non attendono ricompense, ma offrono tutto ciò che hanno: sono mossi dalla sola consapevolezza di essere amati, hanno visto e sentito, hanno conosciuto il Dio della salvezza… Quel Dio che oggi come ieri, a te che senti la vita franare tra le mani, dice: «Non temere, in te, nella tua debolezza voglio nascere, come luce nuova, nelle notti del mondo. Apriti!».    Continua a leggere La forza della fragilità – Buona domenica! – IV domenica di Avvento – anno B

Accogliere Dio! – mantenendo il ritmo dello Step1

Accogliere DIO

Verbo si è fatto carne 

Nuove indicazioni per mantenere il ritmo e continuare l’esercizio dell’ACCOGLIENZA

Esiste ancora la Brocca? Siete riusciti a metterla in casa o in parrocchia? E’ stato il simbolo che vi ha accompagnato?
Prima di aprirci a Dio, è necessario preparare la tenda, fargli spazio, togliere il superfluo, rimuovere tutto ciò che riempie l’anfora/brocca della nostra vita. Se queste parole vi risuonano come nuove, allora vi invito, prima di proseguire la lettura di tornare al passaggio precedente Allenarsi in accoglienza, diversamente possiamo proseguire.

L’esercizio di oggi è semplice e, direi, richiede poco sforzo: accogliere Dio.

Non siete d’accordo? Pensateci bene! E’ lui a rimetterci di più, è lui a perdere, è suo lo sforzo di venirci incontro. Sua è la follia, suo l’amore, sua la vita data per noi, sua la divinità, sua la parola.
Mi chiederete: e noi? E io? Il nostro unico sforzo è: lasciarlo agire.

Se davvero abbiamo iniziato a togliere dalla nostra vita certe incrostazioni, se abbiamo iniziato ad alleggerirla da certe abitudini viziate e così poco lungimirante, se nel nostro cuore inizia a sbocciare il desiderio di un di più… di un non so che di diverso, di un non volersi accontentare delle cose, così come vengono, allora Dio inizia ad avere porte aperte, terreno a disposizione: può agire e iniziare far emergere quel capolavoro che ognuno di noi porta dentro.porta-del-cuore

Dire che lui, Parola, si è fatta carne, è dire qualcosa di grosso che interpella anche la nostra vita. Lui, facendosi carne, si è fatto storia, incontro, evento. Ricordate tutte quelle guarigioni? Nascono sempre da un incontro, da un lasciarsi toccare, da una relazione che accade realmente.

Ma questa non è storia di duemila anni fa. La Parola, Gesù Cristo, continua OGGI a farsi EVENTO REALE anche per noi; continua a INCONTRARCI davvero, e toccandoci cambia la nostra mente, propone ai nostri pensieri possibilità nuove, nuovi orizzonti di comprensione e azione. AVVENTO è il nostro tempo, lo spazio della nostra interiorità, delle nostre convinzioni offerte, aperte a Lui. E allora DUE PROPOSTE per vivere da protagonisti la NOVENA del natale.

…una PROPOSTA per gli ADULTI      Continua a leggere Accogliere Dio! – mantenendo il ritmo dello Step1

Allenarsi in accoglienza – Step1 di “Training di misericordia”

Step1
allenarsi in ACCOGLIENZA

 

L’ESERCIZIO da vivere per tutto il tempo di Avvento e Natale

ACCOGLIERE:
         1. Dio;
         2. l’altro nella sua diversità;
         3. questo tempo storico dandogli un senso.

Il BRANO biblico di riferimento

Lc 1,26-38 – brano dell’annunciazione.

Il coraggio di un Sì che ha sapore di futuro

Pensiamo a Maria di Nazaret, pensiamo a quel momento particolarissimo della sua vita e, se riusciamo, proviamo ad allontanare dalla nostra mente le idee che tanti film ci hanno messo in testa. Nazareth era una città reale, così come Maria era una ragazza reale, carne e ossa, vita e futuro, promessa sposa a un uomo di cui nessuno degli evangelisti scrive che fosse vecchio, ma solo uomo giusto (cioè uomo davvero credente in Dio). Maria e la sua giovane età; Maria e la sua fede nel Dio dei Padri; Maria e la sua attesa del Messia che era la stessa attesa di ogni buon giudeo. Maria e il suo legittimo desiderio di essere sposa e madre amata.   Continua a leggere Allenarsi in accoglienza – Step1 di “Training di misericordia”

Consacrazione a Maria – preghiera e suggerimenti per un incontro con i ragazzi

Madonna di FatimaCarissimi catechisti e animatori, vi raggiungiamo con una proposta da vivere con i vostri ragazzi, nei percorsi di catechesi.

Maria è una presenza importante nel cammino di fede dei nostri ragazzi. E’ colei che, più di ogni altro, è per tutti noi un punto di riferimento nel cammino: è immagine della Chiesa, è icona di docilità, è la madre che supplica e intercede per i suoi figli. La sua vita, nella storia della salvezza, ci dice la determinazione di Dio, la sua passione per l’umanità, il suo vivere nella creatura, facendo della fragile umanità uno straordinario canale di salvezza.

Dobbiamo, con coraggio, riconsegnare ai nostri ragazzi Maria, come sorella e madre nella fede. E dobbiamo consegnare a Maria i nostri ragazzi, perché, da madre, li custodisca e difenda. L’atto di affidamento di Papa Francesco po’ essere un’importante occasione per fare questo.

Vi proponiamo un testo pregato e proposto tempo fa da papa Francesco: potreste pregarlo con i vostri ragazzi.  Continua a leggere Consacrazione a Maria – preghiera e suggerimenti per un incontro con i ragazzi

9 giorni per la pace

Nove giorni: solo nove giorni ci distanziano dal voto del Congresso Americano… voto con il quale il Congresso è chiamato a deliberare sull’attacco degli Stati Uniti al regime siriano di Assad. Non è la legge statunitense a esigerlo, ma è stata esplicita volontà di Barack Obama.

E noi vi proponiamo di riempire questi nove giorni con la preghiera, per ottenere la conversione del cuore dei potenti.

Lo sappiamo: l’attacco è una reazione al terribile crimine contro innocenti che in Siria si è consumato lo scorso 21 agosto. Il mondo è indignato. Tutti lo siamo! Ma nulla ci autorizza a essere peggiori di coloro che condanniamo.

La guerra uccide tutti: toglie la vita ai vinti e la dignità ai vincitori. La pace è un frutto che matura lentamente. L’albero che lo produce si chiama amore. Il terreno su cui cresce, accoglienza.

Preghiamo allora, ogni giorno, fino al nove settembre, perché Maria, madre dell’umanità, ottenga per il mondo la pace. Può essere usata questa preghiera, ma se si riesce meglio sarebbe pregare anche il Rosario.

Per la pace

Cliccando qui potrete leggere la testimonianza di alcune sorelle trappiste che vivono in Siria. La testimonianza ci fa entrare con concretezza in una realtà che spesso guardiamo solo con indifferenza… troppa! 

Buona domenica! – Maria SS. Madre di Dio

«I pastori andarono, senza indugio,
e trovarono Maria e Giuseppe e il bambino,
adagiato nella mangiatoia»

Dal Vangelo di Luca (Lc 2, 16 – 21)
MARIA SS. MADRE DI DIO

Cosa vedono i pastori quando arrivano alla stalla di Betlemme? Un Dio potente che con prodigiosi segni di potenza divina non può non convincere a credere in lui e ad aderire ai suoi insegnamenti e comandi? No. Trovano “il bambino adagiato nella mangiatoia”, assolutamente inerme e bisognoso di tutto. Trovano un segno di estrema debolezza che nel caos del mondo in guerra rischia di scomparire e non essere notato.
Pensando a questa scena di Betlemme narrata nel Vangelo unita al fatto che, come tradizione, il primo giorno dell’anno si prega per la pace, mi è venuto in mente un film di qualche anno fa: I figli degli uomini, di Alfonso Cuaròn.

Il film narra di un futuro prossimo nel quale nel mondo non ci sono più bambini. Da quasi 20 anni, per un misterioso morbo, non ci sono più nuove nascite, e l’umanità invecchia in un crescere di guerre e violenza. La mancanza di speranza nel futuro e la mancanza di nuove vite fa degenerare l’uomo in un vortice di cattiveria insanabile. Ad un certo punto, in modo altrettanto misterioso, una donna partorisce un bambino, il primo dopo anni e anni di non-nascite. Nella scena più drammatica del film, durante un furioso combattimento tra militari e civili all’esterno e all’interno di un palazzo, la giovanissima donna con il bambino è costretta a fuggire, uscendo così allo scoperto. E’ davvero commovente come il regista rappresenta l’improvviso acquietarsi di ogni urla, sparo ed esplosione al passaggio della donna con il piccolo in braccio. Questa passa tra i combattenti che appaiono paralizzati dallo stupore del vedere un piccolo bimbo che piange. Un soldato si fa un segno di croce, quasi a dire la religiosità ritrovata difronte a questo piccolo e la sua mamma. Per qualche minuto il pianto del neonato diventa l’unico rumore, e il mondo in guerra attorno a lui si ferma.

In questa scena ho visto ben rappresentato il senso della preghiera per la pace legata alla contemplazione del bambino nella mangiatoia. Nel bambino Gesù c’è il simbolo della vita nella sua purezza ed essenzialità. E’ solo vita. Non è potenza, ricchezza, giudizio… E’ solo vita.
Gesù bambino è Dio che si propone al mondo con assoluta libertà. E il mondo non è costretto a credere in alcun modo. Gesù nella culla di paglia non obbliga nessuno alla fede, e non impone nulla se non la sua debole presenza.
Benedetto XVI scrive che è proprio nella libertà religiosa la via della pace. Molto spesso la religione in passato (ma, ahimè, talvolta anche oggi) è stata motivo di guerre e violenze. E anche l’ateismo quando è diventato religione assoluta del non-Dio, ha provocato altrettanta violenza e morte.
Gesù nella stalla di Betlemme ci dice che siamo liberi di credere e di non credere. Siamo liberi e nello stesso tempo chiamati a lasciare la libertà a chi ci sta vicino, anche se non crede in quello che noi crediamo.
Anch’io davanti al presepe mi sento libero. Non mi sento costretto da nulla. Ma è proprio in questa libertà che mi sento attratto da Gesù. Sento che la fede in Gesù, che è libera e non posso imporla a nessuno come non è imposta a me, è una strada di pace. Senza il Vangelo mi sentirei perso e prigioniero nella gabbia di piccolezze e violenze che spesso mi condizionano. Nel Vangelo di Gesù ritrovo quella strada che mi aiuta a vivere in pace dentro di me e anche fuori di me, con i fratelli che ho accanto. Davvero nel povero bambino di Maria e Giuseppe ogni violenza trova la sua fine, la speranza riapre le strade della pace.

(DON GIOVANNI BERTI)

45ª Giornata Mondiale della Pace

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Buona domenica! – Natale del Signore

«Un bambino è nato
per noi, ci è stato
dato un figlio»

Dal libro del profeta Isaia (Is 9,1-6)
NATALE DEL SIGNORE

Ci siamo. Ci siamo preparati, abbiamo percorso il sentiero dell’avvento, abbiamo lasciato che la Parola ci conducesse, che illuminasse questi tempi fragili, questi momenti inquieti, che ci donasse una speranza ora che tutti usano parole forti come crisi, fallimento, sacrifici
Chi ci può veramente salvare?
Gli organismi internazionali, certo, che devono trovare il modo di uscire fuori dalla dittatura dei mercati, dalla follia di un’economia che condiziona le nostre scelte, dall’ineluttabilità di un capitalismo senza freni, senza regole, senza misura.
Ma quella salvezza non ci è sufficiente; necessaria, certo, per vivere dignitosamente del frutto del nostro ingegno e del nostro lavoro, ma ben altra è la salvezza di cui abbiamo bisogno.
Cesare Augusto, grazie alla sua abile politica, inaugurò l’epoca d’oro della pax romana e la sua venuta fu salutata come un segno di abbondanza per tutto l’Impero. Il 23 settembre, data della sua nascita fu festeggiato come l’inizio dell’anno solare. Fu proclamato salvatore di ogni uomo. E proprio sotto il suo Impero, in un oscuro villaggio di pastori, una giovane coppia della Galilea fa nascere il suo primogenito, il Salvatore. Quello vero.

DISINTOSSICARSI
Vorrei tanto che la crisi ci portasse almeno un buon risultato: quello di riportarci all’essenziale, di farci tornare al significato profondo di quello che stiamo vivendo, quello di riprenderci il Natale, svenduto dai cristiani alla fiera dei buoni sentimenti. E senza combattere.
L’atmosfera che circonda il Natale ci emoziona, ed è inevitabile che sia così. Ma è giunto il momento di lasciare che oltre all’emozione sia la teologia a parlare al nostro cuore. Crediamo di sapere tutto degli eventi. Forse bisogna avere il coraggio di azzerare i nostri ricordi, la nostra fantasia, per tornare a quella sera.

ACCADDE CHE
Una giovane coppia giunge a Betlemme
, la città che ha visto nascere il re Davide.
È un censimento ad averli portati laggiù, forse un censimento regionale, un modo che, da sempre, i potenti hanno di manifestare la loro autorità.
La donna aspetta il suo primogenito e viene accolta in casa di qualche parente (inimmaginabile che fossero rifiutati con il senso sacro dell’ospitalità nel mondo orientale!), ma per tutelare il suo pudore partorisce nel retro della casa, normalmente costituita da un unico vano, là dove si custodivano gli animali di piccola taglia e le derrate alimentari, la cassaforte di ogni abitazione.
La scena si sposta all’esterno, da un gruppo di pastori che passano le giornate e le notti, da marzo ad ottobre, nei brulli pascoli della Giudea. Non i pastorelli dei nostri presepi, ma persone poco raccomandabili indurite dal lavoro, che rabbini del tempo paragonano ai pubblicani, considerati bugiardi (non potevano testimoniare ad un processo) e inaffidabili. Loro ricevono l’annuncio: gli sconfitti, i perdenti, i condannati.
Non i sacerdoti di Gerusalemme, tutti presi dal funzionamento del ricostruito tempio per aspettare davvero un messia inopportuno. Non Erode, che ha ottenuto il trono con determinazione e ferocia, e che vede nel Messia un pericoloso concorrente. Non la brava gente di Gerusalemme, tutta presa dalla quotidianità.

ACCESSIBILITA’
La ragazza partorisce, lava il bambino, lo avvolge nelle fasce, lo depone nella mangiatoia. Nessuna lucina misteriosa, nessun prodigio, nessun effetto speciale. Dio nasce come ogni bambino, la salvezza ci giunge nel più banale dei modi. E i pastori cercheranno una mangiatoia per riconoscere il Messia. E gli astronomi una stella. Dio si fa incontrare là dove siamo, parla ai nostri cuori con il linguaggio che conosciamo.
È il nostro sguardo che cambia, è la luce del nostro cuore che sa vedere al di là dell’apparenza. Ecco il nostro Dio: è un neonato con i pugni chiusi e la pelle arrossata, gli occhi che mal sopportano la luce e la piccola bocca che cerca l’acerbo seno della madre. È un bambino impotente, fragile, che va lavato e scaldato, cambiato e baciato, ed è tenuto a contatto della pelle ruvida del padre, Giuseppe, che lascia l’emozione inumidirgli gli occhi per poi tornare alla concretezza di una situazione problematica.
Non dona, chiede, non ha deliri di onnipotenza, ha svestito i panni della regalità, li ha deposti ai piedi della nostra inquieta umanità. Non gli angeli, ma una ragazza inesperta e generosa si occupa di lui.
Vorrei un Dio che mi risolvesse i problemi, non un Dio che me li crea.
Vorrei un Dio potente e forte, non un neonato bisognoso di tutto.
Vorrei un Dio più efficiente, non perdente. Schierato con i forti, non difensore dei deboli. Vorrei qualche effetto speciale, così, per convincermi.
E invece.

BUON NATALE
Che Dio nasca nel mio cuore
, nel tuo, amico lettore. Il Dio vero, non quello dei nostri deliri, delle nostre vane aspirazioni. Il Dio che condivide con i poveri, che salva chi pensa di essere perduto.

(PAOLO CURTAZ)

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