L’invito è per tutti i Giovani Campani fino a 30 anni, disposti a mettersi in ascolto di Dio alla ricerca della propria vocazione !
L’esperienza è guidata da un’equipe che vuole esprimere la varietà dei carismi nella chiesa: Don Emilio Salvatore (Sacerdote diocesano), Suor Mariangela Tassielli (Figlie Di San Paolo),Fra Francesco Piccolo (Frati Minori).
Disponiamo dunque il nostro cuore ad essere “terreno buono” per ascoltare, accogliere e vivere la Parola e portare così frutto.
Quanto più sapremo unirci a Gesù con la preghiera, la Sacra Scrittura, l’Eucaristia, i Sacramenti celebrati e vissuti nella Chiesa, con la fraternità vissuta,
tanto più crescerà in noi la gioia di collaborare con Dio
al servizio del Regno di misericordia di verità, di giustizia e di pace.
E il raccolto sarà abbondante, proporzionato alla grazia che con docilità avremo saputo accogliere in noi.
“Fino a quando un fratello, condannerà a morte l’altro fratello non ci sarà futuro per l’amore!”
E’ da giorni che questa frase mi rimbalza nel cuore. La interrogo, prego con lei, resto silenziosamente in sua compagnia, ma quando mi imbatto in certe affermazioni, post, link e altro di simile, le sue parole diventano come un ferro rovente… mi fanno male. Continua a leggere La FEDE: tra la puzza della condanna e il profumo dell’amore→
Dal vangelo secondo Luca (Lc 15, 20) XXIV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – Anno C
Facciamoci bene i conti in tasca, amici, Gesù pretende di essere più grande della più grande e intensa gioia che umanamente siamo in grado di provare. Così, al discepolo che, ascoltando l’immensa sete di infinto che pulsa nel cuore, e la nostalgia pungente del Tutto, Gesù propone un cammino verso una scoperta inattesa: il vero volto di Dio.
IL NOSTRO PICCOLO DIO Tutti abbiamo un’idea di Dio, per credergli o per rifiutarlo. Tutti abbiamo una spontanea, inconscia, sorgiva idea di Dio, una specie di religiosità connaturale nel nostro imprinting. Un’idea di Dio in cui credere. O non credere. Mediamente, però, l’idea di Dio che abbiamo è approssimativa, e neppure troppo simpatica. Dio esiste, certo, per carità, è anche potente, ma incomprensibile nelle sue discutibili scelte. Andiamo, siate onesti: non avete mai pensato di fronte all’idiozia degli uomini, che voi avreste fatto meglio nel governare il mondo? Che Dio dovrebbe almeno fermare le guerre? Proteggere i deboli? Che quella madre di famiglia divorata dal cancro è una clamorosa stupidaggine divina? Che, insomma, se Dio c’è perlomeno è pigro o incomprensibile?
Quanta strada l’uomo ha fatto per convertire il proprio cuore! La storia di Israele è la scoperta del vero volto di Dio, della misericordia, il cuore stesso di Dio. Nella splendida pagina dell’Esodo che abbiamo letto, Dio si accorge di essere stato troppo fiducioso nei confronti di questo popolo di schiavi, e decide di rinunciare e di ricominciare. Mosè lo sfida e rifiuta di seguirlo: tra Dio e il popolo Mosè sceglie il popolo! E Dio si stupisce e cambia idea. Continua a leggere Buona domenica! – XXIV del Tempo Ordinario – Anno C→
Dal Vangelo di Luca (Lc 7, 11-17) X DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – Anno C
Chiudiamo la lunga parentesi iniziata con la Quaresima e proseguita col Tempo Pasquale. Un tempo straordinario che ci ha visti accogliere il nuovo papa Francesco che ha dato e sta continuando a dare energia e forza alla Chiesa. Abbiamo riflettuto sul mistero di Dio e sul dono dell’Eucaristia e ora riprendiamo con gioia interiore il cammino del tempo ordinario interrotto poco dopo febbraio. Luca ci accompagna, lo scriba della mansuetudine di Cristo. Fantastico! Non fosse per il vangelo che ci aspetta.
NAIN Veniva portato alla tomba un morto, unico figlio di una madre rimasta vedova. L’inizio del brano di oggi raggela, ci obbliga ad abbassare lo sguardo. Con il sorriso sulle labbra per la buona notizia pasquale ci scontriamo con la drammatica e insostenibile scena di un funerale. Figlio unico di madre vedova. Sembra l’inizio di un film horror. Nain, in ebraico significa la deliziosa. Gesù entra e la folla esce. Esce dalla delizia. Esce dalla festa. E si scontra con la realtà insostenibile. Come la vedova di Sarepta di Sidone della prima lettura che, pure, ha accolto il profeta e ha condiviso le sue misere risorse. Ma, ora, anche lei fa i conti col demone della morte e, quel che è peggio, col suo senso di colpa. Forse è stato Dio a punirla a causa di un non meglio specificato peccato di gioventù. E Dio, vedendo quel profeta santo, ha preso le distanze e le ha ucciso il figlio. Questo pensa la madre affranta. Quanti, ancora oggi, pensano che la morte sia una punizione divina. Non può accettare questo strazio, Elia, e quasi obbliga Dio ad intervenire. No, la morte non è mai una punizione, non scherziamo.
SIGNORE
Luca parla di Gesù: ha compassione, tocca la salma (contaminandosi), invita il ragazzo ad alzarsi. Cioè a risorgere. Per la prima volta nel suo vangelo Luca chiama Gesù col titolo Signore, Kyrios, il titolo che rimanda a Dio. Gesù dimostra la sua identità donando la vita piena, la vita vera. E il suo sentimento, in greco, è reso da un verbo che Luca riserva a Gesù: una compassione viscerale. No, Dio non è un indifferente, è il misericordioso, il compassionevole. Perché la morte, allora? Non lo dice Luca, né la Bibbia. Ma annuncia una notizia sconcertante: il ragazzo non solo è rianimato, donato alla madre per qualche anno ancora. È risorto, per sempre vivente, come diventiamo noi discepoli quando accogliamo la vita eterna, cioè la vita dell’Eterno in noi. Tutta la pagina è impregnata di fede: la vedova, l’umanità dolente, vede il fanciullo risorgere. Siamo immortali. No, certo, questo non allevia lo strazio di chi perde un figlio, non scherziamo. Ma offre un orizzonte infinito, un senso alla vita e alla morte, la vita dell’Eterno che già scorre nelle nostre vene.
ALLORA
La morte di un figlio. Come possiamo immaginare un dolore più grande? Una madre vedova che seppellisce l’unico figlio. Luca presenta Gesù come l’unico che ridona vita alla nostra quotidianità. Davanti al miracolo della risurrezione del figlio unico della madre vedova a Naim, davanti al volto di un Dio che non punisce ma si commuove e salva, la folla si lascia andare a questo giudizio entusiasta: Dio visita il suo popolo. Sì, davvero il Signore è venuto a visitare il suo popolo.
Non capiamo la ragione ultima della morte, tanto meno della morte di un giovane che, ai nostri occhi, appare ingiusta e orribile. Ma il vangelo ci invita a superare lo sconcerto: nonostante ci siano delle cose che non capiamo, Dio è buono e misericordioso. Ogni volta che compiamo un gesto che ridona vita, la folla si accorge che Dio visita il suo popolo. Ogni volta che come credenti compiamo gesti profetici di luce, rendiamo testimonianza all’azione salvifica di Dio. Dare vita nelle piccole cose, nel quotidiano, nell’accoglienza dei ragazzi al catechismo, nella preghiera gioiosa e piena di fede, nell’affrontare la vita con onestà e trasparenza, con fede cristallina… tutto ci porta a testimoniare che siamo pieni di vita perché Dio ci ha ridato vita in Gesù Cristo. Che le nostre comunità, radunate oggi nel proclamare la propria fede, siano continuamente capaci di ridare vita a chi incontrano! Che il fanciullo che c’è in noi, il giovane che sa sognare e credere e che troppo spesso mortifichiamo, si rialzi.
(PAOLO CURTAZ)
Vivere la vita Gen Verde in E’ bello lodarti(Città Nuova 1987)
La Beatitudine che ci accompagnerà in questo ultimo scorcio di tempo pasquale, verso la Pentecoste e oltre, è la beatitudine dei puri di cuore: “Beati i puri di cuore, perché vedranno Dio” Mt 5,8. Due saranno i compagni di viaggio: Giovanni, il discepolo amato, e Tommaso... che non definisco perché preferisco proporvi in una nuova prospettiva.
Chi sono coloro che possono vedere Dio? Oggi Gesù, a noi, riproporrebbe questa beatitudine? Perchè qualcuno dice di vedere Dio e altri non lo vedono, pur desiderandolo? La beatitudine dei puri di cuore sembra dare una soluzione per uno dei desideri e delle domande che abita, da sempre, ogni cuore umano: vedere Dio…
Ma si può?
E’ importante che il tuo cammino sia scandito da questi due passaggi. Ascoltare il video potrebbe non bastare. Sottolinea quei passaggi della catechesi per te importanti trasformandoli in esercizi concreti da vivere personalmente perché la fede diventi vita vissuta. Vivere poi un momento di preghiera è la tua possibilità più preziosa e feconda per incontrare Dio e metterti in suo ascolto.
Il percorso può essere vissuto personalmente o condiviso con amici, familiari o in parrocchia.
Ricorda che per una migliore proiezione, puoi scaricare il video sul tuo pc.
I tuoi strumenti di viaggio:
la Bibbia per seguire direttamente il testo, ampliandone il contesto
un quaderno per appuntare quei passaggi che ogni step ti chiede di vivere e che può diventare un’importante memoria del tuo percorso con Dio.
La fede diventi una risposta di vita piena e felice.
Buon cammino!
Video – catechesi
Maria donna dello Spirito Preghiera conclusiva
Maria, donna dello Spirito, in te l’amore di Dio ha trovato casa, nella tua docilità ha fatto germogliare la vita e nel tuo Sì incondizionato ha dischiuso per noi il mistero di Dio.
Entra con noi, madre del Signore, nel mistero dell’amore totale che si è fatto dono. Cammina con noi, madre dell’umanità lungo le vie della felicità che il Vangelo ci propone. Fermati con noi, sorella nel credere, quando le nostre paure ci rallentano e spingici oltre ogni umano limite quando la voce del Signore ci chiama a percorre nuove e inaudite vie di dono.
Madre in cui lo Spirito ha trovato casa: prega con noi. Madre in cui lo Spirito ha generato l’impossibile: prega su di noi. Madre in cui lo Spirito ha fatto nuova ogni cosa: prega per noi.
Invocando Maria, ognuno senta di essere in comunione ecclesiale, con tutti i fratelli e sorelle che in ogni parte del mondo, lodano e danno gloria al Padre, in Gesù Cristo nostro Signore. Lo Spirito inondi la nostra vita di Dio!
Felicità e Vangelo
sono un connubio esplosivo e rivoluzionario
che ancora in molti preferiscono tenere disinnescato.
L’unico vero pericolo nell’innescarlo è di essere travolti
da radiazioni di amore e solidarietà universale,
che riconoscono nell’altro,
null’altro se non riflessi intensi del volto di Dio.
Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.
Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:
Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro:Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 10, 27-30) IV DOMENICA DI PASQUA – Anno C
Oggi parliamo di pastori, come ogni quarta domenica di Pasqua. Gesù si propone come pastore cosa che non stupisce in un paese in cui la pastorizia era una delle principali fonti di sussistenza. Ed è l’occasione, nella Chiesa, per interrogarci su chi è Chiesa e su come, in questa Chiesa, ognuno abbia delle responsabilità reciproche e sul fatto che alcuni fratelli siano chiamati a indicare il Pastore e a radunare attorno a lui il gregge. La vita è un tempo che ci è dato per imparare ad amare. Scoprirsi amati da Dio scoprire in lui la sorgente dell’amore è l’esperienza più bella che possiamo fare e questa esperienza è il cuore dell’annuncio della Chiesa. Anche in tempi difficili come quelli che stiamo vivendo (ma esistono tempi “facili”?). Oggi vogliamo ascoltare la parola del Pastore, l’unico, che ci incoraggia e ci sprona ad avere fiducia nel Padre.
PASTORE GRINTOSO Tutti pensiamo al pastore che va in cerca della pecora che si è persa e che la riporta caricandosela sulle spalle. Immagine dolcissima e commovente che ci consegna Luca e che, in trasparenza, svela l’esperienza interiore dell’evangelista. Ma il pastore di Giovanni, quello di cui si parla nel Vangelo di oggi, assume altre caratteristiche: è duro e determinato e lotta strenuamente per difendere il gregge dai lupi e dai mercenari. Un pastore che veglia, che lotta, disposto a dare la propria vita per la salvezza del gregge, diversamente da come fanno i pastori per professione. Gesù ci sta dicendo che siamo nelle sue mani, in mani sicure, che nessuno ci strapperà mai dal suo abbraccio, che solo in lui riceviamo la vita dell’Eterno. Ma per seguirlo occorre ascoltarlo e riconoscere la sua voce, cioè frequentare la sua Parola, meditarla assiduamente. Quella Parola che diventa segno della sua presenza, che illumina ogni altro segno della presenza del Risorto.
UDITORI Diventare adulti nella fede significa scoprire ciò che Gesù dice: nulla mai ci potrà allontanare dalla mano di Dio. Gesù ci tiene per mano, con forza. Ci ama, come un pastore capace, come qualcuno che sa dove portaci a pascolare. Non come un pastore pagato a ore, ma come il proprietario che conosce le pecore ad una a una. Siamo stati comprati a caro prezzo dall’amore di Cristo. Perché dubitare della sua presenza? Nulla mi può separare dalla sua mano. La fonte della fede,l’origine della fede è l’ascolto. Ascolto della nostra sete profonda di bene e di luce. Ascolto della Parola che Gesù ci rivolge svelando il Padre. Questo ascolto ci permette di ascoltare la nostra vita in maniera diversa, di mettere il Vangelo a fondamento delle nostre scelte. Ci conosce, il Maestro. Conosce il nostro limite, la nostra fatica, ma anche la nostra costanza e la gioia che abbiamo nell’amarlo. E Gesù, oggi, ci esorta: niente ti strapperà dal mio abbraccio. Non il dolore, non la malattia, non la morte, non l’odio, non la fragilità, non il peccato, non l’indifferenza, non la contraddizione di esistere. Nulla. Nulla ci può rapire, strappare, togliere da Lui. Siamo di Cristo, ci ha pagati a caro prezzo. Siamo di Cristo.
PASTORI NEL PASTORE Sono tempi grandiosi, per la Chiesa. La Quaresima che abbiamo appena vissuto ha visto la rinuncia di Benedetto (che, come previsto, fa esattamente ciò che ha detto di voler fare: si nasconde e prega per noi!) e l’accettazione di Francesco, diretto ed evangelico, che ha ridato grande speranza a tutti i discepoli. Molti perdono fiducia nella Chiesa e nei suoi pastori, guardando alle mele marce (che necessitano della nostra preghiera, ma anche di essere fermate) e scordando le centinaia di migliaia di preti, di catechisti, di religiosi che vivono con generosità e correttezza il loro ministero. Questa domenica, dedicata alla preghiera per i pastori, diventa, quest’anno, densa di significato e di coinvolgimento. È questo il momento di pregare per i nostri pastori, questo il momento di fare penitenza, di andare all’essenziale. Di chiedere preti santi, a immagine del Santo. Quanta sofferenza mi raccontano i miei fratelli, persone trasparenti, evangeliche, veramente avvinte dal Signore, travolti dalle cose da fare, spesso ingabbiati in una struttura e nelle attese della gente che li considera dei funzionari e non dei fratelli nella fede! A loro papa Francesco ricorda:
Chi non esce da sé, invece di essere mediatore, diventa a poco a poco un intermediario, un gestore. Tutti conosciamo la differenza: l’intermediario e il gestore “hanno già la loro paga” e siccome non mettono in gioco la propria pelle e il proprio cuore, non ricevono un ringraziamento affettuoso, che nasce dal cuore. Da qui deriva precisamente l’insoddisfazione di alcuni, che finiscono per essere tristi, preti tristi, e trasformati in una sorta di collezionisti di antichità oppure di novità, invece di essere pastori con “l’odore delle pecore” – questo io vi chiedo: siate pastori con “l’odore delle pecore”, che si senta quello.
È questo il tempo della preghiera e della conversione. È l’intero corpo che soffre e l’intero corpo deve guarire, purificandosi, facendo penitenza. Con sguardo profetico e spirituale, papa Francesco invita tutti noi ad accettare questo momento non per chiuderci a riccio, o lamentarci, o metterci sulle difensive, ma per stringere, forte, la mano del Signore. Nulla ci può rapire dalla sua mano. Anche se siamo un gregge testardo, incoerente, spelacchiato, il Signore non ci abbandona. Ancora per dire e per dirci che la Chiesa non è il popolo dei perfetti, ma dei perdonati. Non il popolo dei giusti, ma dei figli.
(PAOLO CURTAZ)
21 aprile 2013 GIORNATA MONDIALE DI PREGHIERA
PER LE VOCAZIONI Le vocazioni, segno della Speranza fondata sulla Fede (Spe Salvi, 34)
La Beatitudine che ci accompagnerà in questo tempo pasquale è la beatitudine della misericordia: “Beati i misericordiosi perché troveranno misericordia” Mt 5,7. Amoree felicità si toccano e si provocano reciprocamente nel dono. Può esistere felicità senza amore? E può l’amore, anche quando chiede rinunce e scelte, non generare una felicità piena? La misericordia ci porta nel cuore stesso di Dio, ci permette di scoprire il suo nome, la sua più vera identità, il suo raggiungerci in ogni situazione di vita.
Ma oggi cosa significa vivere nello stile della misericordia?
E’ importante che il tuo cammino sia scandito da questi due passaggi. Ascoltare il video potrebbe non bastare. Sottolinea quei passaggi della catechesi per te importanti trasformandoli in esercizi concretida vivere personalmente perché la fede diventi vita vissuta. Vivere poi un momento di preghiera è la tua possibilità più preziosa e feconda per incontrare Dio e metterti in suo ascolto.
Il percorso può essere vissuto personalmente o condiviso con amici, familiari o in parrocchia.
Ricorda che per una migliore proiezione, puoi scaricare il video sul tuo pc.
I tuoi strumenti di viaggio:
la Bibbia per seguire direttamente il testo, ampliandone il contesto
un quaderno per appuntare quei passaggi che ogni step ti chiede di vivere e che può diventare un’importante memoria del tuo percorso con Dio.
Il tempo pasquale diventi per tutti noi un tempo in cui donare misericordia.
Buon cammino!
Video – catechesi
Maria donna della Risurrezione Preghiera conclusiva
Maria, donna della Risurrezione hai accolto il Cristo Signore nel tuo grembo, lo hai accompagnato lungo le vie dell’annuncio, lo hai sostenuto nella sofferenza della croce, sei ridiventata grembo di quel corpo crocifisso e hai visto, nella notte della fede, risorgere l’amore.
Insegnaci la forza e la determinazione della speranza, non permettere ai nostri piedi di sostare increduli davanti al sepolcro, ma aiuta gli occhi nel nostro cuore a guardare oltre il vuoto di bende senza corpo, a sentire interiormente la voce di colui che, risorto, dice: “Non temere, io sono con te”.
Cammina con noi, donna della Risurrezione e insegnaci a gioire del poco e del semplice; insegnaci a seminare la speranza
e a non calpestare i suoi germogli; donaci il coraggio dell’amore che è tenerezza,
perdono, stima, dono gratuito della propria vita.
Maria, rendici uomini e donne di Risurrezione, per diffondere nel nostro mondo
il profumo della vita nuova,
che è Cristo Salvatore. Amen
Invocando Maria, ognuno senta di essere in comunione ecclesiale, con tutti i fratelli e sorelle che in ogni parte del mondo, lodano e danno gloria al Padre, in Gesù Cristo nostro Signore. Lo Spirito inondi la nostra vita di Dio!
Felicità e Vangelo
sono un connubio esplosivo e rivoluzionario
che ancora in molti preferiscono tenere disinnescato.
L’unico vero pericolo nell’innescarlo è di essere essere travolti
da radiazioni di amore e solidarietà universale,
che riconoscono nell’altro,
null’altro se non riflessi intensi del volto di Dio.
Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.
Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:
Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro:Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline
In quel tempo, Gesù si avviò verso il monte degli Ulivi. Ma al mattino si recò di nuovo nel tempio e tutto il popolo andava da lui. Ed egli sedette e si mise a insegnare loro.
Allora gli scribi e i farisei gli condussero una donna sorpresa in adulterio, la posero in mezzo e gli dissero: «Maestro, questa donna è stata sorpresa in flagrante adulterio. Ora Mosè, nella Legge, ci ha comandato di lapidare donne come questa. Tu che ne dici?». Dicevano questo per metterlo alla prova e per avere motivo di accusarlo.
Ma Gesù si chinò e si mise a scrivere col dito per terra. Tuttavia, poiché insistevano nell’interrogarlo, si alzò e disse loro: «Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei». E, chinatosi di nuovo, scriveva per terra. Quelli, udito ciò, se ne andarono uno per uno, cominciando dai più anziani.
Lo lasciarono solo, e la donna era là in mezzo. Allora Gesù si alzò e le disse: «Donna, dove sono? Nessuno ti ha condannata?». Ed ella rispose: «Nessuno, Signore». E Gesù disse: «Neanch’io ti condanno; va’ e d’ora in poi non peccare più».
Per te catechista, che scegli di usare anche l’immagine per aiutare i tuoi ragazzi a entrare nel dinamismo del Vangelo.
OBIETTIVO: guardare, faccia a faccia, l’agire di Gesù, i sentimenti del cuore umano, il peccato e la misericordia
Leggete con i ragazzi l’immagine:
Guardate con i ragazzi l’immagine, apparentemente lontana, in ciò che ritrae, dal vangelo proposto. Non siamo in riva al lago, come già altre volte era accaduto, eppure l’immagine ci riporta proprio lì, sulla spiaggia, per sporcarci con la sabbia e lasciarci raggiungere dalla risacca delle onde. Perché la sabbia? Perché quel mare?
C’è un elemento, spesso riportato da molti come una misteriosa incognita: Gesù scrive con il dito per terra. Non sappiamo cosa abbia scritto, né alcuni ritengono questo gesto essenziale… eppure gli evangelisti lo hanno riportato, descrivendolo con estrema precisione.
I biblisti fanno notare un dato interessante: alcuni profeti, come Geremia, annunciano al popolo che Dio scrive il peccato nella polvere, perché il vento possa disperderlo e non ne resti traccia alcuna.
Ecco svelato il senso dell’agire di Gesù. Lui, che dell’amore del Padre è la rivelazione massima, proprio lui vive, di fronte al concreto peccato di una peccatrice colta in flagrante, lo stesso atteggiamento che Dio ha vissuto verso il peccato del suo popolo. Gesù scrive nella polvere il peccato perché il vento possa disperderlo per sempre.
Per questo l’immagine ci riporta sulla spiaggia, per scoprire l’atteggiamento concreto di Dio verso il nostro errore, il nostro peccato, le nostre cadute, le fragilità. L’amore di Dio continua ad aleggiare su ogni acqua, il sole di Dio continua a far risplendere ogni vita, perché su tutto e per tutti, Dio diffonde amore.
Non è la dimenticanza a far sì che il peccato sparisca, ma è l’amore che spinge e motiva il perdono.
Dio ricorda il nostro peccato, lo conosce, lo denuncia, lo combatte in nome della vita, ma questo non impedisce il perdono. Dio si china, come Gesù, sulla nostra povertà per risollevarci, per chiederci di uscire dalle vie che uccidono l’amore.
Gesù, scrivendo per terra, chiede anche a noi di piegarci, di rientrare in noi stessi e guardare il nostro peccato, le nostre personali paure e fragilità. Con Lui, dobbiamo andare sulle rive di quel lago, dove lui continua a chiamare ancora oggi, a sussurrare nuove vie, a proporre un nuovo amore da vivere e da donare.
Il nostro peccato è scritto sulla sabbia, pronto a essere dissolto, per sempre, dal soffio dell’amore di Dio.
Leggete insieme il Vangelo
Aiutate i ragazzi a farne risonanza in gruppo
Trasformare la Parola in preghiera Insieme: Dio nostro Padre, tu hai mandato il tuo Figlio, Gesù, a spezzare il cerchio del giudizio impietoso, dell’accusa implacabile che ci tiene legati al nostro peccato. Il perdono che ci doni ci offre la possibilità di una vita nuova nel tuo Spirito. Amen [R. Laurita]
Destinatari:adolescenti e giovani
Suggerimenti per la lettura dell’immagine
a cura di Sr. Mariangela Tassielli, fsp
DaCatechisti Parrocchiali n.2, Febbraio 2013:
pag. 6 – 11:Per genitori, bambini e ragazzi, itinerario diversificato per capire e raccontare Gesù Risorto
pag. 12 – 13:Una scheda per realizzare con i ragazzi il Cero pasqualeSimbolo di Cristo risorto
pag.16 – 19:La lode del mattino
pag. 18 – 20: – Via Crucis
pag. 21 – 25: Il Vangelo nella vita: dinamiche e attività da far vivere ai ragazzi
inserto Ragazzi&Dintorni con rubriche musicali, cinematografiche e tante altre su Il Credo
Tanto altro ancora… 😉
Segui anche la nostra rubrica:BuonaDomenica!– Riflessioni sul Vangelo domenicale per prepararsi a vivere nel migliore dei modi l’incontro con Gesù eucaristia. Online ogni sabato mattina!
E se vuoi vedere i nostri sommari, le novità e leggere alcuni articolo vai sul minisito Paoline
«Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,
era perduto ed è stato ritrovato»
Lc 15,1-3.11-32
In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».
Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio.Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».
Per te catechista, che scegli di usare anche l’immagine per aiutare i tuoi ragazzi a entrare nel dinamismo del Vangelo.
OBIETTIVO: aiutare i ragazzi a scoprire cosa significa misericordia, che nella parabola viene detta con quel “ebbe compassione“… e non solo. MISERICORDIA: termine spesso abusato, ma il più delle volte non pienamente compreso nelle sue più dirette conseguenze. Molto spesso, negli incontri di catechesi con i preadolescenti e/o adolescenti a parole si annuncia un Dio buono e poi si arriva spesso a minacciare i ragazzi se si assentano o se non sono presenti a Messa. Questi atteggiamenti contraddicono con i fatti, ciò che le parole annunciano. Se Dio è buono lo è sempre, anche quando i nostri ragazzi, come il figlio della parabola prendono le distanze da lui. Riflettere su questo, in questa IV Domenica di Quaresima, mi auguro che possa aiutarci a riempire di misericordia anche il nostro agire pastorale.
Leggete con i ragazzi l’immagine:
L’immagine che vi propongo è costruita, non casualmente, su un particolare del celebre dipinto di Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo (1668).
L’artista chiamava prodigo il figlio, perché capace di dare con abbondanza (sperperando) i beni ricevuti come eredità. Noi oggi chiamiamo “prodigo” il padre perché la parabola punta a uno scopo ben preciso: far emergere l’abbondanza con cui il padre “distribuisce” amore… un’abbondanza definita “spreco” dal figlio maggiore.
Il particolare mette in primo piano l’abbraccio del padre: quelle mani buone che diventano per il figlio una casa sicura e accogliente.
Ma il senso della misericordia è simbolicamente rintracciabile in quella testa praticamente avvolta nel grembo dell’anziano uomo. In ebraico, infatti il termine misericordia è riportabile al senso delle viscere, del grembo, di ciò che genera vita.
Quella “testa”, quei pensieri, quella voglia di libertà a tutti i costi, quei desideri smodati di possesso e di potere ritrovano ora, nell’amore del padre, una nuova possibilità per rinascere, per essere generati a nuova vita, a una nuova libertà, a un nuovo senso di felicità. Questo è fare esperienza del perdono e della misericordia.
Da parte nostra noi dobbiamo poter dar voce alla Parola di Dio che continua a dire a ognuno: “Torna, figlio… permetti al mio amore di avvolgerti nell’abbraccio del perdono. Io ti aspetto perché ti amo”. Di queste parole tutta la Scrittura, i profeti si sono fatti portavoce.
Gesù, in pienezza, ci ha rivelato la forza e la totalità di questo amore gratuito, non condizionato, non vincolato da una risposta.
Dio è lì e ci aspetta, come il padre della parabola attendeva il figlio, scrutando instancabilmente l’orizzonte. Dio ha compassione di noi, ha misericordia di noi, è cioè pronto a rigenerarci con il suo amore, a guarire ogni ferita, a riempire ogni senso di abbandono e solitudine. E’ lì… semplicemente pronto ad accoglierci senza condizioniprevie: e questa è una verità troppo spesso omessa e di norma trascurata dalla catechesi e dalla prassi pastorale.
Annunciamo il perdono di Dio come se ci fosse un prezzo, quello del pentimento; limitiamo il perdono alla realtà di un dono concesso come premio… e invece, nell’esperienza biblica, nel farsi di Gesù amico dei peccatori, emerge una verità decisamente opposta: è l’amore che convince, è l’esperienza del perdono ricevuto che apre a una novità di vita. Solo colui che si sente amato, a prescindere da tutti i limiti, riesce ad amare con gratuità.
Questo è l’annuncio di vita che dobbiamo portare nella vita dei nostri ragazzi. Di questo amore che previene, dobbiamo far brillare la loro esperienza di Dio.
Qualunque cosa scelgano e qualunque situazione vivano, Dio è quel Padre davvero buono, che è lì, pronto a spalancare le braccia e ad amare.
Questo, oggi o un giorno, aiuterà la loro fede a diventare lampada che risplende.
Leggere insieme il Vangelo
Aiutare i ragazzi a farne risonanza in gruppo
Trasformare la Parola in preghiera Insieme: Padre, immensa è la tua misericordia e il tuo amore non ha limiti. Donaci con abbondanza il tuo Spirito, perchè le nostre parole e le nostre azioni siano un riflesso della tua bontà. Per Cristo nostro Signore.Amen [R. Laurita]
Destinatari:adolescenti e giovani
Suggerimenti per la lettura dell’immagine
a cura di Sr. Mariangela Tassielli, fsp
DaCatechisti Parrocchiali n.2, Febbraio 2013:
pag. 6 – 11:Per genitori, bambini e ragazzi, itinerario diversificato per capire e raccontare Gesù Risorto
pag. 12 – 13:Una scheda per realizzare con i ragazzi il Cero pasqualeSimbolo di Cristo risorto
pag.16 – 19:La lode del mattino
pag. 18 – 20: – Via Crucis
pag. 21 – 25: Il Vangelo nella vita: dinamiche e attività da far vivere ai ragazzi
inserto Ragazzi&Dintorni con rubriche musicali, cinematografiche e tante altre su Il Credo
Tanto altro ancora… 😉
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