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Catechisti Parrocchiali 2013 – 2014

Sei catechista, animatore, educatore, sacerdote,insegnante…?
Ti occupi di educare/formare alla fede cristiana?
Vuoi farlo nel migliore dei modi?

Abbiamo la soluzione per te:

Catechisti Parrocchiali  è la rivista mensile, Edizioni Paoline, di formazione e metodologia, con varie rubriche qualificate che aggiornano e offrono indicazioni e metodi nuovi per i percorsi di catechesi. Vivamente consigliata a catechisti, educatori, animatori, sacerdoti, laici, consacrati… che vogliono crescere nelle competenze specifiche che oggi la Catechesi richiede!

Punti di forza:Catechisti Parrocchiali

  • Liturgia
  • Sacra Scrittura
  • Formazione umana
  • Dinamiche di animazione e coinvolgimento
  • Strumenti di interazione (giochi, disegni, sussidi…)
  • Spunti psico-pedagogici
  • Linguaggi della Comunicazione (musica, internet, attualità, cinema…)
  • …e tanto altro ancora!!!

L’unica rivista che con il Dossier “Ragazzi e dintorni” accompagna i ragazzi dai 12 ai 16 anni, con i percorsi per adolescenti che si avvalgono dei linguaggi giovanili della Musica, di Attualità, Internet, Cinema, Test, Arte, Testimoni…

Tema del dossier 2013-2014: Va’ e anche tu fa’ così

Realizzata con il contributo di importanti e conosciuti “Maestri” e “divulgatori” di Catechesi (tra gli altri: Tonino Lasconi, Roberto Laurita, Renato De Zan, Marco Sanavio, Mariangela Tassielli, Franca Feliziani Kannheiser).

Apprezzata dall’Ufficio Catechistico Nazionale CEI.

Puoi trovare Catechisti Parrocchiali  in ogni libreria Paoline e San Paolo o riceverla in abbonamento comodamente a casa tu o in parrocchia.

Già disponibile il numero di Settembre/Ottobre 2013

Per info sugli abbonamenti 

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I nostri contatti:

Num. tel.06.54.956.590
email abb.riviste@paoline.it
abbonamenti on line su: www.paoline.it

Inoltre:

Vuoi fare un bel regalo al tuo parroco? o tu parroco vuoi fare un regalo a un catechista, animatore, educatore della tua parrocchia??? Abbiamo l’idea giusta per te a un prezzo speciale:

l’intera annata rilegata di

“CATECHISTI PARROCCHIALI”

Settembre 2012 – Maggio2013

Settembre 2011 – Maggio2012

in cui potrai trovare:

  • il percorso degli itinerari completo
  • le rubriche di autori, esperti in campo catechetico, biblico, psico-pegagogico e comunicazionale
  • “Dossier” sui Frutti dello Spirito (2011-2012) e Il credo (2012-2013)

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Riviste Catechistiche

Paoline Centro Catechistico

Ti offriamo tanti altri suggerimenti nella nostra pagina di cantalavita:

benvenuti, la catechesi ci aspetta

 

Liturgia di domenica 10/03/2013 – IV Domenica di Quaresima – con suggerimenti per catechisti

«Questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita,

era perduto ed è stato ritrovato»

Il perdono del Padre misericordioso

Lc 15,1-3.11-32

In quel tempo, si avvicinavano a Gesù tutti i pubblicani e i peccatori per ascoltarlo. I farisei e gli scribi mormoravano dicendo: «Costui accoglie i peccatori e mangia con loro».

Ed egli disse loro questa parabola: «Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto, sopraggiunse in quel paese una grande carestia ed egli cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci. Avrebbe voluto saziarsi con le carrube di cui si nutrivano i porci; ma nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.

Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.

Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”. Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

Per te catechista, che scegli di usare anche l’immagine per aiutare i tuoi ragazzi a entrare nel dinamismo del Vangelo.

OBIETTIVO: aiutare i ragazzi a scoprire cosa significa misericordia, che nella parabola viene detta con quel ebbe compassione“… e non solo. MISERICORDIA: termine spesso abusato, ma il più delle volte non pienamente compreso nelle sue più dirette conseguenze. Molto spesso, negli incontri di catechesi con i preadolescenti e/o adolescenti a parole si annuncia un Dio buono e poi si arriva spesso a minacciare i ragazzi se si assentano o se non sono presenti a Messa. Questi atteggiamenti contraddicono con i fatti, ciò che le parole annunciano. Se Dio è buono lo è sempre, anche quando i nostri ragazzi, come il figlio della parabola prendono le distanze da lui. Riflettere su questo, in questa IV Domenica di Quaresima, mi auguro che possa aiutarci a riempire di misericordia anche il nostro agire pastorale.

  1. Leggete con i ragazzi l’immagine:
    • L’immagine che vi propongo è costruita, non casualmente, su un particolare del celebre dipinto di Rembrandt, Il ritorno del figliol prodigo (1668). 
    • L’artista chiamava prodigo il figlio, perché capace di dare con abbondanza (sperperando) i beni ricevuti come eredità. Noi oggi chiamiamo “prodigo” il padre perché la parabola punta a uno scopo ben preciso: far emergere l’abbondanza con cui il padre “distribuisce” amore… un’abbondanza definita “spreco” dal figlio maggiore.
    • Il particolare mette in primo piano l’abbraccio del padre: quelle mani buone che diventano per il figlio una casa sicura e accogliente.
    • Ma il senso della misericordia è simbolicamente rintracciabile in quella testa praticamente avvolta nel grembo dell’anziano uomo. In ebraico, infatti il termine misericordia è riportabile al senso delle viscere, del grembo, di ciò che genera vita.
    • Quella “testa”, quei pensieri, quella voglia di libertà a tutti i costi, quei desideri smodati di possesso e di potere ritrovano ora, nell’amore del padre, una nuova possibilità per rinascere, per essere generati a nuova vita, a una nuova libertà, a un nuovo senso di felicità. Questo è fare esperienza del perdono e della misericordia.
    • Da parte nostra noi dobbiamo poter dar voce alla Parola di Dio che continua a dire a ognuno: “Torna, figlio… permetti al mio amore di avvolgerti nell’abbraccio del perdono. Io ti aspetto perché ti amo”. Di queste parole tutta la Scrittura, i profeti  si sono fatti portavoce.
    • Gesù, in pienezza, ci ha rivelato la forza e la totalità di questo amore gratuito, non condizionato, non vincolato da una risposta.
    • Dio è lì e ci aspetta, come il padre della parabola attendeva il figlio, scrutando instancabilmente l’orizzonte. Dio ha compassione di noi, ha misericordia di noi, è cioè pronto a rigenerarci con il suo amore, a guarire ogni ferita, a riempire ogni senso di abbandono e solitudine. E’ lì… semplicemente pronto ad accoglierci senza condizioni previe: e questa è una verità troppo spesso omessa e di norma trascurata dalla catechesi e dalla prassi pastorale.
    • Annunciamo il perdono di Dio come se ci fosse un prezzo, quello del pentimento; limitiamo il perdono alla realtà di un dono concesso come premio… e invece, nell’esperienza biblica, nel farsi di Gesù amico dei peccatori, emerge una verità decisamente opposta: è l’amore che convince, è l’esperienza del perdono ricevuto che apre a una novità di vita. Solo colui che si sente amato, a prescindere da tutti i limiti, riesce ad amare con gratuità.
    • Questo è l’annuncio di vita che dobbiamo portare nella vita dei nostri ragazzi. Di questo amore che previene, dobbiamo far brillare la loro esperienza di Dio.
    • Qualunque cosa scelgano e qualunque situazione vivano, Dio è quel Padre davvero buono, che è lì, pronto a spalancare le braccia e ad amare.
    • Questo, oggi o un giorno, aiuterà la loro fede a diventare lampada che risplende.
  2. Leggere insieme il Vangelo
  3. Aiutare i ragazzi a farne risonanza in gruppo 
  4. Trasformare la Parola in preghiera
    Insieme: Padre, immensa è la tua misericordia e il tuo amore non ha limiti. Donaci con abbondanza il tuo Spirito, perchè le nostre parole e le nostre azioni siano un riflesso della tua bontà. Per Cristo nostro Signore.  Amen [R. Laurita]

   Destinatari: adolescenti e giovani  

Suggerimenti per la lettura dell’immagine 

a cura di Sr. Mariangela Tassielli, fsp

Da Catechisti Parrocchiali n.2, Febbraio 2013:

  • pag. 6 – 11: Per genitori, bambini e ragazzi, itinerario diversificato per capire e raccontare Gesù RisortoCatechisti Marzo 2013
  • pag. 12 – 13: Una scheda per realizzare con i ragazzi il Cero pasquale Simbolo di Cristo risorto
  • pag.16 – 19: La lode del mattino
  • pag. 18 – 20: – Via Crucis
  • pag. 21 – 25: Il Vangelo nella vita: dinamiche e attività da far vivere ai ragazzi
  • inserto Ragazzi&Dintorni con rubriche musicali, cinematografiche e tante altre su Il Credo
  • Tanto altro ancora… 😉

Segui anche la nostra rubrica: BuonaDomenica! – Riflessioni sul Vangelo domenicale per prepararsi a vivere nel migliore dei modi l’incontro con Gesù eucaristia. Online ogni sabato mattina!

E se vuoi vedere i nostri sommari, le novità e leggere alcuni  articolo vai sul minisito Paoline 

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SS. Corpo e Sangue di Cristo – Anno B

«Dov’è la mia stanza, in cui io possa
mangiare la Pasqua con i miei discepoli?»

Dal Vangelo secondo Marco (Mc 14,12-16.22-26)
  SS. Corpo e Sangue di Cristo – Anno B

Di quanto Spirito abbiamo bisogno per potere capire che Dio è comunione?
Di quanto Spirito abbiamo bisogno per smetterla di litigare e imitare la Trinità?
Di quanto Spirito abbiamo bisogno per superare questo momento tragico, lo spettacolo che diamo al mondo di un gruppo di discepoli che si fanno la guerra, che imitano i corvi invece di invocare la colomba?
Scenda il fuoco e ci purifichi, ci sostenga, ci incoraggi.

Il mite Pietro chiede di uscire dalla Babele a partire da chi gli sta attorno e ha assorbito la logica del mondo. Anche noi siamo chiamati a convertire il nostro cuore, a far diventare le nostre comunità l’anti-babele, il pallido riflesso della Trinità. Difficile, lo so, non ditelo a me. Dio ci dona l’esempio, facendosi pane. E ogni comunità, ogni domenica, si stringe a lui e ripete, come il popolo dell’alleanza: quanto il Signore ha detto noi lo faremo.

LA STANZA
“Il Maestro dice: Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”. Sta per essere arrestato e ucciso il Maestro. I suoi non lo sanno, non se ne accorgono, sono troppo concentrati su loro stessi e sui loro limiti per vedere ciò che sta per succedere. Gesù, invece, ha ormai piena consapevolezza che tutto volge al termine, che sta per compiere il dono più grande, il dono della sua stessa vita. Servirà? Capirà, l’uomo, che Dio lo ama liberamente, senza condizioni? Saprà l’uomo, infine, arrendersi all’evidenza di un Dio donato?
Si avvicina la Pasqua: Gesù sa che non riuscirà a celebrarla con i discepoli. Decide di anticiparla, chiede ospitalità ad uno sconosciuto, in quella stanza al primo piano, sul monte Sion che sovrasta la città, di fronte al Tempio, Gesù sta per dare l’addio ai suoi discepoli, facendo loro il regalo più grande: la sua presenza eterna.
“Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.

PARTECIPI
Non sappiamo neppure il nome del tale il cui servo sceso ad attingere acqua incrocia in città i discepoli del Nazareno che lo seguono per chiedere al proprietario una stanza per celebrare la Pasqua. Gesù, però, considera sua quella stanza. Sua, perché vi resterà per sempre. Sua, perché chi accoglie il Maestro, anche senza saperlo, anche senza consapevolezza, si vede trasformare la vita. Proprio come accade nelle nostre spente assemblee domenicali.

TIEPIDEZZE
Dio, il misericordioso, mi ha dato molte gioie nella vita. Una di queste è il potere conoscere molte comunità, sparse nei quattro angoli dell’Italia, e di pregare con loro. Ho partecipato ad assemblee di comunità vivaci, coraggiose, a veglie di preghiera intense, a messe piene di gioia e di emozione. Raramente.
Più spesso, partecipo a delle messe fiacche, tiepide, distratte, spente, esasperanti.
Quante volte incontro degli amici che, avvicinatisi al Signore, convertiti alla e dalla Parola, faticano a nutrire la propria spiritualità in grandi città piene di chiese e povere di fede! Quante volte, io stesso, in vacanza, ho partecipato con dolore e insofferenza a celebrazioni raffazzonate, frettolose, senza preghiera! Gesù, però, sceglie di fare “sue” anche quelle stanze. Non ha la puzza sotto il naso, il Signore, si adatta. Ha voluto con sé, nel momento più faticoso della sua vita, i suoi dodici poveri apostoli. Poveri e fragili come noi, instabili e lunatici come noi. “Dov’è la mia stanza, in cui io possa mangiare la Pasqua con i miei discepoli?”.

CONVERSIONI
Partecipiamo con costanza e forza alle nostre celebrazioni, anche se sbiadite. Se possibile, mettiamoci in gioco per cambiarle, per renderle più gioiose, accoglienti, oranti. Addobbiamola, la stanza alta, rendiamola accogliente al meglio delle nostre forze e delle nostre possibilità. Ma se ciò non è possibile, pazienza. Se si adatta Gesù, noi non ci adatteremo? Viviamo tempi difficili, tempi in cui la fede è messa a dura prova. Penso al dolore di tanti sacerdoti che si ritrovano a donare la loro intera vita per annunciare il vangelo e si ritrovano a fare i funzionari davanti a comunità pagane nei fatti, se non nelle abitudini!
Oggi celebriamo il Mistero della presenza reale, concreta, attuale, salvifica di Cristo nell’Eucarestia: il Rabbì si rende accessibile, incontrabile, si fa pane del cammino, diventa cibo per l’uomo stremato. Rabbrividisco di fronte alla poca fede mia e delle nostre comunità.

POCA FEDE
Il problema è semplice: la nostra fede è poca, ridotta al lumicino.
E allora la Messa è peso, fatica, incomprensione. Ma se crediamo che il Maestro è presente, al di là della povertà del luogo e delle persone, tutto cambia. L’Eucarestia diventa il centro della settimana, la Parola celebrata ritornerà in mente durante il lavoro e lo studio. Da quel pane donato, ripartiamo. Perché la “sua” stanza torni ad essere addobbata.

(PAOLO CURTAZ)


CATECHISTI PARROCCHIALI – Gennaio 2011: Il compiersi della Parola, oggi

DOVE VIVE LA CHIESA?

di Anna Maria D’Angelo

La Chiesa esiste soltanto quando i cristiani sono riuniti
in assemblea attorno all’altare del Signore?

Dov’è la Chiesa quando i cristiani sono a casa, in ufficio, in fabbrica o a scuola?
In ogni ambiente, situazione, è possibile vivere la parola del Signore,
accogliersi l’un l’altro con scoprire la forza e la gioia della preghiera comune.

In questa tappa dell’itinerario è coinvolta più direttamente la comunità cristiana, chiamata a esprimere il volto di Chiesa comunione, perché i ragazzi comprendano meglio il rapporto tra l’Eucaristia della domenica e la vita di ogni giorno; prendano coscienza che sono parte di una comunità e membra vive della Chiesa; vivano la Messa in casa, a scuola, con gli amici; sperimentino la Chiesa presente nel quotidiano.
Per i fanciulli mancano pochi mesi alla «prima Comunione». Il parroco e i catechisti già pensano come dare continuità al cammino iniziato. In effetti il percorso realizzato finora è orientato a far vivere ai fanciulli e alle loro famiglie l’Eucaristia nella vita quotidiana. È importante che comprendano che l’Eucaristia non è soltanto rito, ma anche scuola di vita; è il sacramento che ci fa vivere in comunione profonda con il Signore e con i fratelli e le sorelle, e ci rende capaci di vivere la vita di fede. In forza di essa, ci si può impegnare a fare della famiglia «una piccola Chiesa», Chiesa domestica, e a diventare protagonisti nella comunità ecclesiale.
Quando si parla della Chiesa, i fanciulli pensano all’edificio di pietra, dove la domenica si riuniscono per celebrare l’Eucaristia e che desiderano lasciare presto, per incontrare gli amici «altrove»: ai giardinetti, in piazza, nel parco. I genitori che, pur accompagnandoli per la Messa, non vi partecipano, comunicano il messaggio che la chiesa è un luogo per bambini e anziani.
La stessa vita delle comunità parrocchiali non sempre presenta il volto di «famiglia di famiglie», dove ci si vuole bene e ci si aiuta a vicenda. Invidie e gelosie mostrano ai ragazzi «una realtà diversa» da quella che noi presentiamo.
Dove abitano i cristiani?
Proponiamo, ai fanciulli, di esplorare il territorio circostante, il luogo dove abitano i cristiani che celebrano l’Eucaristia domenicale.
Si invita ognuno a disegnare, su un foglio, al centro la chiesa parrocchiale e il percorso dalla propria casa alla chiesa.
Si riportano, poi, i diversi percorsi su un grande foglio, con al centro la foto della chiesa parrocchiale; si completa, indicando con un simbolo le abitazioni dei ragazzi e dei catechisti; si amplia la cartina topografica disegnando le strade in cui abitano le persone della parrocchia che si conoscono. I catechisti aiutano a completare il disegno, avvalendosi delle proprie conoscenze, oppure di una carta topografica del paese o del quartiere.
Si pongono, quindi, i simboli per indicare la presenza di scuole, centri sociali, ricreativi, culturali, sportivi, associazioni. A conclusione avviamo con i ragazzi un dialogo sul territorio, sulle persone che lo abitano, cogliendone le positività, e sulle caratteristiche dei diversi centri e le loro finalità.
Aiutati da questa cartina e dalle scoperte dei ragazzi, continueremo la riflessione con i genitori e la comunità parrocchiale sulla necessità di fare alleanza fra loro e con altre agenzie educative, ponendo «i fanciulli al centro» dei progetti educativi.
Un’altra attività da proporre ai ragazzi può essere l’intervista; assieme ai fanciulli stiliamo un elenco delle persone che svolgono compiti in parrocchia (parroco, diaconi, accoliti, lettori, ministri straordinari dell’Eucaristia, catechisti, ministranti, cantori, animatori…, rappresentanti di gruppi e di esperienze di servizio).
Ogni ragazzo comunica ciò che sa dei diversi ministeri, dei gruppi e delle esperienze elencate, poi prepariamo, insieme, alcune domande «per saperne di più». Invitiamo, quindi, le persone da intervistare. A conclusione proponiamo ai ragazzi di collaborare alla vita della comunità, assumendo piccoli compiti.
E ancora si può proporre ai fanciulli la ricerca di foto e disegni: i catechisti portano all’incontro alcune riviste missionarie e invitano i fanciulli a ritagliare le foto di chiese dei diversi Paesi del mondo. Con l’aiuto delle illustrazioni del catechismo si possono anche immaginare e disegnare quelle di altri Paesi.
Porre i disegni e le foto ritagliate su un planisfero, in corrispondenza dei rispettivi Paesi. Si può, quindi, parlare ai fanciulli della Chiesa «diffusa su tutta la terra, guidata dai vescovi e dal papa».
A conclusione si prega insieme e si sceglie insieme ai ragazzi un impegno comune che può essere di supporto alla comunità e che permetta ai fanciulli di sentirsi parte attiva della comunità stessa.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Gennaio di Catechisti Parrocchiali

Per vedere il sommario di Catechisti Parrocchiali di Gennaio 2011 clicca qui

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CATECHISTI PARROCCHIALI – Aprile 2010: Una buona Catechesi

Verso la prima comunione

di Franca Feliziani Kannheiser

In modo un po’ provocatorio entriamo nei pensieri di una mamma, un catechista e un fanciullo, a pochi giorni dalla celebrazione del sacramento dell’Eucaristia. Aspettative, preoccupazioni, speranze, e un pizzico di confusione, albergano nella testa di fanciulli e genitori. Anche il catechista giunge con trepidazione a questo momento, chiedendosi a quale risultato li ha condotti.
Quale comprensione ha un fanciullo del sacramento e quale significato assume per la sua crescita umano-cristiana?
Quali potrebbero essere le necessarie correzioni?

A partire dal modo di ragionare del fanciullo, valorizzandone le potenzialità e correggendone le distorsioni, ipotizziamo un percorso che conduca a vivere in modo significativo questo evento.
Quando fanciulli e genitori pensano alla prima Comunione come a una festa, intuiscono una grande verità: è la festa dell’incontro personale e comunitario con Gesù che si fa Pane spezzato per noi e ci chiama a farci pane per gli altri.
Nell’Eucaristia festeggiamo l’alba di un nuovo giorno, generato dal dono di Dio, in cui la vita non scorre nella logica dello scambio e del profitto, ma in quella della gratuità e condivisione.
L’incontro con parenti e amici e i doni acquisiscono, in tale quadro di riferimento, un senso profondo che non si esaurisce in poche ore, ma diventa promessa e impegno di un nuovo modo di vivere.
Diverse ricerche condotte in Italia e in altri Paesi hanno evidenziato che la maggior parte dei fanciulli dai 6 ai 9 anni concepiscono la presenza di Gesù nell’Ostia in senso fisico-corporeo: «Gesù è proprio lì dentro». Egli «entra» nell’Ostia che non deve essere masticata.
Altri pensano che Gesù «cresca» in loro. Il richiamo alla presenza di Gesù, in senso materiale, alimenta fantasie di ogni genere.
La Cena eucaristica si comprende come banchetto di condivisione e di offerta della vita da parte di Gesù, affidata alla Chiesa per incontrare, in modo personale e trasformante, i credenti di ogni tempo.
L’efficacia dell’Eucaristia non dipende dal rito in sé, ma dalla presenza di Gesù e del suo Spirito che compiono le parole di Gesù, dette dal presbitero, e dalla volontà del cristiano di incontrare Gesù, i fratelli e le sorelle, perché il rito si realizzi nella vita, in obbedienza alle parole: «Fate questo in memoria di me».

All’interno dell’artiolo potete trovare una proposta per una giornata di ritiro, con il coinvolgimento di mamme e papà, e per far comprendere il significato simbolico-sacramentale del pane e sperimentare che cosa significa incontrarsi e condividere, per entrare, poi, nel significato dell’Eucaristia.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Aprile di Catechisti Parrocchiali

Per vedere il sommario di Catechisti Parrocchiali di Aprile 2010 clicca qui

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CATECHISTI PARROCCHIALI – Maggio 2010: Responsabilità dell’annuncio

Giornata del GRAZIE – Sono sempre con te

di M. Rosaria Attanasio

Celebrazione di fine anno e agape fraterna, con la presenza dei genitori, da preparare insieme con i catechizzandi, in uno degli ultimi incontri di catechesi.
Ogni fanciullo o ragazzo realizza (anche a casa) il simbolo (disegno, foto, collage…) da affiggere sul cartellone  (che si può, poi, presentare la domenica successiva a Messa, alla “Presentazione dei doni”) e, con i genitori prepara l’oggetto da donare (matite, penne, quaderni, libri di racconti, giocattoli…).
Il catechista valuterà la modalità più opportuna per rendersi presenti a una famiglia povera, scelta e per consegnare i doni offerti.

La Madonna con il bambino

di Fabio Narcisi

Per molte generazioni maggio è stato il mese mariano per eccellenza, quello della devozione alla Madonna, dei fioretti, dei rosari recitati nelle case…
Attualmente, la Chiesa orienta l’attenzione verso Maria soprattutto nel periodo di Avvento-Natale.
Qualcosa di quella tradizione secolare è, però, rimasta nelle nostre città, nei nostri paesi e, soprattutto, nel cuore delle persone.
Torna, dunque, favorevole in questo periodo avviare i bambini piccoli alla conoscenza di colei che chiamiamo “Madre di Dio”
.


Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali


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Buona Domenica

 

b.dom1

«Figlio dell’uomo, io ti mando ai figli d’Israele…
Tu dirai loro: “Dice il Signore Dio”.
Ascoltino o non ascoltino,
sapranno almeno che un profeta
si trova in mezzo a loro». 

Dal libro del profeta Ezechièle (Ez 2, 2-5)

XVI DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

 

 La parola a…

Don Paolo Curtaz

Vorrei parlarvi della fragilità, della fragilità degli uomini di fede, una fragilità reale, un’infedeltà fin troppo evidente nel corso della storia, e tutti sappiamo degli errori commessi da Papi, Vescovi e semplici cristiani.
I cristiani non sono perfetti e  ma questo non basta a fermare la Parola, non basta a fermare il Cristo, non sgambetta il contagioso annuncio della Parola.
Gli apostoli vivono la loro pesantezza con realismo e tragicità.
Ma Gesù li ha scelti, perché sappiano comprendere le miserie degli altri, accettando anzitutto le proprie
.
La Chiesa non è la comunità dei perfetti, dei giusti, dei puri, ma dei riconciliati, di figli.
Sogno il sogno di Dio: una comunità di persone che si accolgono per ciò che sono, che hanno il coraggio del proprio limite, che non hanno bisogno di umiliare l’altro per sentirsi migliori.
Gesù è rifiutato, e con lui viene rifiutato il Vangelo e la presenza di Dio: troppo umano questo Messia, troppo pesante il suo passo, troppo povero, troppo fragile.
Talora anche noi siamo talmente attenti a sottolineare l’incoerenza dei discepoli da non accogliere il Vangelo, talmente scandalizzati dai presunti difetti degli altri da non voler entrare a un altro livello di autenticità e vedere che
l’essenziale non è la coerenza costi quel che costi, ma la misericordia.
Così Israele, ci parla di questi uomini di Dio – i profeti – capaci di leggere il presente, non di indovinare il futuro, e di richiamare a Dio la realtà.
Ma il destino dei profeti, lo stesso Gesù lo sperimenta, è di essere ignorati in vita e celebrati da morti.
Ascoltiamoli da vivi i profeti, non da morti!
Riconosciamo i profeti, diventiamo profeti, lasciamo che la Parola ci aiuti a leggere questi tempi e raccontiamolo questo Vangelo.
Malgrado la nostra fragilità.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Equilibrio strano

 

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La messa/2 – un incontro!

“Se tu conoscessi il dono di Dio, tu stessa gliene avresti chiesto, ed egli ti avrebbe dato acqua viva!”
Altra verità non mi viene in mente. Penso alla Celebrazione Eucaristica e vedo un Dio vicino, seduto accanto a un pozzo in una delle ore più calde del giorno, pronto a entrare in contatto con chiunque, senza distinzione alcuna, per dare gratuitamente quanto di più prezioso custodisce: la sua relazione filiale con Dio Padre, il suo essere figlio amato.
Pensare alla messa è credere alla forza trasformante di un incontro, al nascere e crescere di una relazione unica, personale e comunitaria insieme. Per questo non riesco a pensare alle messe “insalata” come le definisce Marta, messe cioè in cui la Grazia di Dio scende su di noi come acqua sull’insalata, lavandoci. Quando penso a una relazione efficace ed effettiva, penso all’incontro libero e totale di due libertà: sia esso incontro tra persone o incontro con Dio.
Non metto in dubbio la forza di un amore divino che agisce sempre e comunque, ma so anche che un dono viene offerto e non scaraventato con forza; non c’è legge che possa obbligare, nè spettro di punizione alcuna.

La messa è dono d’amore, confezionato con cura, con attenzione, con armonia da Colui che per primo vorrebbe donarci la sua stessa Vita. La messa è risposta a un invito, è puntualità a un appuntamento, è preparasi di tutto punto per essere ok al momento giusto, è non lasciarsi sfuggire un occasione per vederlo, sentirlo parlare, incontrarlo…

Ma, scusate, di chi stiamo parlando? Perchè tutto questo potrebbe essere estremamente vero o decisamente falso!

Qualcuno mi dica come fa a percepire la messa come incontro, quel ragazzo che è costretto ad andarci sotto minaccia di parroco o catechiste agguerrite… Come posso desiderare di incontrare Colui che non conosco?
Lavoro nella formazione dei catechisti e vi assicuro che non c’è cosa che mi faccia saltare di più dello scoprire come uno dei momenti più importanti della nostra fede venga ridotto a precetto, a obbligo, a costrizione.
E vi dirò di più… sono decisamente dalla parte di quei ragazzi che decidono di abbandonare tutto e tutti perchè Dio non è noia, non è accusa, non è minaccia. Sono dalla loro parte perchè so quanto vibra il loro cuore nello scoprire il vero volto di Dio, di quel Padre che per loro darebbe tutto. So quanto tempo gli dedicano quando scoprono il senso vero della sua Parola, del suo dono.

Per me la sfida a questo punto è una: entrare con forza e passione in questo straordinario mistero. Entrare in punta di piedi, per non calpestare la terra sacra che Dio ci permette di abitare, entrare e svelare insieme il senso di quei segni spesso conosciuti solo dagli esperti e che danno poi di fatto il senso vero e il significato pieno a tutto ciò che sentiamo e rispondiamo.

1° PASSO: pensare alla Celebrazione Eucaristica come a un incontro con Dio che ci chiama, che ci aspetta, che vuole renderci partecipi del suo progetto di salvezza universale, che ha per noi parole da sussurrare al nostro cuore e un dono con cui arricchire la vita.

ATTEGGIAMENTO: lasciare il cuore libero per far sì che possa essere riempito.

E SE NON CONOSCESSI ANCORA CHI E’ DIO? CHI E’ COLUI CHE MI DICE: “VIENI”?
Fermati! Non sprecare il dono! Prova a conoscerlo. Prova a chiedere che qualcuno possa aiutarti a scoprirlo, a percepire la sua voce, a capire fino in fondo… Prova a chiedere a qualcuno che viva con te la Celebrazione Eucaristica. Chiedi, senza paura, perchè ogni dubbio è solo principio di conoscenza…

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La Messa… vero o falso?

Ci sono tanti interrogativi che animano e rendono molto “vivaci” le mie giornate, ma in quest’ultimo periodo ce n’è uno in particolare che mi disturba decisamente, punge in profondità e non mi lascia tranquilla. La Celebrazione Eucaristica, la Messa per intenderci, secondo voi è vera o è falsa? Quello che succede in quell’arco di tempo sostanzialmente breve, rispetto alle nostre 24 ore quotidiane, è reale o è tutta una menzogna costruita? Vi stupisce che mi chieda e vi chieda questo? A me, sinceramente no! E sapete perchè? Siete sicuri di voler sapere perchè questo genere di interrogativi possa togliere il sonno a una suora? Se state pensando a una crisi di fede sbagliate di grosso, anzi! E’ proprio il suo opposto…

Ieri sono andata in parrocchia, per celebrare (NN ASCOLTARE!!!!) la Messa, in forza del mio essere cristiana battezzata, in comunione con il sacerdote e con tutti i miei fratelli e sorelle presenti. Chiesa traboccante di gente (fortunatamente da noi non succede solo a Pasqua) e quindi ultimi posti in piedi ad aspettarci. Gente di tutte le età: bambini, anziani, adulti, giovani… di tutto! Meraviglioso, non pensate?
Canto d’ingresso, gloria, alleluia e via così fino in fondo… la gente MUTA. Mi sono detta: “Peccato, che tristezza… e pensare che Dio è gioia!”. Dopo qualche minuto squillo di cellulare e risposta tranquilla della signora… in diretta!
Letture bibliche, omelia, offertorio… tutto scivolato tra uno sbadiglio e un altro, uno sguardo all’orologio, un bacio dato dalla moglie al marito , i coristi preoccupati dai canti, i lettori dalle posizioni, i ministranti su e giù per l’altare… Non è stata la distrazione ad accompagnare la mia celebrazione, anzi vi assicuro che forse mai come ieri mi sono sentita profondamente unita a Lui, al suo desiderare per noi una salvezza già pronta che vorrebbe solo essere presa.

Tornando a casa, da Apostola di Gesù Cristo, mandata a questo nostro oggi, avevo l’amarezza in bocca; non dettata dal giudizio, ma dalla pena per un dono che continuava a essere ignorato.

Ieri sera poi, botta di grazia! Al telegiornale tafferugli e scontri violenti nella Basilica del Santo Sepolcro a Gerusalemme, tra gente convenuta per celebrare… Allora ditemi… voi dormireste!? Così come viviamo la nostra vocazione cristiana non siamo forse la testimonianza più vera e credibile di un Dio che non esiste? Tutti contro tutti, per difendere ognuno la sua personale verità! E Dio?

Siamo pronti a difendere la nostra vita ogni giorno: nessuno di noi però è pronto a perderla, nessuno vorrebbe barattarla. Giorno dopo giorno ci stiamo allontanando, stiamo respingendo a forza di libertà ostentata il più grande e straordinario dei doni, mai concessi all’umanità: la costante presenza di un Dio che continua a rendersi presente, a camminare sulle nostre strade.

Nella Celebrazione Eucaristica, a Messa, ciò che accade non ha paragoni: Dio, vero e vivo, viene, si lascia prendere, spezzare, toccare. E’ lì per noi: Ci rende santi con l’azione vera del suo Spirito d’amore. Sarebbe pronto a fare della nostra vita qualcosa di straordinario. E’ lì, deciso a mettere tra le nostre mani doni inimmaginabili.

Perchè allora continuare a mantenere le distanze? Perchè non lasciarsi travolgere dalla forza e dall’intensità di ciò che accade?

Sono certa che la banale risposta alle mie domande sta in un semplice: “non conosco, non so, non mi hanno mai raccontato cosa succede!” Quando e come Dio diviene visibile? Quando la nostra vita si unisce alla vita di Gesù? Quando lo Spirito trasforma, anche i lati più oscuri di noi in un dono accolto amorevolmente dal Padre? Tutto questo non è storia, è VERITA’… una sconvolgente verità che non chiede altro se non essere conosciuta per essere vissuta.

Ci state? Volete che attraverso pochi e veloci post andiamo alla scoperta di ciò che potrebbe rendere la nostra Messa una vera Celebrazione dell’Amore?

POST CORRELATO: LA MESSA/2 – UN INCONTRO —> https://cantalavita.com/2008/11/24/la-messa2-un-incontro/