Quanti colori avrebbe il vostro mondo? E quanti volti dovrebbe avere l’amore per essere riconoscibile?
Diciamo e crediamo che Dio è amore, ma la domanda urgente che risuona da ogni cuore umano è: come riconoscerlo? Come vedere Dio amore in azione se ovunque sembra dominare sofferenza, ingiustizia, male, dolore?
Dio può ancora riuscire a rendersi visibile oggi?In Gesù lo ha fatto, ma sono trascorsi ormai più di 2000 anni e per qualcuno è diventato troppo difficile riuscire a ricordare le sue guarigioni, il suo stare con i peccatori, il suo perdonare sempre e comunque.
Ci sono soluzioni per l’oggi? Questo mondo potrebbe più facilmente credere se l’Amore avesse volti in cui manifestarsi… il mondo attende: vuole ascoltare risposte di vita, vuole scoprire i volti dell’amore.
PREPARANDOCI ALLA VIDEO CATECHESI CON: Il mondo che vorrei
Le ingiustizie, la morte, il male, non sono state cancellate dalla resurrezione… ma allora a cosa serve credere?
PREPARIAMOCI ALLA VIDEO CATECHESI CON: Perdonami
Cos’è la fede se alla fine tutto resta uguale?A cosa e a chi serve credere?
Noi, Dio e la costante ricerca del sacro; la voglia di sentirci protetti da un oltre o da un altro… la paura di ciò che non conosciamo… eppure credere è molto di più!
Dio non è solo l’oltre rispetto a ciò che viviamo, ma è anche l’altro rispetto a ciò che siamo. Dio e noi: una relazione da ripensare, un’idea su cui ragionare, una soluzione da trovare? Cos’è per noi la fede?
Quante domande popolano la nostra fede… quanta voglia di sapere, di conoscere, di non lasciarci sorprendere dal mistero. Eppure queste e tante altre domande ci permettono di andare fino in fondo, di non fermarci allo scontato, di non tirare i remi in barca quando il cammino diventa difficile.
Nella nostra vita entra Gesù di Nazareth, ed entrando ci tocca e ci rinnova!
Chi sei Gesù?Cosa chiedi alla nostra vita? Cosa sei disposto a darci? Perché ti sei fatto uomo?Oggi, che senso ha credere in te?
Da mercoledì 30 maggio a domenica 3 giugno 2012, Milano è stata la sede del VII Incontro Mondiale delle Famiglie! Naturalmente anche noi di Cantalavita ci siamo resi presenti grazie a un inviato speciale ;-)!!! Si tratta di Giuseppe Tramontin, 21 anni, di Napoli! Leggiamo la sua testimonianza relativa all’incontro del Santo Padre con i cresimandi, nello Stadio San Siro!!!
Sono partito per Milano come volontario, con tante aspettative, qualche preoccupazione legata a ciò che lasciavo a casa, qualche timore legato alla non conoscenza di ciò che trovavo, ma con un grande desiderio: poter partecipare all’incontro dei cresimandi con Benedetto XVI allo stadio San Siro. Oltre all’immensa gioia e il palpabile entusiasmo che mi sarebbe piaciuto toccare e vivere, desideravo partecipare a questo incontro perché, per vivere quest’esperienza del Family2012, ho purtroppo dovuto rinunciare alle cresime del gruppo giovanissimi della mia parrocchia; di alcuni di questi ragazzi sono stato animatore all’oratorio, con altri, si è costruito un bel rapporto.
Poteva il Signore non esaudire questa mia richiesta e ascoltare questo desiderio del cuore? Quando alcuni volontari che erano con me all’alloggio mi hanno portato il biglietto per entrare a San Siro pensavo di sognare, ma subito un pensiero di ringraziamento, seppur piccolo e immediato, è andato a Colui che ha voluto fossi a quest’esperienza. E allora… dovevo prepararmi a viverla al meglio e, soprattutto, ad essere attento a recepire il messaggio che lì avrei sicuramente ricevuto.
Circondato dalla folla e dall’entusiasmo di oltre 80.000 persone, Benedetto XVI ha guidato la veglia di preghiera con i cresimandi e i cresimati dell’intera diocesi di Milano, in un clima informale e gioioso. Tra tifo e cori da stadio, proprio lì dove giocano i campioni delle due squadre Milan e Inter, che fanno sognare i tanti ragazzini lì presenti, il Papa è stato il “campione più grande e anche l’allenatore dell’immensa squadra che è la Chiesa” come ha ricordato all’inizio il giovanissimo Giovanni, nel saluto al Santo Padre. Una toccante cerimonia, “impregnata” di vocazione e di Spirito Santo, scandita dalle meravigliose coreografie, create dalla sinergia di oltre 1000 figuranti, che hanno ricreato varie “figure”, tra cui il logo del Family2012 (il VII Incontro Mondiale delle Famiglie) e una rete che pian piano si riempieva di tantissimi pesciolini, rievocando il brano evangelico della Pesca miracolosa (Lc 5, 1-11)
Tante le esortazioni e gli input che il Papa ci ha lanciato, primo su tutti l’invito ad impegnarci nel raggiungere la santità: “Ma è possibile essere santi alla vostra età? Vi rispondo: certamente! La santità è la via normale del cristiano: non è riservata a pochi eletti, ma aperta a tutti»
L’emozione di poter partecipare a questo evento è stata infinita ed indescrivibile. Il pensiero è andato ai ragazzi della mia parrocchia che proprio in quei giorni ricevevano il dono dello Spirito Santo: “vento che gonfia le vele, fuoco che accende l’amore, aria che si respira libera”, come ribadiva il canto iniziale della veglia. Il poter vivere questa esperienza con la Chiesa di Milano mi ha ricordato l’universalità della Chiesa Cattolica e soprattutto la bellezza e la gioia dell’essere credente, del credere e del vivere il Vangelo di Gesù Cristo; e proprio il Papa, a proposito della vita di fede non ha avuto paura di sottolineare ai ragazzi presenti la difficoltà della sequela di Gesù: “Cari ragazzi e ragazze, tutta la vita cristiana è un cammino, è come percorrere un sentiero che sale su un monte – quindi non è sempre facile, ma salire su un monte è una cosa bellissima”.
Quest’anno, inoltre, anche tu puoi essere un evangelizzatore!
Il tuo compito:
prepararti pregando attraverso una tracci che ti invieremo nei tre giorni precedenti all’evangelizzazione
tenerti libero da impegni il 29 Giugno dalla 18:00 alle 21:00
collegarti a facebook, cantalavita e twitter per far correre la Parola condividendo i link, le foto, le video-catechesi e i post sulla tua bacheca e su quelle dei tuoi amici
Se desideri condividere con noi, suore Paoline, questa esperienza:
invia una mail a m.tassielli@paoline.it comunicando la tua disponibilità, scrivendo NOME, COGNOME, CITTA’, ETA’ e inviando una tua FOTO. Ci servirà per conoscerti e coinvolgere altre sorelle più anziane, che pregheranno per noi
Ti sarà inviato via mail un piccolo vademecum con alcune attenzioni da avere per far sì che l’evangelizzazione sia il più capillare ed efficace possibile.
Chi si gioca da evangelizzatore, sa di diventare responsabile di un annuncio fatto con coerenza, non per suscitare o provocare volontariamente scherno, irrisione o simile.
Come paoline, nello stile dell’apostolo Paolo, tendiamo a raggiungere i più lontani e pertanto ogni forma di proselitismo aggressivo, fondamentalismo, non rispetto di valori ecumenici e interreligiosi, sarà segnalato e bloccato come non coerente all’esperienza proposta.
Non saranno pubblicati, come materiale proprio dell’animazione, eventuali link, foto o post pervenuti quella sera, se non previa, se possibile, valutazione.
Chiediamo a chi desidera vivere l’esperienza di evangelizzazione di far proprio lo stile proposto. La proposta è aperta a tutta: laici, religiosi/e, sacerdoti, giovani e adulti… tutti coloro che, da credenti, vogliono “darsi” perchè il Vangelo corra e sia glorificato.
INSIEME, con Paolo, PER LE VIE DEL MONDO:
Io Paolo ritenni di non sapere altro in mezzo a voi se non Gesù Cristo e questi crocifisso. La mia parola e la mia predicazione, non si basarono su discorsi persuasivi di sapienza, ma sulla manifestazione dello Spirito e della sua potenza, perchè la vostra fede non fosse fondata sulla sapienza umana ma sulla potenza di Dio”
La scena della Pentecoste può produrre in noi molteplici riflessioni, ma credo che quella relativa alla comunicazione con Dio e con gli altri costituisca un punto centrale per il percorso educativo.
Solo una motivazione interiore che nasce da Dio e tocca interiormente ognuno di noi ci può predisporre a uno scambio fraterno con tutte le persone.
La discesa dello Spirito Santo sugli apostoli si esprime attraverso la simbologia delle lingue di fuoco. La lingua, come è evidente, allude alla comunicazione. L’essere umano si caratterizza rispetto agli animali, dicono gli etologi del comportamento umano, perché conosce il linguaggio. Chi parla o comunica, anche in modo non verbale, si rivela un essere-per, un individuo che non è introverso, ma aperto costitutivamente alla relazione con gli altri. Così anche il cristiano, rappresentato dagli apostoli, è un essere in relazione. La prima relazione viene dall’alto, è rappresentata da quella voce, quel suono di vento gagliardo che parla al cuore impaurito e tremante dei discepoli spaventati dopo la morte di Gesù e disorientati nonostante l’annuncio della risurrezione. I discepoli non sanno parlare… Il loro atteggiamento è di attesa, di invocazione. Chiedono a Dio insieme con Maria le parole giuste, i linguaggi opportuni per annunziare il mistero. Lo Spirito Santo è la forza di comunione, colui che apre al dialogo autentico tra Dio e la persona, che rende possibile una comprensione e una corretta espressione di quanto sperimentato.
Chi fa oggi esperienza di questa azione dello Spirito?Solo chi si sintonizza sulle sue frequenze, che sono quelle del silenzio, del raccoglimento e dell’ascolto. Chi desidera tale esperienza si predispone alla voce del Vento che spazza via le paure del cuore e lo rende forte per parlare non di cose apprese sui libri, ma di verità sperimentate nell’amore. Le lingue sono di fuoco, perché non sono frutto di elucubrazioni mentali, ma di connaturalità, frutto di intimità, di comunione. La comunione con Dio conduce anche alla comunicazione della fede che è un fatto di amore.
La seconda relazione, evocata nel racconto degli Atti, avviene con gli altri. L’essere umano è interdipendente: nessun individuo può sopravvivere e realizzarsi senza la presenza e l’assistenza, diretta o indiretta degli altri. Per questo motivo la comunicazione ha un’importanza fondamentale, riuscendo a stabilire e a mantenere un collegamento fra gli individui. Noi comunichiamo non quando forniamo notizie utili, come se fossimo speaker televisivi, ma quando ci coinvolgiamo nella relazione. Gli apostoli comunicano la fede nel momento in cui, avendone fatta l’esperienza profonda, si aprono al dialogo con tutti gli altri convenuti a Gerusalemme. Comunicare la fede diventa così, come per gli apostoli, anche per noi oggi, genitori, educatori, catechisti, un processo con cui attiviamo la modifica e la costruzione della nostra come dell’altrui realtà di riferimento. Non sono più stranieri e divisi dalla differenza di provenienza gli uomini di Pentecoste, ma sono uniti dallo stesso linguaggio che è quello reso possibile dall’unico Spirito dell’amore.
L’amore unisce prima della parola, l’amore, quando è testimoniato con i fatti e con gli atteggiamenti, travalica anche le differenze culturali ed etniche. La comunicazione della fede è un’esperienza che cambia chi la fa non meno di chi la riceve e, nonostante le difficoltà di oggi, non possiamo non comprendere che è un atto globale, rischioso e affascinante, come lo fu per gli apostoli, come lo è per ogni annunciatore della fede.
Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali.
Siamo nel tempo pasquale e il cuore continua a essere segnato dai gioiosi alleluia di risurrezione. E’ ancora vivo in noi l’invito che, con forza, ha risuonato nella precedente tappa: uscire dal buio, dalla notte, dalle distanze di sicurezza per diventare discepoli della luce, per confessare testimonianza la nostra fede in Gesù Cristo Risorto.
Ora, sempre più decisamente orientati verso l’Ascensione e la Pentecoste, liturgia e la Parola apre per noi gli orizzonti dell’annuncio. Quell’andate detto da Gesù ai suoi discepoli, continua a essere vero per noi oggi! Continua a toccare la nostra esperienza di fede e ci chiede di uscire, di condividere, di non tenere per noi la straordinaria ricchezza che abbiamo ricevuto: l’incontro con Dio e con il suo amore.
E’ in questo orizzonte che va letto e interiorizzato il tema di questa nostra nona tappa; tema che di fatto fa eco al messaggio del santo Padre per la 46a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali.
L’annuncio mette in gioco la comunicazione e, a sua volta, la comunicazione, per essere vera, deve poter diventare voce dell’interiorità. E’ questa la grande sfida a cui siamo chiamati, è in questo senso che parola e silenzio potrebbero diventare una reale opportunità per accogliere, interiorizzare, far crescere la Parola in noi.
Tra rischi, slanci, paure, indecisioni… c’è un grande maestro interiore che in noi diventa luce, guida, sostegno, conferma nella fede.
Vi lascio a questo punto alla video-catechesi, augurandovi di entrare nel silenzio e nella Parola, lì dove e come il Signore vorrà. Lui, ci attende per raggiungerci con proposte singolari e personali, per fare della nostra vita un dono di pienezza.
Video catechesi
Come una voce sola davanti a Dio Preghiera conclusiva
Parole: suoni e memorie, vissuti e speranze che ritornano e non ci lasciano soli, Signore. Parole: vita e morte, speranze e illusioni che si destreggiano nel cuore dell’uomo. Silenzi: come parole non dette, né ascoltate, che risuonano negli spazi deserti della nostra vita, cariche di omertà. Risuonano, Signore, come eco lontane che dominano sui ricordi.
Aprici, Signore della vita, al mistero del deserto che fiorisce, rendici capaci di ascoltare il silenzio, grembo fecondo della Parola che salva. Il tuo Spirito apra le nostre orecchie, schiuda le nostre memorie, spalanchi ogni rigidità e la forza travolgente del silenzio, pregno di Dio, renda nuova ogni parola, vera ogni confidenza, trasparente ogni segreto. Lo Spirito che ha reso viva la Parola nella storia, porti vita nell’annuncio, indichi vie di comunicazione dove sopravvive la diffidenza, faccia risuonare nei nostri silenzi, spesso muti, scoraggiati o spaventati, la Parola dell’amore, che fa del silenzio la casa in cui abitare, nascere e donarsi. Amen
Preghiamola tutti costantemente, se possibile ogni giorno. Sia preghiera reciproca in cui, gli uni per gli altri, come fratelli e sorelle nel Signore, invochiamo la sua grazia e benedizione, la sua pace, perchè, percorrendo questo tempo, come Chiesa, radunata nel suo nome, il nostro sia un itinerario interiore capace di portarci nel cuore della nostra fede.
Per saperne di più scrivi a:
Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it
Per condividereriflessioni, mettere in campodomande, dubbi, voglia di saperne di più, seguici anche su
Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.
Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:
Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro:Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline
Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!
Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013
Siamo giunti all’ultima tappa del percorso sui frutti dello Spirito Santo, che ci ha condotti a capire l’importanza di «portare frutto nella nostra vita», da riversare in quella degli altri. Anche cercando di sviluppare le proprie capacità con passione, si porta frutto: i doni che abbiamo, infatti, non sono solo per noi ma ci sono stati dati per metterli a servizio di tutti. Il frutto dello Spirito, che è Amore, è come un diamante preziosissimo, le cui sfaccettature sono: gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, dominio di sé. L’amore, inteso come carità e altruismo, è un amore illimitato verso le persone: è l’amore che porta al sacrificio, ad amare i nemici e a dare la vita per gli altri come ha fatto Gesù sulla croce. Questo frutto produce in noi la capacità di amare chi non ci è simpatico o che ci perseguita (come i bulli a scuola). È un amore pronto a dare, che ricerca sempre ciò che è buono nell’altro.
Un’attività, utile per comprendere «come amare», potrebbe essere quella di chiedere ai ragazzi: «Chi dobbiamo amare?». Certamente: Dio, noi stessi, il prossimo, il nemico e i fratelli. Successivamente chiedete: «Chi sono e dove trovarli?». Potreste invitarli, divisi in gruppi, a cercare in internet immagini che rappresentino queste persone e immagini e/o fatti che esprimono il come amarle. Se vi è disponibilità e competenza, montate il tutto in una presentazione di powerpoint o in un filmato (usando Windows media player) e, poi, guardate insieme il lavoro finale, magari assegnate un premio al lavoro migliore, da condividere, poi, mettendolo o su YouTube (se è un filmato) o sulla banca dati di http://www.qumran2.net.
Sarebbe importante che i ragazzi assumessero un impegno concreto per mettere in pratica uno di questi frutti. Ad esempio parlando di amore, bontà, pace, benevolenza, gioia si possono trovare nella rete molti siti di volontariato (anche del vostro territorio); case di beneficenza, locali, nazionali o missionarie; molti esempi di vita sia di santi (www.santiebeati.org) sia di persone comuni che dedicano la propria vita agli altri.
E perché non entrare nella pagine web di comunità religiose? Fondamentale è iniziare a fare esperienza, non solo parlare, in modo da accorgersi dell’azione dello Spirito Santo nel piccolo delle nostre vite. Lo Spirito Santo è creativo basta solo decidere cosa si vuol fare e gli strumenti, soprattutto quelli multimediali, non mancano. Per la grafica vi consiglio un programma freeware completo, ma leggero: http://www.gimp.org. Per creare tracce audio, abbinarle a immagini e video, per fonts e ritocco, ecc., vi indico un sito dove troverete programmi, divisi per categoria, gratuiti: http://www.programmifree.com. Vi consiglierei, poi, di creare un blog (più semplice da gestire di un sito) del vostro gruppo/comunità dove postare non solo le attività, i progetti, le immagini e i video, ma per fare interagire i vostri ragazzi, permettendo anche ai genitori e ad altri ragazzi di vedere e interagire. Un ottima guida gratuita per fare un blog la trovate in: http://www.masternewmedia.org.
Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio dell’insertoRagazzi & Dintornidossier mensile diCatechisti Parrocchiali.
Cari amici blogger, c’è una settimana nell’anno, che come paoline e paolini, dedichiamo in modo particolare alla riflessione sulla Comunicazione, questo straordinario ambiente di relazioni sfidanti, carico di opportunità e limiti, di compromessi e manipolazione, di responsabilità e moltiplicazione delle idee. La comunicazione ai tempi dei social network non è più strumento nelle nostre mani. E’ grembo che genera in noi la nuova sfida dell’umano, la nuova rivoluzione psico-cognitiva che, nel pensiero di alcuni studiosi sta cambiando le architetture celebrali.
Non si tratta di fare come se non ci fossero. Non è prudente. Ci sono e vivono, strutturano, ampliano le strutture universali della comprensione, della condivisione, delle economie, delle culture. Entrano nelle culture e valicano i confini. Conoscenza significa possibilità di uso critico e responsabile. Per questo riflettere e condividere è molto opportuno!
Vi riporto qui, una traccia di riflessione, scritta proprio in occasione della 46a Giornata Mondiale della Comunicazione.
Spesso il nostro modo di comunicare è più vicino al frastuono, disorientato di Babele, che non alla relazione del giorno di Pentecoste. Il tema della giornata: “Silenzio e Parola, cammino di evangelizzazione” può aprirci interessanti percorsi di approfondimento e attuazione.
Babele, ossia la città in cui furono confuse le lingue, perché l’uomo non ascoltasse più l’altro uomo.
Babele, ossia il più eloquente tentativo di silenziare la parola, rendendola rumore. E guardata da questa prospettiva, potrei, senza tentennamento alcuno, affermare che Babele è oggi città decisamente all’avanguardia, ad altissima densità demografica, in forte espansione e capace di far vivere in sé meccanismi di stordimento, incomprensione, travestimento del bene e del vero, in cui paradossalmente si moltiplicano le presenze.
Babele è la rete? È il web 2.0 ad averla riportata in vita? È il mondo in cui tutti dicono la loro verità? Si rincorrono, con sempre maggiore frequenza, studi, interviste, approfondimenti e a volte scoop. Presenze significative nel mondo della rete, creano opinione: dalla Chiesa ufficiale alle innumerevoli associazioni, movimenti, organizzazioni, di ogni ordine e grado, e ognuno con la sua proposta, con il proprio orizzonte. Essere in rete infondo significa esserci, evolvere, entrare lì, dove, e a ritmi vorticosi, si rincorrono e si smentiscono le opinioni sul buono e sul giusto, sui rischi e sulle potenzialità, su tutto e sul suo contrario. La rete, il web, i nuovi spazi di socializzazione presentano se stessi al mondo, proponendo ogni giorno sempre più spettacolari e inaudite novità.
Ma a noi non può bastare! Noi che la comunicazione la vogliamo abitare, non vogliamo semplicemente alternarci nelle opinioni, come cori in due navate. Non vogliamo essere “confusione”, non ci basta!Affermare che la comunicazione sia Babele, è sterile; ma riconoscere che Babele affascini la comunicazione è doveroso. A Babele ogni progetto fallisce, perché le voci non diventano parole e i suoni si disperdono nel pensiero autoreferenziale di chi instancabilmente sogna da solo. A Babele il domani non sorge, perché l’altro non esiste. Babele c’è, è città opulenta che investe lì dove la scelta di campo è isolarsi, difendersi, manipolare, usare. Babele ha cittadini illustri che insegnano l’arte del travestimento; è patria di chi strumentalizza l’altro senza mai volerlo incontrare, di chi in un click pretende di salvare o distruggere, gratificare o annientare.
Babele non è solo la città della grande sfida lanciata dall’uomo a Dio; Babele continua a essere lo spazio dell’uomo contro se stesso, spazio del silenzio imposto alla parola, spazio del non ascolto. A Babele la parola non è incontro, non crea, non “mi fa”. A Babele la parola non è mai un evento, non è incontro di “Tu” che si donano reciprocamente vita, volto, identità. Babele è il solo oggi che, con me, nasce e muore, che non si dà, non è capace di perdersi nell’altro, per scoprirsi nuovo. A Babele vivono migliaia di parole che continuano a non accadere, a non fare breccia, a non diventare vita.
E ora sta a ognuno di noi sciogliere la metafora, entrare nella concretezza di ciò che sperimentiamo e costruiamo. Potrei raccontarvi dei tanti profili di social network, delle parole scaraventate nel web spesso come spade schioccanti nel vuoto, dei numerosi progetti che non continuano, delle innumerevoli ONLUS che promettono soluzioni e a una realtà che continua a incancrenirsi, delle tante forme di solidarietà individuali, che non riescono mai a costruire alleanza. Potrei, ma non lo farò. Babele non esiste fuori di noi, non è uno spazio da cui difendersi, non è il rischio di un modo nuovo di fare comunicazione. Babele vive in noie dà se stessa in ogni parola sprecata, in ogni opinione resa verità, in ogni confronto negato, in ogni progetto chiuso alla collaborazione, in ogni ascolto negato, in ogni uso e abuso di parola e di silenzio. A Babele la parola tace, ma dove l’ascolto placa Babele, il silenzio parla e la parola accade, come evento nuovo che ha il sapore della vita!
Come recita il catechismo dei fanciulli, la Chiesa è la famiglia dei discepoli, riunita dalla Spirito. Lo Spirito Santo ci aiuta a vivere con coraggio come veri figli di Dio e ad amarci tra noi come fratelli e sorelle. Ci aiuta a entrare in comunione tra noi e con Dio attraverso l’ascolto della Parola, l’Eucaristia e il servizio ai fratelli. La comunione è la base e il presupposto della missione che ogni battezzato è chiamato a svolgere per annunciare il messaggio di amore universale di Dio per l’uomo.
All’interno di questo articolo un suggerimento per proporre ai ragazzi di realizzare un portalumino che rappresenti, come a Pentecoste, i discepoli riuniti. Un simbolo per aiutarci a ricordare come lo Spirito ci tiene uniti in Cristo, nel gruppo di catechesi, in famiglia, in Chiesa. Sarà uno strumento utilizzabile in famiglia per vivere brevi momenti di preghiera insieme, un rito familiare giornaliero, dove pregare per le persone che ci sono vicine e affidarle all’amore di Dio Padre. Se ne realizza uno grande, con un bel cero al centro e attorno le sagome che rappresentano i membri del gruppo di catechesi, da usare per la preghiera finale degli incontri.
Materiale: un foglio A4 bianco di almeno 220 gr, forbici, colla stick o liquida, un lumino, pennarelli colorati, righello.
Al lavoro: • Prendere un foglio A4 e disegnare la sagoma di un omino con le braccia allargate. • Ripiegare il foglio tenendo come ampiezza delle pieghe quella delle braccia dell’omino. • Ritagliare la sagome dell’omino tenendo il foglio piegato, in modo da ottenere una striscia di omini tra loro uniti. • Colorare gli omini da un lato, quello che resterà all’esterno, e piegare la parte in basso, che sarà incollata su una base sempre di carta. • Si possono arricchire gli omini nella parte interna, scrivendo i nomi dei componenti della propria famiglia e di persone care da ricordare nella preghiera. • Ritagliare dalla carta avanzata una base di 10×10 cm, sulla quale incollare in cerchio gli omini. • Ritagliare la parte di base eccedente e posizionare al centro un lumino per terminare il lavoro.
Dopo aver realizzato questo particolare portalumino, potete suggerire ai ragazzi la seguente preghiera da recitare insieme con la famiglia o in gruppo in preparazione alla Pentecoste:
Santo Spirito, tu sei amore che unisce e perdona, tu sei acqua che lava e bagna, tu sei luce che illumina e riscalda. Vieni in mezzo a noi! Donaci la forza per ricominciare. Donaci la gioia di stare insieme. Accendi in tutti il fuoco del tuo amore! Amen.
Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali, dove è anche possibile vedere le foto dei vari passaggi per realizzaze il portalumino.