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Pentecoste – Anno B

«Quando verrà il Paràclito… egli darà testimonianza di me;
e anche voi date testimonianza…»

Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,26-27)
  DOMENICA DI PENTECOSTE – Anno B

No, non siamo in grado, siamo seri. Né tu, amico lettore, né io, né nessuno che abbia un po’ di sano realismo lo può (veramente) fare. Non siamo capaci di annunciare il Regno con sufficiente trasparenza, con coerenza minima, con passione necessaria. Il peccato è il nemico da combattere, come ci ha più volte ricordato un illuminato Papa Benedetto in questi anni. In un mondo in cui tutti danno la colpa agli altri (anche nella Chiesa!), Pietro ci ricorda che il nemico è dentro, non fuori. Questa storia dell’affidare alla Chiesa, a questa Chiesa, le redini del Regno è stato uno scherzo, o un inganno o una follia. Siamo seri.
Lui non c’è, lo sappiamo, lo vediamo mille volte, lo sperimentiamo. No, non ce la possiamo fare. Ora che l’Europa crolla e tutto sembra svanire e la paura attanaglia la quotidianità, prima che i mercati. Come facciamo a parlare di speranza alla gente che non arriva alla fine del mese? Andiamo! Non, non ce la possiamo fare. Oppure.

SHEVUOT
Shevuot, la festa della mietitura, Pentecoste per i fedeli greci che ricordano la sua celebrazione cinquanta giorni dopo Pesah, era una festa agricola che, col passare dei secoli, era stata arricchita da un’altra interpretazione: in quel giorno si ricordava il dono della Torah sul monte Sinai. Israele era molto fiero della Legge che Dio gli aveva consegnato; pur essendo il più piccolo fra i popoli, era stato scelto per testimoniare al mondo il vero volto del misericordioso.
Proprio in quel giorno, e non casualmente, Luca situa la discesa dello Spirito Santo. Spirito che era già stato donato, dalla croce e il giorno di Pasqua. Perché ripetere questa effusione? Perché quel giorno? Forse Luca vuole dire ai discepoli che la nuova Legge è un movimento dello Spirito, una luce interiore che illumina il nostro volto e quello di Dio! Gesù non aggiunge precetti ai tanti (troppi!) presenti nella Legge orale, ma li semplifica, li riduce, li porta all’essenziale.
Un solo precetto, quello dell’amore, è richiesto ai discepoli. Fantastico, grazie Gesù! Ma cosa significa amare nelle situazioni concrete? Ecco che lo Spirito ci viene in soccorso. Gesù non dona delle nuove tavole, cambia il modo di vederle, ci cambia il cuore, radicalmente. Oggi festeggiamo la Legge che lo Spirito ci aiuta a riconoscere.

TUONI, NUBI, FUOCO, VENTO
Luca descrive l’evento rimandando esplicitamente alla teofania di Dio sul monte Sinai: i tuoni, le nubi, il fuoco, il vento sono elementi che descrivono la solennità dell’evento e la presenza di Dio ma che possono anche essere riletti in una chiave spirituale.
Lo Spirito è tuono e terremoto: ci scuote nel profondo, scardina le nostre presunte certezze, ci obbliga a superare i luoghi comuni sulla fede (e sul cristianesimo!).
Lo Spirito è nube: la nebbia ci costringe a fidarci di qualcuno che ci conduce per non perdere la strada della verità.
Lo Spirito è fuoco che riscalda i nostri cuori e illumina i nostri passi.
Lo Spirito è vento: siamo noi a dover orientare le vele per raccogliere la sua spinta e attraversare il mare della vita!
Lo Spirito diventa l’anti-babele: se l’arroganza degli uomini ha portato alla confusione delle lingue, a non capirsi più, la presenza dello Spirito ci fa udire un solo linguaggio, una sola voce.
Invochiamo lo Spirito quando non ci capiamo in famiglia, in parrocchia, sul lavoro. Invochiamolo quando non riusciamo a spiegarci. Lo Spirito fa diventare i pavidi apostoli dei formidabili evangelizzatori: ora non hanno più paura e osano, vanno oltre, dicono senza timore la loro fede e la loro speranza. È la pentecoste: la Chiesa si inebria e diventa missionaria.

URAGANO
Non è un vento: è l’uragano. Un uragano che li strappa alle loro certezze, che li devasta, che li scompiglia e li scapiglia, che li converte, infine. Il fuoco scende nel cuore e li consuma.
No, certo, non ce la possono fare. D’accordo. Sarà lo Spirito ad agire. È arrivato, il dono (annunciato) del Risorto. È più folle e più anarchico di come neppure osassero immaginare. Il cuore ora è gonfio, escono per strada, fermano i pellegrini di passaggio a Gerusalemme per la Pentecoste. Parlano del Maestro, lo professano Messia e Signore e presente.
È arrivato lo Spirito.

PRUDENZA
Tenetelo nel cassetto lo Spirito, per favore. È pericoloso, devastante, inquietante.
Quando la Chiesa si siede o si arrocca fa nascere i santi che la ribaltano. Quando pensate che la vostra vita sia finita, annientata, vi spalanca lo sguardo del cuore. Quando le nostre parrocchie languono, si clericalizzano, si svuotano, si abituano, si stancano, si illudono egli scuote dalle fondamenta, fa crollare i palazzi della retorica e ci spinge a uscire nelle strade del nostro quartiere a dire Dio. Gli Atti degli apostoli sono una divertente comica in cui lo Spirito combina pasticci e gli apostoli corrono (invano) cercando di capire cosa fare veramente.
È lo Spirito che guida la Chiesa, anche se cerchiamo continuamente di correggere la rotta. È lui, se vuoi, fratello, sorella, che può orientare la vita verso i cammini della santità. È lui che soffia, nonostante tutto.

(PAOLO CURTAZ)


CATECHISTI PARROCCHIALI – Maggio 2012 – UN TEMPO DI GRAZIA

IMPARARE A COMUNICARE LA FEDE

di Emilio Salvatore

La scena della Pentecoste può produrre in noi molteplici riflessioni, ma credo che quella relativa alla comunicazione con Dio e con gli altri costituisca un punto centrale per il percorso educativo.
Solo una motivazione interiore che nasce da Dio e tocca interiormente ognuno di noi ci può predisporre a uno scambio fraterno con tutte le persone.

La discesa dello Spirito Santo sugli apostoli si esprime attraverso la simbologia delle lingue di fuoco. La lingua, come è evidente, allude alla comunicazione. L’essere umano si caratterizza rispetto agli animali, dicono gli etologi del comportamento umano, perché conosce il linguaggio.
Chi parla o comunica, anche in modo non verbale, si rivela un essere-per, un individuo che non è introverso, ma aperto costitutivamente alla relazione con gli altri. Così anche il cristiano, rappresentato dagli apostoli, è un essere in relazione.
La prima relazione viene dall’alto, è rappresentata da quella voce, quel suono di vento gagliardo che parla al cuore impaurito e tremante dei discepoli spaventati dopo la morte di Gesù e disorientati nonostante l’annuncio della risurrezione.
I discepoli non sanno parlare… Il loro atteggiamento è di attesa, di invocazione. Chiedono a Dio insieme con Maria le parole giuste, i linguaggi opportuni per annunziare il mistero.
Lo Spirito Santo è la forza di comunione, colui che apre al dialogo autentico tra Dio e la persona, che rende possibile una comprensione e una corretta espressione di quanto sperimentato.

Chi fa oggi esperienza di questa azione dello Spirito? Solo chi si sintonizza sulle sue frequenze, che sono quelle del silenzio, del raccoglimento e dell’ascolto. Chi desidera tale esperienza si predispone alla voce del Vento che spazza via le paure del cuore e lo rende forte per parlare non di cose apprese sui libri, ma di verità sperimentate nell’amore. Le lingue sono di fuoco, perché non sono frutto di elucubrazioni mentali, ma di connaturalità, frutto di intimità, di comunione. La comunione con Dio conduce anche alla comunicazione della fede che è un fatto di amore.

La seconda relazione, evocata nel racconto degli Atti, avviene con gli altri. L’essere umano è interdipendente: nessun individuo può sopravvivere e realizzarsi senza la presenza e l’assistenza, diretta o indiretta degli altri. Per questo motivo la comunicazione ha un’importanza fondamentale, riuscendo a stabilire e a mantenere un collegamento fra gli individui. Noi comunichiamo non quando forniamo notizie utili, come se fossimo speaker televisivi, ma quando ci coinvolgiamo nella relazione. Gli apostoli comunicano la fede nel momento in cui, avendone fatta l’esperienza profonda, si aprono al dialogo con tutti gli altri convenuti a Gerusalemme.
Comunicare la fede diventa così, come per gli apostoli, anche per noi oggi, genitori, educatori, catechisti, un processo con cui attiviamo la modifica e la costruzione della nostra come dell’altrui realtà di riferimento.
Non sono più stranieri e divisi dalla differenza di provenienza gli uomini di Pentecoste, ma sono uniti dallo stesso linguaggio che è quello reso possibile dall’unico Spirito dell’amore.

L’amore unisce prima della parola, l’amore, quando è testimoniato con i fatti e con gli atteggiamenti, travalica anche le differenze culturali ed etniche.
La comunicazione della fede è un’esperienza che cambia chi la fa non meno di chi la riceve e, nonostante le difficoltà di oggi, non possiamo non comprendere che è un atto globale, rischioso e affascinante, come lo fu per gli apostoli, come lo è per ogni annunciatore della fede.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali.

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Parola e silenzio: una sfida possibile – Incontri online/maggio 2012_Step9

Siamo nel tempo pasquale e il cuore continua a essere segnato dai gioiosi alleluia di risurrezione.
E’ ancora vivo in noi l’invito che, con forza, ha risuonato nella precedente tappa: uscire dal buio, dalla notte, dalle distanze di sicurezza per diventare discepoli della luce, per confessare testimonianza la nostra fede in Gesù Cristo Risorto.

Ora, sempre più decisamente orientati verso l’Ascensione e la Pentecoste, liturgia e la Parola apre per noi gli orizzonti dell’annuncio. Quell’andate detto da Gesù ai suoi discepoli, continua a essere vero per noi oggi!
Continua a toccare la nostra esperienza di fede e ci chiede di uscire, di condividere, di non tenere per noi la straordinaria ricchezza che abbiamo ricevuto: l’incontro con Dio e con il suo amore.

E’ in questo orizzonte che va letto e interiorizzato il tema di questa nostra nona tappa; tema che di fatto fa eco al messaggio del santo Padre per la 46a Giornata Mondiale delle comunicazioni sociali.

L’annuncio mette in gioco la comunicazione e, a sua volta, la comunicazione, per essere vera, deve poter diventare voce dell’interiorità. E’ questa la grande sfida a cui siamo chiamati, è in questo senso che parola e silenzio potrebbero diventare una reale opportunità per accogliere, interiorizzare, far crescere la Parola in noi.

Tra rischi, slanci, paure, indecisioni… c’è un grande maestro interiore che in noi diventa luce, guida, sostegno, conferma nella fede.

Vi lascio a questo punto alla video-catechesi, augurandovi di entrare nel silenzio e nella Parola, lì dove e come il Signore vorrà. Lui, ci attende per raggiungerci con proposte singolari e personali, per fare della nostra vita un dono di pienezza.

Video catechesi

Come una voce sola davanti a Dio
Preghiera conclusiva

Parole: suoni e memorie, vissuti e speranze
che ritornano e non ci lasciano soli, Signore.
Parole: vita e morte, speranze e illusioni
che si destreggiano nel cuore dell’uomo.
Silenzi: come parole non dette, né ascoltate,
che risuonano negli spazi deserti della nostra vita, cariche di omertà.
Risuonano, Signore, come eco lontane che dominano sui ricordi.

Aprici, Signore della vita, al mistero del deserto che fiorisce,
rendici capaci di ascoltare il silenzio,
grembo fecondo della Parola che salva.
Il tuo Spirito apra le nostre orecchie,
schiuda le nostre memorie, spalanchi ogni rigidità
e la forza travolgente del silenzio, pregno di Dio,
renda nuova ogni parola, vera ogni confidenza, trasparente ogni segreto.
Lo Spirito che ha reso viva la Parola nella storia, porti vita nell’annuncio,
indichi vie di comunicazione dove sopravvive la diffidenza,
faccia risuonare nei nostri silenzi,
spesso muti, scoraggiati o spaventati,
la Parola dell’amore, che fa del silenzio
la casa in cui abitare, nascere e donarsi. Amen

Preghiamola tutti costantemente, se possibile ogni giorno. Sia preghiera reciproca in cui, gli uni per gli altri, come fratelli e sorelle nel Signore, invochiamo la sua grazia e benedizione, la sua pace, perchè, percorrendo questo tempo, come Chiesa, radunata nel suo nome, il nostro sia un itinerario interiore capace di portarci nel cuore della nostra fede.

Per saperne di più scrivi a:

Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it

Per condividere riflessioni, mettere in campo domande, dubbi, voglia di saperne di più, seguici anche su

Facebook: Giovani & Vangelo
su Tw: Cantalavita

Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.

Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:

GEP – Giovani Evangelizzatori Paolini

Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro: Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!

Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013

Felici di vivere

STEP PRECEDENTI

RAGAZZI & DINTORNI – Maggio 2012 – La fonte è lo Spirito

PRODURRE FRUTTO NEL «WEB»

di Alessia Cambi

Siamo giunti all’ultima tappa del percorso sui frutti dello Spirito Santo, che ci ha condotti a capire l’importanza di «portare frutto nella nostra vita», da riversare in quella degli altri. Anche cercando di sviluppare le proprie capacità con passione, si porta frutto: i doni che abbiamo, infatti, non sono solo per noi ma ci sono stati dati per metterli a servizio di tutti. Il frutto dello Spirito, che è Amore, è come un diamante preziosissimo, le cui sfaccettature sono: gioia, pace, pazienza, bontà, benevolenza, fedeltà, dominio di sé. L’amore, inteso come carità e altruismo, è un amore illimitato verso le persone: è l’amore che porta al sacrificio, ad amare i nemici e a dare la vita per gli altri come ha fatto Gesù sulla croce. Questo frutto produce in noi la capacità di amare chi non ci è simpatico o che ci perseguita (come i bulli a scuola). È un amore pronto a dare, che ricerca sempre ciò che è buono nell’altro.

Un’attività, utile per comprendere «come amare», potrebbe essere quella di chiedere ai ragazzi: «Chi dobbiamo amare?». Certamente: Dio, noi stessi, il prossimo, il nemico e i fratelli. Successivamente chiedete: «Chi sono e dove trovarli?». Potreste invitarli, divisi in gruppi, a cercare in internet immagini che rappresentino queste persone e immagini e/o fatti che esprimono il come amarle. Se vi è disponibilità e competenza, montate il tutto in una presentazione di powerpoint o in un filmato (usando Windows media player) e, poi, guardate insieme il lavoro finale, magari assegnate un premio al lavoro migliore, da condividere, poi, mettendolo o su YouTube (se è un filmato) o sulla banca dati di http://www.qumran2.net.

Sarebbe importante che i ragazzi assumessero un impegno concreto per mettere in pratica uno di questi frutti. Ad esempio parlando di amore, bontà, pace, benevolenza, gioia si possono trovare nella rete molti siti di volontariato (anche del vostro territorio); case di beneficenza, locali, nazionali o missionarie; molti esempi di vita sia di santi (www.santiebeati.org) sia di persone comuni che dedicano la propria vita agli altri.

E perché non entrare nella pagine web di comunità religiose?
Fondamentale è iniziare a fare esperienza, non solo parlare, in modo da accorgersi dell’azione dello Spirito Santo nel piccolo delle nostre vite.
Lo Spirito Santo è creativo basta solo decidere cosa si vuol fare e gli strumenti, soprattutto quelli multimediali, non mancano. Per la grafica vi consiglio un programma freeware completo, ma leggero: http://www.gimp.org. Per creare tracce audio, abbinarle a immagini e video, per fonts e ritocco, ecc., vi indico un sito dove troverete programmi, divisi per categoria, gratuiti: http://www.programmifree.com. Vi consiglierei, poi, di creare un blog (più semplice da gestire di un sito) del vostro gruppo/comunità dove postare non solo le attività, i progetti, le immagini e i video, ma per fare interagire i vostri ragazzi, permettendo anche ai genitori e ad altri ragazzi di vedere e interagire. Un ottima guida gratuita per fare un blog la trovate in: http://www.masternewmedia.org.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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CATECHISTI PARROCCHIALI – Maggio 2012 – UN TEMPO DI GRAZIA

UNA LUCE SPECIALE

di F. Carletti – A.M. D’Angelo

Come recita il catechismo dei fanciulli, la Chiesa è la famiglia dei discepoli, riunita dalla Spirito. Lo Spirito Santo ci aiuta a vivere con coraggio come veri figli di Dio e ad amarci tra noi come fratelli e sorelle. Ci aiuta a entrare in comunione tra noi e con Dio attraverso l’ascolto della Parola, l’Eucaristia e il servizio ai fratelli. La comunione è la base e il presupposto della missione che ogni battezzato è chiamato a svolgere per annunciare il messaggio di amore universale di Dio per l’uomo.

All’interno di questo articolo un suggerimento per proporre ai ragazzi di realizzare un portalumino che rappresenti, come a Pentecoste, i discepoli riuniti. Un simbolo per aiutarci a ricordare come lo Spirito ci tiene uniti in Cristo, nel gruppo di catechesi, in famiglia, in Chiesa.
Sarà uno strumento utilizzabile in famiglia per vivere brevi momenti di preghiera insieme, un rito familiare giornaliero, dove pregare per le persone che ci sono vicine e affidarle all’amore di Dio Padre. Se ne realizza uno grande, con un bel cero al centro e attorno le sagome che rappresentano i membri del gruppo di catechesi, da usare per la preghiera finale degli incontri.

Materiale: un foglio A4 bianco di almeno 220 gr, forbici, colla stick o liquida, un lumino, pennarelli colorati, righello.

Al lavoro:
• Prendere un foglio A4 e disegnare la sagoma di un omino con le braccia allargate.
• Ripiegare il foglio tenendo come ampiezza delle pieghe quella delle braccia dell’omino.
• Ritagliare la sagome dell’omino tenendo il foglio piegato, in modo da ottenere una striscia di omini tra loro uniti.
• Colorare gli omini da un lato, quello che resterà all’esterno, e piegare la parte in basso, che sarà incollata su una base sempre di carta.
• Si possono arricchire gli omini nella parte interna, scrivendo i nomi dei componenti della propria famiglia e di persone care da ricordare nella preghiera.
• Ritagliare dalla carta avanzata una base di 10×10 cm, sulla quale incollare in cerchio gli omini.
• Ritagliare la parte di base eccedente e posizionare al centro un lumino per terminare il lavoro.

Dopo aver realizzato questo particolare portalumino, potete suggerire ai ragazzi la seguente preghiera da recitare insieme con la famiglia o in gruppo in preparazione alla Pentecoste:

Santo Spirito,
tu sei amore che unisce e perdona,
tu sei acqua che lava e bagna,
tu sei luce che illumina e riscalda.
Vieni in mezzo a noi!
Donaci la forza per ricominciare.
Donaci la gioia di stare insieme.
Accendi in tutti il fuoco del tuo amore!
Amen.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali, dove è anche possibile vedere le foto dei vari passaggi per realizzaze il portalumino.

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RAGAZZI & DINTORNI – Maggio 2012 – La fonte è lo Spirito

SEI VAMPIRO
O DONATORE DI SANGUE?

di Fausto Negri

Nel romanzo Quo vadis? un pagano chiede a Pietro appena giunto a Roma: «Atene ci ha donato la sapienza, Roma la potenza; la vostra religione cosa ci offre?». E Pietro risponde: «L’amore!». Una leggenda ebraica racconta che ogni uomo viene al mondo con una piccola fiammella sulla fronte, una stella accesa che gli cammina davanti. Quando due persone si incontrano, le loro due stelle si fondono e si ravvivano, come due ceppi sul fuoco. L’incontro rende luminose le persone. Quando, invece, un uomo per molto tempo è privo di incontri, la sua stella, quella che gli splende in fronte, pian piano si affievolisce, fino a spegnersi.
Il significato della leggenda è chiaro: se un uomo non è amato e non sa amare, sta male: semplicemente, non è persona (termine che deriva da «per-sum», cioè «sono per»).

Amore è una parola di cui oggi si abusa, e forse andrebbe tolta dal vocabolario: essa è, infatti, quasi sempre abbinata a «cuore», a innamoramento, a sdolcinerie. Gesù ne ha dato il significato autentico e ne ha fatto l’unico comando da osservare. Egli ha detto che il sunto di tutte le leggi è «amare Dio con tutta l’anima, con tutta la mente e con tutto il cuore e amare il prossimo come se stessi». Per tre volte Gesù usa il termine «tutto», appellandosi alla totalità. Un amore flebile, saltuario o mediocre non è amore. Il nostro è un Dio geloso, che vuole tutto il nostro essere. Dio, però, non ruba il cuore, ma lo amplifica. L’amore per lui lo riversa su di noi allargando il nostro essere all’infinito. Cristo indica tre direzioni cui va diretto il nostro amore: Ama il Signore, ama il tuo prossimo, ama te stesso.
Ama il Signore. Nel NT la definizione più bella di Dio è di san Giovanni: «Dio è Amore». Quando si mette Dio al primo posto, tutto il resto va a posto. Altrimenti la nostra esistenza è disordinata.
Ama il prossimo tuo. Qui Gesù è esagerato e rivoluzionario: «Non c’è amore più grande di chi dà la vita per i propri amici». Amore è dono gratuito di sé, il volere con tutte le forze, in modo sincero e disinteressato, il bene dell’altro.
Ama te stesso. Accettare te stesso, così come sei, con i tuoi limiti e le tue innegabili capacità, rientra tra i compiti più difficili della tua esistenza. Ma sappi che non puoi amare gli altri e Dio se non hai una sana stima di te. Come puoi amare il Creatore se non ami la sua creatura (cioè te stesso)? Non avere paura delle difficoltà e dei tuoi limiti. Se tutti fossimo perfetti in un mondo perfetto, che noia! Tu sei un’opera d’arte unica, non uno zerbino! Sei come una vigna in cui tutto, dentro, ha potenzialità infinite. Far arrivare la vigna a maturazione è il tuo compito.

Puoi vivere la tua esistenza in due modi: essere «vampiro» o «donatore di sangue». Anche se romanzo e film «Twilight» ha creato il vampiro buono, l’immagine tradizionale è di un essere «necrofilo» che ama tenebre e morte. Il donatore di sangue è «biofilo», ama la vita, fa tutto con passione.
• Il vampiro vive «a rovescio», continua a esistere solo succhiando il sangue altrui: non pensa ad altro che a se stesso, portando pessimismo e tristezza ovunque si trovi.
• Il donatore di sangue, invece, si accorge dei bisogni altrui e provvede. «Accorgersi» è una bellissima parola: deriva da «ad cor» e significa «far salire al cuore», cioè prendere coscienza, scoprire ciò che è sotto gli occhi. Il donatore di sangue scopre di avere attorno a sé altre persone fatte a immagine di Dio, vede la loro unicità ed è pronto a donare qualcosa di sé per la loro felicità.

Amare è anzitutto esserci: l’indifferenza e il menefreghismo sono le più grandi malattie del nostro mondo. Il peggior insulto che si può rivolgere a un essere umano è quello di far finta che neppure esista!
Amare è, poi, esserci con: si tratta di avere una presenza attenta all’altro, discreta, disponibile. Un insieme di tanti gesti e di mille attenzioni.

Lo Spirito Santo è «l’ovvio necessario», spesso dimenticato. Spirito d’Amore che ci dona energia e capacità di donarci. Tra uno che parla e uno che ascolta, chi è più importante? Il terzo, cioè la parola. Tra chi suona e chi balla, chi è più importante? La musica. Tra chi ama e chi è amato, chi è più importante? Ciò che non si vede, cioè l’amore. Lo Spirito – dice S. Agostino – è l’eterno Amore che unisce l’Amante all’Amato. L’Amore che unisce Dio Padre al Figlio è così vero, così «denso», da essere una Persona: lo Spirito.

Un fabbro apprendista, stanco di stare alle dipendenze di altri, un giorno si mise in proprio e aprì bottega. Comprò un mantice, un’incudine, un martello e cominciò a lavorare. Ma invano. La fucina restava inerte, non dava segni di luce. Un vecchio fabbro, a cui il giovane chiese consiglio, gli disse: «Hai tutto quello che ti occorre, fuorché la scintilla!». Lo Spirito è la scintilla che incendia la vita, fa ardere il cuore e fa sentire eternamente amati e capaci di amare.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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CATECHISTI PARROCCHIALI – Aprile 2012 – ANNUNCIARE LA PASQUA DI GESÙ

SULLA STRADA E NELLA LUCE DEL RISORTO
Via Lucis

di M. Rosaria Attanasio

Dopo aver accompagnato Gesù sulla via del dolore e dell’amore, ora, con gioia, seguiamo il suo percorso di vita e di luce nel suo manifestarsi «risorto» ai discepoli e alle discepole, per imparare a scoprirlo presente e operante nella nostra vita, nella storia e nella Chiesa, anche oggi.

Condivideremo la meraviglia dei suoi seguaci che, dopo il dolore, la paura e lo scoraggiamento, per la passione e la morte del loro Maestro sulla croce, non riescono a credere che sia risorto dai morti: è troppo bello per essere vero!
Ma Dio Padre supera ogni nostro schema mentale e ogni aspettativa, ed è capace di sorprenderci sempre con la grandezza del suo amore per noi.

Lo Spirito Santo, poi, che è stato sempre presente nella vita e nella persona del Maestro, nel momento della risurrezione spezza le catene della morte e irrompe con potenza in Gesù.
Per questo il primo dono che il Risorto fa agli apostoli riuniti nel Cenacolo è lo Spirito Santo, tanto che lo definiamo anche Spirito del Risorto.

E noi siamo già risuscitati con Cristo. «Grazie allo Spirito Santo, infatti, la vita cristiana, fin d’ora, è una partecipazione alla morte e alla risurrezione di Gesù: “Con lui siete stati sepolti insieme nel battesimo, in lui siete stati insieme risuscitati per la fede nella potenza di Dio, che lo ha risuscitato dai morti” (Col 2,12)».

Lo Spirito del Risorto continua l’azione di Gesù fra i suoi e nel mondo, e questa azione, dopo la risurrezione, si stabilisce nei discepoli: «… sarà in voi» (Gv 14,17).
Se siamo risorti con Cristo, siamo chiamati a cercare «le cose di lassù, dove si trova Cristo assiso alla destra di Dio» (Col 3,1).

All’interno della rivista Catechisti Parrocchiali l’itinerario completo della Via Lucis.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Aprile di Catechisti Parrocchiali.

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GP2 GenerAzioni – Dedica un pensiero!

Dedica una frase di Giovanni Paolo II
ad una persona per te speciale!

GP2 GenerAzioni – Unità dei cristiani!

Quando si prega insieme tra cristiani, il traguardo dell’unità appare più vicino. 

La lunga storia dei cristiani segnata da molteplici frammentazioni sembra ricomporsi, tendendo a quella fonte della sua unità che è Gesù Cristo. Egli «è lo stesso ieri, oggi e sempre!» (Eb 13,8).

Nella comunione di preghiera Cristo è realmente presente; prega «in noi», «con noi» e «per noi».
E’ lui che guida la nostra preghiera nello Spirito consolatore che ha promesso e ha dato alla sua Chiesa già nel Cenacolo di Gerusalemme, quando egli l’ha costituita nella sua originaria unità.

Sulla via ecumenica verso l’unità, il primato spetta senz’altro alla preghiera comune, all’unione orante di coloro che si stringono insieme attorno a Cristo stesso.

Se i cristiani, nonostante le loro divisioni, sapranno sempre di più unirsi in preghiera comune attorno a Cristo, crescerà la loro consapevolezza di quanto sia limitato ciò che li divide a paragone di ciò che li unisce. Se si incontreranno sempre più spesso e più assiduamente davanti a Cristo nella preghiera, essi potranno trarre coraggio per affrontare tutta la dolorosa ed umana realtà delle divisioni, e si ritroveranno insieme in quella comunità della Chiesa che Cristo forma incessantemente nello Spirito Santo, malgrado tutte le debolezze e gli umani limiti“.

Tratto dal libro
365 giorni con Giovanni Paolo II

RAGAZZI & DINTORNI – Novembre 2011 – Pace

RENDICI COSTRUTTORI DI PACE

di Alessandra Beltrami

All’interno dell’articolo proponiamo un incontro di preghiera da fare con i ragazzi per introdurre il tema della pace.

Si comincia con la preghiera, i ragazzi sono in piedi, in cerchio; al centro, su un piccolo tavolo, la Bibbia aperta e un cero acceso. Si predispone un cartellone e dei pennarelli colorati.

E’ il catechista che introduce l’incontro di preghiera:  tracciamo su di noi il segno della croce, per consentire al Padre, al Figlio e allo Spirito Santo di entrare nella nostra vita e nel quotidiano delle nostre scelte.

Si prosegue con un canto di invocazione allo Spirito Santo.

A questo punto il catechista spiega in breve il senso di questo momento: abbiamo invocato lo Spirito perché ci aiuti a crescere nel suo amore e a riempire i nostri cuori della sua ricchezza. In questo appuntamento di preghiera e di lode, invochiamo per noi, per i nostri amici e per tutto il mondo la pace, frutto dello Spirito; la pace che non è per noi qualcosa, ma Qualcuno, Gesù. Chiediamo a lui di sostenerci e di ispirarci sentimenti di pace, per camminare insieme verso di lui.

E’ il momento di proseguire con l’ascolto della Parola (2Corinti 13,11-12)

Riprendendo il brano di San Paolo, il catechista prosegue spiegando un pò il senso dell’incontro: in un mondo inquieto e disorientato, rincorriamo non soltanto la pace personale e interiore, ma anche la pace fraterna, che scalda i nostri cuori e li rende attenti e solidali. In realtà la pace, frutto dello Spirito Santo, è molto più di questo. Essa scaturisce come dono da Gesù, morto e risorto per salvarci, e ci ristora dalle fatiche che incontriamo nella vita quotidiana.

Ora i ragazzi rileggono silenziosamente il brano di San Paolo e ripetono, a turno, uno dei versetti, che il catechista riporta su un cartellone, per approfondirne il contenuto e calarlo nella propria esperienza personale, di cui possono far partecipi i compagni.

Si prosegue con una preghiera di Giovanni Paolo II per invocare la pace:

O Creatore della natura e dell’uomo,
della verità e della bellezza, ascolta la mia voce:
è quella di tutti i bambini che soffrono e soffriranno
fino a quando la gente riporrà fiducia nelle armi.
Ascolta la mia voce:
ti parlo con le moltitudini che, in tutti i Paesi e
in tutti i tempi della storia, non vogliono la guerra
e sono pronte a percorrere la strada della pace.
Dacci la forza di saper rispondere sempre all’odio
con l’amore, all’ingiustizia con un totale impegno
per la giustizia, alla miseria con la condivisione,
alla guerra con la pace. O Dio, ascolta la mia
voce e concedi al mondo la tua pace.
Amen.

Prima di concludere l’incontro con un canto si propone ai ragazzi di fare un gesto: la pace, che il Signore ci dona, non è qualcosa che dobbiamo tenere per noi, ma siamo invitati a condividerla con tutti. Tenendoci per mano, recitiamo il Padre nostro e poi scambiamoci un gesto di pace, che sia il segno visibile della nostra volontà di amarci gli uni gli altri.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Novembre dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

Inoltre ON LINE l’aggiornamento del materiale per il post riservato ai lettori della rubrica Musica di Catechisti Parrocchiali – Novembre 2011. Per accedere è necessaria la password indicata nell’articolo.

—>Noi: in guerra o in pace? <—

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