
Carissimi amici, non volevo che la Pasqua passasse senza un augurio per tutti voi, cari amici, ma non avrei neppure voluto che gli auguri avessero il sapore dello scontato e del frettoloso.
Nel realizzare questo desiderio mi aiuta la pedagogia pasquale che ci consegna un giorno lungo, straordinariamente, otto giorni e un tempo pasquale di cinquanta giorni.
Sentimenti forti e contrastanti hanno caratterizzato questa Pasqua: un giorno segnato dalla gioia della
Risurrezione e dal pianto dei poveri, dalle grida sguaiate di animalisti in difesa di innocenti agnelli da salvare e da lamenti silenziosi e amari di chi non aveva pane per i propri figli. Non è retorica ciò che leggete, ma una cruda realtà che continuamente mi spiazza e mi rimette in discussione.
E anche in un giorno come la Pasqua, in cui a farla da padrone dovrebbe essere la gioia, non riesco a non sentire quell’eco profondo del Vangelo: “I poveri li avrete sempre con voi”…
Già… i poveri… quanta Pasqua celebrano? Quanta gioia ricevono? Quanto amore riescono a sperimentare?
Ma nel volto del povero, mi dicevo, c’è il volto di Dio, quel suo darsi totale per amore, quel lasciarsi spezzare per essere per tutti, di tutti!
Ma con il povero ci sono anche la tante famiglie, i figli senza futuro, la speranza infranta, i sogni disattesi, le infinite solitudini e la paura…
E allora Signore, come sfamare i poveri? Come seminare vita? Come diffondere semi di speranza, come far profumare il mondo di risurrezione?
Sapete cosa mi spaventa di noi credenti e di noi essere umani? L’abitudine alla sofferenza, ma non alla nostra, a quella non ci abituiamo mai. Noi ci abituiamo alla sofferenza altrui, fino a considerarla solo retorica, una sorta di dato di fatto di fronte al quale restare per lo più indifferenti o a cui rispondere con un misero pacco di pasta, zucchero e farina. Misero! Perché altro non è. Ma a noi spesso basta, per credere di sfamare famiglie numerose e senza lavoro.
Ma è questa la Pasqua? E’ questa la Risurrezione? E’ questa la vita nuova che il Signore ha portato?
Lo chiedo a voi e lo chiedo a me, e mi auguro e vi auguro notti insonni: notti tormentate dall’altrui sofferenza, notti travagliate per l’altrui dolore.
Oggi il mondo ha bisogno della Pasqua! Ha bisogno di vivere un giorno di Risurrezione in cui nel cuore di ogni credente svetti lo splendore di quel: “come ho amato io, così amate anche voi”.
Oggi il mondo ha bisogno della vita nuova che il giorno di Risurrezione inaugura, segnata dalla gratuità, dal perdono, dalla generosità, dal bene comune, dalla condivisione e da una nuova solidarietà.
Auguriamoci reciprocamente di far sorgere, in questo tempo prossimo, il sole della Pasqua nella nostra vita, nelle scelte che operiamo, nel posto che l’altro ha nella nostra casa e attorno alla nostra
tavola. Auguriamoci di far esistere concretamente la Pasqua, di farla sorgere nella vita di altri e di impedire che il suo sole tramonti, oscurando la fraternità.
La risurrezione inaugura un nuovo orizzonte di vita, un nuovo stile di esistenza: semina luce nella notte, rende possibile l’impossibile, spezza la morte per rigenerare vita. Ma oggi questo sole per sorgere, ha bisogno di noi! Questo profumo per diffondersi ha bisogno di noi! L’incredibile miracolo dell’amore può ripetersi in ogni uomo e donna che amando, fa vivere!
Possa ognuno di noi far esistere la Pasqua in questa porzione di storia e possa farla resistere contro ogni tentativo di soffocare il profumo della vita.
Buona Pasqua e buon tempo pasquale a tutti noi!
suor Mariangela, fsp










re i ragazzi e tutti i credenti a cogliere e a entrare nell’amore immenso che Dio Padre, Gesù e lo Spirito Santo hanno per noi, tanto da realizzare una storia di salvezza lunga già quattro millenni (da Abramo a noi) e il cui centro e compimento è Gesù. Egli, principio di tutte le cose, da sempre generato da Dio Padre, accetta non soltanto di farsi uomo per condividere la nostra natura umana, ma perfino di farsi carico del nostro peccato e delle sue conseguenze che si abbattono su di lui sotto forma di disprezzo, calunnie, violenze, percosse, sputi… e, infine, con la crocifissione e la morte. Egli, l’Innocente, prende su di sé tutta la nostra cattiveria, per liberarcene e consentirci di guardare di nuovo con fiducia a Dio come nostro Papà.
All’inizio di ogni stazione si proclama:
giornate. Eppure abbiamo bisogno di tornare all’essenziale, proprio ora che le difficoltà crescono e la tentazione della sfiducia, anche nella Chiesa, diventa incombente. Tenendo fisso lo sguardo sulla bellezza di Dio, intuita, assaporata, cercata, possiamo ribaltare i banchetti delle nostre approssimative e inconcludenti visioni di Dio per liberare il tempio del nostro cuore (e il tempio che è la Chiesa) da una visione mercanteggiata della fede.
ridato fiato alla natura. È una visione semplicistica, eppure efficace: Dio punisce il peccato del popolo. Ma già nell’Antico Testamento si è approfondito il tema capendo che non è Dio a punire, ma il peccato stesso. Il peccato è male perché ci fa del male, il peccato distrugge, non Dio!
possiamo vivere in un prolungato inverno, ostinandoci a dire che non esiste nessuna bella stagione e che, al massimo, noi sappiamo vestirci meglio degli altri.
Non sono dieci comandamenti, come se si trattasse del regolamento di una scuola, o del Codice della strada. Sono indicazioni, proposte, percorsi. Non è prevista alcuna sanzione e i verbi sono al futuro: non fanno meritare la vita eterna, ma colmano la vita presente indirizzandola verso Dio.
seguire il percorso, a volte viviamo intensi periodi di sofferenza e di stanchezza, di dubbio e di fragilità, come i tempi di crisi che stiamo vivendo. Paolo, scrivendo ai Corinzi, medita a voce alta: egli ha sperimentato la croce come misura dell’assoluto amore di Dio, e ha scoperto che, 

, capendo quanta strada abbiamo fatto e di quante cose abbiamo bisogno per vivere e sentiamo il sentimento contraddittorio di una pace interiore mischiata alla paura di restare senza i nostri inutilmente indispensabili ninnoli, cosa ci resta nel cuore?
Ed egli ci chiede di salire sul monte, per capire, per intravvedere, per intuire.
, infine, a vedere solo Gesù nella nostra vita, e noi assieme con lui.