Tenetevi pronti
Dal Vangelo di Matteo (Mt 24,44)
I DOMENICA DI AVVENTO – Anno A
Di già?
Riparte l’Avvento, l’anno liturgico nuovo, il percorso verso il Natale. Ciò significa che fra un mese saremo di nuovo a tavola ad aprire i doni e a farci gli auguri. Almeno chi ha qualcuno con cui sedersi e quattro soldi per comprare un regalo. E ci guardiamo intorno, spaesati, come chi, dopo una lunga notte di battaglia, vede il bagliore dell’aurora a oriente. Siamo troppo stanchi per gioire. Troppe ferite da curare. Troppa emorragia di speranza per prendere sul serio i poco convinti inviti alla gioia che cominciamo a vedere in televisione. Arriva Natale, certo, e noi qui in mezzo al campo di battaglia. Intenti a cercare il fine, non a invocare la fine. Abbiamo assoluto bisogno di fermarci, almeno qualche minuto, di guardare dove stiamo andando, di trovare un filo a cui appendere, come dei panni, tutte le nostre vicende. Oggi inizia l’Avvento: ne avevo bisogno, sinceramente.
ANELITO
Sono quattro settimane che ci preparano al Natale, un’arca si salvezza che ci viene data per ritagliarci uno spazio di consapevolezza. Un mese per preparare una culla per Dio, fosse anche in una stalla. Non siamo qui a far finta che poi Gesù nasce: è già nato nella storia, tornerà nella gloria. Ma ora chiede di nascere in me. Qui, ora, oggi. In mezzo alla crisi di un mondo in disfacimento, in mezzo ai mille casini che devo quotidianamente affrontare, strappando con i denti un tempo per vivere sul serio.
Io voglio prepararmi, Continua a leggere Buona domenica! – I di Avvento – Anno A

castigo.


un bel finale della storia con l’arrivo dei nostri, come nei film western degli anni Sessanta.

stato celebrato e vissuto, dieci anni, senza figli però, non sono arrivati, forse una casualità piovuta dal cielo, forse no. Eppure la casa, il lavoro, le cene con gli amici, le feste tutti assieme, i baci, le carezze e l’amore sembravano reali. Almeno per un bel periodo. Poi arriva il buio. Il silenzio. La non comunicabilità. I primi segreti. Eppure la vita prosegue, scivola via. Gli anni passano e tutto prende un risvolto imprevedibile. Non c’è controllo. Non c’è più l’amore dei primi tempi. Ma forse non c’è mai stato l’amore, non nel suo significato più sincero, più vero, quello che lega due vite che scelgono di crescere assieme in un progetto comune. E la paura di ammetterlo incalza la vita, allora sopraggiunge il silenzio. È la paura che gli equilibri possano crollare a far passare il tempo e a far vivere nel diniego di una verità impellente. E poi un giorno tutto crolla davvero… Il buio è talmente reale che non è più possibile fingere. La verità arriva come un graffio a mortificare il volto, il corpo, i sogni. Inizia a sanguinare tutto. È la morte. È la morte che paradossalmente risveglia dal torpore del buio. Dal non senso, dal silenzio. La verità emerge come un figlio che nasce, cambia gli equilibri e tutto prende un altro significato. Pensa un giorno scoprire che il tuo uomo, tuo marito, rivolge il suo amore ad un altro uomo. 

Come da fine impero, come a Pompei prima dell’eruzione, come nel più cupo medioevo. Tecnologico e buio.
Sta evangelizzando una comunità perseguitata, impressionata dalla distruzione di Gerusalemme e del tempio, impaurita dall’ondata di odio scatenata da Nerone. Siamo perduti?, si chiedono i suoi parrocchiani, È la fine? Non ve lo chiedete mai? Io sì.