PERDONO E MISERICORDIA
di Renato De Zan
Dopo essersi adirato contro gli Ebrei a causa del vitello d’oro e aver spezzato le tavole della Legge (Es 32,15-20) che Dio aveva scritto con il dito della sua mano (Es 31,18), Mosè si rivolse al Signore, chiedendo perdono per il popolo (Es 32,31-32). Successivamente Dio ordinò a Mosè di tagliare due tavole di pietra sui cui avrebbe riscritto le dieci parole. Mosè obbedì e salì sul monte Sinai. Dio scese dalla nube e disse: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà… che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione…» (Es 34,6-7).
- È strana l’associazione perdono-punizione, ma così era la teologia veterotestamentaria della prima alleanza. Al peccato succede il
castigo.
- Si tratta, dirà il Libro della Sapienza, di un castigo che non vuole punire, ma correggere (Sap 12,2).
- Al castigo succede l’invocazione del popolo e a questa il perdono di Dio.
DIO DELLE MISERICORDIE E DEI PERDONI
La profezia contenuta nel Libro di Geremia sulla nuova alleanza sconvolgerà questo schema. In Ger 31,31-34 il rapporto tra l’uomo e Dio non comporterà più la sequenza peccato-castigo-invocazione-perdono, ma tutti faranno esperienza di Dio attraverso la nuova sequenza peccato-(invocazione)-perdono. Il castigo, infatti, ricadrà sulle spalle del Servo di Yhwh (cfr. i quattro car mi: Is 42,1-4; 49,1-6; 50,4-9; 52,13-53,12).
- Nel postesilio il popolo ebraico avrà diversi strumenti per chiedere perdono a Dio. Viene istituita:Dio è definito ‘Elohà selihòt, «Dio dei perdoni» (Ne 9,17), oppure l’Adonày Elohènu harachamìm wehsselihòt, «il Signore, nostro Dio, ha le misericordie e i perdoni (alla lettera: al Signore, nostro Dio, le misericordie e i perdoni)» (Dan 9,9).
la festa annuale dello Yom Kippur, giorno dell’espiazione o purificazione;
- la liturgia profetica o sacerdotale del rîb, processo bilaterale che culmina con il riconoscimento della colpa da parte dell’accusato e con il perdono da parte dell’accusatore;
- la preghiera della todâh, confessione di fede, che illustra i benefici di Yhwh per il suo popolo e le infedeltà di quest’ultimo verso Dio.
- Dio è definito ‘Elohà selihòt, «Dio dei perdoni» (Ne 9,17), oppure l’Adonày Elohènu harachamìm wehsselihòt, «il Signore, nostro Dio, ha le misericordie e i perdoni (alla lettera: al Signore, nostro Dio, le misericordie e i perdoni)» (Dan 9,9).
DIO, MODELLO DEL PERDONO
- Agli inizi della storia della salvezza il perdono non era codificato. L’ebreo dell’esodo conosceva la vendetta regolata. La legge del taglione (Es 21,23-25) concedeva la vendetta disciplinata dal principio di equivalenza: occhio per occhio, dente per dente, mano per mano, bruciatura per bruciatura, ferita per ferita, livido per livido.
- Nel prosieguo della storia della salvezza il popolo d’Israele
imparò a comprendere che l’odio per il fratello e la vendetta non possono accordarsi con la fede in un Dio che perdona (Lv 19,17-18: «Non coverai nel tuo cuore odio contro il tuo fratello… Non vendicherai e non serberai rancore contro i figli del tuo popolo, ma amerai il tuo prossimo come te stesso. Io sono il Signore»). La maturazione del popolo ebraico giunge a formulare una riflessione sapienziale che è prossima al cristianesimo.
- Il Siracide, nel sec. II a.C., lega strettamente il perdono dell’uomo verso il suo prossimo al per dono che l’uomo riceveva da Dio: «Perdona l’offesa al tuo prossimo e per la tua preghiera ti saranno rimessi i peccati» (Sir 28,2). Nel mondo biblico veterotestamentario, dunque, l’esperienza del perdono tra gli uomini nasce dall’esperienza del perdono che l’uomo riceve da Dio. Dio è il modello del perdono tra gli uomini.
IL PERDONO CRISTIANO
Su questa verità biblica raggiunta dalla teologia dell’Antico Testamento si innesta, in modo esemplare, l’affermazione di Paolo: «Siate invece benevoli gli uni verso gli altri, misericordiosi, perdonandovi a vicenda come Dio ha perdonato a voi in Cristo» (Ef 4,32).
- Il perdono biblico e, più ancora il perdono cristiano, non è un atto che scaturisce dall’aspetto buono della natura dell’uomo. È sempre una decisione che il credente prende, avendo Dio come modello.
- Il cristiano, poi, ha davanti agli occhi la morte del Signore Gesù che è la fonte del perdono lo sguardo su quella concretezza di una generosità e donazione immensa, il credente è chiamato a perdonare. Questo insegnamento permea le pagine del Nuovo Testamento e la fonte di questa teologia sta nell’insegnamento di Gesù stesso, fatto con parole e opere.
PERDONO RICEVUTO E DONATO
Nella preghiera del Padre nostro, il Signore aveva detto senza equivoci: «Rimetti a noi i nostri debiti come (Mt) / i nostri peccati perché (Lc) noi li rimettiamo ai nostri debitori (Mt) / a ogni nostro debitore” (Mt 6,12 // Lc 11,4). Certamente il credente non è la misura del perdono di Dio, ma la sua disponibilità (perché di Luca) a perdonare deve essere concomitante (come di Matteo) al perdono ricevuto da Dio. Gesù insiste su questo atteggiamento. Infatti, a commento del Padre nostro matteano, Gesù dice che chi perdona agli altri avrà il perdono da Dio. Viceversa il perdono di Dio non c’è.
- Nella parabola del servo spietato (Mt 18,23-35), questa verità sul
perdono del cristiano e di Dio viene ulteriormente ribattuta. Gesù afferma con forza questo comportamento perché nel discorso della montagna aveva dato il criterio generale: «Siate misericordiosi, come il Padre vostro è misericordioso» (Lc 6,36).
- Anche nelle azioni Gesù è perfettamente coerente con il suo insegnamento. Luca ci tramanda una testimonianza commovente. Mentre i suoi aguzzini lo stanno uccidendo, Gesù invoca il Padre: «Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno» (Lc 23,34).
- Stefano, a imitazione del Maestro morirà con le stesse parole sulle labbra: «Signore, non imputare loro questo peccato» (At 7,60).
SUGGERIMENTO: A proposito di Misericordia vi proponiamo il percorso online: Training di Misericordia!
Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Novembre 2013 di Catechisti Parrocchiali.
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