Per noi Cristo si è fatto obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
(Fil 2,8-9)
Mancano due giorni alla festa di Pasqua, e a Gerusalemme c’è grande trambusto. La Pasqua ebraica non è una delle feste; è la festa: è memoria e fedeltà. Quella di un popolo che, di generazione in generazione, dice a sé stesso chi è e da dove viene, e quella di un Dio che conferma nel tempo una speciale predilezione.
Mancano solo due giorni e a Gerusalemme c’è grande trambusto perché ormai da secoli la Pasqua, con tutti i suoi speciali riti e azioni liturgiche, può essere celebrata solo lì, nella città del tempio, dell’incontro con Dio, delle azioni liturgiche. Solo lì l’agnello può essere sacrificato. Solo lì le famiglie possono riunirsi e celebrare la Pasqua, il passaggio, la liberazione, la fedeltà di Dio.
Mancano due giorni alla grande festa di Pasqua. A Gerusalemme, qualcuno però non sta preparando la vita, ma la morte: stanno cercando di catturare Gesù per farlo morire. A Betania, qualcuno, una donna, sta sprecando del puro nardo, di grande valore, versandolo sul capo di Gesù.
Da una parte la morte, dall’altra la vita.
Da una parte l’inganno, dall’altra il gesto plateale e provocatorio.
Da una parte chi segretamente complotta un’uccisione, dall’altra chi rompendo una ritualità profetizza la morte, opponendo all’insostenibile lezzo della decomposizione il profumo intenso della risurrezione.
Inganni, violenza, false testimonianze e morte sembrano essere protagonisti di queste pagine. Paura, angoscia e disorientamento sembrano essere i sentimenti più diffusi.
Ma gli ultimi giorni della vita di Gesù di Nazaret, che celebriamo nella domenica delle Palme, non servono a ricordarci di quanta violenza riesce a essere capace il genere umano, quella è continuamente sotto i nostri occhi, purtroppo, quanto piuttosto a farci contemplare la radicalità dell’amore, il senso dell’avventura umana del Maestro, la gratuità di una salvezza che da quel giorno sul Golgota è possibile per tutti coloro che la desiderano.
Lasciamo Betania, e con Gesù entriamo a Gerusalemme, entriamo con lui nelle mille contraddizioni possibili che lui ha scelto di attraversare e da cui non si è allontanato, entriamo con lui nel mistero pasquale della sua passione, morte e risurrezione.
I due capitoli del Vangelo secondo Marco ci accompagnano nel cuore degli eventi: proviamo a scegliere un momento, proviamo a entrarci, a restare tra i presenti, a sentirci protagonisti, a lasciarci raggiungere dalle parole, dagli sguardi e dai gesti di chi lo sta vivendo. E noi? E io? Che cosa avrei fatto? Che cosa avrei desiderato? Come avrei reagito?
Gesù da Betania fino al Calvario, nel cenacolo, nel Getsemani, nel sinedrio, nel pretorio, ovunque, sembra ripetere quel sì detto al Padre: «Non ciò che voglio io, ma ciò che vuoi tu», dono offerto ai suoi, a noi.
Oggi guardiamo a lui, ascoltiamo con il cuore i suoi gesti e le sue parole. Viene a noi, carico non di una straordinaria divinità, ma di una sconvolgente umanità fatta di angoscia e paura, ma anche di perdono, forza e passione.
È il Figlio che sprofonda con fiducia nelle braccia del Padre, ma è anche l’uomo che non sa fino in fondo che cosa gli sarà chiesto.
È l’uomo della Croce, uomo sfigurato dal dolore e ucciso dalla durezza di chi non ha voluto vedere, ascoltare, credere.
È la nostra possibilità di vedere quanto grande sia il suo amore.
Oggi, fino a Pasqua, contemplando il Signore, possa sgorgare in noi gratitudine e fiducia in Colui che per amore ha dato tutto.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Con te, verso la Pasqua
Signore Gesù, entriamo con te in Gerusalemme
per entrare nel mistero pasquale
della tua passione, morte e risurrezione.
Ti contempliamo, Uomo della Croce,
e scopriamo il prezzo che hai pagato
per la nostra salvezza.
Ti contempliamo, Uomo dei dolori,
e scopriamo che la vita può essere
una risposta anche nella sofferenza.
Ti contempliamo, Uomo dell’amore,
e scopriamo che la morte non ha l’ultima parola.
Vogliamo restare con te, Signore, nell’ora della prova,
con te sotto la croce, sotto ogni croce.
Convertici a te! Convertici all’Amore!
Convertici al Vangelo!
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mc 14,1-15,47)
Mancavano due giorni alla Pasqua e agli Àzzimi, e i capi dei sacerdoti e gli scribi cercavano il modo di catturare Gesù con un inganno per farlo morire. Dicevano infatti: «Non durante la festa, perché non vi sia una rivolta del popolo».
Ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura
Gesù si trovava a Betània, nella casa di Simone il lebbroso. Mentre era a tavola, giunse una donna che aveva un vaso di alabastro, pieno di profumo di puro nardo, di grande valore. Ella ruppe il vaso di alabastro e versò il profumo sul suo capo. Ci furono alcuni, fra loro, che si indignarono: «Perché questo spreco di profumo? Si poteva venderlo per più di trecento denari e darli ai poveri!». Ed erano infuriati contro di lei.
Allora Gesù disse: «Lasciatela stare; perché la infastidite? Ha compiuto un’azione buona verso di me. I poveri infatti li avete sempre con voi e potete far loro del bene quando volete, ma non sempre avete me. Ella ha fatto ciò che era in suo potere, ha unto in anticipo il mio corpo per la sepoltura. In verità io vi dico: dovunque sarà proclamato il Vangelo, per il mondo intero, in ricordo di lei si dirà anche quello che ha fatto».
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