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NO AI LUOGHI COMUNI– RAGAZZI & DINTORNI – Dicembre 2013

Dossier Dicembre 13

NO AI LUOGHI COMUNI

di Tonino Lasconi

bambini-immigratiI bambini e i ragazzi non hanno problemi ad accogliere «gli ignudi» che si presentano loro soprattutto come compagni di scuola, diversi per colore della pelle, per nazionalità, per lingua.
Con la curiosità che hanno in dotazione spontanea, finché gli adulti non riescono ad attutirne la forza, ciò che è diverso li incuriosisce e li attira.
È facile, perciò, trovarli disponibili ai nostri inviti all’accoglienza e alla solidarietà.
Attenzione, però, a dare questo per scontato, e a non offrire motivazioni vere e profonde. immigrazioneOccorre, infatti, difenderli dagli adulti, fra i quali – a cominciare dai loro genitori – circolano ostinati luoghi comuni che possono influenzarli, portandoli su posizioni di diffidenza, antipatia e rifiuto. È importante che, negli incontri di catechesi, questi luoghi comuni emergano e si affrontino, perché covano dentro. Elenchiamo i più diffusi.    Continua a leggere NO AI LUOGHI COMUNI– RAGAZZI & DINTORNI – Dicembre 2013

Omologazione non è vita, non è futuro, non è dignità

 

Omologazione: altro non vedo in giro!

Omologhiamo le differenze, cioè appiattiamole, rendiamoci uguali… NON DIVERSI… sarà più bello!   Continua a leggere Omologazione non è vita, non è futuro, non è dignità

Mamme… straordinariamente MADRI

legamiCi sono cose che porto nel cuore per un tempo infinito e poi a un certo punto escono, come da un contenitore stracolmo… oggi penso a voi, mamme straordinariamente madri… mamme a cui poco pensiamo e che poco ringraziamo.

Non ci sono altri modi per pensarvi… siete angeli invisibili, con volti scavati da invisibili lacrime e segnati da inarrestabili sorrisi.
Nelle vostre vene scorre la forza della vita, quella forza che instancabilmente donate a corpi dilaniati, in modo indicibile, dalla sofferenza, da un destino cieco, da geni impazziti, da un mondo distratto ed egoista, da perché a cui mai nessuno potrà dare risposta…

Non ci sono altri modi per raccontare i miracoli che ogni giorno generate, se non pensando a un continuo partorire, travaglio e sofferenza, che giorno dopo giorno si fa lotta, accanto a quei figli che con voi conquistano la vita e riescono a insegnarci cosa vuol dire esistere.    Continua a leggere Mamme… straordinariamente MADRI

Dio, la vita, un senso

interiorità_1

Dio: il totalmente altro da noi, eppure più intimo a noi di noi stessi…
Dio: il contestato, colui di cui si può fare a meno,
eppure sempre raggiunto dalle nostre obiezioni,
dalla voglia di capire, di dimostrare.

Noi e la nostra vita, i nostri desideri, la sete di senso,
la voglia di futuro e di certezze.
Noi: esseri in cui convivono passione e paura,
determinazione e fragilità, sogni e dubbi.
Noi, semplicemente noi,
con tanta energia nel cuore da riprogettare il mondo
e, allo stesso tempo, con quel certo freddo distacco,
di chi, pur guardando la vita scorrere non vuole compromettersi,
sporcarsi le mani, scendere in campo e giocare, rischiando.

La tua vita c’è perché il mondo abbia vita.
La tua vita ha un senso perché parte di un orizzonte infinito.
La tua vita può trovare in Dio quella pienezza che il tuo cuore desidera e di cui ha sete…

infinito

CATECHISTI PARROCCHIALI – Maggio 2013 – SERVI DELLA PAROLA

Catechisti Maggio 2013

CONCLUSIONI E PROSPETTIVE

di Franca Feliziani Kannheiser

Al termine del percorso di quest’anno ci sembra necessario ricordare gli obiettivi che hanno guidato il nostro cammino e, fra tutti, quello di riconoscere e valorizzare le diversità che rendono vivo e dinamico il nostro gruppo di catechesi, attenti ai differenti bisogni formativi di cui sono portatori i nostri bambini.osservare
Auguriamoci di aver fatto esperienza di ciò che scrive Daniel Pennac: «Ogni bambino suona il suo strumento, non c’è niente da fare. La cosa difficile è conoscere bene i nostri musicisti e trovare l’armonia. Un buon gruppo non è un reggimento che marcia al passo, è un’orchestra che suona la stessa sinfonia. E se hai ereditato il piccolo triangolo che sa fare solo tin tin, o lo scacciapensieri che fa soltanto bloing bloing, la cosa importante è che lo facciano al momento giusto, il meglio possibile, che diventino un ottimo triangolo, un impeccabile scacciapensieri, e che siano fieri della qualità che il loro contributo conferisce all’insieme. Siccome il piacere dell’armonia li fa progredire tutti, alla fine anche il piccolo triangolo conoscerà la musica, forse non in maniera brillante come il primo violino, ma conoscerà la stessa musica…».

Quale musica si è prodotta nel corso di questi mesi? Ogni bambino, nel suo modo specifico, ha potuto contribuire alla sua creazione, oppure qualcuno è rimasto fuori, o addirittura ha reso difficile il fluire dell’armonia nel gruppo? Qualunque siano i risultati, magari non suonaredel tutto soddisfacenti, o addirittura deludenti, forse però uno lo abbiamo ottenuto e cioè l’aumento di un elemento indispensabile del nostro essere educatori: la capacità di osservare, di riconoscere le peculiarità di ogni componente del gruppo. La capacità di osservazione rientra nelle competenze del catechista assieme a quella di provocare il cambiamento. Infatti, come abbiamo già sottolineato nel primo articolo, se non partissimo dal presupposto che ogni bambino è in grado di fare progressi e di cambiare, non avrebbe senso intraprendere alcuna opera educativa.
Naturalmente è necessario riconoscere i limiti oggettivi della nostra influenza dati dal fatto che ogni bambino è plasmato dalle esperienze che vive in famiglia e in altri ambienti extracatechistici e che i nostri incontri sono limitati nel tempo, ma proprio per la plasticità  della mente del bambino qualsiasi esperienza, soprattutto se ripetuta, lascia la sua impronta.

Osservare ciò che accade nel gruppo e ciò che ogni bambino esprime con il suo comportamento non è certamente facile, soprattutto perché contemporaneamente dobbiamo+ dare indicazioni, spiegare, rispondere alle domande, ecc.osservo
È necessario, però, ritagliare alcuni spazi a questa attività, per esempio mentre i bambini giocano (il gioco rivela molto del temperamento e del carattere di ciascuno), mentre disegnano o conversano fra di loro.
L’atto dell’osservare è prima di tutto un atto di accoglienza che ha a che fare con il conservare negli occhi e nella mente ciò che vediamo.
Questo ha come conseguenza pratica il non passare subito al giudizio su ciò che osservia-mo o magari alla correzione. Prendiamoci tempo, piuttosto, per renderci conto di ciò che accade nel gruppo e, soprattutto, di come ogni bambino agisce e reagisce. Possiamo così con più facilità farci un’idea di lui e, quindi, corrispondere, in modo più adeguato, ai suoi bisogni.

Secondo un detto buddhista potremmo dire che l’osservazione richiede di avere una mente da principiante, di guardare, cioè, una persona o una cosa come se la vedessimo per la prima volta, sospendendo il giudizio, evitando le associazioni, distinguendo tra osservazione e interpretazione. Se osservo veramente Giacomo dirò: diventa rosso, parla con un tono più alto della media, fa cadere il gruppolibro. Registrerò,cioè, le sue azioni, cercherò di capirne le motivazioni, non passerò subito al giudizio: «È prepotente, maleducato, cerca di provocarmi». Chiamerò, poi, Giacomo da parte (non lo mortificherò di fronte al gruppo!), dicendogli che cosa ho osservato e aiutandolo così a prendere coscienza di come si comporta.
Soltanto in questo modo il bambino non si sentirà giudicato e, quindi, non si metterà sulla difensiva, accentuando, magari, le sue reazioni, ma al contrario si sentirà rispettato, nel significato profondo di questa parola che etimologicamente significa proprio «guardare con attenzione ciò che ho di fronte».
Per questo motivo osservare per capire, e non in prima istanza per giudicare o per modificare, è il punto di partenza di ogni atto educativo.

Ci piace concludere le nostre conversazioni di quest’anno con uno stralcio del discorso tenuto da Benedecamminotto XVI ai ragazzi di Azione Cattolica (nel 2009) e, attraverso loro, a tutti i bambini e i ragazzi del mondo. Il papa parla ai piccoli, ma al tempo stesso rivolge agli educatori l’invito ad avere nei loro riguardi lo stesso atteggiamento di Gesù: vederli e ascoltarli, sintonizzarsi sulla loro onda, stabilire con ciascuno un forte legame affettivo, impegnarsi perché crescano e siano felici.
«Gesù vi vede e vi sente anche se siete piccoli, anche se a volte gli adulti non vi considerano come vorreste. Gesù… vuole fermarsi da voi, stare con voi, stabilire con ciascuno una forte amicizia. Questo lo ha fatto nascendo a Betlemme e facendosi vicino ai ragazzi e agli uomini di ogni tempo… Accoglietelo nella vostra vita tutti i giorni, tra i giochi e gli impegni, nelle preghiere, quando chiede la vostra amicizia e la vostra generosità, quando siete felici e quando avete paura. Solo la presenza di Gesù nelle vostre vite dà la gioia piena, perché lui è capace di rendere sempre nuova e bella ogni cosa. Lui non vi dimentica mai».

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Maggio di Catechisti Parrocchiali

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RAGAZZI & DINTORNI – Maggio 2013 – “… Ridire il Credo oggi”

Dossier Maggio 2013

CREDO NEI DIRITTI DELLA PERSONA

di Fausto Negri

Albert Einstein, premio NobeUGUALIl per la fisica nel 1921, è uno dei geni dell’umanità. Durante il nazismo dovette fuggire in America, essendo ebreo. Prima di arrivare, sul piroscafo su cui si trovava, fu obbligato a compilare la carta per il permesso di soggiorno, con i suoi dati personali. Alla domanda: razza? Lui, molto contrariato, scrisse: umana!
Il regime nazista, come tutti sanno, uccise ben sei milioni di ebrei nei campi di concentramento. Dopo la seconda guerra mondiale, il 10 dicembre 1948, a Parigi, si firmò la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, promossa dalle Nazioni Unite. Il primo articolo recita: «Tutti gli esseri umani nascono liberi ed eguali in dignità e diritti. Essi sono dotati di ragione e di coscienza e devono agire gli uni verso gli altri in spirito di fratellanza».

In questo tempo di arroganza e volgarità, di fratellanzaanonimato e trasgressione delle regole, si ha nostalgia di «buone relazioni» e di rispetto verso tutti. In molte tradizioni esiste la regola, definita «regola aurea» (d’oro): «Non fare agli altri quello che non vuoi che gli altri facciano a te»; o, in forma positiva: «Fai agli altri quello che vuoi che gli altri facciano a te». Da essa si possono trarre quei comandamenti universali che riassumiamo in cinque proposizioni – contenute nella Bibbia – e che determinano le basi essenziali del comportamento civile.
1. Non uccidere. O in forma positiva: Rispetta ogni vita. Ogni persona ha diritto all’integrità fisica e al libero sviluppo della propria personalità. Nessuno può tormentare, ferire o uccidere un’altra persona. Anche la vita degli animali e delle piante merita protezione e cura. Nessuno si illuda: non c’è sopravvivenza senza non-violenza e senza pace.
2. Non commettere adulterrispetto della vitaio. O in forma positiva: Rispettatevi e amatevi a vicenda. Agisci in modo responsabile nell’ambito dell’amore, della sessualità e della famiglia. No alla discriminazione sessuale e all’abuso. Sì alla fedeltà nell’amore. Nessuno si illuda: non c’è vera umanità senza rispetto.
3. Non rubare. O in forma positiva: Agisci in maniera corretta e leale. Nessuno può derubare o frodare un’altra persona. Nessuno si illuda: non c’è pace senza giustizia.
4. Non testimoniare il falso. O in forma positiva: Parla e agisci con sincerità. Nessuno si illuda: non c’è giustizia senza sincerità e tolleranza.
5. Onora tuo padre e tua madre. I genitori non devono sfruttare i figli, né i figli i genitori, ma «onorarsi» e sostenersi. Nessuno si illuda: si attua a livello mondiale solo ciò che si vive nelle relazioni reciproche.regole

La Dichiarazione dei diritti dell’uomo è un codice etico di importanza storica fondamentale, perché sancisce universalmente (per ogni epoca e luogo) i diritti dell’essere umano, indipendentemente da: colore della pelle, sesso, religione e condizione sociale. Idealmente è il punto di arrivo di un dibattito sulla fraternità umana, che nelle diverse epoche ha visto impegnati molti pensatori.

ATTIVITÀ
Sfogliando giornali e riviste, si scelgono alcune foto e si prepara un cartellone – diviso a metà – in cui si pongono, a sinistra, foto di violenza o divisione, di realtà in cui sono negati i diritti umani; a destra, immagini o disegni che rimandano a rispetto, accoglienza e fraternità.
In un confronto di gruppo cogliere quali atteggiamenti caratterizzano più fortemente la propria esistenza, se di violenza o di rispetto. E decidere cosa si vuole scegliere di essere.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio dell’inserto Ragazzi & D’intorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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Verso la tempesta…

Ore 17.00. Autostrada. Finalmente arriva lo svincolo: casa!

Rettilineo un po’ trafficato. Stranamente tutti vanno piano. Io stessa, sempre così celere su quell’accelleratore, vado piano. Ma l’atmosfera è strana, non dà sicurezza.
Alle mie spalle un sole meraviglioso e un cielo terso! Raggi tanto forti da infrangersi un po’ fastidiosamente sullo specchietto e palazzi illuminati, con particolare intensità. Ma davanti a noi il buio. Cielo scuro, fulmini all’orizzonte, tuoni in lontananza. Tutto così buio e così pieno di uno strano presagio: la tempesta, l’incertezza, il pericolo, il
buio, la paura… eppure oltre quel buio c’è casa! Alle spalle un sole disposto a illuminare solo ciò che è stato, ciò che è ormai passato…
L’orizzonte aperto, la destinazione vera, il cammino è davanti, verso il buio

E nella mia testa, o forse chissà, nel mio cuore hanno iniziato a correre pensieri su pensieri, ricordi, speranze, illusioni, utopie, sogni, progetti, persone, passato… e futuro. Il presente è con me, in macchina, tra quelle mani al volante, tra i piedi divisi tra l’accelleratore e il freno. E tutto mi sembra così vero, così chiaro…

Vai, non fermarti, non tentennare! Rallenta, questo è prudenza… rallenta, ma non cercare strade alternative, non inversioni di marcia. Ciò che è dietro è passato e tale sarà per sempre, anche se il sole lo illumina. Ma casa è davanti, oltre quelle nuvole, oltre il buio, oltre il dubbio, oltre la paura: lì è casa! E allora vai, piano, ma vai! E vai decisa! Lasciati aiutare da chi ti precede, senza obbligare il tuo passo al passo di chi non vuole avanzare… Vai, decisa, oltre ogni fulmine, oltre ogni tuono, che forte vibra nel cuore. Vai con la paura che dà nuovi e strani ritmi al cuore, ma vai!

Avanzo! E andando verso casa, la mia casa, vado dentro la tempesta: fulmini, acqua, vento, masse che si muovono e che mi muovono. Arriverò? Arriveremo? Come procedere? Cosa fare? Eccolo l’istante più temuto… l’istante in cui puoi solo sperare di farcela, di non soccombere, di sopravvivere, di poter respirare profondo e dire presto al tuo cuore: “Siamo vivi! Anche questa volta ce l’abbamo fatta!”

Ma quell’istante è tutto da vivere. Questa è l’unica certezza. Il resto è speranza, è audacia, è determinazione, è forza di volontà, è fiducia…

Ma poi eccoci! All’improvviso, fuori dalla galleria, non piove più, il cielo è ancora una volta sereno, anche se il panorama è tutto diverso… tutto così cambiato, tutto ancora una volta da vivere e da scoprire… ma qui c’è casa!

E qui, a casa, non ho potuto non pensare, che in fondo quell’autostrada, quel sole, quella tempesta, quella galleria, quel sereno ritrovato, altro non sono se non la vita!

Suor Mariangela Tassielli , fsp

RAGAZZI & DINTORNI – Aprile 2013 – “… la risurrezione della carne, la vita eterna”

Dossier Aprile 2013

LA DOMANDA DI SEMPRE E DI OGGI

di Tonino Lasconi

Una domanda impossibile da evitare: «Ci sarà qualcosa dopo questa vita?». Nell’antichità la risposta era sì, come prova il culto interrogativodei defunti che ha prodotto le opere più grandiose dell’umanità: piramidi, mausolei, tombe.
Si, quindi, anche se in modo diversificato, alcuni popoli credevano che i morti continuassero la vita di quaggiù e li seppellivano insieme con le loro cose più care e persino con le mogli.
Altri pensavano che con la morte i corpi scomparissero, ma rimanesse lo spirito. Altri immaginavano un regno delle ombre, nel quale vagavano rimasugli di ciò che si era stati sulla terra.
Nell’Antico Testamento è presente anche questa idea: «La nostra vita passerà come traccia di nuvola, si dissolverà come nebbia messa in fuga dai raggi del sole» (Sap 2,4) e finirà nello sheol, il regno dei morti.
Nei sacri testi, però, affiora la speranza di una vita ultraterrena meno umbratile, come testimonia il gesto di Giuda Maccabeovita che raccoglie offerte in suffragio dei defunti, «compiendo un’azione molto buona e nobile, suggerita dal pensiero della risurrezione. Perché, se non avesse avuto ferma fiducia che i caduti sarebbero risuscitati, sarebbe stato superfluo e vano pregare per i morti» (2Mac 12,43-44).
Con Gesù cambia tutto.
La buona notizia, il Vangelo, è che, con la sua risurrezione, la morte è vinta, e non è più la fine, ma il passaggio alla vita piena e definitiva, come era da sempre nel progetto di Dio. Questo messaggio, difficilissimo da accettare, si pensi al coraggioso tentativo di Paolo ad Atene (At 17,16-34), è «la cifra» del cristianesimo, rispetto a tutte le altre religioni.

speranzaOggi, qual è la risposta? Nei paesi cristianizzati, l’Illuminismo, scelse come bandiera il rifiuto di Dio e la negazione della vita ultraterrena, considerandola una favola. Questa idea si è diffusa tra la gente, persino tra i cattolici praticanti. Cosa gravissima, perché, come dice Paolo: «Se noi abbiamo speranza in Cristo soltanto per questa vita, siamo da commiserare più di tutti gli uomini» (1Cor 15,17-19).
Coloro che hanno a cuore la fede in Cristo devono impegnarsi in un annuncio e una catechesi seri, intelligenti ed efficaci, senza scoraggiarsi per il muro di fronte al quale si troveranno.
Questo muro, in realtà, è fragile: l’esigenza della vita, che non scompare con la morte, è il più profondo e incancellabile dei nostri desideri. Quando la vita eterna, infatti, da argomevita-dopo-la-mortento di discussione diventa esperienza concreta perché una persona amata ci lascia, la sicumera e la supponenza scompaiono.
Così, anche i sapientoni e gli scettici portano fiori, ceri, lettere, cartelli con la scritta, «Sei sempre con noi», davanti alla tomba.
Ma che senso avrebbe se della persona amata non ci fosse più niente e se chi ci ha lasciato non potesse condividere il nostro sentimento? Soltanto la risposta di Gesù dà un senso a questi interrogativi.

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RAGAZZI & DINTORNI – Aprile 2013 – “… la risurrezione della carne, la vita eterna”

Dossier Aprile 2013

LA PIÙ GRANDE SPEDIZIONE

di Cecilia Salizzoni

Molto forte, incredibilmente vicino è un film che affronta il tema del «lato cieco» dell’esistenza umana, che espone tutti al rischio della sventura, del dolore, della morte. E, benché la questione non si ponga in termini di fede nella risurrezione, il racconto è costruito sulla ricerca di una comunione possibile con chi è stato strappato a questa vita.

con padreOskar Schell, il giovanissimo protagonista che l’11 settembre 2001 ha perso il padre nell’attentato alle Torri Gemelle, formula il problema in questi termini: se il sole esplodesse improvvisamente, sulla terra impiegheremmo otto minuti per rendercene conto, il tempo che la luce attraversi la distanza che ci separa dal sole. Nell’universo di Oskar il sole era il padre, un padre straordinario che amava quel figlio tanto intelligente quanto fragile, bloccato da mille paure e forse da qualcosa di più.
Per lui, con l’intento di aiutarlo a vincersi e a mettersi in relazione con la gente, Thomas Schell organizzava un gioco che chiamava «spedizione esplorativa». Giusto prima della tragedia aveva pianificato quella che doveva essere «la più granmolto-forte-incredibilmente-vicinode spedizione di sempre», la ricerca del 6° Distretto di New York che, a suo dire, era esistito un tempo a fianco di Manhattan, ma poi sarebbe andato alla deriva e nessuno lo avrebbe più trovato.
Portare a termine questa spedizione per Oskar, sospeso nel vuoto creato dall’improvvisa eclissi del padre (e dal fatto di non aver saputo rispondere alla sua ultima chiamata telefonica dalla Torre), significa restare in contatto, «allungare i suoi 8’ con lui; forse in eterno».
Il ritrovamento di un ritaglio di giornale con la scritta evidenziata in rosso «non smettere di cercare» e una chiave saltata fuori da un vaso blu, il giorno in cui Oskar riusciva, per la prima volta dopo un anno, a rimettere piede nel guardaroba paterno, sono per lui gli «indizi» della spedizione affidatagli dal padre. Oskar pianifica nei dettagli il viaggio di esplorazione che, nei fine settimana, lo porterà a bussare alla porta di tutti i Black di New York, nella speranza di ritrovare la serratura che la chiave apre (Black è l’unica annotazione sulla busta che conteneva la chiave).
cercaDovrà affrontare le sue paure, Oskar, per compiere quel viaggio, che gli prenderà più dei tre anni pianificati, perché – scoprirà – che le persone non sono numeri; ciascuna ha una storia che chiede di essere condivisa. Dovrà sopportare il dolore, l’impotenza di fronte alla morte e la mancanza di senso della tragedia che gli è piovuta addosso; dovrà sopportare anche la scoperta che la chiave non era destinata a lui, ma «a un certo signor William Black a cui forse serviva perfino più che a me». Dovrà accettare il fatto che, per quanto lo desideri, il padre non tornerà, così come non torna il 6° Distretto.

PER SCANDAGLIARE IL RACCONTO
• Qual è il problema di Oskar?
• Che cosa c’entra la ricerca del 6° Distretto con la morte del padre? Perché è la più grande spedizione di sempre? Che cosa dice il padre sulla difficoltà della spedizione? Che cosa spera Oskar? A quale soluzione arriva e come ci arriva?
• Il film inizia con l’immagine in soggettiva del padre che precipita nel vuoto, e con la ribellioricercane del ragazzo davanti alla bara vuota del funerale («Potevamo almeno metterci le scarpe!»). Le immagini finali sono il disegno animato che chiude il diario della sesta spedizione esplorativa (il volo al contrario che riporta la sagoma del padre dentro il grattacielo), e Oskar sull’altalena con ai piedi le scarpe del padre: che cosa ci suggerisce l’accostamento di queste immagini? Quale significato acquistano in relazione al racconto?
• Si può dire che anche Oskar era come morto prima della «spedizione» e che, al termine, «risuscita»? In che senso? E suo nonno? Che cosa significa risuscitare?
• Oskar si fida del padre che sembra ain girovere una risposta per ogni cosa, non si fida della madre che non può dare un senso all’accaduto. Eppure la madre partecipa alla sua ricerca, senza che lui se ne accorga: quale analogia ci suggerisce ciò sul piano della fede, nella relazione tra l’uomo e Dio, tra visibile e invisibile, conoscibile e inconoscibile?
Ci sono altre metafore che possono dirci qualcosa: che cosa significa camminare sulla terra con i piedi nelle scarpe dei padri? Quale analogia si può sviluppare tra il mitico 6° Distretto e il regno di Dio?
• Perché Oskar chiama la sesta spedizione «Molto forte, incredibilmente vicino»?

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Felice se scegli il bene – Step4 – incontri online/marzo 2013

Benvenuti, cari amici, al nostro quarto incontro

Felice se scegli il bene

Beati gli affamati di Giustizia

La Beatitudine che ci accompagna in questo tempo è la quarta che l’evangelista Matteo propone: “Beati coloro che hanno fame e sete di giustizia”.

 La sfida della felicità continua a raggiungerci e a provocarci! Cosa significa OGGI, alla luce delle vicende sociali che continuamente ci raggiungono, GIUSTIZIA? Cosa significa scegliere il bene? Quale giustizia il Vangelo ci chiede di vivere?

Spesso pensiamo alla giustizia divina nei termini di punizione, del dare a ognuno ciò merita. La giustizia in Dio, spesso diventa solo una sorta di proiezione di quella giustizia che noi vorremmo e che non riusciamo a realizzare.

Ma le cose stanno veramente così? Cosa voleva dire Gesù, affermando: “Cercate prima di tutto il Regno di Dio e la sua giustizia…” Cosa significa essere assetati e affamati di giustizia? 

La fedeltà al Vangelo, la risposta di vita data ogni giorno a Dio cosa ha a che fare con l’essere giusti?

Video – catechesi

Il percorso può essere vissuto personalmente o condiviso con amici, familiari o in parrocchia.

Ricorda che per una migliore proiezione, puoi scaricare il video sul tuo pc.

I tuoi strumenti di viaggio:

  • la Bibbia per seguire direttamente il testo, ampliandone il contesto
  • un quaderno per appuntare quei passaggi che ogni step ti chiede di vivere e che può diventare un’importante memoria del tuo percorso con Dio.

Buon cammino!

 

Felicità e Vangelo
sono un connubio esplosivo e rivoluzionario
che ancora in molti preferiscono tenere disinnescato.
L’unico vero pericolo nell’innescarlo è di essere essere travolti
da radiazioni di amore e solidarietà universale,
che riconoscono nell’altro,
null’altro se non riflessi intensi del volto di Dio.

STEP PRECEDENTE: 

Step1 –  E Gesù disse: «Beati voi» – Mt 5,1-3
Step2 – Felice se attendi – Mt 5,4
Step3 – Felice se ti fidi – Mt 5,5
Step4 – Felice se scegli il bene – Mt 5,6

CALENDARIO COMPLETO DEGLI INCONTRI SU: Incontri online

 

Per saperne di più scrivi a:

Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it

Per condividere riflessioni, mettere in campo domande, dubbi, voglia di saperne di più, seguici anche su

Facebook: Giovani & Vangelo
su Tw: Cantalavita

Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.

Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:

GEP – Giovani Evangelizzatori Paolini

Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro: Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!