NO AI LUOGHI COMUNI– RAGAZZI & DINTORNI – Dicembre 2013

Dossier Dicembre 13

NO AI LUOGHI COMUNI

di Tonino Lasconi

bambini-immigratiI bambini e i ragazzi non hanno problemi ad accogliere «gli ignudi» che si presentano loro soprattutto come compagni di scuola, diversi per colore della pelle, per nazionalità, per lingua.
Con la curiosità che hanno in dotazione spontanea, finché gli adulti non riescono ad attutirne la forza, ciò che è diverso li incuriosisce e li attira.
È facile, perciò, trovarli disponibili ai nostri inviti all’accoglienza e alla solidarietà.
Attenzione, però, a dare questo per scontato, e a non offrire motivazioni vere e profonde. immigrazioneOccorre, infatti, difenderli dagli adulti, fra i quali – a cominciare dai loro genitori – circolano ostinati luoghi comuni che possono influenzarli, portandoli su posizioni di diffidenza, antipatia e rifiuto. È importante che, negli incontri di catechesi, questi luoghi comuni emergano e si affrontino, perché covano dentro. Elenchiamo i più diffusi.   
1.«Perché non se ne stanno a casa loro?». Perché a casa loro ci sono condizioni di vita impossibili: fame, guerre, violenze di ogni tipo e nessuna prospettiva di vita decorosa.
«E perché non si danno da fare per superare queste condizioni invece di venire qui da noi?».
Perché sono situazioni talmente degenerate che, spesso, è umanamente impossibile modificarle.
«Così le loro difficoltà ci tocca pagarle noi». E ben ci sta, perché gran parte delle situazioni negative dei Paesi dai quali la gente fugge dipende dai disastri provocati dal colonialismo, cioè dai Paesi europei che li hanno conquistati, sfruttati, sconvolti nelle loro abitudini e nelle loro culture.   
immigrati2.«Vengono a toglierci il lavoro, che manca anche a noi e, siccome non hanno niente e tanti figli, sono avvantaggiati dai servizi che i Comuni offrono: asili nido, case popolari, diverse forme di assistenza. Poi, frequentando le nostre scuole senza conoscere la nostra lingua, occupano l’attenzione e l’impegno degli insegnanti, facendo abbassare il livello dell’ insegnamento per i nostri figli».
Non è vero che ci tolgono il lavoro, perché essi sono ingaggiati per lavori che noi non facciamo, o non eravamo più disposti a fare. E, poi, non abbiamo saputo affrontare la realtà dell’emigrazione seriamente, ma con decisioni e comportamenti improvvisati e scoordinati, spesso scaricando tutto sulle spalle dei volontari, o abbandonando questa gente nelle mani della malavita, o dei disonesti che li sfruttano e addirittura li rendono schiavi.
3.«Non rispettano le nostre regole, fanno ciò che vogliono. Passano con il semaforo rosso, non attraversano sulle strisce, fanno chiasso di popolinotte…». È vero: non sempre rispettano le nostre regole, ma perché non le rispettiamo nemmeno noi. C’è gente che si lamenta per il baccano notturno di stranieri un po’ alticci, ma sono molti di più «i nostri» che si lamentano per il chiasso notturno di quelli dell’appartamento di sopra o di fianco.
P.S. E se provare fastidio per gli stranieri che non rispettano le regole del vivere civile, convincesse finalmente anche noi italiani a rispettarle?

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Dicembre 2013 dell’inserto Ragazzi & D’intorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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