Ore 17.00. Autostrada. Finalmente arriva lo svincolo: casa!
Rettilineo un po’ trafficato. Stranamente tutti vanno piano. Io stessa, sempre così celere su quell’accelleratore, vado piano. Ma l’atmosfera è strana, non dà sicurezza.
Alle mie spalle un sole meraviglioso e un cielo terso! Raggi tanto forti da infrangersi un po’ fastidiosamente sullo specchietto e palazzi illuminati, con particolare intensità. Ma davanti a noi il buio. Cielo scuro, fulmini all’orizzonte, tuoni in lontananza. Tutto così buio e così pieno di uno strano presagio: la tempesta, l’incertezza, il pericolo, il buio, la paura… eppure oltre quel buio c’è casa! Alle spalle un sole disposto a illuminare solo ciò che è stato, ciò che è ormai passato…
L’orizzonte aperto, la destinazione vera, il cammino è davanti, verso il buio…
E nella mia testa, o forse chissà, nel mio cuore hanno iniziato a correre pensieri su pensieri, ricordi, speranze, illusioni, utopie, sogni, progetti, persone, passato… e futuro. Il presente è con me, in macchina, tra quelle mani al volante, tra i piedi divisi tra l’accelleratore e il freno. E tutto mi sembra così vero, così chiaro…
Vai, non fermarti, non tentennare! Rallenta, questo è prudenza… rallenta, ma non cercare strade alternative, non inversioni di marcia. Ciò che è dietro è passato e tale sarà per sempre, anche se il sole lo illumina. Ma casa è davanti, oltre quelle nuvole, oltre il buio, oltre il dubbio, oltre la paura: lì è casa! E allora vai, piano, ma vai! E vai decisa! Lasciati aiutare da chi ti precede, senza obbligare il tuo passo al passo di chi non vuole avanzare… Vai, decisa, oltre ogni fulmine, oltre ogni tuono, che forte vibra nel cuore. Vai con la paura che dà nuovi e strani ritmi al cuore, ma vai!
Avanzo! E andando verso casa, la mia casa, vado dentro la tempesta: fulmini, acqua, vento, masse che si muovono e che mi muovono. Arriverò? Arriveremo? Come procedere? Cosa fare? Eccolo l’istante più temuto… l’istante in cui puoi solo sperare di farcela, di non soccombere, di sopravvivere, di poter respirare profondo e dire presto al tuo cuore: “Siamo vivi! Anche questa volta ce l’abbamo fatta!”
Ma quell’istante è tutto da vivere. Questa è l’unica certezza. Il resto è speranza, è audacia, è determinazione, è forza di volontà, è fiducia…
Ma poi eccoci! All’improvviso, fuori dalla galleria, non piove più, il cielo è ancora una volta sereno, anche se il panorama è tutto diverso… tutto così cambiato, tutto ancora una volta da vivere e da scoprire… ma qui c’è casa!
E qui, a casa, non ho potuto non pensare, che in fondo quell’autostrada, quel sole, quella tempesta, quella galleria, quel sereno ritrovato, altro non sono se non la vita!
è proprio vero! Grazie per il link 😉
Questa sera si vede un piccolissimo spicchio di luna, con un cielo stellato ed io, era da tanto tempo che non mi sedevo a cavallo sulla finestra della mia camera a parlare con la luna. Ora sopra le gambe ho il pc e oltre a parlare con questo cielo bellissimo parlo con tutti voi.
In questi giorni pensavo, anzi forse è meglio dire che sono arrivata a questi pensieri, dopo due anni di cammino o almeno credo… pensavo innanzitutto che a volte scegliere il sereno non è scegliere il comodo, anzi convivere con se stessi dopo aver assoparato il gusto di casa tutto si può dire tranne che è comodo.
Mi viene in mente una canzone di Jovanotti quando dice: “dottore, dottore che sintomi ha la felicità?” e sinceramente mi verebbe da dire: “dottore, dottore che sintomi ha la tempesta?”…
Pensavo ancora… e se un giorno ti accorgessi che la casa che credevi tale non è più casa tua? Se una volta “passata” la tempesta e arrivata finalmente a casa ti sentissi un ospite, a volte non ben accetto, invece che parte di quella famiglia? E la cosa che mi fa stringere lo stomaco è che dopo aver sognato ogni angolo di quella casa e sentita mia fino al midollo, la ritrovi sconosciuta, lontana da te, non più tua…tutto questo è possibile?
Mi chiedo ancora… e se avessi sbagliato tempesta? Se avessi preso la strada che non porta a casa? E se mi fossi imbattuta in lampi, fulmini, tuoni, saette inutilmente, al punto da essere anche colpita (perchè questo può succedere)?
O forse il non sentire più casa, come casa tua, è la conseguenza di una “cattiva” guida… mentre sei alla guida della macchina e davanti a te, anzi sopra di te c’è una tempesta, le mani che stringono il volante incominciano a sudare, il cuore batte sempre più forte, le gambe tremano e pensi che non ce la puoi fare nemmeno ad azionare i tergicristalli e per di più hai appena preso la patente… e cosa fai? Chiedi aiuto! Chiedi a qualcuno che ti insegni ad avere autocontrollo, coscienza di te, coraggio ad andare avanti e a quel punto ti giri per vedere solamente gli occhi della persona che sta seduta sul sedile a fianco a te, per aver un piccolo sorriso e invece ti accorgi che quel sedile è vuoto…! Nel libretto di guida non c’era la voce: “tempesta”!!!
Forse è la guida non adatta, forse in quella guida non sono riuscita a mettere le basi forti per attraversare la tempesta e quindi non sentire più casa o forse la guida c’è ma non era la tempesta giusta!!!
O forse quella casa davvero non era casa mia!
Tornare verso il sole vorrebbe dire rifugiarsi in un porto sicuro in cui non ci sono intemperie, ma in questo modo si rimane fermi e bloccati alle proprie certezze.
Andare verso la tempesta, vuol dire sfidare se stessi, affrontare le proprie paure e i propri limiti e solo in questo modo si può crescere e cercare di essere persone migliori…quando la tempesta finisce si può volgere lo sguardo verso il tratto soleggiato che occuperà uno spazio sempre maggiore del precedente e poter essere soddisfatti di aver trasformato i fulmini in raggi di sole.
Andare sempre avanti…si perchè anche se dietro c’è il sole chi ci assicura che mentre facciamo retromarcia non inizi la tempesta anche lì??? il passato sereno, il sole alle spalle…fa parte del passato!!! tanto se ci si trova nella tempesta bisogna cmq uscirne sia andando indietro che avanti, io allora preferisco andare avanti, sperare in un futuro migliore dove la serenità e il calore possano attendermi!!!
Già… andare verso quei luoghi sicuri, caldi, tranquilli, dove tutto riposa in pace. Per quanto, fino a quando? La vita, visto che di vita stiamo parlando, non sempre è disposta a concedere posti assolati. E quel giorno? Cosa si farà quel giorno in cui dalle saette non ci potrà allontanare? Beh molti mi rispondono: cara sr. Ma’, quel giorno si vedrà… Eppure io ne ho viste e ne vedo di storie. e tutte le volte sono sempre più convinta che nella vita non ci si improvvisa. Non si può pensare di stare in sdraietta al sole per anni e poi affrontare una maratona. Nella vita non ci si improvvisa… occorre esercizio. Non si può seminare orzo e pretendere che la terra faccia crescere il grano. Sì, tutto potrebbe essere un segno, perchè no?! Ma, se permetti, te la faccio anche io, una domanda… e se tornare al sole fosse solo più comodo?
Chi dice che lo cose più comode sono quelle sbagliate? Non si può arrivare ad un certo punto in cui si è stanchi di cercare le strade difficili,di correre in salita,di affrontare ponti,burrasche,fossi,tornanti tutto a grande velocità (perchè la vita mica ti presenta una cosa alla volta!!!!) e di volersi riposare??? (chissà se per un pò,o per tatno…questo si vedrà)
Anche questo è scegliere, caro Pioppi. Purchè lucidamente si resti consapevoli che ogni scelta comporta precise responsabilità e relative conseguenze. Nessuno può dire che la comodità sia una cosa sbagliata. Ma è sbagliato, e questo lo conferma ogni espereinza umana, è sbagliato cercare la comodità, scegliere in funzione del comodo. Il comodo può essere una consegnuenza, ma mai una motivazione. Questa è la vita, mio caro blogger! Questa è storia! La comodità è spesso madre della fragilità, dell’inconsistenza, del voler a tutti i costi ciò che prima o poi la storia e la vita non potranno più dare. Le spalle diventano forti con l’esercizio e l’esercizio ha in sè la fatica, la rinuncia, il sacrificio. Così si diventa adulti. Così si diventa potenzialemnte capaci di diventare degli adulti che generino altri adulti… La consapevolezza, ahimè amara, è di essere figli di una società che ci genera, illudendoci! Ci sta facendo credere che la vita sia nostra, che la morte si possa gestire, che tutto si possa ottenere. Il giorno in cui la televisione si spegnerà bruscamente a causa di un blackout impevisto e il Grande fratello e la grande Maria non potranno più riempirci la testa di frottole, di sogni vacui, di apparenze ingenue, allora quel giorno tutti, nessuno escluso ci trovaremo davanti allo specchio della nostra verità. E lì, quel giorno nessuno potrà parlare per noi. Ciascuno sarà alle prese con se stesso, senza poter demandare, senza poter delegare. Il futuro arriverà. Ma per viverlo è necessario prepararsi. Grande Fratello, amici, troni, corteggiatori, sesso facile, alcool e droghe, veline, reality nei vari formati sono sole le più subdole invenzione che la contemporaneità ha voluto creare per annientare definitivamente la nostra coscienza pensante!
E se le saette,le nuvole,la pioggia,il buio sono “segni” che ci indicano e conducono a tornare indietro,a mettere una sana “marcia indietro” verso quei luoghi assolati,riscaldati dai raggi del sole? E se fosse quella una nuova casa da raggiungere?