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ANCH’IO HO UN PAPÀ? – CATECHISTI PARROCCHIALI – Marzo 2014

catechisti parrocchiali Marzo 2014

ANCH’IO HO UN PAPÀ?

di Franca Feliziani Kannheiser

Tra le situazioni che richiedono al catechista una particolare delicatezza c’è quella della presenza nel proprio gruppo di catechesi di bambini a cui manca una figura genitoriale. Un bambino, che non ha mai conosciuto il suo papà e non ha potuto usufruire di una figura paterna sostitutiva, è molto sensibile a tutti quei riferimenti che, nell’educazione religiosa, rimandano alla figura di Dio Padre. Alcuni bambini, poi,papà possono fare un’esperienza di paternità particolarmente negativa a causa della presenza, in famiglia, di un papà violento o indifferente. Molti catechisti pensano di risolvere la situazione evitando (ma come è possibile?) di parlare esplicitamente di Dio Padre, magari tralasciando quelle pagine del Vangelo, come la parabola del padre misericordioso, che mettono al centro la figura di Dio Padre buono. È evidente che questa non può essere una soluzione né dal punto di vista educativo né catechistico.

Ancora una volta è necessario partire da noi catechisti e dal nostro atteggiamento nei confronti dei bambini che ci sono affidati, che possono vivere realtà familiari complesse e ambivalenti, dolorose e difficili da affrontare. Non è chiudendo gli occhi o ignorandole che aiutiamo i bambini a sostenerle. Partiamo allora dall’ipotesi che nel nostro gruppo ci sia un bambino che non ha mai conosciuto il papà, oppure che lo ha perduto per decesso o perché i genitori si sono separati e il papà è lontano da casa. Casi certamente molto diversi, ma che hanno in comune un’assenza.
È logico pensare che questo bambino non sappia che altri compagni abbiano un papà che vive con loro, li accompagna magari a scuola o al catechismo? Certamente no. Il bambino è ben consapevole di tutto ciò, ma spesso non ha la possibilità di parlarne, di esprimere le sue emozioni, i suoi interrogativi. Quando tocca questo argomento vede magari che la mamma si rattrista, che gli altri adulti assumono un’aria imbarazzata. Ne parla con lui solo qualche compagno, magari per gioco o per ferirlo. Accade così che, per paura di soffrire e di non sapere padrecome contenere la sofferenza del bambino, l’adulto neghi ciò che non si può negare e non svolga la sua funzione genitoriale/educativa che è quella di aiutare il bambino a trovare un senso a ciò che sta vivendo e a scoprire le risorse che possono permettergli di fronteggiare una situazione difficile e complessa, ma che solo se riconosciuta potrà essere integrata nel suo cammino di vita.
È chiaro che questa funzione di supporto deve essere esercitata soprattutto dalla famiglia, ma anche gli altri educatori non possono esimersene quando le circostanze lo rendono necessario. Ma come?

I bambini parlano spontaneamente della loro famiglia, riportano spesso ciò che accade fra le mura domestiche, soprattutto quando quegli avvenimenti li hanno colpiti emotivamente. Il racconto delle proprie esperienze sarà reso più libero se, parlando della famiglia, il catechista dirà che ogni bambino nasce da una mamma e da un papà, ma non tutti vivono con entrambi i genitori e ciò avviene per motivi diversi… Queste situazioni ci fanno pensare… forse ci spaventano o ci rattristano un po’, ma possiamo parlarne insieme… fra amici.

Non ci stancheremo mai di sottolineare che ciò di cui ha bisogno il bambino non è qualcuno che dia risposte chiare e definitive, ma qualcuno che lo ascolti amorosamente e che gli permetta di esprimere i suoi dubbi e le sue sofferenze.
• Il bambino che si sente «contenuto» nelle sue ansie e nelle sue paure diventa capace, tenuto per mano dall’adulto, di dare senso a ciò che sta vivendo e di scoprire, in se stesso e nell’ambiente, le risorse per affrontarlo. Anche il bambino, che ha perso il papà o non lo ha mai conosciuto, può scoprire che vicino a lui ci sono persone (nonni, parenti, ecc.) che si curano di lui come farebbe un papà.papà e figlia
• Se il papà è morto, può essere aiutato a ricordarlo e a sentirlo vicino così da vivere meno la sua morte come un abbandono.
• Se il papà non è più in casa a causa della separazione o del divorzio, sarà per lui importante sentirsi dire che un papà è per sempre… I genitori non divorziano mai dai loro figli.

Anche Gesù, quando parlava di Dio, si rivolgeva a persone che facevano esperienze diverse di paternità, sicuramente alcune anche negative.
• Gesù, però, non si stanca mai di usare la parola«padre», anzi «abba», «papà», per riferirsi a lui. Questa parola, sebbene richiami l’immagine di un padre terreno, non si appiattisce su di essa, ma rivela un’Alterità.
• Il Padre di cui parla Gesù è come un padre che… e da qui si spiega la narrazione della parabola che presenta un padre diverso da quelli umani… Ecco allora che, partendo dal cuore dell’esperienza umana, Gesù la trascende e addita la novità del rapporto che Dio stabilisce con noi, un rapporto che apre nuovi orizzonti anche ai legami che ci uniscono.
• La novità della paternità di Dio nei nostri riguardi è così radicale che Gesù giungerà a comandare di non chiamare nessuno padre, perché: «Solo Dio è vostro Padre». Queste pa role, ben lontane dal negare la validità dei rapporti umani, offrono loro un modello. Come scrive Benedetto XVI: «Il Padre nostro non proietta un’immagine umana nel cielo, ma a partire dal cielo – da Gesù – ci mostra come dovremmo e come possiamo diventare uomini».

Questi e molti altri suggerimenti, nel numero di Marzo 2014 di Catechisti Parrocchiali. 

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Accompagnati nel dono di Dio – preparandoci a domenica 16 marzo 2014

Accompagnati nel dono di Dio


Dal Vangelo della II Domenica di Quaresima, piccoli suggerimenti per mantenere il ritmo per scoprire la concretezza di Dio e della sua tenerezza nella nostra vita.

trasfigurazione

Frammenti dal brano biblico di riferimento Mt 17, 1-9

In quel tempo, Gesù prese con sé Pietro, Giacomo e Giovanni suo fratello e li condusse in disparte, su un alto monte. E fu trasfigurato davanti a loro: il suo volto brillò come il sole e le sue vesti divennero candide come la luce. Ed ecco apparvero loro Mosè ed Elia, che conversavano con lui.
Prendendo la parola, Pietro disse a Gesù: «Signore, è bello per noi essere qui! Se vuoi, farò qui tre capanne, una per te, una per Mosè e una per Elia». Egli stava ancora parlando, quando una nube luminosa li coprì con la sua ombra. Ed ecco una voce dalla nube che diceva: «Questi è il Figlio mio, l’amato: in lui ho posto il mio compiacimento. Ascoltatelo».
All’udire ciò, i discepoli caddero con la faccia a terra e furono presi da grande timore. Ma Gesù si avvicinò, li toccò e disse: «Alzatevi e non temete». Alzando gli occhi non videro nessuno, se non Gesù solo.
Mentre scendevano dal monte, Gesù ordinò loro: «Non parlate a nessuno di questa visione, prima che il Figlio dell’uomo non sia risorto dai morti». 

 

ACCOMPAGNATI NEL DONO

La Quaresima è ormai entrata nel vivo e l’esperienza della trasfigurazione vissuta da Gesù e Pietro, Giacomo e Giovanni, ci prende per mano e ci accompagna nel cuore della nostra fede. Forse qualcuno di voi mi dirà che la trasfigurazione è stata vissuta solo da Gesù… e in parte è vero! Ma vi chiedo: quando accade qualcosa di straordinario davanti a voi, non vi sentite coinvolti in prima persona? Gesù, salendo sul quel monte alto, prese con sè tre persone. Tre e non uno di più. E quei tre videro, si stupirono, ebbero paura, vissero un’esperienza unica e forse inaspettata.

rinnovamentoE… perché no… forse è lecito anche chiedersi quanto quell’esperienza li abbia trasfigurati, ma non per un attimo… per la vita. E forse è lecito, di fronte a questo vangelo chiedere anche a noi stessi quanto le esperienze di Dio, del suo amore, del suo perdono, della sua delicatezza riescano a trasfigurarci, e renderci splendenti, nuovi, diversi rispetto a prima… Ma lasciamo in stand-by tutto questo e continuiamo a lasciarci accompagnare dal maestro di Nazareth e dalla sua trasfigurazione nel cuore, nella novità, nella bellezza della nostra fede.

Ci sono alcuni punti, che di fronte a questa pagina evangelica, si illuminano di fronte a noi come luci segnaletiche:

  • Gesù è il Figlio di Dio amato, anzi, l’amato! Gesù… quel maestro di Nazareth, il figlio di Giuseppe, colui che aveva carne e sangue come tutti, fame e sete come tutti, era IL figlio di Dio… non l’amico, non il servo, ma il figlio… Figlio di quel Padre di cui ci ha fatto vedere l’immenso e assurdo amore. Lui poteva farlo. Perchè lui è l’amato.
  • Gesù porta con sè i discepoli. E questa annotazione non ci sembri nè banale, nè scontata. Il più delle volte non lo fa. Sul monte ci va da solo; la sua relazione con il Padre se la vive in solitudine, nella notte, su un monte, lontano dal fragore delle folle e degli stessi discepoli. Ma questa volta no! Perchè in atto c’è la rivelazione: il Padre sta dicendo, senza mezzi termini, come stanno le cose, cosa sta accadendo, quale straordinaria novità sta investendo la storia.
  • Mosè ed Elia, la Legge e i Profeti, e ancora, la liberazione dalla schiavitù e l’esperienza dell’esilio. Mosè ed Elia: i testimoni del peccato di Israele e della fedeltà di Dio. Mosè ed Elia per ricordarci che quello che vediamo in Gesù non è una favola. In lui c’è la chiara comunicazione che, ancora una volta Dio non dimentica l’uomo, ancora una volta al peccato e all’allontanarsi dell’uomo, Dio reagisce come un padre verso un figlio: si ricorda di lui e lo raggiunge, per sussurrargli nel cuore che lo ama.
  • La voce parla e questa volta i discepoli sono presenti e la sentono: “Ascoltatelo!”. La chiamata è chiara e irrevocabile: è chiamata all’ascolto. Già… all’ascolto, perché è inutile prenderci in giro: quando una persona per noi conta, la ascoltiamo; quando amiamo qualcuno gli dedichiamo del tempo; quando ci fidiamo, gli diamo credito, senza troppe storie.
  • Non il timore ci deve guidare in Dio ma la fiducia: lui ci tocca. Gesù tocca i discepoli. Dio ci tocca attraverso Gesù e il messaggio è chiaro, forte, audace soprattutto in tempi come questi: “Alzatevi, non temete!” Perchè? Perché se Mosè ed Elia spariscono, come tutti i segni di cui ogni giorno abbiamo bisogno, luiTrasfigurazione - Cristo resta!
  • I discepoli videro solo Gesù. E anche su questo fronte, la chiarezza spicca: solo Gesù, perché solo di lui abbiamo bisogno, perché in lui c’è una straordinaria novità di vita, perchè solo in lui abbiamo visto la potenza dell’amore, solo in lui il dolore è diventato salvezza e la sofferenza un abbraccio. Lui, solo lui, anche oggi resta… quando aperti gli occhi, spesso non vediamo più niente e nessuno! Lui, c’è!

E con lui c’è il Padre. Con lui c’è la fedeltà di un Dio che ama. Ed è questo che mi atterra e mi disturba. Quando meriterei un sonoro ceffone, che mi faccia aprire gli occhi sullo schifo di cui sono capace, tu mi guardi e io mi sento creatura unica, straordinariamente unica, infinitamente unica… per te, Padre-Dio. Così, ogni volta, abbatti le mie durezze e riesci a crepare il muro di sicurezza. Così ogni volta, sconvolgi la mia vita convincendomi ad amare, ancora una volta… ancora di più, come te.

L’ESERCIZIO DA VIVERE

Spesso facciamo notare a Dio le sue assenze, ma siccome siamo nel mese in cui ci dobbiamo allenare a scoprire la sua tenerezza allora, questa volta ci è chiesto di ricordare! RICORDARE tutte le volte in cui il Signore ci ha toccato, ci ha raggiunto, attraverso amici, parenti, coincidenze, apparenti casualità, frasi, libri. Tutte le volte in cui abbiamo sentito una nostra richiesta accolta da lui e in qualche modo realizzata, tutte le volte in cui lui ha risposto.

Chi tra voi è catechista o genitore, provi a fare questo esercizio con i propri ragazzi. Il comandamento del ricordo, nella bibbia, va di pari passo con quello dell’ascolto. Ricordare ciò che il Signore ha fatto per noi, riuscire a capire quei suoi silenziosi passaggi e ricordarli è il primo segno di gratitudine, ma è ciò che ci aiuta a tenere viva la nostra relazione con lui.
Nella nostra frenesia… ci sarà almeno una volta in cui abbiamo sentito Dio presente nella vita?

Proviamo a chiedercelo e aiutiamo i ragazzi a scoprirlo. E sarebbe molto bello che poi voi, personalmente o insieme ai ragazzi, comunicaste il vostro ricordo commentando questo post… Noi poi lo inseriremmo sulla nostra pagina Giovani & Vangelo come testimonianza di un passaggio reale di Dio, anche in questo oggi! 

Vi aspettiamo!!!!

E per non dimenticare…
ricordiamo a tutti la preghiera proposta
per questa tappa, così da sentirci uniti nel Signore. 

Una PREGHIERA per ritmare l’allenamento

Ogni giorno, ti suggerisco di trovare qualche minuto per rimetterti alla presenza del Signore:

Teneramente amati

Tenerezza e libertà: questo si incontra
quando si sperimenta il tuo amore, Dio dell’universo.
Tenerezza e instancabile determinazione:
questo porta con sé il tuo perdono.Teneramente amati

E io, Padre – Dio, tentenno e combatto,
impedendo, spesso, al tuo amore di raggiungermi.
Nel peccato, ho sentito le tue braccia risollevarmi,
nel dubbio, ho sentito la tua voce farsi luce,
nell’errore, ho sentito la tua mano accompagnarmi
e nella gioia, ho visto i tuoi occhi sorridere.
Quanto è umano, nella sua fisicità, il tuo amore
e quanto è divino, nella sua instancabile fedeltà.

Eppure spesso non lo sento e mi accontento.
Prendo a schiaffi la vita perché vorrei di più,
ma poi la tua tenerezza mi spaventa e mi allontana:
perché gratuita, perché totale, perché per sempre.

Convincimi, Padre, in nome dell’amore,
abbraccia la mia paura, accarezza le mie ferite
e insegnami a fidarmi del tuo amore.
Amen

 

Ti aspettiamo ogni lunedì ONLINE per dare ritmo al nostro allenamento e far diventare vita la liturgia domenicale! 

>>> *Scarica la TRACCIA COMPLETA: La tenerezza di Dio – scheda
>>>
   Scarica la PREGHIERA IN FORMATO CONDIVISIBILE O STAMPABILE: Teneramente amati

Il nostro obiettivo finale è

…imparare a pensare e scegliere alla luce del Vangelo. Vietato dimenticarlo!

Appuntamenti prossimi…

  • lunedì 17 Marzo con il POSTER che ci aiuterà ad accogliere il  Vangelo della samaritanacome acqua luminosa 😉
  • lunedì 24 Marzo con una nuova ATTIVITA’  da vivere nella veglia promossa da Papa Francesco
  • lunedì 31 Marzo la quinta Tappa! 

Appuntamenti precedenti…


TI ASPETTIAMO ONLINE ogni LUNEDì con riflessioni, approfondimenti, suggerimenti… per DARE RITMO AL NOSTRO ALLENAMENTO!

Se desideri vivere momenti di preghiera personali o da condividere in parrocchia ti consigliamo i libri:

  • Non temere! Io sono con te – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline
  • Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ma davvero il pane me lo procura Dio? – preparandoci a domenica 2 marzo 2014

Ma davvero il pane
me lo procura Dio?

paneDal Vangelo della VIII Domenica del Tempo Ordinario, piccoli suggerimenti per mantenere il ritmo e continuare a portare vita.

Frammenti dal brano biblico di riferimento
Mt 6, 24-34

In quel tempo Gesù disse ai suoi discepoli:
«Nessuno può servire due padroni, perché o odierà l’uno e amerà l’altro, oppure si affezionerà all’uno e disprezzerà l’altro. Non potete servire Dio e la ricchezza.  Perciò io vi dico: non preoccupatevi per la vostra vita, di quello che mangerete o berrete, né per il vostro corpo, di quello che indosserete; la vita non vale forse più del cibo e il corpo più del vestito?
Guardate gli uccelli del cielo: non séminano e non mietono, né raccolgono nei granai; eppure il Padre vostro celeste li nutre. Non valete forse più di loro? E chi di voi, per quanto si preoccupi, può allungare anche di poco la propria vita? […] Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?”. Di tutte queste cose vanno in cerca i pagani. Il Padre vostro celeste, infatti, sa che ne avete bisogno.
Cercate invece, anzitutto, il regno di Dio e la sua giustizia, e tutte queste cose vi saranno date in aggiunta.
Non preoccupatevi dunque del domani, perché il domani si preoccuperà di se stesso. A ciascun giorno basta la sua pena».

«Non preoccupatevi dunque dicendo: “Che cosa mangeremo? Che cosa berremo? Che cosa indosseremo?… “ il Padre vostro sa di cosa avete bisogno.disperato cv Cercate invece, anzitutto il regno di Dio e la sua giustizia…»

MA DAVVERO IL PANE ME LO PROCURA DIO?        Continua a leggere Ma davvero il pane me lo procura Dio? – preparandoci a domenica 2 marzo 2014

Ali ai piedi: Preghiera e dinamica – da Ragazzi & Dintorni Febbraio 2014

Layout 1

Carissimi catechisti vi propongo una dinamica e una preghiera pensata per la catechesi con preadolescenti e adolescenti a partire dall’opera di misericordia “Visitare gli infermi“.

OBIETTIVO:

Aiutare i ragazzi ad avvicinarsi al “mondo della sofferenza” e a chi soffre. Le ali ai piedi li spingano a raggiungere le case di parenti e amici, che vivono l’esperienza della malattia, della disabilità, della sofferenza.Solidarietà

LA PROPOSTA:
Esercizi di avvicinamento!!!       Continua a leggere Ali ai piedi: Preghiera e dinamica – da Ragazzi & Dintorni Febbraio 2014

Testimoni ieri e oggi_ Claudia e la sua compagna: la sclerosi!

Claudia e la sua compagna: la sclerosi!

di Maria Grazia Meloni con la collaborazione straordinaria di Claudia

che ringraziamo di cuore per aver voluto condividere con noi la sua storia!

Ciao ragazzi!

Eccomi di nuovo con voi. Stavolta vi voglio raccontare la storia di Claudia. La sua è la vita di una giovane donna, come tante. Con tulipanosogni e speranze. Ma con una voglia in più, quella di realizzare il progetto d’Amore che Dio ha per lei. Dapprima è arrivata la laura in psicologia – col preciso desiderio di usarla per essere strumento utile a migliorare la condizione umana dei più bisognosi – poi è arrivato il matrimonio – un rapporto germinato e maturato nell’affidamento a Dio – e alla fine è arrivata Elena. Una bambina meravigliosa! Claudia ha tanta, tanta voglia di amare… Continua a leggere Testimoni ieri e oggi_ Claudia e la sua compagna: la sclerosi!

IL TALENTO DELL’EDUCATORE – CATECHISTI PARROCCHIALI – Febbraio 2014

Catechisti Feb14

IL TALENTO DELL’EDUCATORE

di Emilio Salvatore

Il padrone della parabola, che dona i talenti prima della sua assenza, mette in atto una sorta di fiducia piena nei servi. Consegnando a ciascuno, «nella misura delle sue possibilità», una somma ingente di danaro, costituisce il servo come persona responsabile ossia capace di corrispondere alla fiducia del proprio Signore.educatore
Tutti i padri della Chiesa hanno visto in questa figura, assente fisicamente nella sua comunità, l’immagine del Signore Risorto.

Il Signore, anche se non è più fisicamente presente, ha distribuito alla Chiesa i suoi doni. È importante riflettere sulla natura di questi doni.
• Ogni dono crea un legame tra il donatore e il destinatario; suscita un processo di rivelazione di ognuno a se stesso, disvelando possibilità inedite. Il dono è sempre educativo in quanto dice qualcosa di chi lo dona, ma soprattutto investe chi lo riceve di una serie di input: cosa mi rivela del mio Signore? Cosa farò di questo dono?
• I doni del Signore non sono soltanto quelli di natura per cui la parabola, nel corso della storia dell’interpretazione, è servita molto anche sul piano psicologico a provocare un processo di crescita personale, ma soprattutto i doni dati al singolo per il servizio della comunità.
educatore_1• È attraverso il servizio che i servi della parabola sono chiamati al successo. Tutto questo è la regola della comunità cristiana. Oggi, spesso, proprio facendo leva sulle capacità personali, il talento diventa una sorta di requisito per il successo sulla base di istanze meramente esteriori: la bellezza (per le veline); l’abilità fisica (per gli atleti); le risorse imprenditoriali (per i manager).
• Una visione dei talenti, basata solamente sull’elemento naturale, risulta connotata da una sorta di fatalistica predisposizione, per alcuni, o a una forza di slancio prometeico, per altri.
I talenti della parabola, al contrario, sono doni diversificati, che sembrano inglobare capacità naturali e anche doni di grazia, di indole spirituale.

Il ritorno del padrone, che sembra essere collegato con la venuta del Signore, alla fine dei tempi, comporta un giudizio. Nel giudizio è implicata sempre «un’immagine» di colui che esprime il giudizio (Chi è? Quale autorità ha per giudicare?): molto severa nella parabola; e anche «un’immagine» di coloro che sono «giudicati» (Cosa hanno fatto per meritare tale giudizio?). I primi si rivelano buoni e saggi, il terzo pigro e infedele.
• Il giudizio non dipende soltanto da un’adesione a standard esteriori, ma è conseguenza dell’agire e, quindi, del cammino educativo di ciascuno dei servi.lavoro-educatori
– I primi due sono usciti dalla logica autoreferenziale, mettendosi in gioco, facendo fruttificare i talenti.
– Il terzo è restato nella paura per se stesso e per la propria vita, chiudendosi in una sorta di legittima difesa dalle eventuali sanzioni del padrone.
• Il coraggio dei primi due, con il giudizio positivo, è direttamente proporzionato alla sintonia con il proprio Signore. Il vero premio consiste, come dice bene il testo, in una partecipazione alla gioia di lui.
• Il rendiconto, il giudizio, oggi così poco avvertito anche nelle nostre comunità, appare una sorta di realtà, o troppo lontana e, quindi, da snobbare, oppure troppo forte e di cui avere paura.
• È, invece, il continuo richiamo ad essere fedeli al dono ricevuto.
La logica della minimum tax per Gesù non serve, non aiuta a crescere né noi stessi, né la comunità ecclesiale sulle orme del Vangelo.

Ogni educatore è, da una parte, una persona che ha ricevuto personalmente tanti doni. Nella misura in cui egli è grato per essi, riesce a infondere gratitudine nei soggetti a lui affidati; nella misura Animatoriin cui li mette in circolazione intorno a sé, diventa talent-scout, ossia persona capace di suscitare valorizzazione e riconsegna dei talenti agli altri.
Nella Chiesa, in passato, erano tante le persone dotate di questa coscienza, oggi sono sempre di meno, non perché non abbiano questi doni dal Signore, ma perché la pigrizia invade anche gli educatori, rendendoli spesso incapaci di dare di più, di offrirsi con amore.

DOMANDIAMOCI…
• La nostra visione della famiglia e della Chiesa è improntata al conseguimento di un successo effimero e di apparenza, oppure di quello vero?
• Ci attiviamo per corrispondere ai doni che il Signore ci ha fatto, riconsegnandoli nel vissuto a parenti, amici, fratelli, sorelle, agli uomini e alle donne che incontriamo sul nostro cammino.

Questi e molti altri suggerimenti, nel numero di Febbraio 2014 di Catechisti Parrocchiali. 

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Quando AMORE fa rima con FOLLIA – preparandoci a domenica 23/02/2014

Quando AMORE fa rima con

FOLLIA…

germoglio

Dal Vangelo della VII Domenica del Tempo Ordinario, piccoli suggerimenti per mantenere il ritmo e continuare a portare vita.

Frammenti dal brano biblico di riferimento – Mt 5, 38-48

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Avete inteso che fu detto: “Occhio per occhio e dente per dente”. Ma io vi dico di non opporvi al malvagio; anzi, se uno ti dà uno schiaffo sulla guancia destra, tu pórgigli anche l’altra, e a chi vuole portarti in tribunale e toglierti la tunica, tu lascia anche il mantello. E se uno ti costringerà ad accompagnarlo per un miglio, tu con lui fanne due. Da’ a chi ti chiede, e a chi desidera da te un prestito non voltare le spalle.
Avete inteso che fu detto: “Amerai il tuo prossimo e odierai il tuo nemico”. Ma io vi dico: amate i vostri nemici e pregate per quelli che vi perseguitano, affinché siate figli del Padre vostro che è nei cieli; egli fa sorgere il suo sole sui cattivi e sui buoni, e fa piovere sui giusti e sugli ingiusti. Infatti, se amate quelli che vi amano, quale ricompensa ne avete? Non fanno così anche i pubblicani? E se date il saluto soltanto ai vostri fratelli, che cosa fate di straordinario? Non fanno così anche i pagani? Voi, dunque, siate perfetti come è perfetto il Padre vostro celeste».

Quando AMORE fa rima con FOLLIA

Amore e follia… altro non mi viene in mente di fronte a queste parole. “Non opporsi al malvagio, porgere un’altra possibilità a chi ci ha pubblicamente umiliato, dare generosamente a chi cerca di strapparci via il nostro con forme subdole di sopraffazione, pregare per chi vuole il nostro male e amare chi ci fa del male”… E potremmo continua ancora.

Come definireste voi tutto questo se non follia?     Continua a leggere Quando AMORE fa rima con FOLLIA – preparandoci a domenica 23/02/2014

IL GESTO CHE FA LA DIFFERENZA – DOSSIER RAGAZZI & DINTORNI – Febbraio 2014

Dossier Feb14

IL GESTO CHE FA LA DIFFERENZA

di Cecilia Salizzoni

Leo ha 16 anni, frequenta il terzo liceo, senza profitto perché la sua testa, piena di ricci spettinati, è da tutt’altra parte. Non riesce a staccarsi dai capelli rossi di Beatrice, stesso liceo un biancaanno più grande, e dal pensiero di come fare a conoscerla.
Quando finalmente questo accade, è una batosta, perché Beatrice è ammalata. Gravemente. Fa chemioterapia, i capelli che hanno preso tanto Leo, sono una parrucca e lei è quasi rassegnata a lasciare una vita che avrebbe voluto esplorare, divorare, vivere.
Un colpo basso di estrema violenza. Se Leo non trovava il coraggio per rivolgerle la parola prima, in condizioni normali, ora che l’ha vista in ospedale, ora che sa come stanno le cose, ora che i colori brillanti e pulsanti della vita – quelli che lui ama appassionatamente – sembrano sbianchire di colpo, come il sangue di Beatrice, deve trovare il coraggio per non scappare.

Lo aiuta il prof. di lettere che insegna ai ragazzi a coltivare un sogno e, quando la vita lo manda in pezzi, li invita a non desistere, ad affrontarla, anche nella sua durezza. A prenderla a pugni, magari, ma a non mollare, perché il sogno può andare oltre il limite della vita, e la vita resta bella anche se non è sempre colorata. E Leo che non è un vigliacco (anche se temeva di esserlo), si presenta a casa di Beatrice.bianca chitarra
Si dichiara. Inizia una personale battaglia contro il male di lei che ha esaurito le proprie energie e può solo rivolgersi a Dio per trovare un senso a ciò che le sta accadendo.
Lui, invece, è convinto di poterla salvare; è sicuro che il suo midollo spinale sia compatibile con quello di lei e si iscrive nella lista dei donatori contro la volontà dei genitori che hanno paura.
Lo attende un nuovo colpo basso: l’incompatibilità è al 90%. Tempo dopo, tuttavia, il suo sangue si rivelerà compatibile con quello di un’altra persona, sconosciuta, e restituirà la vita a una mamma.

Oltre al prof. c’è Silvia a sostenere Leo nel suo percorso d’iniziazione alla vita: l’amica di sempre, innamorata non riconosciuta e poi, anzi, respinta rabbiosamente, fin quando – con l’aiuto di Bea – si accorgerà che anche l’amore, come la vita, è speciale proprio quando è normale. Non è un percorso eclatante, quello di Leo, ma il Leo di fine film è cambiato e, con lui, il mondo intorno a lui.
bianca come il latteTratto dal romanzo di successo del vero prof. Alessandro D’Avenia, Bianca come il latte, rossa come il sangue, riesce a evitare le trappole sentimentali e melodrammatiche e a delineare con tratti autentici un racconto di formazione, che si rivolge agli adolescenti e cerca di fare quello che, troppo spesso, gli adulti non sanno fare: stare accanto ai ragazzi davanti alla sofferenza e alla morte.

PER SCANDAGLIARE IL RACCONTO
Nonostante il genere e il tono tra commedia e dramma rischino di appiattire la visione dei ragazzi sulla linearità narrativo-sentimentale di un teen-movie, il racconto offre spunti tematici per approfondire il discorso. Si tratta di farli venire a galla, proponendo il percorso di Leo, gli scontri e gli incontri che lo caratterizzano, il disegno dei personaggi in gioco.
• Un prof. che non è «uno sfigato», che non si fa mettere i piedi sulla testa dagli studenti, che accetta le sfide:

– come risponde alle provocazioni di Leo?film
– come stanno insieme i discorsi sui sogni, il dolce stil novo e i guantoni da box?
– qual è il vero coraggio, secondo il prof.?

• Quando il gioco si fa duro, come reagisce Leo?
• Che cosa crede di poter dare a Beatrice inizialmente? Che cosa le dà realmente?
• Che cosa Beatrice dà a lui?
• Che cosa vuole dire Beatrice quando afferma che quello di Leo non è vero amore, ma solo passione? Quando è vero l’amore?
• Che cosa succede quando Leo accetta di mettersi in gioco per Beatrice? Che cosa cambia nelle relazioni intorno a lui? Con i genitori? Con la scuola? Con Silvia?
• Anche l’ambientazione della storia, i luoghi inediti di questa Torino cinematografica, offrono spesso un contrasto significativo, tra modernità e tradizione, tra bruttezza e bellezza, tra fatiscenza e una nuova vita, imprevedibile: in che modo si inserisce nel di scorso tematico questa scelta del regista?
• All’inizio della storia il bianco, per Leo, non è un colore, è vuoto, è noia: come si colloca alla fine del racconto?

Per il trailer ufficiale:

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Febbraio 2014 di Ragazzi e Dintorni. 

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Vai oltre… supera il giusto… ama! – preparandoci a domenica 16/02/2014

Vai oltre… supera il giusto…

AMA!

la vita nuova germoglia

Dal Vangelo della VI Domenica del Tempo Ordinario, piccoli suggerimenti per mantenere il ritmo e continuare a portare vita.

Frammenti dal brano biblico di riferimento – Mt 5, 17-37

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Non crediate che io sia venuto ad abolire la Legge o i Profeti; non sono venuto ad abolire, ma a dare pieno compimento. In verità io vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, non passerà un solo iota o un solo trattino della Legge, senza che tutto sia avvenuto. […] Io vi dico infatti: se la vostra giustizia non supererà quella degli scribi e dei farisei, non entrerete nel regno dei cieli.
Avete inteso che fu detto agli antichi: “Non ucciderai; chi avrà ucciso dovrà essere sottoposto al giudizio”. Ma io vi dico: chiunque si adira con il proprio fratello dovrà essere sottoposto al giudizio. […] Se dunque tu presenti la tua offerta all’altare e lì ti ricordi che tuo fratello ha qualche cosa contro di te, lascia lì il tuo dono davanti all’altare, va’ prima a riconciliarti con il tuo fratello e poi torna a offrire il tuo dono…».

ANDARE OLTRE… AMARE!

germoglio

Ma io vi dico…“: quanto scandalo c’è in questa affermazione… e, detta da un uomo, ha anche il sapore di una bestemmia. “Ma io vi dico” fa pandan con “Avete inteso che fu detto agli antichi”. Gli antichi erano i padri di quel popolo e colui che disse era Dio!
Tutto quello di cui Gesù parla, tutto ciò che cita, tutte quelle norme che richiama alla memoria di chi lo ascolta non sono orpelli, regolamenti, vaghe indicazioni di vita. Gesù cita la legge e la legge, per Israele, è dono di Dio, garanzia di benedizione, sigillo di un’alleanza intramontabile. Fare quello che la legge “comanda” è vivere, perchè la Legge di Dio è quella via di bene che, se percorsa, porta alla vita piena. Vivere alla sua luce è essere al top della giustizia e della bontà. 

Chi è allora questo Nazareno che si mette allo stesso livello di Dio? E perchè lo fa? Cosa spera di ottenere?     Continua a leggere Vai oltre… supera il giusto… ama! – preparandoci a domenica 16/02/2014

UNA COMUNITÀ, NON UN TALENT SHOW – CATECHISTI PARROCCHIALI – Febbraio 2014

Catechisti Feb14

UNA COMUNITÀ,
NON UN TALENT SHOW

di Fabrizio Carletti – Mirella Spedito

In tv sono di moda i talent show, spettacoli dove una giuria giudica i partecipanti per selezionare quelli che hanno talento e scartare gli altri. Diversa è una comunità: essa non seleziona i pochissimi che hanno talento, ma opera per far emergere ed esprimere i talenti che Dio hatalenti donato a ognuno, in vista del bene comune. Il problema nasce se non si mettono i talenti a disposizione degli altri; solo condividendoli, le persone possono realizzare pienamente il proprio essere cristiani e sperimentarne la gioia.

Il percorso di iniziazione cristiana è un tirocinio, un allenamento per configurarci sempre più a Gesù. L’allenamento richiede costanza, disciplina interiore, il mettersi alla prova. La proposta di questo mese richiede ai bambini (ed eventualmente ai loro genitori) di allenarsi quotidianamente ad assumere comportamenti cristiani.

TALENTI DA IMPEGNARE E COSTRUIRE!!!     Continua a leggere UNA COMUNITÀ, NON UN TALENT SHOW – CATECHISTI PARROCCHIALI – Febbraio 2014