Archivi categoria: progetto di vita

Tra note e realtà – Rispondere all’amore si può!

Mi ritrovo qui su questo palcoscenico, di nuovo io.
Mi ritrovi qui perché il tuo appuntamento adesso è uguale al mio.
Hai visto il giorno della mia partenza,
nel mio ritorno c’è la tua poesia.
Stare lontani è stata un’esperienza, comunque sia…
Non ho mai smesso di amare te;
non ho mai tolto un pensiero a te;
non ho mai smesso!
Ho cercato la bellezza e l’ho trovata in fondo alla semplicità
Ho cercato il mio passato perché mi hanno detto che così si fa
Cerchiamo tutti la strada del bene
e
la troviamo nelle vite altrui… 
e questa notte adesso ci appartiene…
Non ho mai smesso di amare te 
Non darei qualcosa che non c’è 
E a modo mio (a modo mio)
So bene quanta fantasia ci vuole per partire 
Si ritorna solo andando via…
(Laura Pausini, Non ho mai smesso)

Rispondere all’amore può risuonare in noi con la forza di uno slogan forte al punto da toccare il cuore, farlo vibrare e poi lasciarlo uguale a prima.
Rispondere all’amore si può se la strada dell’amore ha trovato in noi terreno libero per essere desiderata, progettata, costruita, custodita e protetta, perchè preziosa.
In quest’ultimo tempo mi è capitato spesso di sostare sulle parole del canto di Laura Pausini e di sentire vibrare la strana forza di quella passione, di quel sogno, di quel progetto che ognuno di noi porta dentro e che attraverso noi vorrebbe vivere, anzi no! Vorrebbe esplodere!
Esplodere nell’energia, nelle scelte, nella determinazione, in uno stile di vita nuovo segnato dalla pienezza e dall’audacia di chi, con coraggio, sceglie di darsi, di non trattenere nulla, di non mollare, di non nascondere, per paura di perdere, l’oro prezioso che porta dentro.
Ci sono momenti della nostra storia in cui ci allontaniamo da ciò che conta e, con il tempo, ci ritroviamo a vivere frammenti di una vita che non è più la nostra vita, quella che avremmo voluto, quella che ci ha fatto sperimentare istanti di pienezza incontenibile e irrancontabile, sogni condivisi e sognati, forze messe insieme e moltiplicate.
C’è qualcosa in noi, che continua a vivere, nonostante il nostro dubbio o le paure.
C’è qualcosa che vive e non si perde perchè è radicato nel più profondo della nostra identità.
E’ ciò che, pur coprendo a noi stessi, continua a farci vibrare.
E’ ciò che continuiamo ad amare e che fa splendere in noi scintille d’infinito…

E’ quel sogno d’amore che portiamo dentro da sempre, progetto di vita che ci unisce a Dio e ci chiede di abitare la storia attraverso scelte radicali e decise, pregne di quell’amore che scuote e apre all’altro, qualunque sia la sua storia e il suo volto. E’ quel sogno d’amore che Dio sogna per noi e che rende la nostra vita eterna, come eterno è Dio.Non siamo fatti per la terra. La terra ci fa, ma non può ridurci… Il cielo e i suoi orizzonti fanno di noi persone amate, uniche e preziose in ogni istante, in ogni condizione, in ogni sentimento provato e sofferto…
L’amore vive e ci fa vivere… ma se nel cuore i rimpianti lo frenano, lo stringono, lo soffocano… ai rimpiati sussurrate:
Non è il caso che voi continuiate a vivere! Si ritorna solo andando via… e io oggi scelgo di tornare, di rispondere, di vivere, di amare!”

di suor Mariangela fsp

Guarda il video

RAGAZZI & DINTORNI – Aprile 2012 – Dominio di sé

LA PROFEZIA DELLE RANOCCHIE
Elogio del limite

di Cecilia Salizzoni

Il film che proponiamo, questa volta, è un film di animazione, francese, da leggere in filigrana con i ragazzi delle medie, rapportandolo all’archetipo biblico a cui si ispira.

La profezia delle ranocchie racconta di un nuovo diluvio, tutto umano e contemporaneo, e di una nuova arca che mette in salvo uomini e animali (in realtà un granaio che galleggia grazie a uno pneumatico di trattore riparato e gonfiato a dismisura per vedere se regge la pressione). A bordo, al posto di Noè, c’è un anziano marinaio, Ferdinand, con la moglie Juliette che viene dalle Antille, il figlio adottivo Tom e la figlia dei vicini, Lilì. I quaranta giorni di pioggia che arrivano, contro ogni previsione, a sommergere tutto, sono una catastrofe naturale annunciata dalle rane ai bambini, appena in tempo, per ricoverare gli animali dello zoo dei Lamotte, i genitori di Lilì, partiti per l’Africa in cerca di coccodrilli.
A differenza del racconto biblico, il male – quello che provoca l’ira di Dio, al punto da indurlo a distruggere la sua creazione – non resta fuori dell’arca, vi si imbarca sotto le spoglie di una tartaruga manipolatrice che, salvata dalle acque dai bambini e da Ferdinand, distrugge la convivenza pacifica a bordo. Prima separa Lilì da Tom, poi sobilla gli animali carnivori che faticano a reggere il regime vegetariano imposto dalla coabitazione forzata e non vedono l’ora di tornare a quello originale; prima ancora aveva trasformato i coccodrilli in una truppa d’assalto, con la menzogna che la loro ultima covata fosse stata rubata dal Capitano…
Ci vorranno pazienza, coraggio, buona volontà e amore, per smascherare il disegno di potere della tartaruga ingannatrice, per metterla fuori combattimento prima della catastrofe definitiva e ricondurre tutti a una legge che consenta di vivere in pace nel rispetto di ognuno. Tutti, a bordo, dovranno fare la propria parte perché il bene vinca sul male e la vita esca rinnovata dentro legami che riconoscono l’altro come parte di sé, benché diverso. Al termine dell’avventura, Tom, che rifiutava di chiamare «papà» Ferdinand, con la scusa che era vecchio, potrà finalmente farlo.

L’esperienza dei protagonisti sul barcone improvvisato, sfugge a parametri semplicemente umani che non sono in grado né di prevedere, né di credere al diluvio. Il loro ritorno insperato sembra rispondere alla logica del miracolo, anche se la narrazione lo presenta come una magia, l’unica che riesca a Juliette, al termine della storia, nella festa degli scampati al diluvio: è un miracolo che procede dal basso verso l’alto, come l’ombrello di Juliette, come il fuoco dell’amore che unisce due persone così diverse, Ferdinand e Juliette, testimoni e ministri di una legge che contraddice la legge naturale, dominata dalla violenza.
La «legge del Capitano» afferma che la salvezza passa per un’autolimitazione a vantaggio degli altri esseri viventi, perché «abbiamo bisogno gli uni degli altri». Ciò che richiede è il controllo del desiderio, sia questo un istinto naturale, come il cibarsi di carne, sia una passione divorante, come la vendetta, o il desiderio di giustizia sommaria che infiamma tutti sull’arca, dopo lo smascheramento della tartaruga. Dominare se stessi, in vista di un bene superiore, dato dalla relazione, è quanto tutti apprendono sul barcone. In primis Tom e Lilì che, in seguito alla divisione operata dalla seduzione della tartaruga verso la ragazzina, rischiano la morte (fatto che rimanda a un altro episodio della Bibbia, che precede Noè e riguarda la prima coppia umana).
Alla creazione, al desiderio divino che l’ha mossa, rimanda anche il desiderio di «un figlio di amore » che anima Ferdinand: sulla nuova arca la salvezza si compie, quando questo figlio riconosce « il padre», la sua legge, e ricambia il suo amore.

Al di sotto della superficie, La profezia delle ranocchie offre numerosi spunti di approfondimento.
• La legge del Capitano: in che cosa consiste, cosa chiede, a quale logica risponde, come è affermata, cosa rifiuta di fare?
• La tartaruga e la sua legge: che cosa muove la tartaruga? Cosa vuole ottenere dalla sua vendetta? Come riesce a imporre il suo dominio? Perché gli animali carnivori cadono nella trappola? Menzogna, seduzione e divisione sono i caratteri del male: nella Genesi è rappresentato dal serpente. Anche la tartaruga è raffigurata dai cristiani nei mosaici antichi, perché?
• Il granaio e lo pneumatico riparato: l’espediente per tenere a galla la casa è surreale, ma ha un senso spirituale che riguarda la possibilità di salvezza dell’uomo in un mondo che rischia di affogare nel materialismo che distrugge relazioni e natura. Che cosa suggerisce?
• «Papà»: non è una famiglia formata da legami di sangue quella della storia: quali sono i legami che la rendono così solida e capace di accoglienza? Perché Ferdinand vorrebbe sentirsi chiamare papà da Tom, e quando Tom sarà capace di farlo? Spostandoci sul piano religioso, troviamo una somiglianza nella relazione tra l’uomo e Dio?
• Le ranocchie: fuori dalla metafora metereologica, che cosa annunciano al mondo contemporaneo? Che cosa dovrebbe fare l’uomo per evitare la catastrofe ambientale e umana in senso più ampio?

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Aprile dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

Per vedere il sommario di Ragazzi & Dintorni di Aprile 2012 clicca qui

Per info e abbonamenti:

Luce o notte? Che discepolo sei? – Incontri online/Pasqua 2012_Step8

Alleluia! E’ Pasqua!

Siamo nel grande lungo giorno di Pasqua. Un giorno che si prolunga per un’intera settimana, che riempie di sè 50 giorni e che di fatto è il fondamento della nostra stessa fede.

La Pasqua è tempo segnato dalla gioia, dalla lode. E’ il giorno della nuova creazione, giorno in cui, in Cristo Signore tutto rinasce a vita nuova. Davanti al silenzio di Dio sul Golgota, la Risurrezione è la risposta che l’uomo cercava, che la fede attendeva. La Risurrezione dischiude per noi gli orizzonti di Dio fatti di tempi e di logiche sempre molto distanti dalle nostre, o meglio distanti dall’uomo che non ascolta, non attende, non spera, non si fida.

La Risurrezione svetta davanti a noi come risposta data dal Padre all’umanità segnata dalla croce, dalla solitudine, dalla sofferenza e dalla morte. Nel silenzio di chi sa attendere e precedere l’aurora, si fa chiara la risposta di Dio: “Lui non è qui! E’ Risorto”.

Annuncio dato nel silenzio di chi, pur non comprendendo ha saputo attendere.
Annuncio dato nel silenzio di chi per paura si è allontanato.
Annuncio dato a chi ha scelto il silenzio della notte per nascondersi...

La Risurrezione è vita che spezza ogni catena di morte. Riapre tutti alla relazione con Dio, perchè in Cristo diventa possibilità della vita nuova dello Spirito!

Buon tutto a voi, cari amici, che da questo annuncio si lasciate raggiungere e cambiare. Il Vangelo continui a essere Via per la Vita!

Video catechesi

Come una voce sola davanti a Dio
Preghiera conclusiva

È Pasqua, Signore Gesù!

Alleluia canta il nostro cuore e gioia si diffonde dalle nostre labbra.
Da quel sepolcro segnato dalla morte di ogni speranza, noi vogliamo uscire;
dai sepolcri costruiti dalle tante forme di sfiducia,
di paura, di incertezza noi vogliamo risorgere con te!

Signore Gesù, risorto oggi per noi,
rinnovati dalla tua presenza sappiamo di poter credere
in una vita nuova, piena, profumata di risurrezione,
capace di portare al mondo l’intensa fragranza della vita vera,
sappiamo di poter risplendere come astri luminosi tra i fratelli e sorelle che ti cercano.

Signore Gesù, continui a risorgere in ogni scelta di vita,
che ci rende testimoni credibili del tuo grande amore per questa nostra storia.
Risorgi e ci chiedi di partecipare di quella vita che hai reso nuova,
ci chiedi di condividere con te scelte di gratuità, di dono, di fedeltà.

Signore Gesù, ci sentiamo Chiesa in cammino,
fratelli e sorelle uniti dall’unica fede in te;
sappiamo di aver ricevuto, nella tua Risurrezione,
l’annuncio festoso della vita risorta, della morte definitivamente vinta,
della speranza sempre possibile, di una carità dinamica e creativa, mai stanca.

E oggi, di fronte alla storia c’è il mio Sì.
Il Sì detto da un discepolo al suo maestro,
un sì consapevole della croce e della solitudine,
dell’incomprensione e del peccato.
Sì Signore, a un futuro che non conosco, ma che voglio scegliere di vivere;
sì al mio passato che ha conosciuto infedeltà e peccato,
sì a questo imprevedibile presente che vivo
e in cui ti sento e ti credo Signore Presente,
nelle cui mani scelgo di mettere la mia vita. Amen

Preghiamola tutti costantemente, se possibile ogni giorno. Sia preghiera reciproca in cui, gli uni per gli altri, come fratelli e sorelle nel Signore, invochiamo la sua grazia e benedizione, la sua pace, perchè, percorrendo questo tempo, come Chiesa, radunata nel suo nome, il nostro sia un itinerario interiore capace di portarci nel cuore della nostra fede.

Per saperne di più scrivi a:

Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it

Per condividere riflessioni, mettere in campo domande, dubbi, voglia di saperne di più, seguici anche su

Facebook: Giovani & Vangelo
su Tw: Cantalavita

Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.

Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:

GEP – Giovani Evangelizzatori Paolini

Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro: Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!

Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013

Felici di vivere

STEP PRECEDENTI

A tu per tu con il Maestro – incontri on line/aprile 2012_Step 6

Siamo ormai a ridosso del prossimo Triduo on line… che senso ha allora un’ulteriore tappa? Perché non aspettare qualche giorno e poi vivere direttamente ciò che ci aiuta dare intensità al nostro andare verso Pasqua?

Non crediate che esagero se dico che forse questa tappa è la più necessaria per vivere la GRANDE SETTIMANA da discepoli. Il fatto che la Pasqua arrivi, non significa che accada nella nostra vita, che diventi un evento significativo. In fondo lo sappiamo: spesso le esperienze ci passano accanto e non ci toccano. Ne viviamo anche di molto intense ma sappiamo difenderci da ciò che comportano. Se questo vale per tutto ciò che accade nel mondo, perché non potrebbe accadere anche per la Pasqua?

Oggi più che mai allora dobbiamo fare in modo che Pasqua, come evento straordinario diventi realtà nella mia, nella tua, nella nostra vita.

Più volte, nei nostri precedenti incontri, abbiamo detto la necessità di seguire le orme di Gesù, di stargli dietro, di imparare le sue logiche. Frequentare Gesù di Nazareth significa avere la possibilità di entrare in contatto con Dio, di scoprire il suo volto, di sperimentare il suo amore nella nostra vita; amore che si dà a noi nella totalità della morte e, sottolineerebbe Paolo, di una morte in croce…

Quello che noi chiamiamo mistero Pasquale, non è il mistero incomprensibile di ciò che accade nella notte delle Resurrezione e che mai nessun documentario potrà farci vedere, ma è la realtà del dono della vita che Gesù di Nazareth, figlio del Dio Vivente, ha fatto di sé, per la nostra salvezza.

Dono che non può lasciarci indifferenti, dono che ci tocca e ci chiede di uscire da noi stessi; dono che si dà a noi e chiede a noi di lasciarci attraversare, aprire, trasformare in dono. Entrare allora nel senso pieno di ciò che sulla Croce, nella passione fino alla morte, è accaduto ed entrarvi con radicalità può essere possibile solo restandogli accanto, lasciandoci accompagnare e sostenere da lui, vivendo con lui ogni passo verso la Pasqua.

La Quaresima ci ha lasciato alle soglie della grande settimana; ora tocca a noi camminare con il Maestro, come quei discepoli che, dopo aver sperimentato successi e fallimenti, gioie e amarezze, solitudine e condivisione, vanno con Gesù in Gerusalemme, per sentir parlare la Parola, per scoprire la Parola fatta carne, diventare Parola d’amore, definitiva Parola di Dio per l’uomo di ogni tempo, di ogni condizione, di ogni lingua.

Si tratta a questo punto di restare con i Dodici accanto al Maestro. Come loro avviciniamoci a lui per ascoltare sue parole e indossare quegli occhiali giusti che ci permetteranno di vedere la profondità e l’altezza di quanto sul Golgota continua ad accadere. Se quel giorno è accaduto morte, oggi può accadere vita!

Accompagnati dall’evangelista Marco, sostiamo alla scuola del Maestro.

Come una voce sola davanti a Dio
Preghiera conclusiva

E’ notte Signore,
e questa notte sembra precedere le notti che verranno,
quelle che non riusciamo neppure a immaginare.
Il vento forte, il mare in tempesta,
tutto ciò sembra vanificare ogni nostro umano sforzo.
Il ricordo di te, delle tue parole,
dei tuoi segni potenti, delle tante guarigioni,
sembra sparire ai nostri occhi…
tutto resta vago e indefinito, come un fantasma…
difficile da credere e da seguire.

Tu sei solo, sulla terra, solo…
di quella stessa solitudine che solo la croce potrà abbracciare.
E noi, insieme, siamo soli, qui, incapaci di remare,
di governare la barca della nostra storia e di questa, così strana, vita.

Oggi come ieri tu vieni!

E quelle voci inquietanti del vento e del mare,
così come quelle di folle affamate di senso, trovano una Parola: la tua.
Tu vieni e la nostra paura trova una risposta: non temete, Io Sono!
IoSono… che non è semplicemente eccomi.
IoSono lo aveva ascoltato Mosè dalla bocca stessa di Dio.
IoSono è il Dio Salvatore, che in te, ci raggiungere Signore Gesù, ci salva, ci ama.

E’ questa certezza, quel pane benedetto
che metti nelle nostre mani, oggi come un tempo.
E’quel dono d’amore, ricevuto nell’averti incontrato,
che ci chiedi di condividere.
Oggi Maestro buono, restiamo con te, torniamo a te,
per imparare ad ascoltare con te la fame di questa umanità,
di ogni fratello che ci vive accanto:
fame di vita, di futuro, di speranza, di verità, di pienezza… di amore.
Con te, senza timori, senza trattenere in mano i remi della nostra vita, senza paura,
per ascoltare la voce silenziosa e perenne della fame…
Con te, Maestro, per imparare a dare noi stessi,
per lasciarci da te benedire e donare a questa storia. Amen

Carissimi amici vi aspettiamo da giovedì 5 aprile per camminare insieme verso la Pasqua con riflessioni e provocazioni, proposte di preghiera che ci aiutino a restare consapevolmente nel vivo del Mistero Pasquale. Non vi proponiamo di vivere il triduo pasquale on line come sostituto delle celebrazioni, sarebbe un assurdo. Vi diamo invece la possibilità, per chi non avesse molto tempo, di viverle maturando una maggiore coscienza del grande dono che celebriamo nella Grande settimana, fino alla Pasqua del Signore. Noi ci stiamo! E tu?

sr Mariangela, fsp

Noi ti aspettiamo!!!

Passa parola… anzi Passa il link!

 Aspettando: Io ci sto! Speciale triduo online!!!

Per saperne di più scrivi a:

Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it

Per condividere riflessioni, mettere in campo domande, dubbi, voglia di saperne di più, seguici anche su

Facebook: Giovani & Vangelo
su Tw: Cantalavita

Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.

Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:

GEP – Giovani Evangelizzatori Paolini

Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro: Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!

Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013

Felici di vivere

GP2 GenerAzioni – Atteggiamento!

L’essenza della fede non sta soltanto in un consenso puramente intellettuale alla verità rivelata da Dio o in un certo riflettersi dei contenuti rivelati nella coscienza dell’uomo, ma in qualche cosa di più. “L’abbandono di sé a Dio” come risposta alla rivelazione testimonia altresì che la fede si esprime attraverso l’atteggiamento dell’uomo: atteggiamento che appartiene all’essenza stessa della fede, perché corrisponde alla piena realtà della rivelazione.

Questa non è soltanto informazione o complesso di informazioni di cui basta prendere coscienza, ma piuttosto un aprirsi di Dio verso l’uomo in Gesù Cristo, e un impegnarsi nella vita e nella sorte di lui. Si potrebbe dire, ponderando le parole, che nella rivelazione si esprime “l’atteggiamento” di Dio rispetto all’uomo. Perciò la risposta alla rivelazione deve esprimersi anche con l’atteggiamento dell’uomo rispetto a Dio.

L’uomo si affida a Dio assumendo, con tutto il suo essere, la missione divina in cui si attua la rivelazione. L’assume nello stesso tempo “in sé” e “nella comunità”. Ed è così che egli partecipa alla “stato di missione” in cui tutta la Chiesa si trova continuamente; anzi, ciascuno costituisce un’unica e  irripetibile concretizzazione di questo “stato” salvifico. 

 

Tratto dal libro
365 giorni con Giovanni Paolo II 

Missione a Camaro Inferiore(ME) 2012/2: – La croce della salvezza

Vivere giorni di missione in un periodo così forte come la Quaresima significa necessariamente fermarsi attorno al legno della croce e cercare di penetrarne il mistero… il grande mistero dell’amore e del dolore, della vita e della morte, della miseria e della salvezza. E direi che provare a guardare il “caro legno” senza considerare tutte queste sfaccettature significa impoverirne il senso. 

Perché proprio la croce?
Perché non una morte casuale?
Perché non una malattia?
Perché Gesù è morto come il peggiore tra i peccatori?come uomo maledetto, lontano da Dio?

 infondo questo diceva l’antica legge… 

Eppure in lui le folle avevano contemplato il Dio dell’amore, l’amore creatore capace di abbracciare la sua creatura…  questo era Gesù di Nazareth… per questo dava la vita, per questo guariva allontanando ogni sorta di malattia, fisica e morale.

Ma allora perché condannarlo? Perché esporlo al pubblico scherno? Perché così atroce sarebbe dovuta essere la sua morte?

Così… solo così… su quel legno è stata portata ogni sofferenza, ogni peccato, ogni solitudine, ogni fragilità… così, e solo così, il nostro peccato non ha conosciuto la condanna, ma ha sentito il perdono e la salvezza. 

Avviciniamoci allora tutti alla croce… e portiamo le nostre solitudini, malattie, le tante croci che ognuno sente pesare sulla propria vita. Ognuno si appoggi al “caro legno” perchè lì troverà la vita… da lì la sorgente della vita.

La sua croce non è peso per noi, ma diventa per noi possibilità di vita!

Buon tutto… e la nostra missione avanza… questa sera ci aspetta la Festa della vita!

A domani!

INTANTO VI PROPONIAMO LE FOTOGRAFIE DI IERI:

Mandato missionario_21Mandato missionario_20Mandato missionario_19Mandato missionario_18Mandato missionario_17Mandato missionario_16
Mandato missionario_15Mandato missionario_14Mandato missionario_13Mandato missionario_12Mandato missionario_11Mandato missionario_10
Mandato missionario_9Mandato missionario_8Mandato missionario_7Mandato missionario_6Mandato missionario_5Mandato missionario_4
Mandato missionario_3Mandato missionario_2Mandato missionario_1Don DinoChiesa SS. Annunziata - Camaro Inf.  (ME)_5Chiesa SS. Annunziata - Camaro Inf.  (ME)_4

Missione a Camaro Inferiore(ME) 2012/1: Li chiamò… li amò… li mandò…

Carissimi amici,
siamo in trasferta!!!

Si può spargere un po’ di vita nella vita di tanti nostri fratelli? Crediamo che:

 Si può!

Si può portare speranza a chi la cerca? E provare a saziare la fame di chi non riesce a trovare un senso nella vita?

Sì noi crediamo che si possa fare.

E allora eccoci alle prese con la Parola di Dio e la sua voglia di correre per incontrare la gente.

In questi giorni siamo a Messina, con la comunità parrocchiale della SS. Annunziata, a Camaro inf. – san Luigi.

Noi suore paoline siamo in 3, con noi Veronica e Nikki, le nostre novizie, e circa 20 missionari laici della parrocchia, oltre a famiglie impegnate nell’ospitalità.

La Parola inizia a correre incontrando varie realtà…

E’ accolta dai missionari che la pregano, la accolgono, provano a trasformarla in vita, nella propria vita… e ovviamente la comunicano. La porteremo nelle famiglie, la canteremo con i bambini, e insieme ci avvicineremo al Signore, lodandolo, cercando di scoprire la sua presenza nella nostra vita.


Perché vi raggiungiamo con questo post
?

Nei prossimi giorni, proveremo a portarvi con noi in questa straordinaria avventura, ma oggi vi chiediamo di unirvi con noi nella preghiera, per sostenere le famiglie, gli ammalati, i bambini, i giovani… tutti coloro che il Signore vorrà raggiungere. E pregate anche per ogni missionario, perché possiamo essere strumenti docili a servizio della Parola.

Buon tutto e alla prossima, tentando di farvi arrivare la voce di chi qui vive l’INCONTRO in diretta. 


Uno per tutti, tutti per Uno – Incontri online/febbraio2012_Step5

E ci siamo, l’austero tempo della Quaresima è iniziato!

Ma dico: si può iniziare così un articolo? Bene se volessi comunicarvi la necessità della penitenza e del digiuno, direi che inizio migliore, forse non ci sarebbe… o comuque questo sortirebbe un certo effetto.
Ma non voglio comunicarvi questo! E allora azzeriamo il conta chilometri e ripartiamo!

Ci siamo, lo straordinario tempo di un face to face con Dio è finalmente inziato!

E’ così che mi piace pensare la Quaresima, come un tempo prezioso, speciale, unico… un tempo da vivere, da scegliere, da non lasciar andare inconsapevolmente. Lo sentirete dalla video-catechesi e dalla relativa  traccia di riflessione: la Quaresima ci lascerà alle soglie degli eventi pasquali, ci chiederà di entrare con i nostri piedi, coscientemente; ci preparerà a vivere da protagonisti o meno il grande dono dell’amore di Dio.

Il Signore ci porterà con sè, in questo itinerario, ci chiederà di dare tempo e spazio alla sua Parola, di aderirvi, di non mantenere distanze di sicurezza dal suo amore. Andare con lui, dietro di lui, verso Gerusalemme, luogo dell’amore fatto dono. Non aggiungo altro… se non qualche nota tecnica.

  1. Per chi volesse dividere la visualizzazione il consiglio è di dividerla in due parti, fermandosi intorno ai 24:37 minuti. Siamo davanti ai tre annunci fatti da Gesù. Siamo tutti in cammino con il Maestro, con colui che sta per essere “fatto dono”. Nella scheda FocusOn5 troverete come sempre la pista per esercitarsi in una fede chiamata a diventare vita.
  2. Come file da scaricare avrete anche quello relativo ai tre annunci, perchè ognuno possa averli, con immediatezza tra mano.
  3. Prima di partire, fermatevi su voi stessi, su ciò che il vostro cuore sta vivendo… non avanzate per inerzia: scegliete se dare a questo tempo un valore speciale, o viverlo semplicemente come uno dei tanti momenti.

E non resta che augurarvi un ascolto fecondo. Buon tutto!

Video catechesi

Come una voce sola davanti a Dio
Preghiera conclusiva

Conoscerti, Signore;
accogliere la radicalità della tua proposta di vita e di amore;
seguirti senza ripensamenti,
imparare da te il dono,
forte e dirompente nella sua radicalità.

È questo ciò che vorrei;
è di questo che mi piacerebbe fosse capace la mia vita;
è di questo che vorrei diventasse testimone la mia fede.
Al tuo essere dono per me, io oppongo i miei personali interessi;
al tuo farti totalmente uomo fino a condividerne la morte
io riesco a rispondere, a malapena, con un Sì a distanza di sicurezza;
alla tua proposta decisamente alternativa
non riesco a non pensare a ciò che il mio mondo propone
e che spesso preferisco.

Ma non mi basta!
Questo dicono le mie notti;
questo sussurra il mio cuore
nelle poche volte che gli permetto di parlare;
questo risuona dentro quando ho voglia di vita.
Non mi basta, Signore, questa vita che della Vita piena ha solo il nome,
spesso imbrattata da pennellate capaci di mascherare una verità,
che non convince più fino in fondo.

Riempimi di te, Signore! Questo desidero.
Sia questo il dono che mi permette di vivere e di scegliere.
Riempimi del tuo amore per scoprire cosa significa amare.
Riempimi di ogni tua parola perché nuova luce illumini la strada della vita.
Ho paura di dirti amen per ciò che chiedi, ma so che tocca a me.
Oggi è il tempo favorevole.
Ora è il tempo in cui bussando alla mia porta mi dici:
«Tu! Da che parte stai? Dentro o fuori? »

La strada verso Gerusalemme è lunga,
ma io voglio viverla in te. E questo sia il mio Amen!

Preghiamola tutti costantemente, se possibile ogni giorno. Sia preghiera reciproca in cui, gli uni per gli altri, come fratelli e sorelle nel Signore, invochiamo la sua grazia e benedizione, la sua pace, perchè, percorrendo questo tempo, come Chiesa, radunata nel suo nome, il nostro sia un itinerario interiore capace di portarci nel cuore della nostra fede.

L’Unigenito si è fatto dono!
La sua uguaglianza con Dio lo rende
amore visibile che entra nella storia salvandola.
Lui è l’Uno consegnato per tutti noi
perchè ognuno di noi tutti possa diventare,
in Lui, DONO!


Per saperne di più scrivi a:

Sr Mariangela: m.tassielli@paoline.it

Per condividere riflessioni, mettere in campo domande, dubbi, voglia di saperne di più, seguici anche su

Facebook: Giovani & Vangelo
su Tw: Cantalavita

Potrai trovare aggiornamenti in tempo reale e condividi i link sulle pagine di amici e conoscenti che a tuo parere potrebbero essere interessati dall’annuncio di gioia con cui il Vangelo ci raggiunge.

Inoltre se hai meno di 30 anni ti proponiamo il gruppo facebook:

GEP – Giovani Evangelizzatori Paolini

Se desideri vivere momenti di preghiera ti consigliamo il libro: Attirerò tutti a me – Adorazioni eucaristiche per ogni tempo dell’anno. Autore: Suor Mariangela Tassielli – Ed. Paoline

Ti auguriamo buon cammino e buon tutto!

Ti ricordiamo il cammino di incontri online 2012 -2013

Felici di vivere

STEP PRECEDENTI

Buona domenica! – VII T.O. (Anno B)

«Che cosa è più facile: dire al paralitico
“Ti sono perdonati i peccati”, oppure dire
“Àlzati, prendi la tua barella e cammina”?»

Dal Vangelo di Marco (Mc 2, 1-12)
VII DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Il lebbroso, domenica scorsa, ha chiesto di essere purificato e Gesù lo ha esaudito. La lebbra, dicevamo, è la malattia della solitudine, dell’assenza di contatto fisico, del senso di colpa. L’evolversi della malattia corre parallelo all’evolversi dell’abisso morale in cui si cade: i lebbrosi erano convinti, come l’approssimativa visione di Dio lasciava intendere, di essere puniti per qualche colpa nascosta. Non c’era compassione verso i lebbrosi, né verso gli ammalati, in genere. La compassione è un sentimento entrato nel mondo religioso da quando un falegname di Galilea si è identificato con gli ammalati.
Oggi incontriamo nuovamente un ammalato, un paralitico. E Gesù lo libera dai suoi peccati e, davanti allo scetticismo degli scribi, lo guarisce fuori, dopo averlo guarito dentro. Non lo guarisce subito, la chiassosa testimonianza del lebbroso ha messo a dura prova il Maestro che non vuole essere scambiato per un guaritore. Lo guarisce quando vede i devoti scettici e polemici con la sua pretesa di donare il perdono divino. Sì, c’è una continuità nei due racconti: anche il peccato, in un certo modo, è un lebbra che ti consuma.

DOMANDE
Perché costui parla così? La domanda posta dagli scribi è al centro del racconto, il punto focale della narrazione, secondo gli esegeti. È la domanda che si pone il discepolo davanti a quest’uomo che pretende di liberare il paralitico dal peccato. Hanno ragione gli scribi scettici: solo Dio può liberare dai peccati. Se Gesù libera il paralitico dal suo peccato, e conferma questa liberazione con la guarigione, allora la sua identità crea problema.
Tutto il vangelo di Marco ruota intorno a questa domanda: chi è veramente il Nazareno? Marco dona la sua testimonianza: il titolo che usa, figlio dell’uomo, il più usato nel suo vangelo per indicare Gesù, richiama l’Antico Testamento dove il termine viene usato per indicare un uomo con una prerogativa divina ma anche, in altri casi, come segno di umiltà. Le due cifre del mistero di Gesù: l’umanità e la divinità, sono presenti sin dall’inizio. Ma ci sono molti altri particolari, nel racconto, che ci allargano il cuore.

NOMI E SPAZI
Il racconto definisce l’ammalato semplicemente paralitico. È identificato con la sua malattia, con la tragica conseguenza della sua patologia. La malattia ha invaso ogni suo spazio mentale, al punto da togliergli identità. Identità che Gesù gli restituisce: viene chiamato figlio. Noi non siamo la nostra malattia, le nostre disgrazie, i nostri peccati. Noi siamo anzitutto e per sempre figli.
E anche l’annotazione dello spazio è importante: la folla fa ressa davanti alla casa di Pietro, è accalcata. Quella folla che, due domeniche fa, cercava Gesù per “costringerlo” a tornare, lui che invece vuole andare altrove. Questa chiusura si apre, improvvisamente, quando qualcuno sfonda la terrazza fatta di canne e terra che copre l’abitazione. Il movimento non è più orizzontale, ma verticale. E le cose cambiano: il paralitico, scopertosi figlio, torna a casa sua tenendo in mano la barella, la folla anonima se ne va, lodando Dio, diventando testimone della meraviglia che si sta compiendo. Come sarebbe bello se anche noi la smettessimo di accalcarci intorno alle nostre piccole convinzioni per essere finalmente la Chiesa sognata da Dio!

PECCATO
Oggi non si pecca più, meno male! Per peccare bisogna almeno fare il kamikaze o stuprare i bambini, per il resto sono solo cattive abitudini o innocenti trasgressioni. Forse è una reazione ad una visione incentrata sul peccato di una certa predicazione del passato (tutta da dimostrare, io non c’ero): da “tutto è peccato” a “quasi nulla è peccato” il passo è stato breve ma, ahimè, ci ha fatto perdere l’equilibrio. In un giorno di nebbia tutto è grigio uguale: solo la Parola di Dio può disegnare le ombre della nostra vita. Purtroppo abbiamo ancora un approccio moralistico al peccato, come se peccare fosse trasgredire alla legge di un Dio geloso della nostra libertà che ci mette i paletti nella vita solo per farci tribolare (e tanto). Un approccio adolescenziale: in fondo ci sono persone che vivono peggio di me, cosa vuole Dio dalla mia vita? Nulla, Dio non vuole nulla dalla mia vita. La Scrittura ci svela un Dio che desidera per me la felicità, e sa come ottenerla. È lui che mi ha creato, lui sa come funziono, forse varrebbe la pena di ascoltarlo con maggiore attenzione e serietà…

LIBERI E GUARITI
Le parole che Dio ci dona sono l’indicazione verso un percorso di pienezza, di libertà, di gioia profonda e duratura. Il peccato è male perché ci fa del male, Dio mi ha pensato come un capolavoro, e io mi accontento di essere una fotocopia sbiadita… Il peccato dovrebbe essere la nostra prima preoccupazione, perché c’è in gioco la nostra realizzazione profonda, la nostra verità interiore che Dio conosce e che mi aiuta a scoprire… Non possiamo inventarci i peccati, o farci fare l’esame di coscienza dal mondo contemporaneo (non è vero che non c’è più senso del peccato, c’è, fortissimo, il senso del peccato. Quello degli altri!): è la frequentazione di Cristo che ci porta alla conoscenza del nostro limite, per affidarglielo e trasfigurarlo. È difficile conoscere ciò che è male, il male si presenta sempre come un ipotetico bene per sedurci e ingannarci.
Lasciamoci guarire, dentro e fuori.

(PAOLO CURTAZ)

Per riflettere sorridendo…

«Buona domenica!» è anche una newsletter che puoi ricevere, ogni settimana, direttamente nella tua casella di posta elettronica: Vangelo, riflessioni, novità in libreria, notizie dalle missioni, iniziative… 
Scrivi a buonadomenica_fsp@yahoo.it e la riceverai…

Buona domenica! – III T.O. (Anno B)

«Dopo che Giovanni fu arrestato,
Gesù andò nella Galilea,
proclamando il vangelo di Dio»

Dal Vangelo di Marco (Mc 1, 14-20)
III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B

Marco è una ragazzo quando conosce Gesù. In casa sua, probabilmente, la comunità si raduna con una certa frequenza, soprattutto durante i giorni degli eventi pasquali. Ancora più probabile è il fatto che il famoso giardino del Getsemani fosse di proprietà della sua famiglia.
Dopo una prima esperienza al seguito di Barnaba e Paolo, il giovane Marco ha seguito Pietro il pescatore. Ed è proprio Marco, su suggerimento di Pietro, ad avere, per primo, steso un resoconto sulla vita e la predicazione di Gesù, un vangelo. Rivolto a dei pagani avvicinatisi all’annuncio (romani?), scritto in un greco grammaticalmente povero ed essenziale, cogliamo dietro il suo vangelo la freschezza dell’annuncio e possiamo individuare l’esperienza e il pensiero di Pietro dietro le sue parole. Marco sintetizza il Battesimo di Gesù e il periodo passato nel deserto per andare subito all’essenziale. Alla predicazione del Maestro. Alla buona notizia.

VANGELO
Vangelo significa semplicemente buona notizia. Abbiamo bisogno urgente di buone notizie in questo momento di scoramento e fatica!
Gesù inizia la sua predicazione dopo l’arresto di Giovanni: è un evento negativo a spingere Gesù alla predicazione. Il Battista è “consegnato”, riferisce letteralmente il giovane Marco, come ad indicare una Provvidenzialità anche negli eventi umani più balordi, un intervento di Dio anche quando Dio sembra dimentico dei suoi figli, e Gesù ne prende il testimone, ne prolunga l’opera, da’ senso al sacrificio del profeta vissuto per preparargli la strada. Gesù inizia il suo ministero quando sarebbe stato prudente smetterlo, inizia la sua missione in pieno clima di persecuzione verso i profeti, così simile al nostro. Gesù annuncia una buona notizia da parte di Dio: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi e credete nel vangelo”. Il tempo è compiuto, questo è il momento giusto, non aspettare oltre: ora, oggi, adesso Dio è qui. Quante volte ci manca il tempo per fare le cose che vorremmo, per incontrare le persone che amiamo, per sederci a godere delle gioie (pochine) che la vita ci dona! Quante volte rimandiamo le cose da fare a momenti più opportuni, a giorni migliori! Quanta fatica facciamo a vivere il presente, anche nella fede, rimandando la conversione, arrendendoci alla tirannia del caos quotidiano!
Dio è qui adesso, anche se non lo senti, anche se non te ne accorgi, anche se la stanchezza o il dolore hanno annebbiato la tua vista interiore. Dio è qui, perché egli si è fatto vicino, perché Natale ci ha spalancato all’evidenza di un Dio accessibile.

IL REGNO E’ QUI
Non solo Dio è accessibile, ma è possibile costruire il suo Regno, vivere nella logica del Vangelo, creare degli spazi, dei luoghi, che diventino succursali del Regno. Non ti devi sforzare, né lo devi meritare (è gratis!), devi solo accorgertene e collaborare. Se è davvero così, se basta voltare la testa per incrociare lo sguardo di Dio, che aspetti? Cambia il tuo approccio al Signore! Forse non te ne accorgerai subito, dice Marco, forse le vicende della vita hanno ispessito la tua anima, ma, fidati, se volgi il tuo sguardo finirai inesorabilmente per incrociare quello del Rabbì. Credici, è la più bella notizia che tu possa ricevere. Oggi: Dio ti si è avvicinato (perché ti ama).
Tutta la nostra fede è racchiusa in questo annuncio: il progetto di bene di un Dio che si fa vicino e il nostro impegno ad accoglierlo, la nostra fatica a non lasciarci travolgere dalle cattive notizie e a lasciar germogliare il bene e il bello che c’è in noi. Ed è una notizia così nuova, così vera, così profonda, che tutto diviene relativo, e gli eventi della vita, anche quelli belli come gli affetti, sono il proscenio che vede Dio come attore protagonista, dice Paolo.

OVUNQUE
La chiamata degli apostoli ci rivela che quest’annuncio ci coglie proprio là dove viviamo, che non abbiamo scuse di sorta, che non possiamo nasconderci dietro i troppi impegni e le troppe cose da fare, né rimandare ad una settimana di esercizi la nostra conversione: al lavoro Gesù chiama Simone e Andrea, mentre riposano chiama Giacomo e Giovanni. Gesù passa e ci chiama, tutti, ovunque. Non ci sono condizioni per diventare suoi discepoli: l’unica cosa che ci è chiesta è la conversione, l’atteggiamento di chi si rende conto che la risposta vera è nel cuore di Dio, di chi decide di mettersi davvero e sul serio in ascolto, come gli abitanti di Ninive nella prima lettura, come chi segue il suggerimento di Paolo: passa la scena di questo mondo. L’ammonimento di Paolo a vivere nel presente con distacco è quanto mai necessario per la conversione. Intendiamoci: “distacco” non significa disinteressarsi del mondo (errore storicamente commesso da parecchi cristiani) ma significa vivere nel mondo con il giusto equilibrio. Significa che il mio lavoro, la mia famiglia, mio marito e i miei figli, il mutuo da pagare sono importanti, certo, ma non sufficienti a colmare il mio cuore, né sufficienti a spegnere il desiderio di assoluto che mi mozza il fiato. E Paolo lo sa bene, lui, che ha visto la sua vita di super credente, di zelante e intollerante fedele diventare strumento di evangelizzazione nelle mani di Dio, l’imprevedibile.

LASCIARE LE RETI
Lasciamo le reti, tutte le reti che ci legano, i pensieri, i giri di testa, i troppi impegni che ci impediscono di lasciarci amare da Cristo. Il suo messaggio continua attraverso la nostra piccola vita, dentro il nostro percorso quotidiano. Siamo chiamati a diventare pescatori di umanità, a tirar fuori tutta l’umanità nascosta nelle pieghe della vita, in questo mondo disumanizzato e disumanizzante. Siamo chiamati, in questo tempo disperato e disperante, a dare la buona notizia di un Dio che abita le nostre solitudini. Il Regno avanza, è presente, ci ammonisce Gesù, accorgitene, lasciati raggiungere, Dio ti ama. E questo ci cambia la vita. Queste sono davvero buone notizie.

(PAOLO CURTAZ)

Per riflettere sorridendo…

«Buona domenica!» è anche una newsletter che puoi ricevere, ogni settimana, direttamente nella tua casella di posta elettronica: Vangelo, riflessioni, novità in libreria, notizie dalle missioni, iniziative… 
Scrivi a buonadomenica_fsp@yahoo.it e la riceverai…