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Alla porta del cuore – 16 agosto/A Madrid con un click!

Siamo a Madrid… il giallo e il rosso colorano la città, i volti, le strade… i cuori!!!

Ci siamo cari amici, la GMG 2011 è ufficialmente iniziata. Qui i giovani pellegrini stanno arrivando… migliaia e da tutte le nazioni della terra! E’ una straordinaria esperienza di vita, di fede, di entusiasmo. Vorremmo che ognuno di voi potesse guardare con i nostri occhi, per scoprire i volti stanchi per i lunghi viaggi e per  i grandi zaini a spalla, ma felici di esserci, felici di poter vivere, qualcuno per la prima o forse ultima volta, la Giornata Mondiale dei Giovani.

Vorremmo che questo inizio fosse straordinario per tutti, anche per voi!
Vorremmo che quanto di più prezioso sarà distribuito in questi giorni possa raggiungervi e segnare anche la vostra vita.
Vorremmo che  il Signore Gesù possa bussare alle porte del nostro cuore e trovarci pronti per spalancare e far riempire di luce anche quegli spazi più oscuri, che in questi anni, mesi, o in questo tempo le situazioni hanno offuscato, annebbiato, ferito…

Alla porta del cuore c’è il Signore, che per noi si fa Parola di Vita, acqua rinfrescante e rasserenante. Lui, la Parola di libertà, che sola può ridonarci la pace del cuore, la vita in pienezza, la gioia che non tramonta è alle porte del nostro cuore e bussa.

Aprire significa scomodarci!
Aprire è lasciare che Lui entri in noi, sconvolgendo piani e progetti.
Aprire è correre il rischio di farsi sorprendere da una nuova luce, da una libertà immensa, dalla vita vera.
Aprire è permettere al Signore Risorto di seminare nel nostro cuore il seme della sua Parola.
Aprire è far sì che lo Spirito non trovi in noi ostacoli che impediscano al seme di germogliare.

Il nostro cuore è il nostro terreno. I nostri affetti, la memoria di ciò che abbiamo vissuto, le nostre energie, i sogni e le delusioni sono il nostro terreno… e non esiste terreno senza di noi, non c’è terreno buono senza una nostra scelta, non ci può essere terra che accoglie il seme senza il nostro Sì interiore e deciso a Dio; ma sempre e comunque c’è Lui, il Signore, che semina ininterrottamente nella nostra vita e lo sta facendo anche in questo momento.

Provate a fermarvi un attimo!

Caro/a amico/a blogger, anche tu, come noi a Madrid fermati un attimo e, sotto questa tenda virtuale, apri la Sacra Scrittura. Ascolta con il cuore il Vangelo di oggi…

Matteo 19, 23-30

Gesù allora disse ai suoi discepoli: “In verità io vi dico: difficilmente un ricco entrerà nel regno dei cieli. Ve lo ripeto: è più facile che un cammello passi per la cruna di un ago, che un ricco entri nel regno di Dio”. A queste parole i discepoli rimasero molto stupiti e dicevano: “Allora, chi può essere salvato?”. Gesù li guardò e disse: “Questo è impossibile agli uomini, ma a Dio tutto è possibile“.
Allora Pietro gli rispose: “Ecco, noi abbiamo lasciato tutto e ti abbiamo seguito; che cosa dunque ne avremo?”. La rigenerazione del mondo è la fase gloriosa del regno dei cieli, alla fine dei tempi. Le dodici tribù indicano la Chiesa, popolo della nuova alleanza; gli apostoli sono i patriarchi di questo popolo.
E Gesù disse loro: “In verità io vi dico: voi che mi avete seguito, quando il Figlio dell’uomo sarà seduto sul trono della sua gloria, alla rigenerazione del mondo, siederete anche voi su dodici troni a giudicare le dodici tribù d’Israele.Chiunque avrà lasciato case, o fratelli, o sorelle, o padre, o madre, o figli, o campi per il mio nome, riceverà cento volte tanto e avrà in eredità la vita eterna. Molti dei primi saranno ultimi e molti degli ultimi saranno primi.”

C’è una risposta anche per te? Sottolinea la Parola di Dio, cerca quale parola, oggi,  il Vangelo vuole regalare alla tua vita… cercala lasciando che per qualche istante il Vangelo parli… ascoltalo!

Poi… guarda il video PAROLA&VITA che ti proponiamo e prega con la preghiera conclusiva.

Preghiera conclusiva

Signore Gesù, Maestro buono,
oggi le tue Parole risuonano come un rinnovato invito alla fiducia.
Quante volte in questo tempo ho pensato all’inutilità di ogni sforzo.
Quante volte davanti hai fallimenti ho mollato la presa…
ho creduto che fosse meglio lasciar perdere tutto, anche te!
Ma oggi mi dici: “Quello che è impossibile all’uomo è possibile a Dio”.
Aiutami a credere!
Aiutami a ricominciare!
Aiutami a fidarmi, di più, con più radicalità,
senza rimettere in discussione i Sì già pronunciati.

Signore Gesù, da ricco ti sei fatto povero;
da Dio ti sei fatto uomo per arricchire noi, per renderci figli amati:
aiutaci a vivere della tua povertà,
a scoprire il senso vero del lasciare perché chiamati verso orizzonti più grandi.
Signore Gesù, la tua povertà ci insegni a investire la vita
per fare del nostro cuore la casa della vera Ricchezza.
Amen.

Buona domenica! – Corpus Domini

Poiché vi è un solo pane,
noi siamo, benché molti, un solo corpo:
tutti infatti partecipiamo all’unico pane.

Dalla prima lettera di San Paolo Apostolo ai Corinzi (1Cor 10,16-17)
SS. CORPO E SANGUE DI CRISTO – Anno A

Penso capiti a tutti, quando si va a mangiare in qualche ristorante o pizzeria, di osservare la disposizione dei clienti. Da come sono disposti i tavoli e da come sono sedute le persone, è abbastanza immediato capire i legami che ci sono e il grado di conoscenza reciproca. Se si va dove di solito a mezzogiorno si recano a mangiare, nella pausa pranzo, i lavoratori, può capitare benissimo di vedere persone che mangiano da sole oppure piccoli gruppi di colleghi che si mettono vicino e si scambiano qualche chiacchiera, anche se hanno poco tempo. La sera e nei giorni di festa invece è possibile veder mangiare insieme grossi gruppi. Quando si esce in compagnie numerose si cerca il più possibile di unire i tavoli per far in modo che ci sia un unico punto di aggregazione. E anche se con molta probabilità molti dei commensali del gruppo non riusciranno a parlarsi perché troppo distanti, non si vuole mangiare in tavoli divisi, ma in un unico tavolone, cosa che mette sempre un po’ in crisi i camerieri… E la riuscita di una cena di gruppo (una famiglia, un gruppo di amici…) non è solo nelle cose che si mangiano, ma prima di tutto è nella qualità del gruppo stesso. Anche i piatti più gustosi e raffinati non riescono a fare bella una festa, se il gruppo è diviso e ci sono tensioni e freddezze.
Quando pensiamo all’Eucaristia, ci fermiamo sempre molto sulle parole che Gesù ha pronunciato (“Questo è il mio corpo…”, “Questo è il mio sangue…”) e poca attenzione mettiamo a tutto quello che succede attorno. Per comprendere bene le parole di Gesù sul pane e sul vino, che ancora oggi sono al centro delle nostre celebrazioni domenicali e feriali, non possiamo non tener presente cosa il Signore vuole dai suoi discepoli. Gesù parla di comunione tra i suoi amici. Insegna loro ad essere un corpo solo e a distinguersi dagli altri nella capacità di volersi bene, perdonandosi e sostenendosi nelle difficoltà. Quando pensiamo al Corpo di Cristo e al suo Sangue, non possiamo pensare solo al contenuto del Tabernacolo e al vino dentro il Calice. Questi due elementi sono il segno sacramentale della presenza di Gesù che non si esaurisce li, ma si realizza nel Corpo di Cristo che è la comunità dei cristiani e anche di tutti gli uomini. Sottolineo questo perché tante volte la nostra preoccupazione riguardo la Messa domenicale sembra cadere tutta sul Pane e sul Vino consacrati come Corpo e Sangue di Cristo, mentre poca attenzione viene data al Corpo di Cristo che è la comunità che sta celebrando.
Il Corpo di Cristo prima di tutto è la comunità che celebra il Signore. Come sono attento a venerare il Pane consacrato, così devo porre attenzione al mio fratello e alla mia sorella che ho vicino, o anche al fratello e sorella che non ho vicini fisicamente, ma che come me fanno parte della stessa fede e della stessa umanità, anche se sono dall’altra parte della terra.
Ritornando al paragone con il ristorante, mi chiedo se le nostre Messe non assomiglino più a dei pranzi veloci di lavoro, dove si cerca di mangiare soli e senza troppi legami con chi sta accanto… Come sono le nostre messe? Fast-food individuali e veloci, oppure sono una Cena di famiglia, dove attorno all’unica tavola si celebra la comunione con Dio e tra di noi?

(DON GIOVANNI BERTI)

…e per continuare la riflessione guarda il power-point:
Credere
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“Sulle vie del Vangelo” – Veglia eucaristica/Evangelizzazione di strada – Salerno

Sabato 28 maggio, a Salerno, per il quarto anno consecutivo, i giovani GEP e le Figlie di San Paolo, in occasione dell’inizio della Settimana della Comunicazione che si conclude con la Solennità dell’Ascensione (45ª Giornata Mondiale delle Comunicazioni Sociali), hanno organizzato una Veglia Eucaristica nella Chiesa di S. Lucia Giudaica, con annessa evangelizzazione di strada, dalle 22.00 alle 24.00.

L’iniziativa ha sempre riscosso un buon successo, ma mai come questo anno l’afflusso davanti al Santissimo è stato così ampio, variegato e sentito. La preghiera personale e comunitaria è salita a Dio come le volute dell’incenso sprigionate da un grosso braciere posto fuori della Chiesa all’inizio della celebrazione per suggerire, anche visivamente, l’idea della preghiera che si svolgeva dentro alla chiesa e nel cuore di chiunque vi passava davanti. I portoni spalancati, infatti, permettevano di vedere il Santissimo.

Per pubblicizzare l’iniziativa, durante il pomeriggio, i giovani hanno distribuito dei volantini informativi nel corso principale della città e, davanti alla Libreria Paoline, divenuta la loro base operativa, hanno fatto in modo, coadiuvati dalle suore, che l’icona di San Paolo, alcuni variopinti rotolini contenenti una frase della Bibbia e dei simpatici palloncini dalle svariate forme aspettassero le famiglie e i bambini che hanno apprezzato molto l’iniziativa.

Quest’anno c’è stata una grossa novità: la realtà di preghiera e intercessione adorante è andata ben oltre i confini della città di Salerno. Attraverso il blog Cantalavita e la pagina Giovani & Vangelo di Facebook, è stata data la possibilità a chiunque di lasciare, nella settimana precedente la Veglia e fino alla mattina del sabato, un’intenzione di preghiera (lode, supplica, ringraziamento) che è stata poi portata ai piedi del Santissimo assieme a tutte le altre intenzioni lasciate dalle persone che fisicamente hanno trascorso il loro tempo in preghiera davanti al Santissimo. I lumini ai piedi dell’altare si sono moltiplicati velocemente e, alla fine dell’Adorazione, il Santissimo risplendeva non solo della luce elettrica del solito faretto d’ordinanza, ma dei giochi di luce guizzanti e vivi delle decine e decine di fiammelle che brillavano ai suoi piedi. Ognuno con la sua storia, la sua richiesta, la sua lode. Un’esperienza di comunione con il popolo del web sicuramente da ripetere!


Domenica 29 maggio, invece, GEP e suore, si sono trasferiti ad Amalfi, dove hanno allestito una mostra del libro proprio sotto il portico del bellissimo Duomo amalfitano, grazie alla disponibilità di don Antonio, il parroco, che ha aderito con entusiasmo all’iniziativa Aiuta un evangelizzatore ad evangelizzare. Molti dei giovani GEP, infatti, parteciperanno con le Figlie di San Paolo alla GMG che si terrà quest’anno a Madrid. Ma non saranno semplici pellegrini, bensì evangelizzatori a tutti gli effetti. A Madrid, infatti, sarà allestita una tenda internazionale di evangelizzazione che vedrà lavorare fianco a fianco giovani e suore Figlie di San Paolo di tutta l’Europa. La spesa per il viaggio e per il materiale multilingue è abbastanza considerevole, ma i giovani evangelizzatori italiani hanno scelto di provare ad autofinanziarsi… evangelizzando ulteriormente!!! Come? Organizzando mostre del libro nelle parrocchie, unite alla loro personale testimonianza come giovani evangelizzatori, e generosamente patrocinando, oltre alla loro causa, anche la realizzazione di una Bibbia in malgascio per i cristiani del Madagascar (clikka qui per ulteriori INFO).
S. Paolo Apostolo benedica e moltiplichi l’iniziativa di questi giovani motivati e volenterosi!
 

Chi ha detto che i giovani non cercano Dio? – Ferrara

Chi ha detto che i giovani non cercano Dio?

A Ferrara, nella comunità delle Figlie di San Paolo (suore Paoline), per un venerdì pomeriggio al mese, alcuni ragazzi di un liceo si sono incontrati  per pregare, imparare e condividere quello che la Parola di Dio suggeriva loro.
Per i giovani, tra i 15 e i 19 anni, è stata una possibilità di incontro e nuove conoscenze, poiché non tutti provenivano dalla stessa classe e di confronto sul modo di vivere quotidianamente la fede anche a scuola. La diversità di età e di esperienze non ha fatto altro che arricchire il dialogo.
A guidare gli incontri sono stati un sacerdote diocesano, Nikki e Veronica, postulanti delle Figlie di San Paolo. 

Le animatrici raccontano…

I ragazzi e i giovani hanno una gran voglia di ascoltare qualcuno che gli parli di Dio, che gli racconti la propria esperienza religiosa, che gli spieghi il senso del Vangelo, e che desiderano condividere tra loro tutto questo!
Ovviamente per capirlo è necessario ascoltarli, interpellarli, preparare qualcosa per loro, mettersi in gioco e sporcarsi le mani con un po’ d’impegno ma i risultati sorprendono.

Questa almeno è l’esperienza che abbiamo portato avanti negli ultimi mesi.

A volte pensiamo che servano gli effetti speciali per stupire e conquistare i più giovani, ma abbiamo smentito anche questo… In questi momenti, infatti, non abbiamo fatto niente di straordinario ma, con serietà e gioia, abbiamo pregato, cantato, letto la Parola di Dio, provato a spiegarla a volte con qualche video o testimonianza e a calarla nelle nostre vite quotidiane. Abbiamo ragionato e condiviso. Questi appuntamenti hanno dato ampio spazio alla riflessione e favorito un confronto tra i giovani sulle questioni più rilevanti della loro fede: Parola, Preghiera, Risurrezione. Ci siamo accorti che quello che forse cercano è una fede in Dio che si trasforma in amicizia e coerenza perché Gesù, che si è fatto uomo per noi, ci ha mostrato che è possibile.

L’ultimo incontro è stato particolarmente efficace.
Il tema era: quale personaggio sei sotto la croce?
A Partire da una selezione di scene tratte dal film The Passion e da alcuni brani del libro Io c’ero di Michele Casella, ci siamo interrogati: e se io fossi stato presente sul calvario alla crocifissione di Gesù, come quale personaggio mi sarei comportato? Una curiosità ci ha spinto: provare a sentire, vedere, vivere ciò che avevano sentito, visto e vissuto quegli uomini sotto la croce.
L’autore del libro, infatti, dice: «I personaggi biblici diventano voci non solo di ieri ma di sempre, e quell’uomo giusto, mai citato col suo nome, Gesù, diventa paradigma di un’ingiustizia che prosegue senza fine. Voci che si udirono sotto la croce ma che rivivono sotto ogni croce. E non possiamo pensare che non siano fatti nostri. Perché c’eravamo tutti noi in Lui sulla croce».
Noi abbiamo ascoltato le voci di Giuda, Maddalena, Pilato, Simone di Cirene e Maria che si ritrovarono coinvolti nelle vicende di un certo Gesù di Nazaret e, più precisamente, nel momento della sua insolita crocifissione. Tanti nomi sono costretti a rivivere per sempre quell’attimo di quel giorno. Come non immedesimars
i in alcuni di costoro? La maggior parte dei ragazzi si sono immedesimati in Simone di Cirene: in fondo, hanno evidenziato, «noi non eravamo interessati a condividere la nostra storia con Gesù ma, grazie a qualcuno che ci ha coinvolti, abbiamo sperimentato che, anche se dobbiamo portare la croce, farlo con Lui, il figlio di Dio, ne vale la pena!»
Di fronte alla passione di Gesù non possiamo rimanere indifferenti: la Croce ci interpella, ci domanda un parere, ci obbliga a prendere una posizione. Ci vincola alle nostre scelte, ci incatena alle nostre decisioni. Non possiamo dire: non m’interessa. Il gesto della croce non è immediatamente immaginabile, non è evidenza pura. Appare come una promessa non mantenuta. Dobbiamo prima accogliere e contemplare questa esperienza e domandarci il perché della morte, di “quella” morte, per arrivare poi alla risurrezione. È possibile tutto questo? Bisogna prima accettare un dono della fede: solo accogliendo questo “regalo” complicato possiamo affrontare lo spettacolo della croce, senza però fermarci lì; la croce non è più il capolinea delle nostre esperienze! Ed è necessario fare una riflessione: a partire dal dono della fede arriviamo a capire, ma soprattutto ad accettare come buone per noi, parole come risurrezione, vita dopo la morte, fino ad arrivare a traguardi per noi inimmaginabili.

 (Veronica Bernasconi & Anne Dominique Ramos, postulanti Figlie di San Paolo)

Ma i protagonisti, cosa ne pensano?

« L’esperienza di venerdì l’ho trovata molto utile ed interessante. Infatti mi ha permesso di vedere tutto sotto un’altra prospettiva, sotto un’altra luce. Mi sono immedesimata in Simone di Cirene, in Maddalena e anche in Pilato. Ho “capito” le loro sensazioni e le loro scelte, anche se non ho condiviso quelle di tutti. Inoltre è stato utile anche come “confronto” di varie idee. Infatti tutti i partecipanti a quest’incontro esprimevano il loro pensiero sinceramente, senza fingere di essere più “buoni” di quanto in realtà non lo fossero! La consiglio come esperienza soprattutto nel periodo di Quaresima! »

Maria 

« Io sono andata agli incontri e mi sono piaciuti molto, sono stati ben ideati e sono riusciti a parlare della religione, della Chiesa e della figura di Gesù in modo libero e interessante. L’idea del video dell’ultimo incontro mi è piaciuta molto, mi ha aiutato a vedere le cose da un nuovo punto di vista che non avevo preso in considerazione prima. Inoltre è bello poter condividere le proprie opinioni e confrontarsi con ragazzi e ragazze all’incirca della mia età ».

Irene 

« Per me è stato molto interessante e molto originale… E soprattutto per me è importante che anche chi non crede possa dire la sua senza sentirsi giudicato dato il luogo di incontro! È una bella immagine di accoglienza e fratellanza proprio come dovremmo fare noi ogni giorno!

 Chiara

Ho trovato questi incontri molto interessanti, nonostante non sia stata presente al secondo incontro… Il primo, sull’importanza della parola, mi è piaciuto molto, perché mi ha ricordato quanto importante sia il suo uso e allo stesso tempo quanto sia delicato… Il terzo è stato certamente più coinvolgente, perché ci ha dato l’opportunità di identificarci con un personaggio particolare, permettendoci anche di presentarci agli altri servendoci di un esempio!… e bello il montaggio del filmato, mi è piaciuto davvero molto!!

Margherita 

Molto interessante istruttivo! Ho conosciuto lati diversi della passione che non conoscevo!

Giulia 

Gli incontri mi sono piaciuti perché ci hanno fatto riflettere su problematiche odierne e attuali, c’è stato anche un confronto tra noi ragazzi che ha evidenziato i nostri comportamenti in comune, e le nostre differenza. Abbiamo conosciuto nuovi amici!

Silvia 

Scarica la sceda di lavoro: scheda riassuntiva

GP2 GenerAzioni

GP2 perchè vogliamo dare voce a Giovanni Paolo II

GenerAzioni perché la sua Parola, ancora viva nella storia, continua ad animare, stimolare, rafforzare nella fede, intere generazioni di credenti in Cristo Gesù. Il suo pensiero, i suoi input, le sue provocazioni continuano a Generare Azioni concrete in tutti coloro che prendono sul serio i suoi messaggi, rendendoli vita.

Non vogliamo che di Giovanni Paolo II resti solo il ricordo commosso. Non ci basta andare a Roma e onorare la sua tomba. Desideriamo che continui a risuonare, forte, la sua parola nella nostra  vita, nelle nostre scelte cristiane, nel nostro vivere da figli di Dio amati, in una Chiesa universale, apostolica, mandata ad annunciare e rendere testimonianza delle meraviglie operate da Dio.

Cantalavita, in questo 18 maggio, ha scelto di ricordare la sua nascita lanciando on line il nuovo blog-post GP2 GenerAzioni. Sarà on line tutte le domeniche, immettendo nell’infinita rete le parole, cariche dell’Infinito di Dio, del Papa che tutti abbiamo amato.


Vi attendiamo augurandoci reciprocamente che GP2 generi in noi azioni di vita. A presto!

 

 

100.000 grazie e ancora non basta ;-)

Ci siamo!!! Siamo ormai oltre i 100.000 visitatori di cantalavita.

 Numeretti se messi a confronto con i famosi network mondiali, ma per noi è una tappa significativa, perchè noi e voi sappiamo di abitare e condividere spazi di vita, personale, comunitaria, ecclesiale, che per tutti e per ciascuno si fanno canto, preghiera, lode, condivisione, provocazione, input per crescere nella vita di fede e nella santità.

100.000 grazie allora perchè dietro questi numeri ci sono le vostre e le nostre storie, ci sono sentieri di speranza che abbiamo trasformato in annuncio.

100.000 grazie per il tempo trascorso, investito e speso per rendere queste righe vive, per farle uscire dall’infinito anonimo della rete, facendole entrare nel vostro cuore.

100.000 grazie per chi, giorno dopo giorno, con costanza e passione apostolica ha fatto sì che questo semplice spazio divenisse autostrada di un Vangelo che interroga la vita, che spinge a uscire da sè, che chiede risposte autentiche e sempre più convinte e motivate e allora 100.000 grazie speciali alla giovane redazione, fatta di giovani appunto, che investono tempo ed energie per trasformare la loro vita di fede in comunicazione della loro personale esperienza di Dio.

100.000 grazie a tutti voi che arrivate casualmente nelle nostre pagine, che sbirciate decidete di andare oltre.

100.000 grazie a tutti voi, di cui non conosciamo nomi, volti, interessi, desideri, storie, speranze, delusioni.

Grazie… che non può che diventare preghiera!

Sabato 28 maggio dalle ore 23.00 alle ore 24.00,
nella Chiesa di santa Lucia a Salerno,
(situata di fronte allo 089 – via Roma/Lungo mare)…

…si ritroverà tutta la redazione di Cantalavita, la comunità delle suore Paoline, i Gep (Giovani Evangelizzatori Paolini), gli amici della Famiglia Paolina e tutti coloro che lo desiderano per PREGARE e CHIEDERE GRAZIE  al Signore per tutti voi cari amici e per tutti coloro che vivono il mondo della rete e della comunicazione.

Chi tra voi, si trovasse in zona e volesse condividere con noi questo momento è atteso con grande gioia!

Il nostro GRAZIE potrà così caricarsi di quella forza e Grazia di Dio che tutti ci raggiunge, ci sfiora, ci trasforma, ci ama.

Buon tutto e buon cammino nella luce di Dio!

suor Mariangela

Campo online_Triduo Pasquale 2011/4° giorno

Sabato Santo 23 Aprile 2011: La Pasqua, un incontro che ti chiama alla vita!

Preghiera di lode

Qualcuno muore,
è come se dei passi si arrestassero
e il rumore della vita si fermasse.
E se invece fosse una partenza
per un altro viaggio,
per un nuovo cammino?

Dunque, passato il sabato le donne si procurano gli olii, e poi, di buon mattino  si recano al sepolcro… Ma, ecco, il sepolcro è aperto, e dentro c’è un giovane vestito d’una veste bianca. Nelle donne si genera il terrore… Il terrore viene interrotto dalla parola dell’angelo. «È risorto, non è qui»…«uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore».
È più facile essere discepoli di un morto, di cui magari si leggono i libri, e di cui si possono ricalcare le orme… […] E allora l’alternativa mette davvero paura: o diventi discepolo di un Gesù Nazareno, crocifisso e risorto, oppure il Gesù Nazareno solo crocifisso non c’è più, non c’è nemmeno il suo cadavere da imbalsamare, non c’è la tua rassegnazione per la sua morte, non c’è il tuo pianto per la sua atroce passione.
O diventi discepolo del Risorto, oppure non puoi essere nemmeno discepolo di un Crocifisso che non si trova più al suo posto nel sepolcro.
Pasqua significa riconoscere che la mia vita parte dalle parole dell’angelo in un sepolcro vuoto, per riempire il mondo dell’annuncio che il Signore Gesù è risorto. Non possiamo essere discepoli di un sepolcro vuoto. Possiamo esserlo solo di un Gesù vivo in mezzo a noi.


 Riflessione

 

…fermiamoci un attimo e sfogliamo gli antichissimi testi della Risurrezione, dell’apparire degli angeli alle donne, del sepolcro vuoto, delle bende senza più un corpo. Quando il corpo di Gesù fu sepolto era la Parasceve dei Giudei, la preparazione alla festa del sabato. Il suo corpo fu deposto in un sepolcro nuovo.. Poi fu il sabato e, con il sabato, l’impossibilità di avvicinarsi al corpo morto del Maestro di Nazareth. Se non fosse stato per le donne che a quel corpo dovevano una degna se-poltura, immaginare che nessu-no, né i farisei, né i discepoli, sarebbero più tornati. In fondo per i giudei la morte porta nello Sheol, in quel regno in cui neppure Dio entra, perché regna solo la non-vita. Cosa attendere? Perché attendere il giorno dopo il sabato? Per chi a quel maestro aveva creduto la sua morte genera un devastante interrogativo: «e ora, dopo aver lasciato tutto, dopo averlo seguito, cosa resta di noi? Da dove ripartire?». È in fondo l’interrogativo di ogni uomo e donna quando la vita viene colpita da una delusione, da un progetto fallito, da un imprevisto.
In quel sabato i discepoli non stavano più sperando… Alle donne era rimasta un’attesa solo umana: piangere quel corpo e onorarlo … Eppure in quel giorno dopo il sabato tutto viene stravolto. Gli angeli, inequivocabili messaggeri di Dio, entrano e riportano l’ebbrezza di Dio nella vita di chi si stava riabituando al torpore, all’abitudine, al non-sperare, al non-credere, al non-investire energie nel futuro, al portare avanti, semplicemente e senza troppo sforzo, antiche e intramontabili tradizioni.

…in quello spazio di rassegnazione Dio entra e riporta la vita, con tutti i suoi sconvolgimenti, con quel dinamismo che le è proprio. In fondo, dobbiamo dircelo con realismo, smettere di investire energie nel futuro, rassegnarsi è anche abbastanza comodo. Fidarsi significa rischiare di perdere, investire in amore può comportare il rischio di essere traditi, lasciati… avere dei progetti significa poter fallire. Per cui quando la vita ti ferisce e lascia segni profondi sulla carne, la nostra umanità sceglie più comodamente la via del ritirare i remi in barca. Per questo l’ingresso di Dio scomoda, per questo le donne al sepolcro fuggono, spaventate. 

Quel Gesù era veramente Dio, e colui che per mano e volontà di uomini era stato condannato era Dio, e colui che i suoi discepoli avevano lasciato, tradito, abbandonato, era Dio… non si poteva più far finta di niente. Dall’annuncio degli angeli in poi, non si poteva limitarsi a cercare un corpo da onorare. Con l’annuncio della Resurrezione cambia tutto e cambia la vita delle donne; cambia il loro andare e cambiano i loro progetti. Dio non entra nella storia lasciando tutto uguale: entra, penetra e propone il di più, il diverso, la vita… e vita piena.. Ma la reazione, quella solo umana è paura, terrore direi, fuga… «Le donne fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da spavento e terrore».

E noi, non siamo diversi da loro. Davanti ai grandi annunci, ai cambiamenti improvvisi e imprevisti rinunciamo, fuggiamo, preferiamo il più tranquillo ritorno a casa, alla tradizione, alla normalità, alle nostre certezze. Ma la Resurrezione è vita e la vita non si può arrestare.

Quelle donne consapevoli dell’incontro con il messaggero divino, alla fine cederanno alla proposta e loro, sarà il primo annuncio della resurrezione risuonato nel mondo, saranno loro le prime messaggere della lieta notizia.

E l’augurio per noi, alle soglie della Pasqua del Signore si lega profondamente all’esperienza vissuta dalle donne a Gerusalemme: che Dio possa entrare nella nostra vita, che possano trovare accoglienza le sue parole in noi, che sia Sì la nostra risposta alla sua proposta d’amore. che il nostro andare diventi leggero, sospinto dalla fiducia e non ap-pesantito dal timore.

Buona Pasqua sui passi di Gesù, perché ogni passaggio nella vita sia sempre e solo passaggio verso la vita!


Campo online_Triduo Pasquale 2011/3° giorno

Venerdì Santo 22 Aprile 2011: …e nella notte Dio c’è!!!

Preghiera di lode

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Al Giordano e sul Tabor il cielo si apre e parla: sul Calvario una cortina di tenebra spessa si frappone fra l’amore del Padre e lo sguardo del Morente. La cattiveria è la bestemmia che sfigura la faccia del Padre, e ci impedisce di vederlo. Come non c’è l’amore verace verso Dio senza la carità verso il prossimo, così non è facile l’accesso fino a lui se il prossimo non ci mostra un segno qualsiasi della divina bontà. Il di là è troppo lontano se non ci viene un po’ vicino di qua. Se tutte le mani si chiudono, se tutti i cuori si serrano, se nessuno mi guarda, se nessuno mi bagna con un bacio le labbra deserte di tenerezza, come potrò riconoscerti, o Signore, come Pane, come Amore, come Pietà? «Padre, perdona: non sanno…» Così tu vinci la nostra tristezza. Ma io sono cattivo e se tu non presti a qualcuno di qui le tue braccia perché mi sorreggano, non riuscirò a scorgere il sorriso della tua infinita bontà

(P. Mazzolari, Tempo di passione)  

Riflessione

L’esperienza della croce è esperienza di dolore e dolore umano in tutto e per tutto. Non c’è poesia sulla croce, non c’è simbolo o metafora, c’è carne ferita, trafitta; c’è carne condannata. Non ci sono vie di mezzo la croce è esperienza di solitudine, di amarezza, di delusione, di sofferenza. È esperienza assurda e tremenda per tutti coloro che la vivono:

per i discepoli, che vedono morire come un ribelle, colui che aveva annunciato loro parole di pace, di riconciliazione, di perdono, di amore.

per Gesù, che sente tutta la sua umanità squarciarsi sotto la flagellazione, che viene accusato dalle Parole di quella legge mosaica che lui stesso aveva difeso.

È facile per noi oggi, ritagliarci un posto al di fuori della scena e valutare, condannare, giudicare le posizioni. È facile sentirci prossimi alla sofferenza di quel Gesù crocifisso, di circa 2000 anni fa.
… in fondo tutto gli era contro. Le sue parole, su quella croce, avevano perso ogni senso, ogni significato.

A buon diritto i farisei lo condannarono… nella loro prospettiva era nemico dell’ordine precostituito.
Comprensibilmentei suoi discepoli se ne tennero lontani: erano delusi, impauriti, amareggiati… E hanno visto, loro come noi! Abbiamo visto il figlio dell’uomo morire e il figlio di Dio credere.
Su quella croce c’era lui. Su quella croce c’era tutta la realtà umana segnata da una fisicità attaccata, tradita, sfregiata… 

Era buio per tutti e anche per lui. Era notte per Giuda, per i discepoli, per il centurione e anche per lui.

Quando Filippo ti ha chiesto: «Mostraci il Padre e ci basta» tu gli hai risposto: «Filippo, chi vede me, vede il Padre». Ma oggi, in questo nostro venerdì, in quel venerdì, noi te lo chiediamo, ti fronte alle tante croci, davanti alla tua croce ti chiediamo: «Signore, Gesù, crocifisso risorto, mostraci il Padre. Dalla croce facci vedere il suo volto, la sua presenza, la forza del suo amoreFacci scoprire dov’è il Padre nelle tante croci umane, nelle sofferenze innocenti, nelle morti ingiuste (come se potessero esisterne di giuste), nei figli non tornati, negli occhi smarriti di bambini inermi… Facci vedere il Padre e la forza reale del suo amore e ci basterà».

Questa è la nostra più forte domanda, l’abbiamo fatta talmente nostra da trasformarla da preghiera in rimprovero contro un Dio eccessivamente silenzioso nel dolore, troppo distante quando il male stringe in gola, forse decisamente invisibile ai nostri occhi solo umani.

Ma per Gesù è stato così?

Quel “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”… Non urla, non disperazione, dalla sua bocca, ma la forza travolgente di una fiducia proclamata fino in fondo. Non c’è distanza tra lui e il Padre, ma relazione. Non silenzio, ma relazione… il Padre c’è e Gesù lo invoca. Nell’estremo dolore, Gesù ci mostra il Padre… e ce lo mostra presente.

Nella notte Dio c’è… nel buio Dio c’è… nel silenzio c’è, nella solitudine c’è. È la sola verità che il crocifisso annuncia dall’alto della croce. In ogni notte, in ogni morte umana, in ogni angolo di oscurità e dubbio, in ogni spazio di incredulità e timore, Dio è il Presente.

Campo online_Triduo Pasquale 2011/2° giorno

Giovedì santo 21 Aprile 2011: L’amore immenso di Dio!

Preghiera di lode

[…] …versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo»
 Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi». (Gv 13,1-17)

Lavare i piedi è solo un esempio, è un gesto compiuto con le mani, che esemplifica un atteggiamento da assumere con il cuore. È il cuore di Gesù all’ opera nelle sue mani che lavano i piedi ai discepoli. L’amore vero è così: è un cuore che si riversa nelle mani, è un’interiorità straripante che trova la sua espressione in gesti concreti.


Riflessione

Il giovedì santo, il grande giorno in cui la Chiesa e ogni credente riscopre il senso vero dell’essere cristiano, dell’essere amato e scelto, dell’essere chiamato a superare se stesso in nome dell’amore.
Pane spezzato, lavanda dei piedi, sacerdozio, Chiesa, Eucaristia, carità, servizio umile, dono gratuito… tutto in quella notte e in quella cena è accaduto.
Gesù oggi come ieri continua a spezzare il pane, a dire anche noi: «Fate questo, spezzate il pane anche voi, fate come ho fatto io»

Oggi cosa significa spezzare il pane? E solo un bel gesto carico di poesia?

Il pane, quello che compriamo ogni giorno, è fatto di farina, acqua, sale e lievito. Pochi, ma miracolosi ingredienti. Se provassimo a scoprire il pane come un prezioso simbolo della nostra vita e della nostra fede potremmo dare o ogni ingrediente una sfumatura particolare: 

La farina è tutto ciò che siamo: i nostri doni, i limiti, la nostra vita […]

L’acqua è la nostra determinazione, la volontà di arrivare fino in fondo, gli sforzi che ci mettiamo per raggiungere un traguardo, la fatica e il lavoro che da una parte ci consuma e dall’altra ci rafforza nell’obiettivo  […]

Il sale è la fiducia che noi abbiamo in Dio, è il nostro fidarci di lui, è il trattarlo da persona e non da cosa, da “tu” e non da distributore di grazie  […]

Il lievito è la presenza costante di Dio nella nostra vita  […]

Nessun elemento deve mancare! Scegliere il pane come simbolo, significa scegliere con realismo la via del donoNon serve a nulla un pane se non a sfamare. Non si può mangiare un pane se non spezzandolo.«Fate come ho fatto io – ci dici – donate! Donate voi stessi, la vostra vita, donate quanto di più prezioso avete. Donate senza misurare, donate senza rammarico, donate nella verità dei vostri doni e dei vostri limiti, donate con semplicità ciò che avete e ciò che siete».[…]


Campo online_Triduo Pasquale 2011/1° giorno

Mercoledì 20 Aprile 2011: Start si parte!

Benvenuti cari amici e amiche, fratelli e sorelle nel prezioso cammino della fede.

Benvenuti a tutti voi che avete scelto di vivere con noi questa importante preparazione alla Pasqua. Non si tratta di sostituire quanto la Chiesa ci propone, tutt’altro!

La proposta desidera essere un cammino di accompagnamento per vivere con pienezza e maggiore consapevolezza tutto ciò che la liturgia ci propone e che il mistero Pasquale ci invita a contemplare.

Non siamo chiamati a fare memoria. Non ci è chiesto di raccontare un’antica storia. Tutti, nella nostra personale situazione, siamo invitati a seguire i passi di Gesù per far sì che il dono d’amore che in Lui si compie, possa diventare realtà anche nella nostra vita personale, familiare, ecclesiale e sociale.

A tutti, buon cammino verso la Pasqua, perché sia passaggio reale verso la vita!

Riflessione

Camminare sugli stessi passi di Gesù, significa concretamente metterci sulle sue orme, seguire le sue tracce nella storia, attingere dai suoi incontri e dai suoi dialoghi con la gente, per imparare la sua logica, il suo stile, la sua stessa proposta d’amore. Chi è il Gesù di Nazareth che per noi dà la sua vita? Chi è quel maestro che per i suoi discepoli, per chi lo tradisce, per ogni figlio di donna sulla terra offre tutto se stesso? Prima di andare oltre, prima di arrivare a conclusioni affrettate, conosciute e spesso troppo scontate andiamo ad attingere all’esperienza concreta di chi ha vissuto con lui, di chi lo ha conosciuto, di chi ha sperimentato nella concretezza del vivere la forza trabordante del suo amore.

SUI PASSI DI GESÙ…

 …con Maria di Magdala

[…]Già, io sì! Ho visto il Signore. È risorto, è qui. È vivo oggi tra voi, come ieri con me. Io ho visto, ho creduto, ho annunciato agli altri il suo amore, la sua presenza nella mia vita, quell’incontro, prima a Magdala, per le vie della mia città, poi a Gerusalemme, durante il processo, sotto la croce, nel giardino davanti al sepolcro: l’ho incontrato e quell’incontro mi ha cambiato la vita.

…con Giuda

 […]Avvicinatevi alla mia storia in punta di piedi e vi prego leggete, ma non imitatemi! Quanto fu lunga quella notte… Se avessi creduto in lui… se non avessi puntato su me stesso… se mi fossi fidato di lui… oggi anche io come Pietro… sarei vivo e la mia sarebbe una meravigliosa testimonianza del suo amore. Anche io sarei un perdonato e potrei raccontarvi l’intensità di quello sguardo che ti incontrava per strada, quasi per sbaglio e ti faceva sentire amato. Lui conosceva il mio cuore: piccolo, fragile, così spudoratamente orgoglioso… ma mi ha amato e ha creduto in me…

…con Pietro

Quella notte… i suoi occhi mi hanno zittito… hanno fatto tacere tutte le mie povere promesse. In quella notte assurda, tutto sembrava senza senso… gli altri lo accusavano e noi, i suoi discepoli, lo avevamo tradito, abbandonato, lasciato solo a soffrire…  se noi avessimo testimoniato… se le nostre parole lo avessero difeso… se tutti quei guariti avessero parlato… Quanti se potrei dirvi… ma non serve. Resta solo una verità: il peso del mio tradimento e la grandezza del suo perdono. Tre volte l’ho tradito e per tre volte lui mi ha chiesto di amarlo. Quanto è grande il suo amore! Sì, mi ha amato… senza che potessi ricambiare nulla. E se oggi dovessi dire quale sia stato il momento in cui ho sentito in modo più forte il suo amore, vi racconterei ancora di quella notte, quando tradito dalle mie parole, mi ha guardato e senza dire nulla, senza smentirmi, il suoi occhi mi hanno detto: «Coraggio Pietro, sono io, il Signore, non temere!»

…con Paolo

Quel Gesù ucciso, morto sotto gli occhi di tanti… quel Gesù il cui sepolcro era stato trovato vuoto era apparso a me, ma non dal nulla, materializzandosi come un fantasma. La sua visione, sotto forma di luce e di voce, era realmente accaduta nel mio cuore. … io, ora, ero stato raggiunto dal quel Maestro di Nazareth, morto e risorto… ero stato incontrato da lui , in quella luce interiore, in quella sua voce così forte avevo incontrato Dio… lo avevo incontrato vivo, nel mio cuore! Ma quello che quel giorno, sulla via di Damasco è iniziata è una storia che ha continuato ad accadere nei secoli. Quel Maestro risorto, il Gesù Crocifisso, il cui amore ho sempre annunciato, continua a fare luce nella vita e nel cuore,a parlare e a rivelare il suo volto a chiunque voglia ascoltare.

Penso al loro incontro con Gesù e mi viene in mente il testo di Jovanotti: A te. Mi viene in mente la forza di un amore concreto che mentre tocca cambia la vita. Mi viene in mente l’estrema concretezza di un amore capace di aprire pugni chiusi, di dare quella fiducia forte al punto giusto da farti lasciare le spalle allo scoperto, da farti sollevare gli occhi bassi per ricominciare a credere e sperare. Ascolto e credo che in quel amore che Gesù ha fatto sentire ai suoi c’è tanto di quel amore che ogni uomo e donna prova, crede, spera, attende e desidera sentire nel proprio cuore e nella propria vita.
[…]
Amore concreto, amore reale… Amore che si china e rialza, amore che sbaglia e ricomincia, amore che dà e riceve, amore che dona senza misurare… amore…  amore che in Gesù e nei suoi mille incontri è divenuto realtà. Amore che ha toccato e guarito, amore che ha perdonato, amore che ha donato la possibilità di una vita nuova, amore che ha amato non il perfetto ma l’umano… quell’umano povero e fragile che spesso promette e non mantiene, che sogna e si ferma al primo ostacolo, che punta ai grandi orizzonti e si accontenta del nulla… 

Chi mi ama mi incontra, e lo fa sui sentieri della mia quotidianità, della mia semplice vita, delle mie storie complicate, dei miei tradimenti e allontanamenti, delle mie paure, dei miei sogni. Il vangelo, in tutte le sue sfaccettature ci riconsegna la concretezza di un Dio che è entrato nella nostra storia per salvarla, nella nostra vita per riscattarla in nome dell’amore.

«Al tuo amore concreto, Signore, rispondo concretamente? Le mie sono parole o sono scelte? Sono ipotesi lontane o sono progetti di vita? Tu mi ami e mi incontri… e io?»


Per chi volesse, può guardare il video della canzone A te di Jovanotti