Venerdì Santo 22 Aprile 2011: …e nella notte Dio c’è!!!
Preghiera di lode
«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Al Giordano e sul Tabor il cielo si apre e parla: sul Calvario una cortina di tenebra spessa si frappone fra l’amore del Padre e lo sguardo del Morente. La cattiveria è la bestemmia che sfigura la faccia del Padre, e ci impedisce di vederlo. Come non c’è l’amore verace verso Dio senza la carità verso il prossimo, così non è facile l’accesso fino a lui se il prossimo non ci mostra un segno qualsiasi della divina bontà. Il di là è troppo lontano se non ci viene un po’ vicino di qua. Se tutte le mani si chiudono, se tutti i cuori si serrano, se nessuno mi guarda, se nessuno mi bagna con un bacio le labbra deserte di tenerezza, come potrò riconoscerti, o Signore, come Pane, come Amore, come Pietà? «Padre, perdona: non sanno…» Così tu vinci la nostra tristezza. Ma io sono cattivo e se tu non presti a qualcuno di qui le tue braccia perché mi sorreggano, non riuscirò a scorgere il sorriso della tua infinita bontà
(P. Mazzolari, Tempo di passione)
Riflessione
L’esperienza della croce è esperienza di dolore e dolore umano in tutto e per tutto. Non c’è poesia sulla croce, non c’è simbolo o
metafora, c’è carne ferita, trafitta; c’è carne condannata. Non ci sono vie di mezzo la croce è esperienza di solitudine, di amarezza, di delusione, di sofferenza. È esperienza assurda e tremenda per tutti coloro che la vivono:
per i discepoli, che vedono morire come un ribelle, colui che aveva annunciato loro parole di pace, di riconciliazione, di perdono, di amore.
per Gesù, che sente tutta la sua umanità squarciarsi sotto la flagellazione, che viene accusato dalle Parole di quella legge mosaica che lui stesso aveva difeso.
È facile per noi oggi, ritagliarci un posto al di fuori della scena e valutare, condannare, giudicare le posizioni. È facile sentirci prossimi alla sofferenza di quel Gesù crocifisso, di circa 2000 anni fa.
… in fondo tutto gli era contro. Le sue parole, su quella croce, avevano perso ogni senso, ogni significato.
A buon diritto i farisei lo condannarono… nella loro prospettiva era nemico dell’ordine precostituito.
Comprensibilmentei suoi discepoli se ne tennero lontani: erano delusi, impauriti, amareggiati… E hanno visto, loro come noi! Abbiamo visto il figlio dell’uomo morire e il figlio di Dio credere.
Su quella croce c’era lui. Su quella croce c’era tutta la realtà umana segnata da una fisicità attaccata, tradita, sfregiata…
Era buio per tutti e anche per lui. Era notte per Giuda, per i discepoli, per il centurione e anche per lui.
Quando Filippo ti ha chiesto: «Mostraci il Padre e ci basta» tu gli hai risposto: «Filippo, chi vede me, vede il Padre». Ma oggi, in questo nostro venerdì, in quel venerdì, noi te lo chiediamo, ti fronte alle tante croci, davanti alla tua croce ti chiediamo: «Signore, Gesù, crocifisso risorto, mostraci il Padre. Dalla croce facci vedere il suo volto, la sua presenza, la forza del suo amore. Facci scoprire dov’è il Padre nelle tante croci umane, nelle sofferenze innocenti, nelle morti ingiuste (come se potessero esisterne di giuste), nei figli non tornati, negli occhi smarriti di bambini inermi… Facci vedere il Padre e la forza reale del suo amore e ci basterà».
Questa è la nostra più forte domanda, l’abbiamo fatta talmente nostra da trasformarla da preghiera in rimprovero contro un Dio eccessivamente silenzioso nel dolore, troppo distante quando il male stringe in gola, forse decisamente invisibile ai nostri occhi solo umani.
Ma per Gesù è stato così?
Quel “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”… Non urla, non disperazione, dalla sua bocca, ma la forza trav
olgente di una fiducia proclamata fino in fondo. Non c’è distanza tra lui e il Padre, ma relazione. Non silenzio, ma relazione… il Padre c’è e Gesù lo invoca. Nell’estremo dolore, Gesù ci mostra il Padre… e ce lo mostra presente.
Nella notte Dio c’è… nel buio Dio c’è… nel silenzio c’è, nella solitudine c’è. È la sola verità che il crocifisso annuncia dall’alto della croce. In ogni notte, in ogni morte umana, in ogni angolo di oscurità e dubbio, in ogni spazio di incredulità e timore, Dio è il Presente.
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