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PERDONO E MISERICORDIA – CATECHISTI PARROCCHIALI Novembre 2013

Catechisti Novembre 2013PERDONO E MISERICORDIA

di Renato De Zan

Dopo essersi adirato contro gli Ebrei a causa del vitello d’oro e aver spezzato le tavole della Legge (Es 32,15-20) che Dio aveva scritto con il dito della sua mano (Es 31,18), Mosè si rivolse al Signore, chiedendo perdono per il popolo (Es 32,31-32). Successivamente Dio ordinò a Mosè di tagliare due tavole di pietra sui cui avrebbe riscritto le dieci parole. Mosè obbedì e salì sul monte Sinai. Dio scese dalla nube e disse: «Il Signore, il Signore, Dio misericordioso e pietoso, lento all’ira e ricco di amore e di fedeltà… che perdona la colpa, la trasgressione e il peccato, ma non lascia senza punizione…» (Es 34,6-7).

  • È strana l’associazione perdono-punizione, ma così era la teologia veterotestamentaria della prima alleanza. Al peccato succede il perdono-amorecastigo.
  • Si tratta, dirà il Libro della Sapienza, di un castigo che non vuole punire, ma correggere (Sap 12,2).
  • Al castigo succede l’invocazione del popolo e a questa il perdono di Dio.

DIO DELLE MISERICORDIE E DEI PERDONI     Continua a leggere PERDONO E MISERICORDIA – CATECHISTI PARROCCHIALI Novembre 2013

Testimoni ieri e oggi_ Metti una rosa un giorno… : una Rosa che potresti essere tu

Metti una rosa un giorno… Pensa a una casa, un lavoro, un matrimonio e al desiderio di avere figli e invecchiare insieme. Pensa alla gioia di desiderare tutto questo! Pensa alla possibilità di realizzarlo. Pensa che sia reale e vivilo. E poi pensa che un giorno tutto questo si può rivelare semplicemente come un aspetto della realtà. Addirittura come un sogno spezzato. Eppure il matrimonio è Rosastato celebrato e vissuto, dieci anni, senza figli però, non sono arrivati, forse una casualità piovuta dal cielo, forse no. Eppure la casa, il lavoro, le cene con gli amici, le feste tutti assieme, i baci, le carezze e l’amore sembravano reali. Almeno per un bel periodo. Poi arriva il buio. Il silenzio. La non comunicabilità. I primi segreti. Eppure la vita prosegue, scivola via. Gli anni passano e tutto prende un risvolto imprevedibile. Non c’è controllo. Non c’è più l’amore dei primi tempi. Ma forse non c’è mai stato l’amore, non nel suo significato più sincero, più vero, quello che lega due vite che scelgono di crescere assieme in un progetto comune. E la paura di ammetterlo incalza la vita, allora sopraggiunge il silenzio. È la paura che gli equilibri possano crollare a far passare il tempo e a far vivere nel diniego di una verità impellente. E poi un giorno tutto crolla davvero… Il buio è talmente reale che non è più possibile fingere. La verità arriva come un graffio a mortificare il volto, il corpo, i sogni. Inizia a sanguinare tutto. È la morte. È la morte che paradossalmente risveglia dal torpore del buio. Dal non senso, dal silenzio. La verità emerge come un figlio che nasce, cambia gli equilibri e tutto prende un altro significato. Pensa un giorno scoprire che il tuo uomo, tuo marito, rivolge il suo amore ad un altro uomo. E poi torna a vivere…    Continua a leggere Testimoni ieri e oggi_ Metti una rosa un giorno… : una Rosa che potresti essere tu

Ciao ti presento la mia famiglia – CATECHISTI PARROCCHIALI Novembre 2013

Catechisti Novembre 2013

CIAO, TI PRESENTO LA MIA FAMIGLIA!

di Franca Feliziani Kannheiser

Se Donald Winnicott, il grande psicoterapeuta dell’infanzia, scriveva che non c’è un bambino senza una mamma, nel senso che non possiamo comprenderefamiglia3 ciò che vive e pensa un bambino, prescindendo dalla sua relazione con la prima persona di riferimento, allo stesso modo possiamo affermare che non c’è un bambino senza la sua famiglia.
Essa costituisce il suo primo ambiente di crescita che favorisce e condiziona il suo modo di sentire, pensare e agire. Questa influenza è di fondamentale importanza anche per quanto riguarda lo sviluppo religioso del bambino e il suo modo di recepire ciò che, nel la catechesi parrocchiale, annunciamo come «notizia buona», capace di dare alla vita senso e speranza.
Quale spazio – interiore (nella nostra mente) ed esteriore (attraverso iniziative di partecipazione) – possiamo, allora, offrire ai genitori, spesso alleati preziosi, ma non raramente anche controparti faticose, a volte ostili, che sembrano intralciare la nostra azione educativa?famiglia2
Come favorire la loro partecipazione al cammino di fede del figlio di cui sono, per natura e vocazione, «i primi educatori»?
Quale funzione di sostegno, di accompagnamento cordiale e generoso, possiamo svolgere nei confronti dell’intero nucleo familiare?

La conoscenza delle famiglie inizia a piccoli passi. Già dal primo incontro con i bambini appaiono sulla scena le loro famiglie: spesso sono le mamme ad accompagnare i figli, ancor più spesso sono i nonni, meno frequentemente i papà. Questi brevi momenti di contatto sono preziosi, non tanto per quello che possiamo dire – spesso ben poco –, ma per l’impressione che possiamo dare.     Continua a leggere Ciao ti presento la mia famiglia – CATECHISTI PARROCCHIALI Novembre 2013

Buona domenica! – XXXII del Tempo Ordinario – Anno C

famiglia cvnon prendono né moglie né marito

Dal Vangelo di Luca (Lc 20,35)
XXXII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – Anno C

Quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito. La risposta di Gesù alla beffarda storiella dei sadducei apre un piccolo spiraglio sul come della vita eterna, un interrogativo che cimiteri e defunti cvnon scompare mai dalla nostra giusta curiosità. L’affermazione può preoccuparci, perché il pensiero che, una volta entrati nella vita eterna, tutti i rapporti vissuti in questa vita siano azzerati, e i nostri genitori, i nostri figli, i nostri compagni di viaggio siano completamente allontanati da noi, sarebbe angosciante e anche crudele. La morte, infatti, distruggerebbe ogni legame con i nostri cari, e sarebbe come se non avessimo mai vissuto. In realtà, Gesù non intende questo, ma che i risorti non prendono né moglie né marito, perché, se sono stati sposati rimangono sposati; così come se sono stati genitori, rimangono genitori; se sono stati compagni di viaggio e amici, rimangono compagni di viaggio e amici. Se è così, Continua a leggere Buona domenica! – XXXII del Tempo Ordinario – Anno C

Testimoni ieri e oggi_ Un’ape laboriosa intenta a produrre miele: Maria Grazia Basile

La storia di Maria Grazia Basile è quella di una giovane ragazza, bella, gioiosa, serena.Maria Grazia Basile

Nasce da una famiglia semplice il 13 novembre 1988 a San Giovanni Rotondo, in provincia di Foggia, nella città in cui ha vissuto gran parte della sua vita Padre Pio. I suoi genitori Vittoria e Nicola sono attenti a far crescere serenamente le loro figlie, Maria Grazia ha una sorella minore, Giovanna, con cui ha un legame molto forte. La loro è una vita tranquilla, vissuta a Carpino in provincia di Foggia. Maria Grazia è una ragazza come tante con gli stessi impegni di tutti: la famiglia, la scuola, la parrocchia, gli amici. Ma tutto cambia quando a 14 anni le viene diagnosticata una terribile malattia, un tumore che le cambierà per sempre la vita, e che, nonostante ciò, è capace di accettare con dignità e consapevolezza.

La fede la accompagna, la sostiene. L’amore per la famiglia, la passione per lo studio, la solidarietà verso i più deboli e l’impegno all’ACR sono il centro del suo mondo. È un’educatrice forte e dinamica, un esempio per tutti. Nella sua parrocchia, san Nicola di Mira e San Cirillo d’Alessandria in Carpino, Maria Grazia si sente in famiglia, il suo impegno è tutto rivolto agli altri, soprattutto ai più deboli, ai sofferenti. Fin da bambina il suo sogno è diventare medico, nello stile e con la spiritualità di San Pio, ma di certo non poteva immaginare che il reparto di Oncologia della Casa Sollievo della Sofferenza sarebbe diventato la sua seconda casa. Infatti, suo malgrado, è costretta a continui ricoveri in ospedale, ma anche in reparto è sempre vicina ai più deboli, in particolare ai piccoli malati di Onco-Ematologia Pediatrica con i quali condivide lunghe degenze. In reparto è animatrice di molte attività che danno vigoria a se stessa e forza agli altri, diviene presto una maestra in tutto, soprattutto nella fede.

Dio è nei suoi pensieri e la preghiera è la sua forza.    Continua a leggere Testimoni ieri e oggi_ Un’ape laboriosa intenta a produrre miele: Maria Grazia Basile

Mani operose: Preghiere per la rubrica Musica e fede – Ragazzi & Dintorni Novembre 2013

Carissimi catechisti,
Mani operose è la preghiera conclusiva del percorso Hai acqua e pane vero? – elaborato da suor Mariangela Tassielli fsp per la rubrica Musica e Fede di Novembre, nell’ambito del percorso per adolescenti Gesti e parole d’amore, proposte nell’inserto staccabile della nostra rivista Catechisti Parrocchiali.

Mani operose

Il percorso musicale è costruito a partire dall’opera di misericordia “Dare da bere agli assetati e da mangiare agli affamati”

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Testimoni ieri e oggi_Una vita per le minoranze: Shahbaz Bhatti

Oggi raccontiamo la storia e la testimonianza di vita di un uomo speciale, Shahbaz Bhatti. Un politico Pakistano ucciso a Islamabad nel 2011 da un gruppo di dissidenti contrari alle sue battaglie perbhatti l’uguaglianza e la libertà religiosa.  Nato a Lahore il 9 settembre del 1968, figlio di missionari cristiani provenienti da Khushpur, si era laureato in legge e dopo gli studi, nel 1985, aveva fondato il movimento All Pakistan Minorities Alliance (Apma), divenendone presidente. Successivamente, nel 1998, diventò capo dei Christian Liberation Front, dal 2002 entrò a far parte del Pakistan People’s Party (Partito Popolare Pakistano) e nel 2003 con la loro vittoria politica entrò nel governo, ma venne rimosso dall’incarico nel novembre dello stesso anno. Nel 2008 sotto il presidente Asif Ali Zardari, venne nominato ministro per le minoranze, in quanto unico esponente cattolico presente nel governo. Raccontò di aver accettato l’incarico nella speranza di sostenere gli emarginati del Pakistan.

Bhatti aveva dedicato la sua vita alla lotta per l’uguaglianza e per la libertà religiosa delle minoranze presenti nel suo paese, essendone egli stesso un’esponente. Purtroppo però già dal 2009 iniziarono a giungergli minacce di morte, questo dopo aver difeso alcuni cristiani pachistani che avevano subito violenze in diverse regioni del Paese. E le minacce di morte aumentarono notevolmente dopo la sua decisa difesa di Asia Bibi, di cui abbiamo già parlato nella nostra rubrica, una donna pakistana incarcerata dal giugno del 2009 e condannata a morte perché cristiana in un paese a maggioranza mussulmana.

L’impegno politico e cristiano di Bhatti era mosso dalla volontà di inviare un messaggio di speranza a tutti i Shahbaz-Bhatti-protestsuoi concittadini, soprattutto agli ultimi, per i quali lottò anche per avere più seggi in parlamento e nella precisa volontà di riuscire a cambiare la legge sulla blasfemia e per la realizzazione di una legge atta a vietare l’incitamento all’odio religioso e promuovendo il dialogo interreligioso.

Purtroppo però, la mattina del 2 marzo 2011, mentre lasciava la casa della madre per andare a lavorare, salì sulla sua macchina, che era priva di scorta nonostante le molte minacce e la richiesta dello stesso Bhatti per averne una, e lungo il tratto di strada che lo separava dal parlamento venne avvicinato e attaccato da un gruppo di uomini armati che gli spararono, ferendolo. Morirà poco dopo nel trasferimento in ospedale. L’omicidio fu rivendicato dal gruppo di dissidenti “Tehrik-i-Taliban Punjab”. Il giorno successivo all’attentato, furono proclamati tre giorni di lutto nazionale. E tutte le alte cariche dello stato e del mondo intero si mobilitarono per esprimere lo sdegno di tale atto, nella precisa consapevolezza di combattere questa mentalità intollerante verso le minoranze religiose, di cui i cristiani nel mondo sono troppo spesso vittime.

Shahbaz Bhatti ha lasciati alcuni pensieri che sono diventati il suo testamento spirituale, leggerne alcuni passaggi aiuta a comprendere la grandezza di questo uomo.

“Voglio servire Gesù da uomo comune. Questa devozione mi rende felice. Non voglio popolarità, non voglio posizioni di potere. Voglio solo un posto ai piedi di Gesù. Voglio che la mia vita, il mio carattere, le mie azioni parlino per me e dicano che sto seguendo Gesù Cristo. Tale desiderio è così forte in me che mi considererei privilegiato qualora – in questo mio sforzo e in questa mia battaglia per aiutare i bisognosi, i poveri, i cristiani perseguitati del Pakistan – Gesù volesse accettare il sacrificio della mia vita. Voglio vivere per Cristo e per Lui voglio morire. Non provo alcuna paura in questo paese.

Molte volte gli estremisti hanno cercato di uccidermi e di imprigionarmi; mi hanno minacciato, perseguitato e hanno terrorizzato la mia famiglia. Gli estremisti, qualche anno fa, hanno persino chiesto ai miei genitori, a mia madre e mio padre, di dissuadermi dal continuare la mia missione in aiuto dei cristiani e dei bisognosi, altrimenti mi avrebbero perso. Ma mio padre mi ha sempre incoraggiato. Io dico che, finché avrò vita, fino all’ultimo respiro, continuerò a servire Gesù e questa povera, sofferente umanità, i cristiani, i bisognosi, i poveri.shahbaz-bhatti

Voglio dirvi che trovo molta ispirazione nella Sacra Bibbia e nella vita di Gesù Cristo. Più leggo il Nuovo e il Vecchio Testamento, i versetti della Bibbia e la parola del Signore e più si rinsaldano la mia forza e la mia determinazione. Quando rifletto sul fatto che Gesù Cristo ha sacrificato tutto, che Dio ha mandato il Suo stesso Figlio per la nostra redenzione e la nostra salvezza, mi chiedo come possa io seguire il cammino del Calvario. Nostro Signore ha detto: «Vieni con me, prendi la tua croce e seguimi». I passi che più amo della Bibbia recitano: «Ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere; ero forestiero e mi avete ospitato, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, carcerato e siete venuti a trovarmi». Così, quando vedo gente povera e bisognosa, penso che sotto le loro sembianze sia Gesù a venirmi incontro”.

Per saperne di più su Shahbaz Bhatti:

Roberto Zuccolini – Roberto Pietrolucci, “Shahbaz Bhatti Vita e martirio di un cristiano in Pakistan” Edizioni Paoline 2012

Francesca Milano, “Morte di un blasfemo. Shahbaz Bhatti, un politico martire in Pakistan” Edizioni San Paolo 2012

Maria Grazia Meloni

ALTRI TESTIMONI DI FEDE SULLA PAGINA —> TESTIMONI IERI E OGGI

 

Buona domenica! – XXVII del Tempo Ordinario – Anno C

occhio…il giusto vivrà per la sua fede…

Dal libro del profeta Abacuc (Ab 2,4)
XXVII DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – Anno C

Bravo Francesco! Anche se i giornalisti – ma dai? – lo hanno tirato per la giacchetta, sottolineando della lunga intervista che ha concesso quello che a loro maggiormente aggrada, di fatto il papa venuto dai confini del mondo ha indicato a tutti, con sconcertante semplicità, la via per ridare alla Chiesa prospettiva e credibilità: tornare all’essenziale. L’aborto resta un omicidio e la vita va difesa, i peccati restano tali, non si tratta di proclamare un irrealistico “libera tutti” che tradisce al verità dell’uomo. Indicando il peccato la Chiesa proclama la grandezza dell’uomo che può sbagliare, perché libero. Perciò può redimersi, accogliere il perdono, pentirsi, cambiare. Ma, e questo è essenziale, la Chiesa non è primariamente un’agenzia morale, è la sposa che annuncia lo Sposo. lampedusa cvIn un ospedale da campo (immagine fortissima!) si curano le laceranti ferite da guerra, senza badare troppo alle sottigliezze della glicemia… Siamo in un campo di battaglia e siamo chiamati a curare le ferite esistenziali dell’essere umano. Ripartire dall’annuncio della misericordia e della salvezza. Senza cedimenti, senza paura. I valori non negoziabili restano, ci mancherebbe. Ma è l’uomo il principio su cui si basa il cristianesimo. L’uomo libero. E Dio solo dona la libertà che l’uomo invano cerca altrove.

ABACUC
Abacuc è sconfortato, come non capirlo? Il piccolo e ostinato popolo di Israele deve continuamente lottare per sopravvivere in mezzo ai giganti: gli egiziani e gli assiri prima, i babilonesi poi… tutta la storia è un susseguirsi di invasioni e colpi di stato, di tragedie e di ingiustizie. Ora ai confini di Israele premono i Caldei. Il re d’Israele, un idiota, pensa solo a farsi costruire un palazzo. Il profeta, esasperato, rivolge la propria preghiera a Dio: ha un bel difenderlo di fronte al popolo, ma come si fa a suscitare la fede in un popolo esasperato? Dio risponde invitando Abacuc e Israele alla fede, a conservare la fede, la fiducia. Come Eleazaro domenica scorsa, Dio promette di stringere tra le proprie braccia con immenso affetto il giusto che vive a causa della fede. Profeti di ieri e di oggi si scontrano continuamente con la stessa disarmante obiezione: dov’è Dio quando l’uomo scatena la propria violenza? Quando prevale la tenebra? occhio colorato cvQuando il giusto è irriso e disprezzato? E la Parola oggi risponde: solo con la fede possiamo osare.

FIDARSI
Abacuc è invitato a fidarsi, Timoteo riceve una commovente lettera da Paolo incarcerato ed è invitato a fare memoria della propria vocazione episcopale, gli apostoli, dopo un primo galvanizzante momento di euforia per i successi conseguiti dal Nazareno, cominciano a scontrarsi con il proprio limite e con l’ostilità di alcuni farisei e sentono la fiammella (timida) del credere lentamente vacillare. Fidatevi, dice la Parola, fidati, affidati, diffida delle tue presunte certezze. La fede è il ragionevole abbandonarsi nelle braccia dell’amato, nel gesto incosciente e ovvio del bambino che si getta fra le braccia del padre.
Non siamo chiamati a fidarci di un mistero imperscrutabile, a seguire ciecamente gli ordini della divinità, ad abbassare la testa alla volontà ostica e incomprensibile di una moloch a cui dobbiamo credere. Il Dio di Israele chiede fiducia, il Dio che ha camminato nel deserto e sofferto, il Dio che ha accompagnato e illuminato una tribù di beduini facendola divenire popolo della speranza, il Dio che ha illuminato i re di Israele, il Dio che ha strappato degli uomini dal pascolo e dalla terra consacrandoli profeti, il Dio che – esausto – è diventato uomo (fragilità, stanchezza, sudore, decisione, rischio) per raccontarsi chiede fiducia, non uno qualsiasi. Il Dio che ha dimostrato milioni di volte quanto dolorosamente ama.

FIDUCIA IN LUI
ragazza cvFiducia nel Nazareno rivelatore del padre, figlio del Dio benedetto che ha sconvolto la vita dei suoi discepoli svelando il volto del Padre morendo sulla croce. Fidatevi almeno quanto un granellino di senapa, dice il Maestro. Abacuc non lo sa, ma l’ennesimo scontro con una cultura straniera obbligherà Israele a riscoprire le proprie radici e diventare (tornare ad essere?) segno nel mondo. Paolo non lo sa, ma le sue parole doloranti e aspre saranno prese dallo Spirito Santo e riempite di Dio così che noi, oggi, leggiamo la Parola di Dio sulle labbra screpolate di Paolo lo scoraggiato e irrequieto apostolo. Pietro e Giovanni e gli altri non lo sanno, ma la loro fede, più piccola di un granellino di senapa, crescerà e diventerà un immenso albero alla cui ombra ci riposiamo noi, pavidi discepoli del terzo millennio… leggerezza cvanche quando i cristiani smontavano la credibilità della Chiesa pezzo per pezzo…

LEGGEREZZA
La nostra non è la fede dei meriti, come quella dei farisei. Non possiamo porre una dogana alla porta della Chiesa facendo entrare solo coloro che se lo meritano. Siamo tutti servi che fanno il proprio dovere, non esistono, agli occhi di Dio, migliori o peggiori. Dio dona a ciascuno secondo la propria necessità, non secondo il proprio merito. Siamo solo dei servi della Parola. Cioè il mondo è già salvo, non dobbiamo salvarlo noi. A noi è chiesto di vivere da salvati, a guardare oltre, al di là e al di dentro. A noi Gesù chiede di vivere come uomini di fede, a camminare nel nostro cammino con un cuore compassionevole e gravido di pace, fecondo e accogliente. Con leggerezza.
Per il resto lasciamo a Dio fare il suo mestiere.

PAOLO CURTAZ

la vertigine non è
paura di cadere
ma voglia di volare

mi fido di te…

 

Buona domenica! – XXVI del Tempo Ordinario – Anno C

piedi del povero cv«Un povero, di nome Lazzaro,
stava alla sua porta…»

Dal vangelo secondo Luca  (Lc 16, 20)
XXVI DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – Anno C

Facciamoci due conti in tasca, così come mettiamo molto impegno nelle cose della terra, e nella gestione dei soldi, in particolare. Investiamo in ciò che davvero può colmare il nostro cuore, senza lasciarci riempire la testa dall’ansia dell’accumulo. Così diceva la Parola domenica scorsa e oggi, a degna conclusione, Luca ci lascia una tragica parabola che ci scuote nel profondo: la storia di Lazzaro e del ricco epulone (che ho scoperto essere un soprannome che potremmo tradurre: “festaiolo e mangione”). bambino denutrito cvUn storia che potrebbe ben descrivere la stridente contraddizione del nostro mondo attuale, che costringe alla morte per fame centinaia di migliaia di persone, mentre per molti la preoccupazione è quella di perdere di peso…

NOMI
Dio conosce per nome il povero Lazzaro (il nome in Israele è manifestazione dell’intimo: Dio conosce la sofferenza di questo mendicante!) mentre non ha nome il ricco epulone che – peraltro – non è descritto come una persona particolarmente malvagia, ma solo troppo assorbita dalle sue cose per accorgersi del povero che muore davanti a causa sua… Dio non conosce il ricco epulone, egli è bastante a se stesso, non ha bisogno di Dio, non si pone, all’apparenza, alcun problema religioso, è saldamente indifferente e si tiene debitamente lontano dalla sua interiorità. E Dio rispetta questa distanza. Il cuore della parabola non è la vendetta di Dio che ribalta la situazione tra il ricco e il povero, come a noi farebbe comodo pensare, in una sorta di pena del contrappasso. Il senso della parabola, la parola chiave per capire di cosa parliamo, è: abisso.

ABISSI
C’è un abisso fra il ricco e Lazzaro, c’è un burrone incolmabile. La vita del ricco, non condannato perché ricco, ma perché indifferente, è tutta sintetizzata in questa terribile immagine: è un abisso la sua vita. Probabilmente buon praticante (come causticamente dice Amos condannando i potenti del Regno del sud indifferenti al crollo del Regno del Nord, avvenuto ad opera degli Assiri nel 722 a.C.), non si accorge del povero che muore alla sua porta. ragazza alla moda cvL’abisso invalicabile è nel suo cuore, nelle sue false certezze, nella sua supponenza, nelle sue piccole e inutili preoccupazioni. In altri tempi, quest’atteggiamento veniva chiamato “omissione”: atteggiamento che descrive un cuore che si accontenta di stagnare, senza valicare l’abisso e andare incontro al fratello. Abisso di chi pensa di essere sufficientemente buono, e devoto e normale rispetto al mondo esterno, malvagio e corrotto. Di chi pensa di non essere migliore, ma certo non peggiore dei tanti delinquenti che si vedono in giro. L’obiezione “Che ci posso fare?”, di fronte alle immense ingiustizie dei nostri giorni, qualche offerta caritativa, qualche buona devozione, tacitano e asfaltano le coscienze, intorpidiscono il cuore. E l’abisso diventa invalicabile. Neppure Dio riesce a raggiungerci.

DI NUOVO IL SOCIALE
No, non so cosa fare di fronte alle tragedie di questo mondo. So che non posso rifugiarmi nel caloroso rapporto intimo con Dio; so che se la mia fede non valica la mia devozione personale e diventa servizio, impegno, resta sterile. Come dicevamo domenica scorsa, il Signore loda la scaltrezza, l’arguzia di chi si siede e riflette, cerca soluzioni. Là dove viviamo siamo chiamati ad amare nella concretezza. Se abbiamo già compiuto le nostre scelte, lavorative, affettive, siamo chiamati a vivere una cittadinanza consapevole, che si fa carico del proprio vicino, come il Samaritano. Se sentiamo che questo mondo ci va stretto, che questa vita che altri hanno scelto per noi e ragazzi puliti cvche altri dirigono ci va stretta, possiamo avere il coraggio del dono: partire, restare, cambiare, l’importante è agire con amore umile e concreto.

COMPASSIONE
Ma, prima dell’impegno, esiste un atteggiamento che, tutti, possiamo avere, anche se non siamo in grado o non possiamo fare nulla di diverso da quello che stiamo già facendo. Stai serena sorella che lavori e ti occupi di tuo marito e dei tuoi bambini: quella è la tua Nigeria. Sta’ sereno fratello che stai studiando economia: in quel mondo di squali sei chiamato a disegnare nuovi sentieri di umanizzazione! Ma tutti, tutti noi, sempre, siamo chiamati a vedere, a capire, a prendere a cuore.
Dio si è chinato sulla sofferenza degli uomini. Prima del ragionamento sociale o politico, prima dell’arrendersi o del rimboccarsi le maniche, prima di tutto, siamo chiamati ad avere compassione. A sentire dentro, a sentire il dolore come Dio lo sente (quanto dolore in Dio! Quanto amore, in lui!). Questo sì, tutti possiamo viverlo. Un mondo pieno di compassione adulta (non pietistica, non mielosa, non rassegnata) cambierebbe il nostro fragile e incarognito mondo, statene certi.

SOLUZIONI
Il VaPOPE FRANCIS INAUGURATION MASSngelo di oggi, concludendo la riflessione di domenica scorsa, ci dice che l’anticonsumismo è la solidarietà, la condivisione. Una condivisione, però, intelligente. È finito il tempo delle elemosine “una tantum”, dell’euro sganciato per far tacere il fastidio dell’insistenza di chi chiede e della coscienza. Dio chiama per nome Lazzaro, non gli sgancia un euro. Si lascia coinvolgere, ascolta le sue ragioni, non accetta gli inganni, aiuta a crescere. Così la nostra comunità, sempre più, deve lasciare che lo Spirito susciti in mezzo a noi nuove forme di solidarietà che rispondano alle nuove forme di povertà. La sete del ricco, finalmente sete di chi ha capito, è una sete che fin d’ora percepiamo se abbiamo il coraggio di ascoltarci dentro. L’ammonimento di Amos che condanna gli “spensierati di Sion”, cioè i superficiali di tutti i tempi, ci aiuta a spalancare gli occhi e vedere i nuovi Lazzaro alla porta. Infine ci giunge un richiamo forte alla conversione: epulone rimpiange il fatto di avere vissuto con superficialità i tanti richiami che gli venivano fatti, ed invoca un miracolo per ammonire i suoi fratelli. Ma non gli sarà dato alcun miracolo, alcun segno ulteriore: ha avuto sufficienti occasioni per capire. E per cambiare.
I profeti e la Parola del vangelo dimorano abbondanti in mezzo a noi, a noi di accoglierli!

PAOLO CURTAZ

Imagine no possessions
I wonder if you can
No need for greed or hunger
A brotherhood of man
Imagine all the people
Sharing all the world…

 

Buona domenica! – XXV del Tempo Ordinario – Anno C

indignati cv«Che cosa sento dire di te?
Rendi conto della tua amministrazione»

Dal vangelo secondo Luca  (Lc 16, 2)
XXV DOMENICA del TEMPO ORDINARIO – Anno C

A me il Dio di Gesù ha cambiato la vita. O rovinata, fate voi. È che, frequentandolo, uno impara chi è lui “dentro”, quale immenso progetto di amore Dio ha sull’umanità. E allora tutte le cose, o quasi, cambiano, acquistano una coloritura diversa. Incontrare Dio, il Dio di Gesù, significa cambiare ordine alle cose, priorità alla vita, energia alle scelte. In questo senso i discepoli, in qualche modo, incidono nella storia. Incidono (o potrebbero) nella storia reale del nostro paese inquieto e alla deriva, che abbandona la profondità del messaggio evangelico per lasciarsi sedurre dal gossip di turno, che scorda l’essenziale trasmesso dai padri (?) per cedere ad una logica piccina e opportunista, superficiale ed inquietante. E uno dei problemi concreti che croce-solidarieta cvdobbiamo affrontare è quello di un’economia che, indifferente ad ogni etica, assetata solo di guadagno, sta mandando al macero milioni di sogni, di valori, di persone.

LA PAROLA CHE ILLUMINA
Tutti, se seriamente avvinti dal Maestro, se affascinati dal suo Vangelo, portano una domanda conficcata nel cuore: come cambiare il destino del mondo? Come arginare la deriva dell’economia che spazza la dignità degli uomini, come evitare questa spietata e indolore dittatura del capitalismo? In altri tempi ci sono state altre risposte, da parte dei discepoli del Risorto: comunità solidali, la carità come dimensione necessaria alla vita interiore, opere di carità, ospedali. Altri tempi, ambigui, forse, ma evidenti, leggibili, rintracciabili: un padrone cristiano era tenuto a comportarsi prima da cristiano e poi da padrone. Ma ora tutto è complesso, contorto: la new economy, la globalizzazione, il mercato che impera e divora, un sistema basato sul guadagno, costi quel che costi, e di lì organizza la politica, le guerre, pianifica il futuro. Come fare, noi cittadini del mondo?

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