
LO SPIRITO, IL GRANDE ASSENTE
di Tonino Lasconi
Lo Spirito Santo è il grande assente nella nostra preghiera quotidiana personale, e anch
e in quella delle parrocchie. Tolta la novena in preparazione alla Pentecoste, è raro trovare momenti di preghiera comunitaria allo Spirito.
Perché? Una delle cause è da individuare, forse, nel fatto che allo Spirito Santo non riusciamo a dare un volto.
Dio Padre, con le dovute differenze, possiamo pensarlo con il volto di un padre terreno.
Con Gesù non abbiamo problemi. Ognuno di noi custodisce dentro di sé un volto che gli è caro, mutuato dalle rappresentazioni dei pittori, o dalla Sindone, o da qualche film su di lui.
Ma lo Spirito Santo come è? Abbiamo bisogno di immagini sulle quali fissare lo sguardo degli occhi, del cuore e dei pensieri.
Non ci rimane che seguire la pedagogia della Bibbia che rappresenta lo Spirito con tre immagini: colomba, vento, fuoco. Stimolando bambini e ragazzi (e non solo!) a riflettere su queste tre «creature», immaginiamo lo Spirito «creatore».
La colomba è l’immagin
e più importante; è quella rappresentata nell’abside delle chiese antiche. Il perché è nel Vangelo: quando Gesù, battezzato da Giovanni, esce dal Giordano, lo Spirito discende su di lui «come una colomba» (Mt 3,16). La colomba è buona, docile, si lascia prendere in mano. Nessun cacciatore avrebbe il coraggio di sparare a una colomba. È il simbolo universale di pace e di benevolenza che Dio ha scelto fin dall’alleanza ricostruita con Noè (Gen 8,8-12). Nel battesimo di Gesù è il commento visivo delle parole del Padre: «Questo è il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento» (Mt 3,17). Figlio amato nel quale tutti diventiamo figli amati (lo Spirito Santo ci mette in grado di chiamare Dio: «Abbà! Padre», Gal 4,6) e capaci di amare. Quando siamo tentati di cedere a egoismo, banalità, volgarità, pensiamo alla colomba, e sentiremo la nostalgia di una vita bella e buona.
Il fuoco. A Pentecoste lo Spirito Santo si posa sugli apostoli in «lingue di fuoco». 
Il fuoco illumina: quando i nostri antenati il fuoco, vinsero la paura della notte. Il fuoco riscalda e purifica. L’oro diventa splendente e prezioso se il fuoco lo libera dalle impurità. Anche gli strumenti chirurgici sono sterilizzati con il fuoco.
Quando brancoliamo nel buio delle scelte, quando sentiamo il gelo dell’egoismo, quando ci sentiamo pieni di scorie e debolezza, invochiamo lo Spirito Santo.
Il vento purifica e rinnova. Se non ci fosse il vento lo smog ci soffocherebbe e i mari e i
laghi diventerebbero stagni puzzolenti. Il vento arriva all’improvviso, quando meno te lo aspetti, come ricordava Gesù a Nicodemo (Gv 3,4-8), e fa volare via tutto ciò che è secco, posticcio, malfermo.
Quando siamo tentati di cullarci sulle nostre pigrizie e abitudini; quando siamo affascinati dalle proposte e dalle mode predominanti, invochiamo lo Spirito Santo, e sentiremo rifiorire in noi la voglia e la forza di rinnovarci, di cambiare, di seguire la parola di Gesù, che rimane dopo che le mode del momento sono state spazzate via.
Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Dicembre dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.
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Certo, non è facile e tutto ci rema contro: la crisi economica, il clima dolciastro, lo scippo natalizio perpetrato dal mercato che fa leva sui buoni sentimenti, le difficoltà della vita di tutti i giorni. Non è facile, ma è possibile:
detengono in mano il potere assoluto, sanno di potere decidere i destini dei popoli, si sentono e sono grandi. 



gruppo dei pari, esperienza indispensabile per la crescita? Come può aiutare il bambino a sviluppare le abilità sociali necessarie per comunicare con gli altri, per confrontarsi, per condividere pensieri e progetti?





A che è servita la presenza di Cristo?
E lo fa per fare un’affermazione forte, di speranza, di gioia:
Le ubriachezze: il nostro mondo ci invita a fare esperienza di tutto, a osare, a sperimentare. E alla fine ci ritroviamo a pezzi. Attenti, amici, a non cadere nell’inganno che le sirene del nichilismo ci propongono: abbiamo bisogno di unità, non di frantumazione. E questa scelta compiamola non in rispetto ad una ipotetica scelta morale, ma nella consapevolezza che Dio solo conosce la verità dell’essere. Gli affanni della vita che esistono e non possiamo eliminare possiamo però controllarli