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Tempo Pasquale: tempo di pietre rimosse!

Tra una pagina e l’altra di Facebook, qualche ora fa ho letto il titolo di un link, forse un augurio… Pasqua tempo di pietre rimosse.

Svegliandomi ho pensato che una delle caratteristiche di quei 50 giorni che seguono la notte della Resurrezione è il perdurare di un tempo di gioia, di rinascita, di vita nuova che non si riduce agli auguri di un giorno. Quello che accade in quel sepolcro non mette nulla a tacere, non calma le paure, non  ammansisce le tensioni, tutt’altro!

Cristo è Risorto, il sepolcro è vuoto, di quel maestro crocifisso non è rimasto nulla, nulla su cui piangere, nulla da rimpiangere.

Chi sceglie di fermarsi nel giardino per cercare le certezze di un corpo morto, rischia di restare in uno stato di eterno rimpianto.
Chi accetta la sfida, di credere nel Risorto, di credere all’annuncio degli angeli, di rinunciare ai suoi progetti e ritornare verso la Galilea, verso il luogo della chiamata, dove tutto ha avuto origine, dove lui ha chiamato tutti per nome, ha guarito e perdonato… chi accetta di vivere la sfida della Resurrezione, di puntare sulla fiducia e non sulle certezze, chi accetta di perdere anche l’unica cosa rimasta di lui (il sepolcro vuoto) sentirà nuovamente le sue parole d’amore, potrà incontrarlo ancora una volta e sentire dalla sua bocca l’ultimo vero mandato.

Accettare la sfida della Pasqua è lasciare che la Vita nuova, proposta dal Signore Risorto, possa rimuovere le pietre dei nostri personali sepolcri, quegli spazi angusti in cui spesso vorremmo rinchiudere la vita di Dio, sempre così alternativa, così diversa dalle nostre aspettative, così oltre i nostri orizzonti.

A noi la scelta:

possiamo continuare a misurare, a restare a mani tesi, a tenere stretti gli oli aromatici per ungere il suo corpo… possiamo restare dentro o fuori a piangere un corpo che non esiste più, ad attendere che ciò che vorremmo accada.

Ma possiamo anche accogliere l’invito del Vangelo: lasciare tutto e andare! Lasciare i nostri oli aromatici, abbandonare i nostri progetti, le nostre certezze conquistate e ritornare lì dove il Maestro ci sta aspettando. Non ci sono certezze: è inutile cercarle. La vita che il Risorto propone è fatta di  fiducia, di speranza e di amore accolto e donato.

E’ questo l’augurio che ci facciamo reciprocamente!

Abbiamo proposto un campo on line, sui passi di Gesù, perché la preparazione alla Pasqua fosse un momento di consapevolezza del dono ricevuto da Dio. Oggi con altrettanta coscienza e gratitudine ci auguriamo che il dono immenso di Dio Padre, Gesù Cristo e la sua vita donata, possa trovare spazio nella nostra vita, per diventare oggi, come ieri, pane spezzato per la vita di tutti i fratelli e sorelle che incrociano la nostra strada.

Buon tempo pasquale! Buon tempo di resurrezione da ogni morte, tempo in cui la vita di Dio possa esplodere in noi!

Auguri a tutti e ciascuno!

Campo online_Triduo Pasquale 2011/4° giorno

Sabato Santo 23 Aprile 2011: La Pasqua, un incontro che ti chiama alla vita!

Preghiera di lode

Qualcuno muore,
è come se dei passi si arrestassero
e il rumore della vita si fermasse.
E se invece fosse una partenza
per un altro viaggio,
per un nuovo cammino?

Dunque, passato il sabato le donne si procurano gli olii, e poi, di buon mattino  si recano al sepolcro… Ma, ecco, il sepolcro è aperto, e dentro c’è un giovane vestito d’una veste bianca. Nelle donne si genera il terrore… Il terrore viene interrotto dalla parola dell’angelo. «È risorto, non è qui»…«uscirono e fuggirono via dal sepolcro, perché erano piene di spavento e di stupore».
È più facile essere discepoli di un morto, di cui magari si leggono i libri, e di cui si possono ricalcare le orme… […] E allora l’alternativa mette davvero paura: o diventi discepolo di un Gesù Nazareno, crocifisso e risorto, oppure il Gesù Nazareno solo crocifisso non c’è più, non c’è nemmeno il suo cadavere da imbalsamare, non c’è la tua rassegnazione per la sua morte, non c’è il tuo pianto per la sua atroce passione.
O diventi discepolo del Risorto, oppure non puoi essere nemmeno discepolo di un Crocifisso che non si trova più al suo posto nel sepolcro.
Pasqua significa riconoscere che la mia vita parte dalle parole dell’angelo in un sepolcro vuoto, per riempire il mondo dell’annuncio che il Signore Gesù è risorto. Non possiamo essere discepoli di un sepolcro vuoto. Possiamo esserlo solo di un Gesù vivo in mezzo a noi.


 Riflessione

 

…fermiamoci un attimo e sfogliamo gli antichissimi testi della Risurrezione, dell’apparire degli angeli alle donne, del sepolcro vuoto, delle bende senza più un corpo. Quando il corpo di Gesù fu sepolto era la Parasceve dei Giudei, la preparazione alla festa del sabato. Il suo corpo fu deposto in un sepolcro nuovo.. Poi fu il sabato e, con il sabato, l’impossibilità di avvicinarsi al corpo morto del Maestro di Nazareth. Se non fosse stato per le donne che a quel corpo dovevano una degna se-poltura, immaginare che nessu-no, né i farisei, né i discepoli, sarebbero più tornati. In fondo per i giudei la morte porta nello Sheol, in quel regno in cui neppure Dio entra, perché regna solo la non-vita. Cosa attendere? Perché attendere il giorno dopo il sabato? Per chi a quel maestro aveva creduto la sua morte genera un devastante interrogativo: «e ora, dopo aver lasciato tutto, dopo averlo seguito, cosa resta di noi? Da dove ripartire?». È in fondo l’interrogativo di ogni uomo e donna quando la vita viene colpita da una delusione, da un progetto fallito, da un imprevisto.
In quel sabato i discepoli non stavano più sperando… Alle donne era rimasta un’attesa solo umana: piangere quel corpo e onorarlo … Eppure in quel giorno dopo il sabato tutto viene stravolto. Gli angeli, inequivocabili messaggeri di Dio, entrano e riportano l’ebbrezza di Dio nella vita di chi si stava riabituando al torpore, all’abitudine, al non-sperare, al non-credere, al non-investire energie nel futuro, al portare avanti, semplicemente e senza troppo sforzo, antiche e intramontabili tradizioni.

…in quello spazio di rassegnazione Dio entra e riporta la vita, con tutti i suoi sconvolgimenti, con quel dinamismo che le è proprio. In fondo, dobbiamo dircelo con realismo, smettere di investire energie nel futuro, rassegnarsi è anche abbastanza comodo. Fidarsi significa rischiare di perdere, investire in amore può comportare il rischio di essere traditi, lasciati… avere dei progetti significa poter fallire. Per cui quando la vita ti ferisce e lascia segni profondi sulla carne, la nostra umanità sceglie più comodamente la via del ritirare i remi in barca. Per questo l’ingresso di Dio scomoda, per questo le donne al sepolcro fuggono, spaventate. 

Quel Gesù era veramente Dio, e colui che per mano e volontà di uomini era stato condannato era Dio, e colui che i suoi discepoli avevano lasciato, tradito, abbandonato, era Dio… non si poteva più far finta di niente. Dall’annuncio degli angeli in poi, non si poteva limitarsi a cercare un corpo da onorare. Con l’annuncio della Resurrezione cambia tutto e cambia la vita delle donne; cambia il loro andare e cambiano i loro progetti. Dio non entra nella storia lasciando tutto uguale: entra, penetra e propone il di più, il diverso, la vita… e vita piena.. Ma la reazione, quella solo umana è paura, terrore direi, fuga… «Le donne fuggirono via dal sepolcro, perché erano prese da spavento e terrore».

E noi, non siamo diversi da loro. Davanti ai grandi annunci, ai cambiamenti improvvisi e imprevisti rinunciamo, fuggiamo, preferiamo il più tranquillo ritorno a casa, alla tradizione, alla normalità, alle nostre certezze. Ma la Resurrezione è vita e la vita non si può arrestare.

Quelle donne consapevoli dell’incontro con il messaggero divino, alla fine cederanno alla proposta e loro, sarà il primo annuncio della resurrezione risuonato nel mondo, saranno loro le prime messaggere della lieta notizia.

E l’augurio per noi, alle soglie della Pasqua del Signore si lega profondamente all’esperienza vissuta dalle donne a Gerusalemme: che Dio possa entrare nella nostra vita, che possano trovare accoglienza le sue parole in noi, che sia Sì la nostra risposta alla sua proposta d’amore. che il nostro andare diventi leggero, sospinto dalla fiducia e non ap-pesantito dal timore.

Buona Pasqua sui passi di Gesù, perché ogni passaggio nella vita sia sempre e solo passaggio verso la vita!


Campo online_Triduo Pasquale 2011/3° giorno

Venerdì Santo 22 Aprile 2011: …e nella notte Dio c’è!!!

Preghiera di lode

«Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Al Giordano e sul Tabor il cielo si apre e parla: sul Calvario una cortina di tenebra spessa si frappone fra l’amore del Padre e lo sguardo del Morente. La cattiveria è la bestemmia che sfigura la faccia del Padre, e ci impedisce di vederlo. Come non c’è l’amore verace verso Dio senza la carità verso il prossimo, così non è facile l’accesso fino a lui se il prossimo non ci mostra un segno qualsiasi della divina bontà. Il di là è troppo lontano se non ci viene un po’ vicino di qua. Se tutte le mani si chiudono, se tutti i cuori si serrano, se nessuno mi guarda, se nessuno mi bagna con un bacio le labbra deserte di tenerezza, come potrò riconoscerti, o Signore, come Pane, come Amore, come Pietà? «Padre, perdona: non sanno…» Così tu vinci la nostra tristezza. Ma io sono cattivo e se tu non presti a qualcuno di qui le tue braccia perché mi sorreggano, non riuscirò a scorgere il sorriso della tua infinita bontà

(P. Mazzolari, Tempo di passione)  

Riflessione

L’esperienza della croce è esperienza di dolore e dolore umano in tutto e per tutto. Non c’è poesia sulla croce, non c’è simbolo o metafora, c’è carne ferita, trafitta; c’è carne condannata. Non ci sono vie di mezzo la croce è esperienza di solitudine, di amarezza, di delusione, di sofferenza. È esperienza assurda e tremenda per tutti coloro che la vivono:

per i discepoli, che vedono morire come un ribelle, colui che aveva annunciato loro parole di pace, di riconciliazione, di perdono, di amore.

per Gesù, che sente tutta la sua umanità squarciarsi sotto la flagellazione, che viene accusato dalle Parole di quella legge mosaica che lui stesso aveva difeso.

È facile per noi oggi, ritagliarci un posto al di fuori della scena e valutare, condannare, giudicare le posizioni. È facile sentirci prossimi alla sofferenza di quel Gesù crocifisso, di circa 2000 anni fa.
… in fondo tutto gli era contro. Le sue parole, su quella croce, avevano perso ogni senso, ogni significato.

A buon diritto i farisei lo condannarono… nella loro prospettiva era nemico dell’ordine precostituito.
Comprensibilmentei suoi discepoli se ne tennero lontani: erano delusi, impauriti, amareggiati… E hanno visto, loro come noi! Abbiamo visto il figlio dell’uomo morire e il figlio di Dio credere.
Su quella croce c’era lui. Su quella croce c’era tutta la realtà umana segnata da una fisicità attaccata, tradita, sfregiata… 

Era buio per tutti e anche per lui. Era notte per Giuda, per i discepoli, per il centurione e anche per lui.

Quando Filippo ti ha chiesto: «Mostraci il Padre e ci basta» tu gli hai risposto: «Filippo, chi vede me, vede il Padre». Ma oggi, in questo nostro venerdì, in quel venerdì, noi te lo chiediamo, ti fronte alle tante croci, davanti alla tua croce ti chiediamo: «Signore, Gesù, crocifisso risorto, mostraci il Padre. Dalla croce facci vedere il suo volto, la sua presenza, la forza del suo amoreFacci scoprire dov’è il Padre nelle tante croci umane, nelle sofferenze innocenti, nelle morti ingiuste (come se potessero esisterne di giuste), nei figli non tornati, negli occhi smarriti di bambini inermi… Facci vedere il Padre e la forza reale del suo amore e ci basterà».

Questa è la nostra più forte domanda, l’abbiamo fatta talmente nostra da trasformarla da preghiera in rimprovero contro un Dio eccessivamente silenzioso nel dolore, troppo distante quando il male stringe in gola, forse decisamente invisibile ai nostri occhi solo umani.

Ma per Gesù è stato così?

Quel “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato”… Non urla, non disperazione, dalla sua bocca, ma la forza travolgente di una fiducia proclamata fino in fondo. Non c’è distanza tra lui e il Padre, ma relazione. Non silenzio, ma relazione… il Padre c’è e Gesù lo invoca. Nell’estremo dolore, Gesù ci mostra il Padre… e ce lo mostra presente.

Nella notte Dio c’è… nel buio Dio c’è… nel silenzio c’è, nella solitudine c’è. È la sola verità che il crocifisso annuncia dall’alto della croce. In ogni notte, in ogni morte umana, in ogni angolo di oscurità e dubbio, in ogni spazio di incredulità e timore, Dio è il Presente.

Campo online_Triduo Pasquale 2011/ Veglia del giovedì Santo

Giovedì Santo/Veglia: Chi ci separerà

Chi ci separerà dall’amore di Dio? E’ la grande domanda posta da san Paolo ai Romani, che permette all’apostolo di costruire il grande inno all’amore di Dio, resosi visibile, concreto e tangibile in Gesù Cristo, nella croce, nel dono totale della sua vita. È la grande domanda che in questa particolare notte risuona forte nel nostro cuore, come nel cuore di ogni credente. È la domanda che mette noi in discussione e permette a Dio di sconvolgere i nostri equilibri instabili e fare breccia nei nostri muri. Ci sono forze in noi, spazi a volte sconosciuti, abitati da desideri, da timori, da ricordi e da sensazioni, che spesso ci danno l’impressione della lontananza, della distanza interiore tra la nostra vita e il suo amore. Eppure sulla nostra realtà concreta, con tutte le sue energie e tutte le rigidità, viene proclamata la grande certezza: nulla, né morte, né vita, né presente, né futuro potrà mai separarci dal suo amore. Questa è la certezza di Dio che oggi interpella la nostra vita. Questo è il dono che gratuitamente ci viene donato.


Rm 8, 31 – 39

Se Dio è per noi, fratelli carissimi, chi sarà contro di noi? Egli che non ha risparmiato il proprio Figlio, ma lo ha dato per tutti noi, come non ci donerà ogni cosa insieme con lui? Chi accuserà gli eletti di Dio? Dio giustifica. Chi condannerà? Cristo Gesù, che è morto, anzi, che è risuscitato, sta alla destra di Dio e intercede per noi? Chi ci separerà dunque dall’amore di Cristo? Forse la tribolazione, l’angoscia, la persecuzione, la fame, la nudità, il pericolo, la spada? Proprio come sta scritto: Per causa tua siamo messi a morte tutto il giorno, siamo trattati come pecore da macello. Ma in tutte queste cose noi siamo più che vincitori per virtù di colui che ci ha amati. Io sono infatti persuaso che né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, in Cristo Gesù, nostro Signore.

«Pensa, prega, agisci in me. Io in te, tu in me. Lo sai, è questo il mio desiderio di intimità con te. Io sto di continuo alla porta della tua anima e busso. Se ascolti la mia voce e mi spalanchi la porta, allora entro in casa tua e ceniamo insieme. Non preoccuparti del menù. Ogni volta provvedo io al banchetto e la mia gioia sta nel vederlo assaporare in modo da essere sempre più idoneo a donarmi ai tuoi fratelli. Pensa a loro pensando a me. Assumili lasciandoti assorbire in me. Vivi con me come l’Amico che mai si abbandona. Non mi lasciare con la volontà, non mi lasciare con il cuore, cerca di lasciarmi il meno possibile anche con la tua mente. Sii attento alla mia Presenza, al mio Sguardo, al mio Amore, alla mia Parola.
Alla mia presenza
.
Sai bene che sono presente, vicino a te, in te e negli altri. Ma altro è saperlo, altro è provarlo. Chiedimi spesso questa grazia. Essa non sarà rifiutata alla tua preghiera umile e perseverante. Essa è l’espressione più concreta di una fede viva e di una carità ardente.
Al mio Sguardo. Sai bene che i miei occhi non si distolgono da te.
Al mio Amore. Sai bene che sono l’Amore, ma lo sono ancor di più di quanto tu lo sappia. Adora e abbi fiducia. Le sorprese che ti riservo sono molto più belle di quanto tu possa immaginare. Il tempo del dopo-morte sarà quello della vittoria del mio Amore su tutti i limiti umani, purché non siano stati deliberatamente voluti come ostacolo contro di esso. Sin da oggi, chiedimi la grazia di una percezione più acuta, più intuitiva di tutte le delicatezze del mio immenso Amore verso di te».

G. Courtois, Quando il Maestro parla al cuore

Campo online: Triduo Pasquale

SUI PASSI DI GESU’… UN DESERTO NELLA CITTA’

VIVI CON NOI IL CAMPO 

GIORNO x GIORNO

dal 20 al 23 aprile 2011!!!


PROGRAMMA DEL CAMPO ONLINE!!! I LINK SARANNO AGGIORNATI GIORNO x GIORNO!!!

Mercoledì 20: Start, si parte! Sui passi di Gesù: un deserto nella città!

Giovedì 21: L’amore immenso di Dio!

“Esercizi” per la vita e per la celebrazione del pomeriggio

Venerdì 22: …e nella notte Dio c’è!

“Esercizi” per la vita e per la celebrazione del pomeriggio

Sabato 23: La Pasqua: un incontro che ti chiama alla vita!

Buona Pasqua a tutti e buon passaggio verso la vita: Tempo Pasquale, tempo di pietre rimosse! 

Sui passi di Gesù: un deserto nella città! – Triduo pasquale online e non solo!

Si può vivere un triduo pasquale nella piena consapevolezza di ciò che si sta per celebrare?
Quante realtà e situazioni, quante risposte di fede ci passano accanto lasciandoci a metà strada tra l’indolenza e la tiepidezza?

Eppure sotto i nostri occhi si compie il grande mistero dell’amore di Dio, di cui il triduo pasquale diventa la più alta manifestazione.

La Domenica  delle Palme è il grande invito liturgico: la lunga e solenne lettura della Passione del Signore Gesù, ci spinge a guardare la verità del dono, ci chiede di lasciarci interpellare da un amore totale, ci sollecita a non dare nulla per scontato.

Possiamo allora ignorare il dono?
Possiamo coglierne solo una piccolissima parte?
Possiamo far finta che con o senza Dio sia la stessa cosa?

Chi di noi sceglierà di vivere il Triduo Pasquale, sarà chiamato a non calpestare l’amore con la superficialità, a non usurpare il dono sprecandolo, a non ignorare quel momento immenso in cui ancora una volta il Signore si lascerà spezzare per la nostra salvezza.

Come fare?

La proposta che come Figlie di san Paolo vi facciamo è di vivere insieme un deserto nella città; di far in modo che questi giorni siano attesa consapevole della Resurrezione. Siete tutti invitati a camminare con noi “Sui passi di Gesù”, ad arricchire le celebrazioni liturgiche “ufficiali” con tempi personali di riflessione e preghiera dedicati a Dio.

Tutti in cammino, allora, giovani in modo speciale, per vivere con noi il campo on line:

Per chi ha meno di 30 anni e vive a Napoli o dintorni, può partecipare ai momenti di preghiera, riflessione e condivisione che vivremo insieme ad altri giovani.

L’appuntamento è mercoledì 20 aprile, alle ore 16.30 nella comunità Paolina di Viale dei Colli Aminei, 32/A.
Mercoledì vivremo un momento introduttivo e gli altri appuntamenti proseguiranno secondo programma da giovedì 21 a sabato 23 aprile dalle 9.00 alle 15.00.

Da chi partecipasse a questi appuntamenti “reali”, attendiamo conferme di partecipazione, per  organizzare eventuali spostamenti.

Per info e dettagli contatta:

sr. Mariangela Tassielli – 3408404419 m.tassielli@paoline.it
sr. Silvia Mattolini – 3293395223 suorsilvia@ymail.com


Scarica il programma:

per i giovani fino a 30 anni – semiresidenziale: Programma per giovani

per tutti – on line: Programma del campo on line


Parabolando – Speciale missione biblica giovani e Paoline – Messina/5

«Dal 25 al 27 marzo faremo una missione biblica a Messina, il tema sarà incentrato sulla parabola del Seminatore (Mc 4,3-20)». Queste parole ci furono dette, a me e ai giovani che frequentano gli incontri con le Figlie di San Paolo, da suor Silvia e suor Mariangela quasi due mesi fa. Le parole sono diventate realtà e con nel cuore la parabola del Seminatore, la voglia di esercitare il “nostro” carisma e tanta tanta fede, siamo così partiti realmente alla volta della Sicilia.
Il 25 marzo, il gruppo in partenza da Salerno, era formato da Claudia, di Roma, tre ragazze di Napoli, Dalia, Grazia e Margherita, e da me, Iacopo, Maria Rosaria e sr Mariangela di Salerno. La libreria delle Figlie di San Paolo è stato il nostro punto di partenza: abbiamo caricato insieme il pulmino con il materiale apostolico che ci sarebbe servito per la missione e con le nostre valigie e, dopo aver salutato le suore della comunità e aver chiesto e assicurato preghiere, alle 9.00 in punto, siamo partiti. Nel lungo viaggio verso Messina, ci siamo scambiati gli ultimi aggiornamenti per l’evangelizzazione, abbiamo ascoltato i CD con i canti che ci sarebbero serviti per l’animazione con i bambini e abbiamo preparato i rotolini con la Parola di Dio che avremmo distribuito durante quei giorni.
Siamo giunti all’imbarco del traghetto verso le 15.00 e solo allora abbiamo mangiato, ma non si è rivelata un’idea geniale in quanto, anche se il mare era calmo, il breve viaggetto ha procurato comunque qualche problemino di mal di mare! Dal canto mio, mi son sentita già in Sicilia quando la statua della Madonna della Lettera, situata all’entrata del porto di Messina, ci ha salutato da lontano.
Appena sbarcati sull’isola, la prima tappa obbligatoria è stata la Libreria Paoline di Corso Garibaldi. Lì abbiamo conosciuto le suore che vi operano e che ci stavano aspettando. Ho avuto modo di assaggiare, grazie alla loro premura, il mio primo cannolo siciliano DOC!

Rinfrancati dal viaggio, con suor Tommasina e suor Cettina, siamo arrivati alla parrocchia della SS. Annunziata, situata nella zona di Messina chiamata Camaro Inferiore. Li abbiamo conosciuto Padre Nino, il Parroco, il quale ci ha fatto visitare tutta la Chiesa, soffermandosi sulle stanze a nostra disposizione e sulla sala per la catechesi degli adolescenti, Padre Jean Pierre, un prete africano ospite della parrocchia e due seminaristi, Marco e Paolo.
Dopo aver scaricato il pulmino ci siamo preparatiper la Celebrazione Eucaristica delle 18.30. La Chiesa era piena di parrocchiani che hanno pregato con noi e per noi, specialmente nel momento del mandato missionario conferitoci dal parroco. A seguire, ci siamo subito preparati per l’incontro delle 19.40 con gli operatori pastorali, guidato da suor Mariangela, durante il quale abbiamo riflettuto su quanto l’incarnazione non sia prerogativa solo del Natale, in quanto è nella Pasqua che Cristo ha vissuto la sua umanità con tutto il suo dolore. Ci è stata data, inoltre, la possibilità di riflettere, attraverso un video, sul significato dell’amore: essere amati da Cristo al di fuori del tempo reale è solo un’utopia. Come possiamo noi rinnegare il corpo, la carne e il dolore se neppure Cristo in croce l’ha fatto?
Con lo scambio di idee finale, l’incontro è terminato nel migliore dei modi e siamo stati accompagnati presso alcune famiglie che ci hanno ospitato per la cena, tornando subito dopo nella chiesa parrocchiale per la preghiera della sera preparata da suor Cettina.
Al termine siamo stati accompagnati nelle famiglie che ci hanno ospitato per la notte. Ci siamo salutati verso l’una e alle 7.30 eravamo già in Chiesa per la colazione! La vita dei missionari ha sempre tempi mooolto stretti 😉
Alle 8.30 abbiamo animato le Lodi e alle 9.00 la Messa, terminata con l’esposizione del Santissimo: i parrocchiani, infatti, sono rimasti in preghiera davanti a Gesù Eucaristia per accompagnare la nostra evangelizzazione e noi, in contemporanea, abbiamo avuto una catechesi “privata” di suor Mariangela. Alle 11.00 siamo partiti, divisi in tre gruppi, per gli stand dislocati per le vie della parrocchia. Abbiamo distribuito a piene mani i rotolini della Parola di Dio… ricordate quelli che abbiamo fatto durante il viaggio? Ebbene li abbiamo distribuiti ai passanti invitandoli alla Festa della Parola che ci sarebbe stata la sera stessa in Chiesa alle 21.00. Alle 13.00 siamo tornati in parrocchia, abbiamo pranzato a casa dei nostri ospiti e alle 15.00 eravamo nuovamente in parrocchia per l’Adorazione Eucaristica. Alle 16.00 suor Mariangela, Dalia e Grazia hanno animato l’incontro con i bambini dai 5 ai 10 anni, facendoli divertire e preparandoli per la Festa, il resto del gruppo, invece, ha continuato il giro delle strade e delle case della parrocchia, offrendo la Parola di Dio e invitando tutti alla grande Festa della Parola. Alle 18.00 siamo tornati in Chiesa per animare i Vespri e poi ci siamo incontrati tra noi per precisare gli ultimi dettagli della Festa. In venti minuti siamo poi andati nelle famiglie, abbiamo cenato e siamo velocemente ritornati in Chiesa perché alle 21.00 sarebbe iniziata la Festa della Parola. Devo confessarvi che ero molto agitata e forse non me la sono vissuta al massimo, o almeno la prima parte, perché dovevo fare una testimonianza e potete ben capire che non è facile, anche se è bello. Ma procediamo con calma…
La Chiesa alle 21.00 era già piena e Dalia, la nostra coreografa , ha dato inizio alla Festa guidando i bambini in un ballo che ci ha inseriti nel clima della serata.
Dopo aver ricevuto la loro dose di applausi davvero meritati, i bambini più piccoli sono rimasti a cantare davanti all’altare e quelli un po’ più grandicelli hanno “SEMINATO” la Parola. I semi erano dei foglietti con una frase della Bibbia all’interno annodati con un nastrino, praticamente un rotolino gigante! Dal fondo della Chiesa, con un cesto colmo di questi “semi” particolari, sette bambini hanno percorso la navata centrale della chiesa donando i loro semi ai parrocchiani presenti. I bambini del coro, dopo una pausa di stupore – non si aspettavano di vedere i loro compagni “seminare” – hanno terminato con successo il canto del Seminatore intonato e interrotto. Io che ero accanto all’altare, vicina alla loro postazione, li ho visti questi bambini, ed è stato davvero emozionante. Dopo una pioggia di applausi i piccoli cantori si sono accomodati nei primi banchi… mentre io in contemporanea avevo la tremarella perché suor Mariangela mi stava presentando ai fedeli per la mia testimonianza. Terminato questo momento, abbiamo spento le luci iniziato il rito dell’Intronizzazione della Parola. Marco e Paolo, i due seminaristi, aprivano la processione portando due fiaccole, poco dietro loro Iacopo sorreggeva in alto una grande Bibbia dalla quale partivano cinque nastri, uno per ogni continente del mondo, portati ciascuno da una missionaria. Io e suor Tommasina chiudevamo la fila con altre due fiaccole. Al buio, in silenzio, pian piano abbiamo accompagnato la Parola all’altare, sono state accese le candele ai lati della Bibbia e l’incenso ai suoi piedi… proprio come dice il salmo 141 “Come incenso salga a te la mia preghiera”. Sono state riaccese infine tutte le luci ed è stato il momento della testimonianza di Claudia che ha “cantato” (infatti è una cantautrice) il suo incontro con il Signore, il suo rendersi conto di essere amata per quello che è, il suo sentirsi considerata come terreno buono. In quel momento mi sono davvero commossa, ma non potevo piangere perché sapevo che poco dopo la voce mi sarebbe servita per proclamare il brano evangelico che ci ha accompagnato in quei tre giorni.
Il bel momento di Festa e riflessione si è concluso, infine, con una preghiera finale preparata da Maria Rosaria e me. Un breve power-point con la proclamazione della Parola e poi il bacio della stessa, momento anch’esso pieno di significato. Dopo il canto finale ci siamo salutati e, dopo esserci dati appuntamento per il giorno successivo, ci siamo ricongiunti alle “nostre” famiglie per dormire. Prima di riposare però, ognuno di noi ha donato una copia di Il mio nome è Tecla, un libro sulla cofondatrice e Prima Maestra delle Figlie di San Paolo, alle famiglie che ci hanno aperto le case e il cuore. Un piccolo segno di riconoscenza perché non si dimentichino di noi missionari :-P. Il giorno successivo era domenica. Terminata la colazione in parrocchia, alle 8.30 e alle 11.00 le due celebrazioni eucaristiche festive ci hanno visti nuovamente all’opera: alla fine di ogni celebrazione, infatti, abbiamo donato ai fedeli un piccolo depliant con la parabola del Seminatore e una preghiera.
Tra la prima e la seconda Messa, per valorizzare il tempo a nostra disposizione abbiamo realizzato anche un incontro con gli adolescenti della parrocchia. All’inizio erano un po’ chiusi ma suor Mariangela è riuscita a coinvolgerli con una simpatica dinamica che doveva portarli a cercare di capire quale tipo di terreno fossero nella vita di tutti i giorni. Quanto buonumore, positività e quanta vita reale contenevano i biglietti usati per scrivere di che tipo di terra fosse fatto il loro cuore! Bellissimo!! Dopo la celebrazione delle 11.00 abbiamo sistemato il pulmino per il viaggio di ritorno, siamo andati a pranzare con i parrocchiani, ci siamo salutati calorosamente e via… verso casa. All’imbarco, l’ultima a salutarci è stata la Madonnina dorata e così, col cuore colmo di volti, storie, pieno di voglia di portare frutti per il 30, il 60 e il 100%, abbiamo affrontato il viaggio di ritorno.
È stato tutto bello, la comunità parrocchiale ha partecipato ad ogni momento e ci ha fatti sentire di casa. Cosa porto nel mio cuore? La grazia di aver potuto evangelizzare, i volti delle persone che si sono strette attorno a noi con affetto e anche quelli di coloro che hanno rifiutato il nostro annuncio. Tutto quello che ho visto e vissuto lo porto con me in questi giorni durante la preghiera, deponendolo ai piedi di Maria Regina degli Apostoli, conscia che Lei intercederà per tutti noi.

Chiara – Salerno

In breve:

«Vivere una “Missione” per me è sempre un’esperienza dai numerosi interrogativi: quante persone incontreremo? Saranno disposte ad ascoltare? Saremo all’altezza del mandato ricevuto? Cosa ci risponderanno le persone? Che impressione faremo?
Nonostante i tanti punti di domanda, mi sono messa in gioco e ho cercato di vivere pienamente i tre giorni di missione…
Incontri e dinieghi sono andati di pari passo, con alcune persone incontrate c’è stata l’apertura totale all’ascolto e alla voglia di capire il perché della nostra presenza, e dall’altra il rifiuto totale al colloquio…. Due aspetti opposti, ma due parti di una stessa medaglia che hanno ben fotografato la realtà del quartiere Camaro dove si è svolta la missione.

Tanti i ricordi impressi nella memoria e tante le dimostrazioni di affetto ricevuti in così poco tempo.
Alle volte sembra quasi irreale, ma il rapporto che si istaura in questi particolari momenti ha qualcosa di incredibile perché sembra che tutte le persone con le quali c’è stato anche solo per pochi secondi uno scambio di sguardi, sappiano chi sei.
Il tema della missione prendeva spunto dal Vangelo di Marco dove si parla del seme buttato in terra, e in qualche modo io mi sono sentita a tratti il terreno dove il seme cadeva, ma a tratti anche il seme che attraverso me il Signore gettava a chi era disposto a raccogliere.
Il momento più emozionante è rappresentato dalla serata vissuta insieme a tutta la comunità, sabato 26 merzo durante la Festa della Parola, momento che ha avuto il suo culmine proprio nel “trionfo” della Sacra Scrittura, è stato bello e davvero emozionante sentire il silenzio che si è creato tra chi aspettava quasi con stupore l’ingresso e l’intronizzazione della Parola. La chiesa piena di persone, fino a pochi momenti prima aveva come sottofondo il “vocio” dei presenti, ad un tratto si è ammutolita dinanzi all’ingresso di ciò che per tutti noi rappresenta la luce: la Parola di Dio.
In questi giorni, tutto è stato all’insegna della provvidenza, tutto all’insegna di quanto il Signore ha voluto mandare.
E anche questa volta Dio è stato generoso, a dispetto di quanto raccolto nell’impressione iniziale, le persone incontrate ci hanno regalato tanto, è stato un dare reciproco, da parte nostra nei confronti di chi ha deciso di fidarsi e di ascoltarci e da pare delle persone che fidandosi hanno condiviso con noi esperienze di vita e di fede.
Esperienza meravigliosa, intensa, che non può non lasciare il segno.
Grazie Signore, grazie per lo stupore, per la generosità, per la presenza e per la fiducia.

Maria Rosaria – Salerno

 

« “Il seminatore uscì a seminare”…
… e se posso “osare”, è con questa consapevolezza nel cuore che ogni GEP (Giovane Evangelizzatore Paolino) è uscito ad evangelizzare a Messina, dove si è svolta la missione paolina dal 25 al 27 marzo scorsi. In questi pochi (purtroppo) giorni, abbiamo sperimentato l’accoglienza affettuosa, la disponibilità e l’ospitalità della comunità della SS. Annunziata che ci ha aperto il cuore aprendoci concretamente le porte delle proprie case e, seppure in pochi giorni si è creato un bel clima, una bella atmosfera che ha trovato il suo culmine attorno alla Parola! Parola annunciata, “seminata”, condivisa, che ha solcato in maniera diversa le storie di ciascuno di noi…
Ripartiti sicuramente più ricchi e felici, accompagnati dalla preghiera e dal calore dei nostri nuovi amici, speriamo che i piccoli semi di Parola possano diventare strumenti di vita nuova per la vita di ciascuno di noi.
Spero che le nostre strade si incrocino nuovamente……
…a tutti buon cammino!

 Grazia Trecase (NA)

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RAGAZZI & DINTORNI – Marzo 2011 – Dossier Pietà

GUIDATO DAL CUORE

di Cecilia Salizzoni

È un film duro quello che proponiamo, un film che mette in scena un mondo spietato, arcaico e feroce, dove l’umanità sembra non riuscire a farsi strada e a trasformarsi in cultura condivisa; dove anche la religione non supera lo stadio della superstizione, e i bambini assimilano e ripetono i modelli degli adulti.
Io non ho paura, il film che Salvatores parte proprio da questa spietatezza infantile che fa il verso al mondo circostante, mettendo in scena una gara di bambini e l’imposizione di un pegno sessualmente umiliante alla bambina arrivata ultima. Subito, però, presenta anche l’obiezione a questo mondo, nella figura del protagonista Michele, 10 anni, ricci neri e volto sensibile come di cerbiatto, che prova pietà e si offre lui in cambio.
Il racconto che segue lo vedrà ripetere più in grande e in profondità lo stesso gesto verso il coetaneo, che scopre in fondo a una buca nel terreno, dove è tenuto prigioniero dai «grandi» che lo hanno rapito per chiedere un riscatto.
In fondo a questa buca scavata nella terra di un non precisato posto del profondo Sud, è incatenato appunto un bambino che ha la stessa età di Michele, ma sembra il suo opposto, biondo e chiaro di carnagione com’è, settentrionale di Milano: Filippo.
Quando Michele lo scopre, cercando gli occhiali che la sorellina ha perso nella corsa all’inizio del film, non capisce che cosa sia, perché fuori il sole è accecante, ma nella fossa è buio; Filippo è imbrattato di fango e sporcizia, ed è coperto da un telo. La prima volta vede solo un piede; poi una specie di «zombie» che lo terrorizza, e finalmente un bambino, esattamente come lui. Michele non solo ritorna alla fossa con acqua e pane acquistato con i propri risparmi, ma vi scende dentro e porta fuori, sulle proprie spalle, il bambino traumatizzato, perché riesca a convincersi di essere vivo.
«I grandi», invece, cooperano alla morte di quel bambino: manovalanza accecata dalla miseria e dal miraggio di nuovi stili di vita che i media diffondono anche in quest’angolo remoto d’Italia, come il padre di Michele; oppure vittime di una cultura maschilista, come la madre, che subisce e può solo farsi promettere dal figlio che, da grande, se ne andrà via di lì. Michele stesso, mosso dal desiderio di un’automobilina che un compagno di giochi ha ricevuto dallo zio d’America, metterà a repentaglio la vita di Filippo, rivelando il suo segreto a quel compagno che, prima, preferirebbe non sapere e, poi, vende il segreto a uno dei guardiani di Filippo, per guidare una macchina vera.
Allora le cose precipitano e, mentre Sergio, l’organizzatore milanese del sequestro, convince «i grandi» che il bambino è da eliminare perché sa troppo e le forze dell’ordine sono ormai vicine, Michele rischia di finire ammazzato dal padre, pur di far scappare Filippo.
Salvatores imposta la struttura espressiva del racconto sui contrasti tra la potenza della luce naturale saturata dall’oro dei campi di grano, e l’ombra della notte che dentro la fossa diventa perenne; tra la bellezza del paesaggio e il trogloditismo degli uomini che lo abitano.
Michele è un bambino che non ha paura di affrontare l’oscurità che lo circonda; a differenza degli altri tiene gli occhi aperti e vuole vedere fino in fondo.
La chiave espressiva dominante suggerirebbe di utilizzare il film per il dono dell’intelletto; tuttavia lo sguardo del protagonista è guidato dal cuore, un cuore che egli nutre e rafforza quotidianamente nel dialogo interiore, che gli permette di riconoscere l’altro come «uguale» a sé, e di farsene carico fino quasi al dono della propria vita.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Marzo dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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CATECHISTI PARROCCHIALI – Marzo 2011: Un dono di amore

TIMELINE: UNITI E DIVISI DALLA LINEA DEL TEMPO

di Marco Sanavio

Nel 1985 fu Robert Zemeckis a riaccendere la fantasia del mondo sui viaggi nel tempo con l’intramontabile Ritorno al futuro.
Prospettiva interessante: scorrere avanti e indietro nel tempo, rendendo reversibile ciò che, di solito, scorre solamente in un verso.
Non risulta, fino a oggi, che a qualcuno sia venuto in mente di girare un film che riporti personaggi contemporanei ai tempi di Gesù; potrebbe essere, però, un’idea carina per realizzare un video in parrocchia in vista della Pasqua, ad esempio.
In molte località esiste già la tradizione della Via crucis vivente, si potrebbe chiedere a un gruppo di adulti di far rivivere i diversi personaggi coinvolti nella passione e, poi, far transitare in mezzo a loro i nostri ragazzi, chiedendo di descrivere ambienti, sensazioni, scene e, nel caso avessimo la disponibilità di persone preparate, di realizzare anche qualche intervista agli attori della Via crucis.
Se questa prima ipotesi non ci sembrasse percorribile, potremmo verificare l’utilità di realizzare una linea del tempo casalinga, ponendo alcune domande sulla storia della salvezza:
• Mosè viene prima o dopo Noè?
• Sapresti collocare il periodo in cui è vissuto Abramo?
• Viene prima il regno di Davide o la deportazione in Babilonia?
Partiamo dalla soluzione più semplice: un cartellone rettangolare sufficientemente esteso in lunghezza e foglietti colorati. Potremmo scegliere i gialli per le persone (es. re Davide), gli azzurri per gli eventi (es. deportazione a Babilonia) e gli arancioni per i luoghi da segnalare.
Potremo poi consegnare ai ragazzi alcune schede relative a personaggi ed eventi biblici, chiedendo di riportare avvenimenti, persone e date sui foglietti colorati, e poi di collocarli nella linea temporale che avremo già provveduto a graduare con tacche di 50 o 100 anni l’una.
Il prodotto finale sarà una linea orizzontale punteggiata di foglietti che racconterà la cronologia della storia della salvezza.
Per chi avesse dimestichezza con i bit, sarà possibile realizzare una timeline elettronica, utilizzandola sia negli incontri di catechesi sia rendendola disponibile per la fruizione domestica dei ragazzi.
Le timeline elettroniche ci consentiranno di sperimentare un’interattività utile e piacevole nel rapportarci con la cronologia di eventi e persone che hanno abitato la storia della salvezza.
Ad esempio in http://www.timerime.com sarà possibile inserire immagini e informazioni che si renderanno disponibili al passaggio del mouse.
In queste applicazioni online la dimensione di gioco è quantomai necessaria, perché rende interessante l’approccio didattico e stimola la curiosità dei ragazzi.
Per completare l’approccio pastorale a questo curioso strumento, potremmo proporre al gruppo di catechesi un’attività sulle proprie radici, collocando su linee del tempo cartacee oppure elettroniche la storia della famiglia, fino a quando risulti possibile ricostruirla.
Varianti curiose possono essere quella di realizzarla con foto di famiglia o con disegni che rappresentino, anche con raffigurazioni fantasiose, antenati e dimore del passato. Oppure realizzare un giornale murale che rappresenti gli ultimi 200 anni e cercare di raccontare la storia di ciascuna famiglia dei ragazzi nella stessa timeline.
Questa proposta apre la strada per leggere con i ragazzi la genealogia di Gesù (Mt 1,1-16 e Lc 3,23-38) e spiegare loro come la lunga sfilza di nomi sia funzionale per collegare l’Emmanuele con la storia del popolo ebraico ed evidenziare la sua natura messianica.

Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi  nel numero di Marzo di Catechisti Parrocchiali

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RAGAZZI & DINTORNI – Marzo 2011 – Dossier Pietà

LA «PIETÀ» NEL WEB

di Alessia Cambi

Lo Spirito di Pietà, nel linguaggio biblico, si riferisce ai rapporti della persona con gli altri, soprattutto ai legami familiari e a quelli di aiuto reciproco, efficace e fedele.
Nella relazione con Dio indica l’amore misericordioso di Dio per noi e l’amore filiale che si manifesta in un culto amoroso. Dall’amore per Dio deriva l’amore fraterno che imita la bontà di Dio e la sua sollecitudine per i poveri.
Internet, spesso, può distrarci e disperderci, perché nel web non si trova ciò che si cerca o non si riesce a fare ciò che ci si è prefissati (come costruire una pagina web, crearsi un contatto in un social network e avere successo, nel senso che i nostri ragazzi interagiscano subito con noi, ecc.), o perché ci si lascia attirare dalle tante suggestioni che offre. E capita che lo strumento, che dovrebbe servirci per stabilire rapporti significativi, ci impedisce, invece, di incontrare l’Altro e gli altri.
Il retto uso delle cose è una dote importante quando si smanetta con i mezzi multimediali; se non ci si educa alla rettitudine, si rischia di utilizzarli male o di considerarli strumenti «del maligno». Spesso siamo noi che, non sapendoli adoperare bene, ne facciamo, o induciamo a farne, un uso errato.
Tuttavia la stessa rete ci fornisce buone opportunità per utilizzarli in modo corretto: la Chiesa, ad esempio, attraverso i documenti che elabora, si fa vicina ai cyber catechisti, per aiutarli nella comprensione e nella riflessione sugli strumenti multimediali.
Chi, in questo campo, è ancora inesperto, può farsi aiutare dai ragazzi del gruppo, così si sentiranno valorizzati, o può unirsi agli altri catechisti e fare formazione insieme, condividendo doni e talenti di ciascuno. Anche farsi aiutare è una forma di accoglienza e di valorizzazione degli altri. L’accoglienza anche nella rete è un fattore importante.
In rete, inoltre, ci sono tante possibilità per aiutare gli altri o farsi dare una mano: associazioni, onlus, parrocchie che fanno appelli per promuovere le loro iniziative sociali e di volontariato. Voi potreste fare lo stesso per i progetti ideati nelle vostre comunità.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Marzo dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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