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RAGAZZI & DINTORNI – Maggio 2010 – Dossier Cittadinanza

Vangelo di Strada

di Alessia Cambi

L’annuncio del Vangelo entra in città, lì dove abita la gente, tra strade e palazzi, chiese e scuole.
Ed è per questo, soprattutto tra le modalità della pastorale giovanile, che non stupisce sentire parlare proprio di
“evangelizzazione di strada”.
Di che cosa si tratta?
È quell’insieme di iniziative e proposte di gruppi di cristiani che annunciano la parola di Dio sulle piazze, in spiaggia, in discoteca e al pub e in tutte quelle occasioni al di fuori delle “normali” riunioni ecclesiastiche tradizionali.
Gesù invita i suoi apostoli a “scendere a valle”.
È bello rimanere nella sicurezza degli ambienti parrocchiali, tra gente che ha scelto di vivere la medesima fede, ma come catechisti ed educatori siamo chiamati a uscire dalle sacrestie e andare là dove si ritrovano i ragazzi e i giovani.

Ad andare in città per portare il Vangelo. Forse è questo che significa testimoniare la fede nel mondo di oggi.

Il prossimo appuntamento di “evangelizzazione di strada” organizzato dalle Figlie di San Paolo è per il 15 – 16 Maggio a Salerno, per ulteriori informazioni visitate la sezione “iniziative” del sito.


Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.


Per vedere il sommario di Ragazzi & Dintorni clicca qui

Per info e abbonamenti:



Quando la Pasqua non finisce…

E anche questa volta i giorni di festa sono finiti! Si torna alla normalità, alla consuetudine, alla routine… per qualcuno sarà un “gran peccato” e per qualcun’altro sarà un “per fortuna”, ma di oggettivo c’è che Pasqua, Pasquetta e tutto ciò che comportano sono ormai “passato”. Se però dopo Natale, tutte le feste sono portate via dall’Epifania, questa volta non è così! Con la Pasqua si spalanca davanti a noi uno dei più straordinari momenti di quell’anno che noi cristiani definiamo liturgico… già liturgico… perchè segnato da azioni di vita, opere, scelte, discernimenti che della Vita diffondono il profumo ovunque… per questo lo chiamiamo “liturgico”. E se di vita possiamo parlare per 365 giorni all’anno, quando, con la Pasqua varchiamo le soglie del prezioso TEMPO PASQUALE allora la vita, diventa un imperativo forte. Non una vita cercata per sbaglio, ma una vita desiderata, cercata, ottenuta attraverso scelte concrete dettate dall’amore, dalla gratuità, dall’audacia del dono e dalla fermezza della determinazione.

Il tempo pasquale diventa una sorta di spartiacque tra chi la Pasqua l’ha vissuta come abitudine e coloro per i quali è stato un reale passaggio da situazioni di morte, di chiusura, di non perdono, di non condivisione, di non accoglienza a scelte segnate dall’apertura, dalla riconciliazione, dalla fiducia rinnovata, dalla stima, dalla voglia di ricominciare, dalla capacità di non arrendersi, da possibilità date nuovamente a se stessi e agli altri, dal perdono, dall’amore, dal superamento dei propri bisogni e desideri da appagare a tutti i costi, da passi concreti… praticamente, dalla VITA!
E di fatto, il profumo che attorno a noi dovrebbe diffondersi è profumo di vita, perchè dalla Vita siamo stati raggiunti e dalla Vita
siamo stati cambiati.

La notte di Pasqua è la celebrazione della vittoria della vita; è passaggio tra le difficili e pericolose acque del vivere ordinario; è esodo da un mondo solo umano a orizzonti più ampi, meno costringenti e paradossalmente più difficili da gestire. Anche noi siamo chiamati a vivere il nostro personale esodo, vigili, indossando i calzari delle nostre personali fragilità. Nella notte di Pasqua l’oscurità viene definitivamente dissolta dal Signore Risorto che su tutta la storia e sull’intera creazione rinnova la sua Promessa d’amore.
Ma solo ognuno di noi, nei suoi piccoli grandi sì, potrà permettere al Risorto di penetrare con la sua luce le tante forme di oscurità e di morte che segnano la nostra vita per dissolverle definitamente.

Sia questo il nostro Sì alla Vita scaturita dalla morte!
Sia questo il nostro Sì al Signore crocifisso e Risorto!
Sia questo il nostro Sì di cristiani che hanno sperimentato e accolto!
Sia questo il nostro Sì definitivo che dona a questi prossimi 50 giorni l’intenso profumo della vita e di una vita riconciliata, salvata, amata, donata per amore!

Auguri a tutti e buon tempo Pasquale!

sr. Ma’

Buona domenica!

Alcuni Magi
vennero da oriente a Gerusalemme e dicevano:
Dov’è colui che è nato,
il re dei Giudei?

Dal Vangelo secondo Matteo (Mt 2,1-12)
EPIFANIA DEL SIGNORE -Anno C-

 

La parola a…
don Tonino Lasconi

Il racconto dei Magi non è una cronaca da conoscere o, peggio, una favola per far sognare i bambini, ma un messaggio per la nostra vita: nel paese della fede non si è mai arrivati, si è sempre con le valigie in mano, pronti, come i Magi, a vedere la sua stella e a partire per adorarlo.
Non a mani vuote, ma con oro, incenso, e mirra.

Oro
L’oro è una fede ripulita da tutte le pesantezze del “si è fatto sempre così”, delle convenzioni che spesso hanno sostituito le convinzioni.
Oggi, per essere credenti “lieti e fieri”, c’è bisogno di una fede forte, nutrita da convinzioni robuste, capaci di confrontarsi con i problemi e le situazioni inedite che la vita pone davanti.

Incenso
L’incenso è una sostanza che dimostra la sua utilità quando, bruciato, espande il suo profumo. Finché sta chiuso nella scatola non serve a niente. Così è della fede. Finché sta chiusa dentro le persone, o nelle chiese, serve a poco.
Il Signore ce la dona per rendere manifesta a tutti la sua gloria che vince le tenebre che ricoprono la terra, e dirada la nebbia fitta che avvolge i popoli.
Compito dei cristiani “Magi” è quello di manifestare il disegno di Dio. 

Mirra
Per quanto se ne sa, la mirra era un profumo forte, dal sapore acre. I padri della chiesa l’hanno considerata simbolo della passione. Noi possiamo intenderla proprio come la fatica non facile di rinnovare la nostra fede, per farla diventare oro che impreziosisce la nostra vita, incenso che la rende capace di spandere il suo profumo, mirra, coraggio, che la fa essere pronta a portare la testimonianza in modo limpido ed efficace anche tra le persone che appaiono meno disposte ad  accoglierla.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Cerchiamo

 

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Proprio nel silenzio… c’è!

 Vorrei scrivere in poche righe tutta la straordinaria poesia del Natale… poesia che si ripete sempre costantemente ogni anno nello stesso periodo. Vorrei, ma non posso e non perchè non riesca a sentirla, ma semplicemente perchè scelgo di non voler dimenticare tutte quelle situazioni in cui di poesia c’è poco.
L’associazione di idee vi sta portando alle tante zone di sofferenza, di morte, di fame? A me, no!
Qualcuno mi direbbe che almeno per oggi potrei godermela… vero! In fondo cosa cambia? Il solo pensiero non muove la storia. Ma forse un pensiero condiviso potrebbe iniziare a rendere le posizioni personali meno indolenti e apatiche.
Quando ho scelto di lasciarmi trasformare in “sorella” (è questo che in fondo significa essere suora!) l’ho fatto anche perchè “qualcuno” mi ha detto che, per uno strano effetto di quella che noi cristiani chiamiamo Grazia, avrei sentito vibrare nel mio cuore, con straordinaria forza, le ansie, le preoccupazioni, le sofferenze interiori e le speranze
di tutti coloro, miei fratelli e sorelle, che erano alla ricerca di un senso per cui vivere, credere, amare, semplicemente esistere.
Oggi, allora, forse proprio grazie a quel sovrumano effetto della Grazia, non riesco ad accogliere questo Natale, scrollandomi di dosso, tutto quello che questa porzione di storia che stiamo vivendo porta con sè… non faccio elenchi, sarebbero superficiali e banali… ognuno ci metta del suo e si sforzi di mettere anche quello che sta vivendo il proprio vicino di casa, l’amico, il fratello o la sorella… i genitori…

Dio dove sei? E’ questa la domanda che tante volte si alza e scuote la storia di chi dice di credere… Quanti bambini sono morti questa notte, eppure Gesù è nato! In quanti sono rimasti freddi e distaccati di fronte all’augurio di un Buon Natale in cui non credono più? Eppure il Natale è accaduto seriamente! Il Verbo si è fatto carne dicono i credenti… ma in quanti sono in grado di capire la reale portata di questo annuncio la cui potenza potrebbe realmente scuotere il cosmo?
Dio si è fatto uomo perchè l’uomo impari ad amare con il cuore di Dio… quanta poesia e quanta realtà c’è in tutto questo? Amare come Dio significa vivere, scegliere, essere ci
ò che lui è stato per noi… Ma quanto Dio amante c’è nelle nostre scelte? Quanto si vede di Dio in ciò che diciamo, scegliamo e costruiamo ogni giorno?

Natale non è ricordo di un evento passato: Natale è ancora evento che accade nella vita di chi il proprio Sì lo pronuncia con la forza di lacrime e sogni, di amore e di fiducia, di speranza e delusioni… Natale è Dio presente anche nell’invisibile, nel non senso, nella notte, nella paura, nella morte… Natale è quando nulla di ciò che vediamo ci appaga il cuore. Natale è! Dio è! Perchè lui  nella notte nasce, nel peccato salva, nella povertà vive, nell’umana fragilità si consuma fino alla morte.

E tutte le volte che a pugni stretti e trascinando la vita gli chiedo: perchè, fino a quando, dove sei? La sua risposta è sempre e solo una: Io salvo la storia nel silenzio: silenzio della notte, dell’attesa, della fiducia, dell’invisibile… nel silenzio io ho creato il cosmo; nel silenzio mi sono fatto uomo, nel silenzio ho salvato la storia, nel silenzio amo e salvo te!

Buon Natale a tutti, allora… A tutti coloro che accettando la sfida dell’invisibile e del silenzio, lasciano che il Natale possa continuare ad accadere ogni giorno, nella ferialità entusiasmante o faticosa del vivere e del credere.

Buona domenica!

The Saints Fran Angelico

“Rallegriamoci tutti nel Signore
in questa solennità di tutti i Santi:
con noi gioiscono gli angeli
e lodano il Figlio di Dio”

Antifona d’ingresso
SOLENNITA’ DI TUTTI I SANTI

 

La parola a…
Paolo Curtaz

La santità che celebriamo,in verità, è quella di Dio e avvicinandoci a lui ne siamo prima sedotti, poi contagiati.
La Bibbia parla spesso di Dio e della sua santità, la sua perfezione d’amore, di equilibrio, di luce di pace. Lui è il Santo, il totalmente altro ma, ci rivela la Scrittura, Dio desidera fortemente condividere la sua santità con il suo popolo.
Dio ci vede già santi, vede in noi la pienezza che noi neppure osiamo immaginare, accontentandoci delle nostre mediocrità.
Scriveva un grande letterato francese: non c’è che una tristezza, quella di non essere santi. Quant’è vero!
Il santo è tutto ciò che di più bello e nobile esiste nella natura umana, in ciascuno di noi esiste la nostalgia alla santità, a ciò che siamo chiamati a diventare: ascoltiamola.
Tiriamo giù dalle nicchie i fratelli santi, riportiamoli nella quotidianità della nostra vita, ascoltiamoli mentre ci suggeriscono i percorsi che ci portano verso la pienezza della felicità.
I santi non sono persone strane, uomini e donne macerati dalla penitenza, ma discepoli che hanno creduto nel sogno di Dio.
Il santo non è uno nato predestinato, uomini e donne come noi, si sono fidati e lasciati fare da Dio.
I santi non sono dei maghetti operatori di prodigi: il più grande miracolo è la loro continua conversione.
I santi non sono perfetti e impeccabili, ma hanno avuto il coraggio, che spesso noi non abbiamo, di ricominciare, dopo avere sbagliato.
I santi non sono dei solitari: dopo avere conosciuto la gloria e la bellezza di Dio, non hanno che un desiderio: quella di condividerla con noi.
Chiediamo ai santi un aiuto per il nostro cammino: Pietro ci doni la sua fede rocciosa, Francesco la sua perfetta letizia, Paolo l’ardore della fede, Teresina la semplicità dell’abbandonarsi a Dio. Così, insieme, noi quaggiù e loro che ora sono colmi, cantiamo la bellezza di Dio in questo giorno che è nostalgia di ciò che potremmo diventare, se solo ci fidassimo!

 

…e per riflettere puoi scaricare: Lasciar trasparire Dio

 

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lo scoraggiamento… :-(

 E ieri mi sono imbattuta in questo:

“Il più grande tra gli scogli è lo scoraggiamento.
Vi sono motivi umani e soprannaturali di fiducia.
Il passato, anche il più infelice,
può diventare elemento di costruzione per un futuro lucente…
Considerate Pietro! Pensate a Paolo! Guardate ad Agostino…”

…e sinceramente penso a me, alla mia storia, alle fatiche, alle ferite, alle delusioni, a ciò che la vita mi ha negato e non mi ha dato… Arriva un giorno in cui ti dici: e allora? Questa non sono IO, è solo il mio passato, è una parte di me. Ignorarlo? Inutile. Nasconderlo? E’ da stupidi! Affrontarlo? E’ da paura!

ascoltoFarà indubbiamente paura ma, in fin dei conti, è la sola cosa giusta da fare: affrontarlo, riconciliarsi, mettere un punto e imparare a guardare con occhi nuovi e cuore aperto e grato, per scoprire tutto quel bene nascosto che pur esiste oltre la sofferenza. Mi potrete dire: “E se non ci fosse? Se la vita avesse solo preso, senza mai dare?”. Possibile! Chi potrebbe negarlo… E allora si può scegliere comunque chi essere per il futuro: se continuare a essere per gli altri persone che tolgono perchè a loro è stato tolto o che donano ciò che essi stessi non hanno ricevuto… Scegliere: questa è nostra vera possibilità di vivere!

Oggi penso al giorno in cui con il cuore in lacrime ho detto: “Basta! Da questo momento le cose devono cambiare, costi quel che costi!”. E allo scoraggiamento, come vero e proprio ostacolo al vivere pieno, ho scelto di rispondere con la voglia di sperare, di credere, di investire energie nella fiducia verso me stessa, gli altri, il mondo e Dio.

Si può sbagliare ancora? Sì! Ma si può anche ricominciare…

Si può cadere e farsi tremendamente male? Sì! Ma ci si può anche rialzare e farsi curare…

Si può notare che tutto il mondo mi sta contro e che alla fine di mezzo ci vado sempre io? Sì! Ma si può anche pensare che la mia è solo una prospettiva possibile…

Ma a questo punto ci si può anche chiedere:
“Si può credere che ognuno di noi può fare la differenza, nella propria vita e sul mondo?”

 

Il mio gruppo: tenda o prigione?

 

“Il gruppo lo frequento… è chiaro! A volte è una tenda speciale! Se lo guardi da fuori ti sembra grande, spazioso, poi se ci stai dentro ci sono volte in cui diventa stretto… Non so… sarà perchè c’è sempre qualcuno che ne sa una in più di me, che la vuole sempre vinta… certe volte stringe, ma senza di voi ragazzi… non riuscirei neppure ad alzarmi la mattina”.

E per te? Cos’è il gruppo? Tenda o prigione?

 

Obbedienza e libertà…

In questi giorni mi è capitato più volte di parlare di obbedienza… di libertà, di possibilità e di impedimenti, e così ho pensato che una riflessione ad alta voce sarebbe stata una buona occasione per riflettere, per provocarmi in prima persona, per provocare in generale e magari per ricevere da voi ulteriori spunti di riflessione.

Quando comunemente si pensa all’obbedienza non si fa altro che riportarla a gradi di oppressione, di annullamento delle proprie idee o, qualcuno dice, della personalità; la si correlaziona a situazioni gerarchiche: accademie militari o affini, rapporti genitori-figli o docenti-studenti e come si può non pensare ai conventi dove, sacro e santo, vige il voto di obbedienza.

Mi sta bene tutto, ma come suora, pensare all’obbedienza mi interroga… e mi interroga su più fronti! Oggi poi che all’obbedienza si accosta di tutto: corresponsabile, intelligente, condivisa e chi più ne ha più ne metta, il sussulto interiore è ancora più forte!

A scatenare tutto questo è stato un semplice e innocente dubbio che mi è stato posto da una persona durante una conversazione: “Mi chiedo, mi ha detto, se potrò mai sottostare a qualcuno, obbedirgli?”. Sottostare e obbedire… queste parole continuano a rimbalzare nella mente e nel cuore… e mi chiedo: Sono sinonimi? Lo sono sempre? Ci sono occasioni, situazioni, personalità per cui obbedire non è sottostare? E poi mi dico: “In fondo a obbedire è la prima cosa che impariamo a fare, ma poi è anche la prima che dimentichiamo, crescendo”… Eppure obbedire rende forti, tempra il cuore, abitua a scegliere, a dare priorità. La prima cosa che, nascendo, la vita ci insegna è a rinunciare, a non poter avere tutto ciò che desideriamo… e per quanto possiamo sbattere i piedi a terra, ci viene subito insegnato a metterci in sintonia con una storia che è stata prima di noi e sarà anche dopo di noi… una storia che non è noi, anche se noi possiamo costruirla, cambiarla, renderla più bella o più brutta.

Se obbedire corrisponde a sottostare, allora in linea teorica, dovrei dare ragione a chi, con estremo pessimismo, teorizza l’impossibilità per l’uomo di essere libero. Rispetto a questo binomio crolla tutto il resto e vige, come eterno vincitore il freddo meccanicismo della storia che corre con una sua velocità propria e a cui noi non possiamo fare altro che adeguarci, sottostando… Dicevano gli stoici, tanto tempo fa, che in fondo ci resta comunque una libertà: possiamo fare come un piccolo cagnolino che, legato a un carro in movimento, può scegliere se seguire docilmente l’andatura del carro, con meno sforzo, o recalcitrare tentando di modificare inutilmente, ma con tutte le forze il percorso. Certo come quel cagnolino possiamo scegliere anche noi se chinare il capo rispetto a una cieca obbedienza alle situazioni della storia o tentare di cambiarne il corso, inutilmente. Possiamo scegliere… ma vi basta questa libertà?

In giro troppe volte si sentono frasi, di matrice cattolica purtroppo, che rispetto a situazioni di sofferenza, di litigiosità, di gelosia, di incomprensione e a volte di contro testimonianza, mettono in mezzo la volontà di Dio, la Provvidenza o altro di simile. E non poche volte si aggiunge, “Beh se è successo, lo voleva Dio?” E così facendo non solo affranchiamo l’uomo dalle sue precise responsabilità, anche morali, ma togliamo a Dio la sua più intima caratteristica: la bontà (però mica male per essere solo creature!!!).

Allora ripeto: vi basta veramente questa libertà? A me personalmente no!

Le sento già le voci di chi da anni mi chiama sognatrice, utopica, idealista! Ma non so quanto la storia abbia realmente bisogno di queste voci… Perché infondo il nostro presente, fatto di tante piccole o grandi conquiste, lo hanno generato altrettanti sognatori, utopici, idealisti.

Credo che la domanda più giusta, da porsi quotidianamente sia: Chi Sono? E chi voglio essere? Chi sono chiamato a essere? E quanto sono disposto/a a pagare?

L’obbedienza alla storia, alle situazioni, alla vita è la vera grande obbedienza, forse la più faticosa, perché a volte arriva inesorabile e sembra non darci il tempo neppure per respirare… Ma in fin dei conti è anche la vera maestra di vita: è grazie a lei che possiamo imparare la vera libertà, quella del cuore, della mente, di una volontà che giorno dopo giorno impara a lasciarsi plasmare… plasmare ho detto, non alterare. L’oro plasmato, lavorato, diventa prezioso, molto più prezioso di un semplice lingotto. L’oro lavorato, forse sarà un po’ più imperfetto, ma proprio l’appartenere a qualcuno lo renderà ancora più prezioso, quasi unico.
Allo stesso modo l’obbedienza, la capacità cioè di ascoltare e di aderire con il cuore a una situazione, ci libera, ci rende leggeri, ci impreziosisce. Non si tratta di dire dei sì senza sapore e senza responsabilità, anzi!

Obbedire è scegliere liberamente di dare valore ad altro oltre me stesso/a.
O
bbedire è non lasciarsi sbattere dai venti, ma usare sempre e comunque la coscienza.
Obbedire è restare trasparenti nel cuore, sapendo di aver fatto tutto il possibile, accettando che altri possano avere ragione.
Obbedire è attendere pazientemente, facendo in modo che il futuro, arrivando, possa ancora trovarci svegli, pronti e capaci di rispondere.

Obbedire non è scomparire, ma diventare trasparenti. Non è andare via, ma restare anche se in silenzio. Obbedire è ascoltare, aprire il cuore, crescere nella fiducia.
E anche nel momento in cui qualcuno o qualcosa dovesse costringerci in vie buie, obbedire è restare vigili nella coscienza, sapendo che un cuore libero e riconciliato, può far luce anche nelle tenebre più oscure.

Obbedire, in fondo è essere come lui! Obbediente fino alla croce, libero anche nella morte… perché amato!

Abbraccio_croce

In memoria di lei…

Pensare al mio incontro con Maestra Tecla è ricordare uno dei giorni più intensi e decisivi della mia vita. Da quel 24 luglio ho iniziato a ricordare, a contare i giorni, a dare un senso prezioso a ogni singolo giorno, momento, attimo che passa tra le mie mani. Era il 1991!  Continua a leggere In memoria di lei…

E… oggi siamo in 5!

giovani

Dicono che i grandi risultati si raggiungono con la forza dei piccoli passi. Se il GEP vivendolo, pensandolo, credendoci ha sapore di futuro, allora la sua forza inizia dalla risposta e dall’impegno che i primi 5 giovani hanno promesso proprio lo scorso 25 gennaio 2009 – giorno in cui la Chiesa Universale celebra la conversione-chiamata di san Paolo, durante uno dei weekend di formazione e spiritualità per giovani, che si vivono ogni mese nella comunità delle Figlie di san Paolo di Salerno.

Nulla è un caso quando di mezzo ci sono le vie di Dio, quando si sceglie di vivere la propria fede come dono da accogliere e condividere, quando si promette di spendere le proprie forze ed energie perchè la fede possa essere illuminata dalla preghiera, dallo studio, dal confronto. Tutto smette di essere occasione e inizia a essere impegno quando il modello è san Paolo, la santità cui si aspira è la conformazione a Gesù e lo stile di carità è quello di ascoltare la fame e sete di verità che popola il cuore dei nostri contemporanei, dei giovani di oggi verso cui ogni GEP è spinto ad andare, attraverso ogni forma che la comunicazione offre.

La comunità delle suore Figlie di san Paolo di Salerno, infatti, accogliendo la richiesta avanzata da un piccolo gruppetto di giovani circa un anno fa, ha proposto la nascita di un gruppo, i GEP appunto (Giovani Evangelizzatori Paolini), che, sulla scia di san Paolo, vivessero la loro età come camin cappella... chiamati a impegnarci in prima persona!mino di scoperta di Dio nella propria vita, di maturazione umano-spirituale e quindi di condivisione con altri giovani della propria esperienza di Dio. Tutto questo ha permesso oggi, ai primi cinque giovani di impegnarsi in prima persona per Dio e per gli altri, dando un senso e un valore specifico alla loro vita di giovani alla scoperta della volontà di Dio qualunque essa sia…

L’augurio con cui accompagnamo ognuno di loro è affidato proprio al numero 5… sapranno essere nella loro vita cristiana 5 pani? Accolti, benedetti, spezzati e donati?
Se sì, avranno modo di scoprire una pienezza che supera ogni fragilità, ogni timore, ogni rallentamento.
Se sì, si scopriranno mandati a portare il Bene dove non avrebbero immaginato.
Se sì, scopriranno la luce del cuore in coloro di cui tutti non vedono che ombre.

Essere 5… con la stessa forza dei 5 pani nelle mani del Signore.
Questo il nostro augurio e la nostra preghiera per loro e per tutti coloro che sceglieranno di essere, GEP… e questo a partire già dal prossimo 29 giugno.

i GEP