«Dopo che Giovanni fu arrestato,
Gesù andò nella Galilea,
proclamando il vangelo di Dio»
Dal Vangelo di Marco (Mc 1, 14-20)
III DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno B
Marco è una ragazzo quando conosce Gesù. In casa sua, probabilmente, la comunità si raduna con una certa frequenza, soprattutto durante i giorni degli eventi pasquali. Ancora più probabile è il fatto che il famoso giardino del Getsemani fosse di proprietà della sua famiglia.
Dopo una prima esperienza al seguito di Barnaba e Paolo, il giovane Marco ha seguito Pietro il pescatore. Ed è proprio Marco, su suggerimento di Pietro, ad avere, per primo, steso un resoconto sulla vita e la predicazione di Gesù, un vangelo. Rivolto a dei pagani avvicinatisi all’annuncio (romani?), scritto in un greco grammaticalmente povero ed essenziale, cogliamo dietro il suo vangelo la freschezza dell’annuncio e possiamo individuare l’esperienza e il pensiero di Pietro dietro le sue parole. Marco sintetizza il Battesimo di Gesù e il periodo passato nel deserto per andare subito all’essenziale. Alla predicazione del Maestro. Alla buona notizia.
VANGELO
Vangelo significa semplicemente buona notizia. Abbiamo bisogno urgente di buone notizie in questo momento di scoramento e fatica!
Gesù inizia la sua predicazione dopo l’arresto di Giovanni: è un evento negativo a spingere Gesù alla predicazione. Il Battista è “consegnato”, riferisce letteralmente il giovane Marco, come ad indicare una Provvidenzialità anche negli eventi umani più balordi, un intervento di Dio anche quando Dio sembra dimentico dei suoi figli, e G
esù ne prende il testimone, ne prolunga l’opera, da’ senso al sacrificio del profeta vissuto per preparargli la strada. Gesù inizia il suo ministero quando sarebbe stato prudente smetterlo, inizia la sua missione in pieno clima di persecuzione verso i profeti, così simile al nostro. Gesù annuncia una buona notizia da parte di Dio: “Il tempo è compiuto e il regno di Dio si è fatto vicino; convertitevi e credete nel vangelo”. Il tempo è compiuto, questo è il momento giusto, non aspettare oltre: ora, oggi, adesso Dio è qui. Quante volte ci manca il tempo per fare le cose che vorremmo, per incontrare le persone che amiamo, per sederci a godere delle gioie (pochine) che la vita ci dona! Quante volte rimandiamo le cose da fare a momenti più opportuni, a giorni migliori! Quanta fatica facciamo a vivere il presente, anche nella fede, rimandando la conversione, arrendendoci alla tirannia del caos quotidiano!
Dio è qui adesso, anche se non lo senti, anche se non te ne accorgi, anche se la stanchezza o il dolore hanno annebbiato la tua vista interiore. Dio è qui, perché egli si è fatto vicino, perché Natale ci ha spalancato all’evidenza di un Dio accessibile.
IL REGNO E’ QUI
Non solo Dio è accessibile, ma è possibile costruire il suo Regno, vivere nella logica del Vangelo, creare degli spazi, dei luoghi, che diventino succursali del Regno. Non ti devi sforzare, né lo devi meritare (è gratis!),
devi solo accorgertene e collaborare. Se è davvero così, se basta voltare la testa per incrociare lo sguardo di Dio, che aspetti? Cambia il tuo approccio al Signore! Forse non te ne accorgerai subito, dice Marco, forse le vicende della vita hanno ispessito la tua anima, ma, fidati, se volgi il tuo sguardo finirai inesorabilmente per incrociare quello del Rabbì. Credici, è la più bella notizia che tu possa ricevere. Oggi: Dio ti si è avvicinato (perché ti ama).
Tutta la nostra fede è racchiusa in questo annuncio: il progetto di bene di un Dio che si fa vicino e il nostro impegno ad accoglierlo, la nostra fatica a non lasciarci travolgere dalle cattive notizie e a lasciar germogliare il bene e il bello che c’è in noi. Ed è una notizia così nuova, così vera, così profonda, che tutto diviene relativo, e gli eventi della vita, anche quelli belli come gli affetti, sono il proscenio che vede Dio come attore protagonista, dice Paolo.
OVUNQUE
La chiamata degli apostoli ci rivela che quest’annuncio ci coglie proprio là dove viviamo, che non abbiamo scuse di sorta, che non possiamo nasconderci dietro i troppi impegni e le troppe cose da fare, né rimandare ad una settimana di esercizi la nostra conversione: al lavoro Gesù chiama Simone e Andrea, mentre riposano chiama Giacomo e Giovanni. Gesù passa e ci chiama, tutti, ovunque. Non ci sono condizioni per diventare suoi discepoli: l’unica cosa
che ci è chiesta è la conversione, l’atteggiamento di chi si rende conto che la risposta vera è nel cuore di Dio, di chi decide di mettersi davvero e sul serio in ascolto, come gli abitanti di Ninive nella prima lettura, come chi segue il suggerimento di Paolo: passa la scena di questo mondo. L’ammonimento di Paolo a vivere nel presente con distacco è quanto mai necessario per la conversione. Intendiamoci: “distacco” non significa disinteressarsi del mondo (errore storicamente commesso da parecchi cristiani) ma significa vivere nel mondo con il giusto equilibrio. Significa che il mio lavoro, la mia famiglia, mio marito e i miei figli, il mutuo da pagare sono importanti, certo, ma non sufficienti a colmare il mio cuore, né sufficienti a spegnere il desiderio di assoluto che mi mozza il fiato. E Paolo lo sa bene, lui, che ha visto la sua vita di super credente, di zelante e intollerante fedele diventare strumento di evangelizzazione nelle mani di Dio, l’imprevedibile.
LASCIARE LE RETI
Lasciamo le reti, tutte le reti che ci legano, i pensieri, i giri di testa, i troppi impegni che ci impediscono di lasciarci amare da Cristo. Il suo messaggio continua attraverso la nostra piccola vita, dentro il nostro percorso quotidiano. Siamo chiamati a diventare pescatori di umanità, a tirar fuori tutta l’umanità nascosta nelle pieghe della vita, in questo mondo disumanizzato e disumanizzante. Siamo chiamati, in questo tempo disperato e disperante, a dare la buona notizia di un Dio che abita le nostre solitudini. Il Regno avanza, è presente, ci ammonisce Gesù, accorgitene, lasciati raggiungere, Dio ti ama. E questo ci cambia la vita. Queste sono davvero buone notizie.
(PAOLO CURTAZ)
Per riflettere sorridendo…

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Ripensando a questi tre giorni mi vengono in mente di primo impatto due cose: le parole del Salmo 23 e una cosa che ha detto Gloria [una delle ragazze presenti, ndr] in una condivisione : “Il Signore mi ha invitato e allora io ho accettato”! Ero un po’ titubante sulla mia partecipazione a questa tre giorni, su cosa fosse meglio per me… ma alla fine ho sentito quello che ha detto Gloria… “se sto ricevendo un invito perché rifiutarlo?” e dopo aver fatto la scelta sono stata felice di sentire nel cuore di essere davvero lì dove avevo bisogno di essere, per riposarmi, per ascoltare i consigli giusti per me in questo momento della mia vita e per incontrare chi il Signore mi ha voluto mettere accanto. Per questo mi viene in mente il Salmo 23 .. per poter dire: “Signore Tu sei il mio pastore: non manco di nulla! Su pascoli erbosi mi fai riposare e ad acque tranquille mi conduci. Mi rinfranchi e mi guidi per il giusto cammino per amore del Tuo nome”.
Siamo state accompagnate alla scoperta della Bibbia, che ha bisogno di un po’ di costanza e d’impegno per parlarci, con un metodo che le novizie ci hanno insegnato e che è possibile applicare quotidianamente anche dedicandovi solo un piccolo spazio della nostra giornata.
Inizierei col dire che è stata un’esperienza meravigliosa….. sono partita da casa il giorno 27 e già mi immaginavo che sarei stata bene perché il Signore mi aveva chiesto di andare….
Durante i tre giorni a Roma abbiamo studiato e pregato la Parola di Dio, una Parola tante volte sentita ma poche volte davvero ascoltata. 

Coraggio amici che condividete con noi questo cammino da tempo, o che arrivate oggi qui per la prima volta: il Vangelo di Dio, Gesù Cristo stesso ci accoglie alla sua scuola, una scuola che ci insegna ad ascoltare, a vivere e comunicare.





superare così il vostro scoraggiamento di fronte alla grandezza del compito ed al prezzo da pagare. Ai discepoli sgomenti sulla via di Emmaus il Signore disse: «

Avvento alla porte, o meglio alla porta…
evidenziare che 
