LA PIÙ GRANDE SPEDIZIONE
di Cecilia Salizzoni
Molto forte, incredibilmente vicino è un film che affronta il tema del «lato cieco» dell’esistenza umana, che espone tutti al rischio della sventura, del dolore, della morte. E, benché la questione non si ponga in termini di fede nella risurrezione, il racconto è costruito sulla ricerca di una comunione possibile con chi è stato strappato a questa vita.
Oskar Schell, il giovanissimo protagonista che l’11 settembre 2001 ha perso il padre nell’attentato alle Torri Gemelle, formula il problema in questi termini: se il sole esplodesse improvvisamente, sulla terra impiegheremmo otto minuti per rendercene conto, il tempo che la luce attraversi la distanza che ci separa dal sole. Nell’universo di Oskar il sole era il padre, un padre straordinario che amava quel figlio tanto intelligente quanto fragile, bloccato da mille paure e forse da qualcosa di più.
Per lui, con l’intento di aiutarlo a vincersi e a mettersi in relazione con la gente, Thomas Schell organizzava un gioco che chiamava «spedizione esplorativa». Giusto prima della tragedia aveva pianificato quella che doveva essere «la più gran
de spedizione di sempre», la ricerca del 6° Distretto di New York che, a suo dire, era esistito un tempo a fianco di Manhattan, ma poi sarebbe andato alla deriva e nessuno lo avrebbe più trovato.
Portare a termine questa spedizione per Oskar, sospeso nel vuoto creato dall’improvvisa eclissi del padre (e dal fatto di non aver saputo rispondere alla sua ultima chiamata telefonica dalla Torre), significa restare in contatto, «allungare i suoi 8’ con lui; forse in eterno».
Il ritrovamento di un ritaglio di giornale con la scritta evidenziata in rosso «non smettere di cercare» e una chiave saltata fuori da un vaso blu, il giorno in cui Oskar riusciva, per la prima volta dopo un anno, a rimettere piede nel guardaroba paterno, sono per lui gli «indizi» della spedizione affidatagli dal padre. Oskar pianifica nei dettagli il viaggio di esplorazione che, nei fine settimana, lo porterà a bussare alla porta di tutti i Black di New York, nella speranza di ritrovare la serratura che la chiave apre (Black è l’unica annotazione sulla busta che conteneva la chiave).
Dovrà affrontare le sue paure, Oskar, per compiere quel viaggio, che gli prenderà più dei tre anni pianificati, perché – scoprirà – che le persone non sono numeri; ciascuna ha una storia che chiede di essere condivisa. Dovrà sopportare il dolore, l’impotenza di fronte alla morte e la mancanza di senso della tragedia che gli è piovuta addosso; dovrà sopportare anche la scoperta che la chiave non era destinata a lui, ma «a un certo signor William Black a cui forse serviva perfino più che a me». Dovrà accettare il fatto che, per quanto lo desideri, il padre non tornerà, così come non torna il 6° Distretto.
PER SCANDAGLIARE IL RACCONTO
• Qual è il problema di Oskar?
• Che cosa c’entra la ricerca del 6° Distretto con la morte del padre? Perché è la più grande spedizione di sempre? Che cosa dice il padre sulla difficoltà della spedizione? Che cosa spera Oskar? A quale soluzione arriva e come ci arriva?
• Il film inizia con l’immagine in soggettiva del padre che precipita nel vuoto, e con la ribellio
ne del ragazzo davanti alla bara vuota del funerale («Potevamo almeno metterci le scarpe!»). Le immagini finali sono il disegno animato che chiude il diario della sesta spedizione esplorativa (il volo al contrario che riporta la sagoma del padre dentro il grattacielo), e Oskar sull’altalena con ai piedi le scarpe del padre: che cosa ci suggerisce l’accostamento di queste immagini? Quale significato acquistano in relazione al racconto?
• Si può dire che anche Oskar era come morto prima della «spedizione» e che, al termine, «risuscita»? In che senso? E suo nonno? Che cosa significa risuscitare?
• Oskar si fida del padre che sembra a
vere una risposta per ogni cosa, non si fida della madre che non può dare un senso all’accaduto. Eppure la madre partecipa alla sua ricerca, senza che lui se ne accorga: quale analogia ci suggerisce ciò sul piano della fede, nella relazione tra l’uomo e Dio, tra visibile e invisibile, conoscibile e inconoscibile?
Ci sono altre metafore che possono dirci qualcosa: che cosa significa camminare sulla terra con i piedi nelle scarpe dei padri? Quale analogia si può sviluppare tra il mitico 6° Distretto e il regno di Dio?
• Perché Oskar chiama la sesta spedizione «Molto forte, incredibilmente vicino»?
Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Aprile dell’inserto Ragazzi & D’intorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.
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Siamo nel grande lungo giorno di Pasqua. Un giorno che si prolunga per un’intera settimana, che riempie di sè 50 giorni e che di fatto è il fondamento della nostra stessa fede.
Ma dico: si può iniziare così un articolo? Bene se volessi comunicarvi la necessità della penitenza e del digiuno, direi che inizio migliore, forse non ci sarebbe… o comuque questo sortirebbe un certo effetto.
alla vita ed al mondo. Nella mia prima enciclica «Redemptor Hominis» ho scritto: «L’uomo che vuole comprendere se stesso fino in fondo, – non soltanto secondo immediati, parziali, spesso superficiali e perfino apparenti criteri e misure del proprio essere – deve, con la sua inquietudine e incertezza ed anche con la sua debolezza e peccaminosità, con la sua vita e morte, avvicinarsi a Cristo». 


Ripensando a questi tre giorni mi vengono in mente di primo impatto due cose: le parole del Salmo 23 e una cosa che ha detto Gloria [una delle ragazze presenti, ndr] in una condivisione : “Il Signore mi ha invitato e allora io ho accettato”! Ero un po’ titubante sulla mia partecipazione a questa tre giorni, su cosa fosse meglio per me… ma alla fine ho sentito quello che ha detto Gloria… “se sto ricevendo un invito perché rifiutarlo?” e dopo aver fatto la scelta sono stata felice di sentire nel cuore di essere davvero lì dove avevo bisogno di essere, per riposarmi, per ascoltare i consigli giusti per me in questo momento della mia vita e per incontrare chi il Signore mi ha voluto mettere accanto. Per questo mi viene in mente il Salmo 23 .. per poter dire: “Signore Tu sei il mio pastore: non manco di nulla! Su pascoli erbosi mi fai riposare e ad acque tranquille mi conduci. Mi rinfranchi e mi guidi per il giusto cammino per amore del Tuo nome”.
Siamo state accompagnate alla scoperta della Bibbia, che ha bisogno di un po’ di costanza e d’impegno per parlarci, con un metodo che le novizie ci hanno insegnato e che è possibile applicare quotidianamente anche dedicandovi solo un piccolo spazio della nostra giornata.
Inizierei col dire che è stata un’esperienza meravigliosa….. sono partita da casa il giorno 27 e già mi immaginavo che sarei stata bene perché il Signore mi aveva chiesto di andare….
Durante i tre giorni a Roma abbiamo studiato e pregato la Parola di Dio, una Parola tante volte sentita ma poche volte davvero ascoltata. 

Coraggio amici che condividete con noi questo cammino da tempo, o che arrivate oggi qui per la prima volta: il Vangelo di Dio, Gesù Cristo stesso ci accoglie alla sua scuola, una scuola che ci insegna ad ascoltare, a vivere e comunicare.
Avvento alla porte, o meglio alla porta…