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Buona domenica! – III di Avvento (Gaudete) – Anno A

«Sei tu colui che deve venire o dobbiamo aspettare un altro?»

Dal Vangelo di Matteo (Mt 11,3)
  III DOMENICA DI AVVENTO (Gaudete) – Anno A

candela3Possiamo celebrare cento natali senza che, mai, Dio nasca nei nostri cuori. Perciò ci dedichiamo del tempo, perciò ci concentriamo in questo breve tempo di Avvento. Siamo qui per essere presi, strappati al turbinio della quotidianità, per fare come Maria e dimorare nell’ascolto, per riconoscere i tanti profeti che stanno intorno a noi e ci indicano il Cristo.
Il finto Natale che scorda il festeggiato sfodera il suo nulla: le luminarie addobbano le nostre città, le vetrine si riempiono di seducenti (e spesso inavvicinabili) doni, lo scipito bambinello è ormai definitivamente dimenticato in nome di una distorta visione del rispetto delle fedi altrui. L’aria, però, è greve. La crisi continua a togliere prospettive, lo scenario politico è inquietante, la quasi totalità dei miei amici, e anch’io, stringe alleanze coi famigliari chiedendo di non fare regali per non doverli fare e non gettare dalla finestra la preziosa tredicesima, ci scopriamo più poveri, intimoriti, scossi. Dopo duemila anni di natali, non avete l’impressione che poco o nulla sia cambiato? dubbiosa cvDio è venuto. Evviva. E allora? I forti continuano a fare i prepotenti, le logiche dell’egoismo prevalgono (a volte anche nella Chiesa), le miserie abbondano, alla faccia del radioso futuro per l’umanità.

UN PROFETA DUBBIOSO
Giovanni è in carcere e sa che sta per essere giustiziato a causa della sorda rabbia di una stizzita e isterica femme fatale e dalla debolezza di un re-fantoccio. Giovanni ha vissuto tutta la sua urticante vita solo per preparare la strada al Messia, lo ha riconosciuto il Messia, nascosto tra la folla dei penitenti che giungevano a farsi battezzare, lo ha accolto, stupito e frastornato per l’atteggiamento nascosto e umile del Salvatore del mondo. Ma ora è perplesso, Giovanni, dubbioso. Le notizie che gli giungono dai suoi discepoli lo lasciano costernato: il Messia non sta seguendo le sue orme, non incita con veemenza la gente, ha assunto un profilo basso, mediocre. Giovanni (ricordate?) minacciava la vendetta di Dio, il fuoco divorante. Gesù, invece, propone un perdono incondizionato, rimette le colpe, non minaccia né attua vendetta, dice che quel fuoco lo vuole accendere, certo, ma a partire dall’amore, non certo dal timore. gesti d'amore cvÈ troppo diverso questo Messia dal Messia atteso da Giovanni e da Israele, troppo diverso. Diverso dal Dio che vorremmo noi, che vorrei io.

UN DIO DIVERSO
Dio ci spiazza sempre, è sempre radicalmente diverso da come ce lo immaginiamo. Anche le persone che, come Giovanni, vivono la radicalità della fede, rischiano di costruirsi un Dio a propria immagine e somiglianza. La venuta di Dio che Giovanni – e noi – si aspetta, è una venuta evidente, un irrompere nella storia con fragore assordante e schiere di angeli trionfanti. Gesù, invece, ci svela il volto di un Dio celato, evidente, sì, ma non banale, pieno di ogni tenerezza e sensibilità. Siamo abituati, come Giovanni, a dividere il mondo in buoni e cattivi, i buoni (spesso noi!) da salvare e i cattivi da punire, per rimettere un po’ in sesto il palese squilibrio di questo mondo, che premia gli arroganti e bastona i giusti. Gesù ci spiazza svelandoci che Dio, invece, divide il mondo in chi ama, o cerca di amare, o almeno si lascia amare, e chi no. E l’amore è una possibilità immensa, l’unica cosa che tutti ci lega. Non i risultati, non gli sforzi, non le buone azioni ci salvano, ma la volontà di amare nella fragilità di ciò che siamo o che vorremmo essere.
Siete certi di Dio? Riprendete in mano il Vangelo e chiedete nella preghiera, a Dio, di condurvi nell’autenticità, sempre. Siete pieni di dubbi? Anche il più grande degli uomini, l’ultimo dei profeti, è stato assalito dai dubbi.

non sempre la matematica cvANDATE A DIRE A GIOVANNI
E Gesù, ovvio, non dà una risposta ai discepoli del Battista. E nemmeno a noi. La fede non è evidente, Dio non è il risultato di un ragionamento scientifico, niente “prove” nella fede, con buona pace di quei simpaticoni scettici che fanno le radiografie e non trovano l’anima. Ci sono dati, indizi, solo deboli indizi che lasciano intatta l’ambiguità del segno. Non è Dio che deve dimostrare qualcosa, sono io che devo cambiare ed accorgermi. Gesù elenca i segni messianici profetizzati da Isaia e dice a suo cugino: “Guardati intorno, Giovanni”. Guardiamoci intorno e riconosciamo i segni della presenza di Dio: quanti amici hanno incontrato Dio, gente disperata che ha convertito il proprio cuore, persone sfregiate dal dolore che hanno imparato a perdonare, fratelli accecati dall’invidia o dalla cupidigia che hanno messo le ali e ora sono diventati gioia e bene e amore quotidiano, crocefisso, donato. Guarda, Giovanni, guarda i segni della vittoria silenziosa della venuta del Messia. Anch’io li ho visti, quei segni. Anch’io – credetemi – ho visto la forza dirompente del Vangelo, ho visto persone cambiare, guarire, scoprire. Anch’io ho visto nelle pieghe del nostro mondo corrotto e inquieto gesti di totale gratuità, vite consumate nel dono e nella speranza, squarci di fraternità in inferni di solitudine ed egoismo. Ho visto amici, i tanti segni del Regno. Ho visto, anche recentemente, costruire comunità dal nulla, persone che non si arrendono alla disperazione e combattono per la giustizia, ho visto genitori mettere al centro la famiglia e i propri figli, ho visto persone vere.
Che sia questo il nostro problema principale? Una miopia interiore che ci impedisce di godere della nascosta e sottile presenza di Dio? compleanno cvPrepararsi al Natale significa, allora, convertire lo sguardo, accorgersi che il Regno avanza, è presente, che io posso renderlo presente. Impariamo a riconoscere i segni della presenza di Dio, alziamo lo sguardo dal nostro dolore per accorgerci della salvezza che si attua nelle nostre soffocate città.

GUARDA MEGLIO
Poco meno di dieci giorni al Natale, per guardare oltre, altrove, riconoscere i segni, magari diventare segno di speranza per i tanti (troppi, sempre di più) che a Natale si sentono soli come cani. E lo sono davvero. Dieci giorni per dire a chi non sa se Dio c’è ed è amore e si chiede se anche il Nazareno, in fondo, sia solo un grande bidone: «Dio c’è, guarda come ha cambiato la mia vita, guarda come il dolore non mi ha sfiancato, guarda che bella la neve che cade, guarda come sorride, contento, tuo figlio, guarda quanto ti voglio bene…

PAOLO CURTAZ

AvventoIII

Buona domenica! – II di Avvento – Anno A

Il Signore è con te

Dal Vangelo di Luca (Lc 1, 28)
  II DOMENICA DI AVVENTO – Anno A

ca36Quest’anno alla nostra seconda domenica di Avvento si sovrappone la festa dell’Immacolata Concezione; due fra i personaggi principali dell’avvento, Maria e Giovanni, ci insegnano il corretto atteggiamento dell’attesa. Natale arriva in fretta e corriamo il rischio di non prepararci con verità a spalancare il cuore all’accoglienza. Rischio reale e sempre attuale, ancora più evidente in questo tempo di profonda crisi in cui la speranza sembra spegnersi giorno dopo giorno. Basta guardare un notiziario per cadere in depressione: la lotta politica intestina è al calor bianco, la crisi economica stenta a risolversi, le diplomazie internazionali fanno i conti con le proprie irrisolte faccende. Perciò abbiamo bisogno di guardare al di là della concretezza, di sollevare lo sguardo, di osare, di credere. L’anno della fede, così denso e stupefacente (abbiamo visto due papi!) ci invita a trovare nell’anima la nostra vera dimensione. Credere è l’unico gesto che ci aiuta a restare ancorati alla vita, a non fuggire. Abbiamo urgente bisogno di uomini che diventino segni. Di profezie viventi. Come Maria, come Isaia, bambino cvcome Paolo, come Giovanni il folle di Dio.

ATTESE
Ci prepariamo al Natale per essere presi, non lasciati. Presi dalla sconcertante notizia di un Dio che si fa uomo, di un Dio che rischia tutto diventando un bambino fragile e inerme.  Uomini e donne ci annunciano la venuta di Cristo nella gloria, mentre a noi è dato di accoglierlo nella storia personale di ciascuno.
Isaia, immenso profeta, sogna un mondo in cui il Messia riporta l’armonia che abbiamo perso per strada. Paolo, alla fine del suo percorso di annunciatore, scrive ai cristiani di Roma invitandoli a tenere viva la speranza a partire dalla consolazione che ci deriva dall’ascolto delle Scritture, scritte apposta per noi. Certo: la Storia grande è al di sopra e al di là della nostra capacità di comprensione. Ma Continua a leggere Buona domenica! – II di Avvento – Anno A

Chiusura dell’anno delle fede – provocazioni per tutti e idee per catechisti

…la fede

Cristo al centro della vita! 

vita di fede

Fede: nulla di più lontano dalle parole… nulla di più vicino alla vita. La fede è determinazione, scelta, orientamento, atteggiamento. Fede è luce proprio perché dà luce, la offre, la dona senza riserve. Fede è fiducia, è volontà di mettere al centro della vita qualcuno, è dire sì a colui che sta chiamando

La fede non è anonima, proprio perché viene da qualcuno: Dio. E’ atto libero e incondizionato di chi si sta consegnando, si sta offrendo, si sta dando senza pretese… di chi si sta fidando mettendosi in gioco, perdendo! E’ atto libero di Dio. E’ luce che illumina.

La fede “va” verso qualcuno: l’uomo. E’ proposta di relazione, di dono, di vita, di fiducia, di accoglienza, di risposta libera e totale. E’ atto libero dell’uomo che sceglie e dice sì. E’ luce a cui viene dato spazio.

La fede diventa dono: da persona a persona, verso Dio. E in questo la fede, luminosa strada di vita, non può che diventare testimonianza, capacità di attuare scelte coerenti, trasparenza di ciò in cui si crede. La fede dà un colore alla vita, la rende unica, riconoscibile, individuabile. Una vita credente non è incolore, in sapore, in odore. La vita credente ha un colore specifico: è luminosa. Ha un sapore forte e inconfondibile. Ha un profumo intenso. E’ una risposta libera. E’ luce che si fa luce, per tutti.

La vita credente è una vita centrata: ha un centro specifico, non disperde le energie, è con-centrata! La vita credente è una vita in cui essere con-centrati significa essere con-Cristo, metterlo al centro, non sostituirlo.

L’anno della fede volge alla conclusione. Ancora pochi passi e la domenica di Cristo Re, affidandoci a un nuovo anno liturgico, ci chiederà anche di fare il punto della situazione: quanto splende la nostra fede? Quanto riesce a illuminare? E soprattutto: di quante sfumature è riuscita a caricarsi?

Carissimi amici, seppur il mondo ci sembra buio, credere significa portare luce. E la luce che il Signore dona al mondo ha dei nomi propri: Andrea, Sara, Elisabetta, Luca, Giuseppe… ognuno metta il suo. La luce di cui il Signore vuole illuminare il mondo siamo noi, con i doni e i limiti che ci portiamo dentro.

Concludere l’anno della fede significa di fatto ripartire più forti, più convinti, più consapevoli di essere chiamati a essere luce… perché il mondo creda… e credendo viva!

E se sei un catechista o educatore…      Continua a leggere Chiusura dell’anno delle fede – provocazioni per tutti e idee per catechisti