Ho presentato il mio dorso ai flagellatori,
le mie guance a coloro che mi strappavano la barba;
non ho sottratto la faccia agli insulti e agli sputi.
Il Signore Dio mi assiste.
(Is 50,6-7)
«Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio».
Così si apre il lungo Vangelo di oggi, domenica delle Palme, che ci accompagna nel cuore della Passione del Signore. Si apre abbinando consapevolezza e desiderio: quella consapevolezza e quel desiderio di Gesù che ha segnato ogni suo sì, ogni sua risposta, ogni scelta fino alla croce; quella consapevolezza e quel desiderio che sono anche per ognuna, ognuno di noi una chiamata a una fede autentica, resa vera da scelte quotidiane, tanto ordinarie quanto radicalmente capaci di umanità e vangelo.
Colui che ha tanto desiderato, e continua a desiderare, mangiare la Pasqua con noi si fa nostro cibo: pane che si spezza, agnello che si immola, vino che si versa. E infondo è questo il Vangelo, questo è credere in Gesù: farsi pane, farsi dono, farsi vita perché altri ne abbiano, altri si nutrano, altri credano sperimentando amore.
Oggi inizia la grande settimana e si chiude il tempo quaresimale. Forse per molte e molti tra noi la Quaresima è trascorsa velocemente, forse non siamo neppure riusciti a dare valore al tempo, alle occasioni, alla preghiera… o almeno non così come avremmo voluto.
Ma oggi si rinnova per noi una consegna: il Signore si sta offrendo a noi, e ci sta rinnovando fiducia, la sua verso di noi. Il Signore, gratuitamente, sta rinnovando per noi un’alleanza, e per questo si sta lasciando spezzare ancora una volta dalla nostra durezza, dalla disumanità con cui pensiamo di poter gestire il mondo e le relazioni, dalle nostre mai sazie smanie di potere.
Oggi, ci sarà ancora una volta un sinedrio che condanna, un popolo che si lascia manipolare, governatori che avranno paura di stare dalla parte della verità, discepoli che pur addolorati si allontaneranno e traditori. E ci saranno ancora una volta madri distrutte dal dolore e donne non credute. E ci saranno urla, pianti, grida, stridore, violenza… e poi morte.
Ancora una volta!
Ma a consegnarci a questa grande settimana, e poi alla Pasqua, è la certezza con cui l’evangelista Luca ci introduce alla Pasqua che il Signore sta per celebrare: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi».
Il Signore ha per noi desideri di salvezza.
Il Signore ha per noi desideri di riscatto e riconciliazione.
Il Signore ha per noi desideri di risurrezione.
Mangiamo con lui questa Pasqua, nutriamoci del suo amore, scegliamo di stare sempre e comunque dalla parte della vita, una vita sempre difesa, mai offesa, mai tradita, mai abbandonata, mai violentata, mai uccisa.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Con te a Gerusalemme
Siamo con te, Signore,
pronti a entrare a Gerusalemme.
Siamo con te, e con te vorremmo
percorrere le vie sempre inedite del dono,
dell’amore gratuito e totale,
della salvezza seminata a piene mani
e mai misurata,
del perdono offerto anche e soprattutto ai colpevoli.
Insegnaci a restare,
a non scappare nel dubbio e nella sofferenza,
a pronunciare con te il nostro sì all’amore,
per diffondere nel mondo profumo
di speranza e riconciliazione.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 22,14-23,56)
– Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione
Quando venne l’ora, [Gesù] prese posto a tavola e gli apostoli con lui, e disse loro: «Ho tanto desiderato mangiare questa Pasqua con voi, prima della mia passione, perché io vi dico: non la mangerò più, finché essa non si compia nel regno di Dio». E, ricevuto un calice, rese grazie e disse: «Prendetelo e fatelo passare tra voi, perché io vi dico: da questo momento non berrò più del frutto della vite, finché non verrà il regno di Dio».
– Fate questo in memoria di me
Poi prese il pane, rese grazie, lo spezzò e lo diede loro dicendo: «Questo è il mio corpo, che è dato per voi; fate questo in memoria di me». E, dopo aver cenato, fece lo stesso con il calice dicendo: «Questo calice è la nuova alleanza nel mio sangue, che è versato per voi»…
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Cioè
Nella Cena
Lasciamoci trafiggere il cuore!


È un racconto asciutto, sconcertante. Gesù non reagisce, non parla, non dice nulla. Sa che sarebbe inutile, sa che non serve. L’uomo ha deciso di farlo fuori, cosa cambierebbe?
stesso giovane Marco. Ma, certamente, Marco, e con lui Pietro, sta dicendo che quel giovane assomiglia al neofita che si avvicina a Cristo. Fino a quando non ha accettato la durezza della croce, lo scandalo della passione, lo sconcerto del fallimento, non può dirsi discepolo.