Adorazione eucaristica – Padre misericordioso

Un amore straordinariamente immenso: questo è l’amore di Dio che, insieme come Chiesa radunata nel suo nome, desideriamo penetrare, senza timore, senza paura alcuna, senza costruire difese. La Quaresima è il tempo ricco di grazia; è il momento in cui tutti siamo invitati a cogliere la forza dell’amore divino, motivazione prima e senso vero del nostro cammino di scoperta, di risposta, di dono, di fedeltà. Tutti siamo convocati: i vicini e i lontani. Tutti siamo attesi: i perduti e i ritrovati. Tutti invitati a fare festa: chi ha sperimentato il perdono e chi è sempre rimasto fedele. La vera festa la prepara Dio stesso; il vero pane è la sua vita; il vestito nuovo è il suo perdono e la sua fiducia che, toccandoci, ci rende belli e rende bella la nostra vita!

Lc 15, 11 – 32

«Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: “Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta”. Ed egli divise tra loro le sue sostanze. Pochi giorni dopo, il figlio più giovane, raccolte tutte le sue cose, partì per un paese lontano e là sperperò il suo patrimonio vivendo in modo dissoluto. Quando ebbe speso tutto… cominciò a trovarsi nel bisogno. Allora andò a mettersi al servizio di uno degli abitanti di quella regione, che lo mandò nei suoi campi a pascolare i porci… nessuno gli dava nulla. Allora ritornò in sé e disse: “Quanti salariati di mio padre hanno pane in abbondanza e io qui muoio di fame! Mi alzerò, andrò da mio padre e gli dirò: Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio. Trattami come uno dei tuoi salariati”. Si alzò e tornò da suo padre.
Quando era ancora lontano, suo padre lo vide, ebbe compassione, gli corse incontro, gli si gettò al collo e lo baciò. Il figlio gli disse: “Padre, ho peccato verso il Cielo e davanti a te; non sono più degno di essere chiamato tuo figlio”. Ma il padre disse ai servi: “Presto, portate qui il vestito più bello e fateglielo indossare, mettetegli l’anello al dito e i sandali ai piedi. Prendete il vitello grasso, ammazzatelo, mangiamo e facciamo festa, perché questo mio figlio era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”. E cominciarono a far festa.
Il figlio maggiore si trovava nei campi. Al ritorno, quando fu vicino a casa, udì la musica e le danze; chiamò uno dei servi e gli domandò che cosa fosse tutto questo. Quello gli rispose: “Tuo fratello è qui e tuo padre ha fatto ammazzare il vitello grasso, perché lo ha riavuto sano e salvo”. Egli si indignò, e non voleva entrare. Suo padre allora uscì a supplicarlo. Ma egli rispose a suo padre: “Ecco, io ti servo da tanti anni e non ho mai disobbedito a un tuo comando, e tu non mi hai mai dato un capretto per far festa con i miei amici. Ma ora che è tornato questo tuo figlio, il quale ha divorato le tue sostanze con le prostitute, per lui hai ammazzato il vitello grasso”.
Gli rispose il padre: “Figlio, tu sei sempre con me e tutto ciò che è mio è tuo; ma bisognava far festa e rallegrarsi, perché questo tuo fratello era morto ed è tornato in vita, era perduto ed è stato ritrovato”».

«Eccomi a te: un padre… nient’altro! Questo è il volto che ho scelto, che ho voluto divenisse visibile, questo è ciò che ho desiderato comunicarti.
Arrivare a te e bussare alla porta della tua vita con il semplice e fragile volto di un padre, con il cuore forte e tenace di chi sa di voler amare. […]
Ti conosco, figlio generato nell’amore!
Ti amo, figlio salvato nell’amore!
Ti benedico figlio, nell’amore, perdonato … ti aspetto qui, in questo buio e solitario angolo del tuo cuore, perché quando ti sembrerà di aver sprecato tutto, quando le lacrime della paura riempiranno il tuo cuore soffocando ogni speranza, quando tutto di te sembrerà perduto, quando il rimorso ti impedirà di guardare la luce… quando ti sembrerà di non poter trovare altri spazi per amare, se non il buio della tua solitudine… allora quel giorno, tuffandoti in te stesso, tu possa cadere tra le mie braccia, instancabilmente aperte.

Io ti aspetto, figlio immensamente amato, ti aspetto e resto qui, vigile nella tua notte, pronto nella tua stanchezza, aperto nelle tue chiusure, amante nei tuoi rinnegamenti. Sono qui e resterò qui, per te! […]».

Venite e me tutti! Insieme per pregare la Parola e adorare la presenza Eucaristica del Signore. Questo è il valore delle tracce di preghiera che settimana dopo settimana ci accompagneranno in questo anno liturgico. Offriamo le tracce da scaricare augurandoci di poter costruire tra noi, seppur virtualmente, una comunione di preghiera che ci unisca e ci rafforzi nel credere.
Buon cammino nel Signore Gesù, crocifisso e Risorto!

Chi volesse un sussidio che accompagni la preghiera per ogni tappa dell’anno liturgico, può acquistare nelle librerie paoline Attirerò tutti a me, adorazioni eucaristiche per tutto l’anno liturgico, di sr. Mariangela Tassielli, autrice anche delle tracce di preghiera che ci saranno proposte, ogni settimana.


Tra note e realtà – Destra-Sinistra

Tutti noi ce la prendiamo con la storia
ma io dico che la colpa è nostra
è evidente che la gente è poco seria
quando parla di sinistra o destra.
Fare il bagno nella vasca è di destra
far la doccia invece è di sinistra
un pacchetto di Marlboro è di destra
di contrabbando è di sinistra.
…L’ideologia, l’ideologia
malgrado tutto credo ancora che ci sia
è la passione, l’ossessione della tua diversità
che al momento dove è andata non si sa.
Il pensiero liberale è di destra
ora è buono anche per la sinistra
non si sa se la fortuna sia di destra
la sfiga è sempre di sinistra.
…Ma cos’è la destra cos’è la sinistra
(G. Gaber, Destra-Sinistra)

Di anni ne sono passati un po’, almeno dalla pubblicazione del suo Cd, ma l’attualità del testo che Gaber scrive e canta, non può non scomodare il nostro tranquillo savoir faire quotidiano.
Perché una riflessione politica quando di politici ce ne sono già troppi in giro?
Perché parlare di destre e di sinistre se è molta di più la gente che con la politica non vuole più aver niente a che fare?
Perché preoccuparci di qualcosa che non sembra interessare neanche coloro che dovrebbero esserne le guide e i protagonisti?
C’è un’idea che ritorna troppe volte nei discorsi della gente comune… nei nostri discorsi: «Di politica? Non ne voglio sentir parlare!». Le occasioni si moltiplicano: dai corridoi universitari, tra una lezione e un’altra ai mercatini di rione. Dalle file agli uffici postali alle pause-caffè in ufficio. Tutti scoraggiati e scandalizzati da atteggiamenti sempre più individualisti di politici che amano occupare più le poltrone televisive che i posti in parlamento. Tutti si astengono da qualcosa, tutti manifestano la propria contrarietà astenendosi. Le leggi vanno avanti spinte da ideologismi di parte più che dalla ricerca autentica del bene comune.
Biasimare?! Perché? In fondo è più semplice il silenzio.
Perché lottare? Perché schierarsi?
Che fine hanno fatto le proposte?
Chi ha ancora il coraggio di credere in qualcosa che non sia la vita libera e comoda?
«Io non voglio aver niente a che fare con la politica», «io non ho ideologie». Un giovane universitario era convinto, pronunciando queste frasi, di manifestare la sua neutralità e imparzialità. Stava dettando, invece, la condanna a morte del suo futuro, perché nulla di più temibile può esistere di persone che non abbiano il coraggio di credere, di pensare, di scegliere.

Cos’è la politica, nel senso più puro, se non prendersi a cuore il bene dell’altro, la sua alterità, la sua dignità?

di suor Mariangela fsp

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Buona domenica! – speciale “Le ceneri”

Vi supplichiamo in nome di Cristo:
lasciatevi riconciliare con Dio.

Dalla seconda lettere di san Paolo ai Corinzi (2Cor 5,20-6,2)
MERCOLEDI DELLE CENERI

 

La parola a…
mons. Vincenzo Paglia

“Questo è il tempo del ritorno” canta la liturgia all’inizio della Quaresima.
Le ceneri, imposte oggi sul nostro capo, ricordano la nostra fragilità.
Tuttavia, non per rattristarci.
Il Signore, infatti, non si vergogna della nostra fragilità.
Al contrario la ama e la vuole salvare.
Per questo ci chiede oggi di tornare a Lui con tutto il cuore: chi torna troverà un Padre che con amore infinito lo abbraccerà. Le parole del Vangelo sono un invito a vivere la propria fede nel Signore non misurandola a partire da gesti o da atteggiamenti esteriori, né valutandola con il metro del giudizio della gente, ma convertendo il nostro cuore a Lui. Il Vangelo di Gesù non abolisce la legge, “la porta a compimento”. E la legge si compie quando si torna al cuore, al senso profondo dell’elemosina, della preghiera, del digiuno. Tornare al Signore è spogliarsi delle proprie sicurezze, delle tante regole che ci dettiamo e delle tante leggi che troviamo, per cercare il Signore e ascoltare la sua Parola. Solo così, apprenderemo la via della sequela del Signore fino ai giorni della Passione e della Resurrezione.

…e per riflettere puoi scaricare: Convertitevi e credete

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Buona domenica!

In te, Signore, mi sono rifugiato,
mai sarò deluso…
Sii per me una roccia di rifugio,
un luogo fortificato che mi salva.

Salmo responsoriale
IX DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno A-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Gesù è severo: non basta fare l’elenco delle nostre sante frequentazioni, non basta ricordare a Dio tutte le noiosissime celebrazioni che abbiamo dovuto sopportare con cristiana rassegnazione: nessun taccuino annotato ci permetterà di incontrare il Figlio di Dio, al termine dei nostri giorni…
Paolo è tranciante: è la fede che salva, non le opere.
Qualche anno dopo, Giacomo equilibrerà l’affermazione troppo forte: la fede senza le opere è inutile.
Ecco ciò che il Signore chiede al discepolo: ascoltare la Parola e metterla in pratica. Non sono sufficienti le opere (anche buone!) per incontrare Dio: senza la fede non ci fanno incontrare Dio.
Non è autentica una fede che non diventa quotidianità.

Non basta conoscere la Parola di Dio.
E neppure praticare una preghiera intensa e quotidiana.
Non basta avere fatto esperienza di Dio in un ritiro o un pellegrinaggio.
Non basta neppure essere stati chiamati da Dio ad annunciare la Parola, investiti direttamente da lui.
Non basta tutto questo perché la casa della nostra fede
non crolli alla prima   tempesta.
Non basta l’ascolto, dice il Signore, ci vuole
la credibilità, la coerenza, la vita concreta, i fatti.

Siamo pieni di cristiani che si mettono in mostra davanti a Dio e lo smentiscono nel segreto della loro vita. Il Signore chiede autenticità, verità, anche a costo di sanguinare, di sperimentare la propria oscena nudità interiore. Se, travolti dagli eventi della vita, abbiamo visto le nostre certezze crollare, e i dubbi radere al suolo la nostra presunta fede, forse è accaduto perché la nostra fede era costruita sulla sabbia delle nostre piccole convinzioni umane. Se il Signore ci ha chiamato ad essere suoi discepoli, e da anni camminiamo, con semplicità, sulla strada del Vangelo, non presumiamo delle nostre forze, ma ancoriamoci saldamente alla Parola che può ancorare la nostra vita alla roccia, senza temere le tempeste.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Le due case

 

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RAGAZZI & DINTORNI – Febbraio 2011 – Dossier Scienza

COMPRENDERE LE CONNESSIONI

di Fausto Negri

Federico Ozanam, il fondatore della Conferenza di San Vincenzo, stava attraversando una brutta crisi religiosa, quando, una sera, entrò come d’istinto in una chiesetta di Parigi. Pensava di essere solo e, invece, nella penombra, vide la figura di un vecchio che stava pregando, in silenzio, davanti all’altare. Era nientemeno che il grande fisico e matematico André- Marie Ampère. Federico non voleva credere ai propri occhi. Attese che Ampère finisse di pregare e lo seguì all’uscita. Aveva da fargli una domanda: «Mi dica, professore, è possibile essere una grande personalità del mondo scientifico come lei e pregare ancora?». Ampère gli diede una risposta degna del genio che era: «Ragazzo, io sono grande solo quando prego».
La parola scienza deriva dal latino scire che significa conoscere. La conoscenza a livello tecnico ci fa conoscere come è fatto il mondo. Il dono dello Spirito ci fa scoprire Chi lo ha fatto e il perché delle cose. La nostra esistenza è come quella di un ruscello di montagna che vuole sapere quale sia la sorgente da cui sgorga.
La vera scienza è conoscere Dio. Il dolore e il dramma del presente consiste nell’assenza di orizzonti, di nostalgia dell’Altro. Il dramma del presente è che non sembra più esserci una ragione grande per vivere e per morire. Molti giovani, invece di prefissarsi una meta e remare verso di essa con coraggio, si lasciano andare alla deriva, trascinati dalla corrente del momento.
Lo Spirito Santo ci dona la scienza per aiutarci a scoprire il volto di Dio, la sua volontà, a capire il senso della sua Parola. Egli ci permette di percepire con sensibilità viva la presenza del Creatore nelle creature e la presenza di Gesù nelle persone. Il sapere tecnico e scientifico è buona cosa: senza di esso non avremmo raggiunto l’attuale progresso. Nonostante, però, la stima del pensiero, la persona intelligente sa che la sola intelligenza non basta. Lo studio è importantissimo, essere culturalmente preparati è oggi fondamentale, certo!
Ma il criterio decisivo per misurare una persona è altra cosa dal pensiero. È l’amore! Come ha detto un grande scrittore: «Ci sono ragioni del cuore che la mente non capisce».
La scienza tecnologica è un metodo di conoscenza, ma non è l’unico. L’esperienza comune, la letteratura d’immaginazione, l’arte, la poesia e la musica sono una valida conoscenza della realtà.
Il senso e lo scopo del mondo e della vita umana, come le questioni inerenti ai valori morali e religiosi trascendono la tecnica, eppure sono fondamentali per ciascuno di noi.
La fede cristiana non consiste in una serie di dogmi, non è un’ideologia. Essa non va contro la ragione ma la supera:
la ragione è il piroscafo che ci aiuta ad attraversare il mondo;
• la fede è il missile che ci porta a Dio.
Un proverbio dice che «sapere è potere». Ci sono persone che hanno accumulato un gran sapere, ma lo utilizzano soltanto per esercitare il potere su coloro che non se ne intendono. Ci sono persone che ne sanno molto, ma non hanno un progetto e, in fin dei conti, non ci vedono chiaro. Abbiamo bisogno del dono dello Spirito per vederci chiaro, accorgerci delle connessioni profonde che collegano le diverse situazioni e reagirvi con intelligenza.
Il dono della scienza è la capacità di comprendere meglio le connessioni del mondo e di affrontarlo in modo adeguato, altrimenti il sapere diventa arido, agiamo senza un autentico progetto e le nostre intenzioni non sono pure.
Per stimolare i ragazzi a prendere coscienza di tutto ciò, è opportuno proporre un brainstorming sulla parola «scienza» e riportare quanto dicono su un cartellone.
Poi, su un nuovo cartellone, diviso in due colonne con i titoli «Scienza, nel significato corrente» e «Scienza, dono dello Spirito», riprendendo ogni termine, si chiede loro quale è la sua connotazione e se è da inserire nella prima o nella seconda colonna o in entrambe.
Individuare, quindi, persone che esprimono, nella loro esistenza, in maniera precipua la scienza secondo la prima e la seconda colonna, e come si caratterizzano.
Approfondire, infine, se è possibile fare sinte si e armonizzare nella propria vita le due dimensioni, e quale persona ci sembra che le incarni insieme.

Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Febbraio dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.

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