«Rimanete in me e io in voi» Gv 15,5
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Rimanere! – Buona domenica! – V domenica di Pasqua – anno B
«Io sono la vite, voi i tralci» (Gv 15,1-8)
Rimanere… è la sola cosa che conta, l’unico vero atteggiamento che nel tempo fa la differenza. Rimanere senza scappare, senza cercare sotterfugi e compromessi, senza mollare. Quando la vita presenta il conto, quando seguire il Vangelo chiede scelte irrimandabili, quando le nostre parole chiedono di diventare azioni, quando tutto è più difficile, allora solo una cosa conta: rimanere, amando, generando vita, diventando per altri, raggio luminoso di speranza! La domanda, legittima, però c’è e spesso sale dal più profondo di noi stessi e confonde ogni cosa, le nostre scelte e i pensieri: Continua a leggere Rimanere! – Buona domenica! – V domenica di Pasqua – anno B
RAGAZZI & DINTORNI – Novembre 2012 – “… in Gesù Cristo”
CHI È IL TUO «MAESTRO»?
di Fausto Negri
È strana la vicenda dei «divi» più famosi degli ultimi cinquant’anni: Merylin Monroe, una delle attrici più belle e ammirate da sempre; Elvis Presley, mito del rock’n’roll… Jimi Hendrix, Michael Jackson, Whitney Huston… Sono tutti morti soli e ancora in giovane età, nello stesso modo: in bagno, fulminati da una dose letale di droga e/o di barbiturici. Michael Jackson nel 2003 aveva confessato in un’intervista: «Avere amici è difficile. A volte esco da solo di notte sperando di incontrare qualcuno con cui parlare». La cosa che più rattrista di tutta questa vicenda è che l’idolo è divorato dal suo stesso successo e dai suoi adoratori.
Marco Ricci è, in Italia, il sosia ufficiale di Michael Jackson. È di Roma e fa l’infermiere. Per diventare uguale al suo idolo si è obbligato a dure prove di ballo e si è sottoposto a tredici interventi di chirurgia estetica. Adesso che Jackson è morto, ha detto al Tg5 che non sa cosa farà in futuro. Quando un idolo muore, il suo adoratore si sente perso.
Ai giorni nostri i personaggi famosi sono ritenuti miti da adorare o personaggi da imitare, perché considerati capaci di raggiungere il successo. Per i ragazzi i modelli da seguire sono i calciatori o i cantanti famosi, mentre per le ragazze sono le veline e le modelle bellissime e magrissime.
Nella società dell’apparenza, poi, chi non è «alla moda» è disprezzato ed emarginato da tutti. Così chi non segue i falsi miti di oggi: perenne giovinezza, culto del corpo, felicità a basso prezzo, successo a costo zero, apparire sui mass media in qualunque modo…
Questi miti sono «idee malate», non avvertite come tali, che ci possiedono e ci governano con mezzi non logici, ma psicologici. Essi producono molte sofferenze, disturbi e malesseri. L’operazione di de-mitizzazione è, dunque, la prima condizione per essere persone.
Gesù viene in aiuto alla nostra debolezza. Uniti a lui, come tralci alla vite, scorre in noi nuova linfa.
Se la vita di Gesù penetra nella tua mente, tu, attraverso il dono della fede, a poco a poco vedi il mondo con gli occhi stessi di Dio.
Se penetra il tuo cuore e le tue azioni, tu, attraverso la carità, ami come lui ha amato. Se la vita di Gesù penetra i tuoi desideri, tu, attraverso il dono della speranza, coltivi i suoi progetti con ottimismo, per una vita buona e bella per sempre.
ATTIVITÀ
Giovanni Paolo II, nella GMG del 2005 a Colonia, ha detto a migliaia di giovani: «È forte la spinta a credere ai facili miti del successo e del potere. Giovani, non cedete a mendaci illusioni e mode effimere che lasciano, non di rado, un tragico vuoto spirituale! Rifiutate le seduzioni del denaro, del consumismo e della subdola violenza che esercitano talora i mass-media. L’adorazione del vero Dio è un atto di resistenza contro ogni forma di idolatria. Ascoltare Cristo conduce a scelte coraggiose e a decisioni a volte eroiche. Gesù è esigente perché vuole la nostra autentica felicità».
Sbagliare «maestro» significa sbagliare la direzione della propria esistenza.
Perciò domandati: Quale «maestro» sto seguendo in questo periodo della mia vita? So riconoscere ciò che è illusorio per evitarlo e le diverse idolatrie per rifiutarle? Ho scoperto Gesù come il Maestro unico di cui fidarmi?
Questo e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Ottobre dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.
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Buona domenica! – V di Pasqua – Anno B
«Io sono la vite vera e il Padre mio è l’agricoltore… ogni tralcio che porta frutto, lo pota perché porti più frutto»
Dal Vangelo secondo Giovanni (Gv 15,1-8)
V DOMENICA DI PASQUA – Anno B
È vivo, il risorto, smettiamola di cercarlo in mezzo ai cadaveri! È vivo, accessibile, nostro contemporaneo. In questi tempi difficili ci rassicura: anche se ci sembra che sia troppo bello per essere vero, anche se, come Tommaso, siamo scandalizzati dalla povertà e dall’incoerenza di chi porta il messaggio, anche se abbiamo l’impressione di essere trattati come pecore da sfruttare in mano a mercenari senza scrupoli, il Signore ci rassicura e ci insegna ad amare.
Gesù è il pastore bello che ci conduce ai pascoli erbosi, gli stiamo davvero a cuore, non come i pastori a pagamento che appena vedono il pericolo scappano a gambe levate. E proprio perché ci ama, oggi, nella splendida parabola della vigna, ci suggerisce tre atteggiamenti.
POTATURE
Affinché la vite porti frutto occorre potarla: il tralcio, accorciato nel punto giusto, concentra tutte le sue energie nel futuro grappolo d’uva. Ma il tralcio non capisce cosa sta succedendo, mentre la lama lo taglia, facendolo soffrire. La vita ci pota in abbondanza: delusioni, fatiche, malattie, periodi “giù”; è piuttosto inevitabile e lo sappiamo anche se ci ribelliamo, ci intristiamo, fuggiamo il dolore e la correzione. L’uomo non accetta la fatica e il fallimento inevitabili nel nostro essere finiti, limitati, segno questo della sua dignità, della sua natura immortale che lo spinge ad andare oltre.
Come viviamo le potature della vita? Il Signore ci invita a viverle nel positivo, come occasione, come possibilità. Certo, lo scrivo e ne sono perplesso: quanto amor proprio devo mettere da parte, quanta pazienza esercitare, quanto equilibrio mettere in atto per non scoraggiarmi e deprimermi, per non offendermi e prendermela con Dio!
Eppure, è un tragitto obbligato: l’accettazione serena (mai rassegnata!) delle contraddizioni della vita concentra la linfa vitale della mia vita in luoghi e situazioni inattesi e con risultati – credetemi – davvero sorprendenti.
Animo, allora, le potature sono necessarie, così come la grande e dolorosa potatura degli apostoli, ribaltati come guanti, masticati dalla croce, li ha resi davvero apostoli maturi e riflessivi, capaci di annuncio e di martirio e non solo entusiasti e immaturi seguaci di una folgorante esperienza mistica.
NIENTE
La linfa che alimenta la nostra vita è la presenza del Maestro Gesù che abbiamo scelto come pastore. Nient’altro ci può dare forza, serenità, luce, gioia e pace nel cuore. Solo restando ancorati a lui possiamo portare frutti, crescere, fiorire. Senza di lui, niente.
Orientiamo con forza e gioia, continuamente, la nostra strada verso la pienezza del vangelo. Gesù ci chiede di dimorate, di rimanere, di stare. Non come frequentatori casuali, ma come assidui frequentatori della sua Parola. Gesù ci chiede di dimorare in lui. Dimora, non andare ad abitare altrove, resta qui accanto al Maestro. Dimora: nel più profondo del tuo cuore lascia che il silenzio ti faccia raggiungere dall’immensa tenerezza di Dio.
Senza di me non potete fare nulla, dice Gesù. Cerchi la gioia? Cercala in Dio, vivila in lui, stagli unito, incollato, come il tralcio alla vite. La linfa vitale proviene da lui e da lui solo e da questa unione scaturisce l’amore. I cercatori di Dio che si sono fatti discepoli del Nazareno non hanno il futuro assicurato, né la loro vita è esente da fragilità e peccato, né vengono risparmiati dalle prove che la vita (non Dio!) ci presenta. I discepoli del Signore hanno capito che la vita è fatta per imparare ad amare e prendono lui, il Nazareno, come modello e fonte dell’amore. E dimorano.
FRUTTI
Dio è contento se portiamo frutti, come un papà orgoglioso per il proprio bambino, così Dio con me. Gesù ribalta la nostra (brutta) visione di Dio: Dio non è un paranoico invidioso della nostra libertà, che vuole onore e rispetto, solitario e nevrotico dittatore divino. Dio vuole che cresciamo, che fioriamo, che portiamo frutti. Frutti d’amore che maturiamo diventando discepoli.
La linfa dell’amore sgorga potente nel cuore di Barnaba, il figlio della consolazione. Figura di spicco della primitiva comunità, manifesta l’amore andando a soccorrere il neoconvertito Saulo. Tutti lo temono (la sofferenza è dura. Ma la sofferenza subita per causa della Chiesa!…), non si fidano dell’ex-persecutore convertito. Paolo è a metà del guado, ha conosciuto il Signore, ma la comunità dei discepoli (fragili, fragili, fragili, quando lo capiremo?) lo evita. Barnaba lo prende sotto le sue ali, sarà lui a diventare il volto dell’amore di Dio, per Saulo.
Noi, discepoli del risorto, potati dalla vita, se dimoriamo nel Signore porteremo, in questa settimana, frutti di consolazione e di benedizione per i fratelli che vedremo. Siamo noi il volto del Dio compassionevole per chi incontreremo.
(PAOLO CURTAZ)
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