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Fragilità e riconciliazione – alias “Dio ma che lingua parli”/6

 

 

Roma – Salerno:

Sesto incontro di spiritualità e formazione per giovani

Questo mese il nostro appuntamento formativo per giovani “Dio, ma che lingua parli?” si è dislocato spazialmente tra due città: Roma e Salerno. Come Figlie di San Paolo abbiamo ritenuto importante, infatti, far partecipare i giovani che ci frequentano e provano a vivere la nostra spiritualità e missione, se non a tutto, almeno all’ultimo giorno del convegno ecclesiale “Testimoni digitali” che si è tenuto a Roma dal 22 al 24 aprile 2010.
Otto anni dopo “Parabole mediatiche”, la Chiesa italiana ha infatti promosso una nuova occasione di incontro e approfondimento tra gli operatori della comunicazione (e non solo) per cercare di capire i mutamenti operati dalle nuove tecnologie nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Un modo per non rimanere meri consumatori, ma testimoni della vivacità della fede cristiana in questa nuova cultura.

La parola a due ragazze che hanno partecipato:

“Salve a tutti sono Margherita!
Faccio qui la mia testimonianza riguardo all’incontro tenutosi il 24-25 aprile 2010 a Roma e a Salerno, organizzato e guidato dalle “simpatiche” e “raggianti”, Sr. Mariangela e Sr. Silvia, con la partecipazione dei ragazzi di Salerno, Napoli e provincia, me compresa, unica siciliana, in trasferta per studio in quel di Napoli. Per me è stato il quarto incontro a cui ho preso parte ma, nonostante questo, ogni volta riscopro e valuto quanto sia importante ed efficace parteciparvi e lasciarsi coinvolgere.
Venerdì 23, sono partita con alcune ragazze da Napoli, con l’autobus, per arrivare Salerno, dove alla stazione ci aspettava un’altra ragazza del gruppo, ma di Salerno, proprio con il compito di accoglierci. Dopo una breve sosta presso la comunità delle Figlie di San Paolo per sistemare zaini e valigie, siamo uscite per una breve ma simpatica cena, aspettando il ritorno di Sr. Ma’ e di altre ragazze del gruppo impegnate fuori in una riunione apostolica. Abbiamo pure mangiato la torta arrivata provvidenzialmente in occasione del compleanno di una di noi e subito dopo tutti a ‘nanna’, visto che l’indomani la sveglia era prevista per le 4.
Ed eccoci all’alba di sabato 24: alle 5 tutti con zaino in spalla, emozionati e trepidanti pronti per la partenza per Roma alla volta del Convegno Nazionale ”Testimoni Digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”, iniziato giovedì 22 e terminato proprio sabato 24 nell’Aula Paolo VI con l’udienza del papa a cui abbiamo partecipato tutti noi con tanto di maglietta gialla e cartellone GEP, assieme a migliaia di pellegrini, circa 6.000, provenienti da 180 diocesi di tutta Italia.
Sabato l’ultima giornata del convegno si è aperta alle 9.30 con un intervento introduttivo alla giornata di Mons. Domenico Pompili, Sottosegretario della CEI e Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, sul tema: ”Vino Nuovi in Otri Nuovi” (Mt 9,17). A seguire, spunti di riflessione e indicazioni di percorso sono stati offerti da una Tavola Rotonda cui hanno preso parte esponenti del mondo della comunicazione sociale cattolica e non: P. Federico Lombardi, Direttore Sala Stampa Vaticana, Radio Vaticana e Centro Televisivo Vaticano; Lorenza Lei, Vicedirettore generale della RAI; Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire;  Vittorio Sozzi (moderatore), Responsabile del Servizio nazionale per il Progetto Culturale. Alle 12.30, infine, ha fatto il suo ingresso Benedetto XVI, a cui il Card. Angelo Bagnasco ha rivolto il suo saluto.
Il convegno, su nuovi e vecchi media, ha messo in luce come la rete si arricchisce di nodi ed è un continuo scambio di idee, esperienze, valutazioni, che rende necessaria la testimonianza di tutti i naviganti del web per rendere possibile veramente l’incontro con Dio. “Tutti surfisti, chiamati a domare le onde dei media mediante il nostro impegno e cuore”.
Nel primo pomeriggio siamo riusciti a visitare, seppure per pochi minuti la tomba di Giovanni Paolo II. E’ stato emozionante pregare il vecchio papa e incrociare i numerosi sguardi della gente presente, tra cui tanti spinti da curiosità e tanti spinti da una forte fede e riconoscimento nei suoi confronti: ragazzi, genitori con bambini in braccio, tutti in fila sotto una tenera pioggia le cui gocce si mescolavano con le lacrime che scendevano dai loro volti. Siamo ripartiti da Roma alle 16.30. Sul pullman abbiamo cantato, parlato, fatto progetti… e soffermandomi a guardare ciascuno dei partecipanti ho notato tanta serenità e luminosità. Rientrati a Salerno, dopo cena, abbiamo fatto un breve momento di preghiera in cappella…. stava per iniziare il “nostro” vero incontro ma questa volta con una carica diversa, avendo già ricevuto tanti input nella giornata trascorsa assieme a Roma.
La domenica la giornata è iniziata come al solito in cappella e nella preghiera abbiamo letto il brano di Gv 21,1-19: il tema della giornata, infatti, era “Mi Ami Tu?”.
Quando Gesù si manifesta per la terza volta, sul Lago di Tiberiade, gli apostoli non lo riconoscono, ma quando Giovanni dice: ”E’ il Signore”, Pietro si tuffa: l’amore riconosce e la fede si muove. «La fede si sbaglia, tradisce, ha da chiedere, da studiare, da farsi mille domande, da capire, da governare, da decidere… a volte rinnega, valuta e interroga, guarda le bende e il sudario, analizza e organizza. L’amore, di solito si butta, corre avanti o corre indietro, riconosce ma poi non si muove, si entusiasma ma non sa dove andare, non governa». «L’amore-agàpe è il dono incondizionato di sè stessi, è l’amore che Dio nutre per il mondo e che lo ha spinto a dare il Figlio, è lo stesso amore con cui il Padre ama il Figlio e che il Figlio ha trasmesso ai suoi quale sorgente di gioia piena e unico suo comandamento». «L’amore e la fede non camminano quasi mai insieme perché noi siamo un po’ disorganici, devono però reciprocamente aspettarsi e trovarsi ma sono entrambe necessarie». In base a quanto ascoltato e meditato nella preghiera, arrivati nella nostra sala, suddivisi in due gruppi abbiamo ricostruito la vita di Pietro (Cefa=Roccia) dal suo incontro con Gesù fino alla Risurrezione.
A seguire spunti di riflessione per la nostra vita e poi l’Adorazione Eucaristica, momento meraviglioso in cui mi sono davvero emozionata, con la risonanza della Parola e la riflessione personale: Io-Gesù: Una Distanza incolmabile?
Mi risuonano in mente i versi del canto “Prenderemo il largo”:

” Signore come un giorno a Pietro anche oggi dici a noi”:
” Getta al largo le tue reti insieme a me”
” Se mi ami più di tutto segui me”
” Se tu credi in me tu non affonderai”

Nel pomerigggio ci siamo confessati, abbiamo partecipato alla Santa Messa e ripresa la strada del ritorno verso le nostre case.
Che dire???? E’ stata un’esperienza strepitosa, così ricca e speciale che auguro a ognuno e a chiunque di vivere perché, ragazzi miei, sono questi i momenti che ci fanno crescere, confrontare, ridere e piangere, condividere tutto dalla preghiera al cibo. Tutto diventa così bello! E l’aria che si respira diventa leggera leggera…
Quindi, ragazzi, apriamo i nostri occhi e le nostre orecchie : ”E’ IL SIGNORE”, abbandoniamoci nelle Sue mani e potremo sperimentare quanta forza ci viene da Lui.
”Beato chi sa fidarsi di Lui. Fidiamoci e seguiamolo”.
Ringrazio di cuore Sr. Ma’ e Sr. Si’ e ciascuno dei ragazzi/e. Grazie perché mi siete accanto, per i piccoli gesti di affetto e per i vostri sorrisi. ”Siete splendidi…”
Che Dio Vi Benedica Oggi e Sempre.”

Margherita – Menfi (AG)

 

«Nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è gradevole!” (Lc 5,39). Al vecchio abbiamo fatto il palato; se poi è pure buono, perché cambiare? […] “Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi” (Lc 5,37), ammonisce il Vangelo. Sarebbe, infatti, irragionevole usare otri fragili, ormai andati, incapaci di contenere il vino nuovo, che ancora fermenta e che rischia perciò di farli scoppiare.
Ma che cosa significa essere “otri nuovi” nel continente digitale? Quali dovranno essere le caratteristiche specifiche dell’animatore della cultura e della comunicazione, di chi comunque è chiamato ad operare nel mondo dei media? ». “Queste alcune delle emozionanti e preziose parole di Mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, condivise durante la tavola rotonda di sabato 24 aprile all’interno del convegno Testimoni digitali.
Le esortazioni di Mons. Pompili mi hanno colpito in modo particolare per la chiarezza e l’immediatezza del messaggio, tanto vere quanto difficili da attuare.
Come GEP (Giovane Evangelizzatrice Paolina) spesso mi interrogo sul modo migliore per poter mettere insieme il mondo digitale, ormai tanto diffuso ed utilizzato dalle giovani generazioni, e il messaggio del Vangelo.
Troppo spesso usando i mezzi di comunicazione i messaggi che girano in “rete” sanno di poco, non hanno contenuto o al massimo fanno accennare a qualche sorriso, e allora perché non provare ad entrare in questo mondo ed utilizzare questi mezzi come valido aiuto per poter diffondere la parola di Dio e per poter arrivare a quei tanti che hanno dimenticato che Dio esiste? Perché non imparare ad usare questi strumenti per porre domande, risvegliare coscienze, smontare qualche errata certezza e ricostruire fiducia???
Ascoltando le parole di Mons. Pompili, degli altri relatori e del Santo Padre, ho avuto la sensazione di sentire risuonare i miei stessi pensieri, i miei stessi interrogativi. La Chiesa ha concretamente deciso di fare un passo avanti e di incontrare adulti e soprattutto giovani nel “loro mondo”, di usare i “loro mezzi” per meglio comprendere le loro problematiche.
Che bella sensazione, sentirsi parte di un’unica grande famiglia, la Chiesa, che concorda con quanto ultimamente mi interroga; e che emozione veder riconosciuto e approvato quanto stava a cuore al Beato Alberione, che proprio sull’utilizzo dell’annuncio della Parola attraverso i mezzi di comunicazione ha formato la sua grande Famiglia Paolina, ma in particolare i Paolini e le Figlie di San Paolo. Decisamente “coinvolgente” poter assistere all’apprezzamento di un carisma che ovviamente da GEP ho scelto e in cui credo!!!!”

Maria Rosaria – Salerno

Via Verità e Vita – Marzo/Aprile 2010 – Evangelizzare nella cultura digitale

Catechesi interattiva e partecipativa

di Luciano Meddi


I ragazzi (ma soltanto i ragazzi?) che incontriamo nella catechesi vivono in una pluralità di mondi reali. Vivono anche in una comunità di nuovo tipo, i cui aderenti non si “incontrano mai” e in “nessun luogo”.
È la comunità virtuale “connessa” attraverso i nuovi media, il cui uso si è talmente e velocemente sviluppato da diventare un fenomeno commerciale e culturale.
Il
Censis ha dedicato all’argomento, negli ultimi anni, una sezione apposita del suo rapporto. Nell’ultimo afferma: “Il 47,6% degli italiani usa un numero di media superiore a quattro, muovendosi con facilità ogni giorno attraverso una fitta trama di messaggi veicolati dai più diversi vettori: non solo la tv, il cellulare, la radio e i quotidiani, ma anche internet, web tv, palmari, lettori mp3, e-reader“.
Tale potenziamento è stato permesso dall’utilizzo di una serie di dispositivi digitali di recente generazione.
La comunicazione dei ragazzi viaggia ormai con gli
sms o mms, ma anche con varie possibilità di chat, spesso fornite di webcam, messe a disposizione dai diversi providers. Internet ci permette di interagire anche in altri modi.
Seguiamo le notizie del nostro gruppo nei diversi blog a cui apparteniamo e moltiplichiamo le informazioni su Facebook.
Ci facciamo conoscere attraverso
Youtube e siti personali. Abbiamo l’indirizzo postale, elettronico, di Facebook, di Skype e altri ancora.
Non è soltanto la possibilità di trasmissione di una grande massa di informazioni (come attraverso i mass media nel XX secolo), ma addirittura la creazione di un mondo fatto di “interazioni e relazioni” e, la catechesi, è sollecitata anche da questo recente sviluppo della comunicazione umana?


Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Marzo-Aprile di Via verità e Vita.

Per vedere il sommario di Via Verità e Vita clicca qui

Per info e abbonamenti:

Proprio nel silenzio… c’è!

 Vorrei scrivere in poche righe tutta la straordinaria poesia del Natale… poesia che si ripete sempre costantemente ogni anno nello stesso periodo. Vorrei, ma non posso e non perchè non riesca a sentirla, ma semplicemente perchè scelgo di non voler dimenticare tutte quelle situazioni in cui di poesia c’è poco.
L’associazione di idee vi sta portando alle tante zone di sofferenza, di morte, di fame? A me, no!
Qualcuno mi direbbe che almeno per oggi potrei godermela… vero! In fondo cosa cambia? Il solo pensiero non muove la storia. Ma forse un pensiero condiviso potrebbe iniziare a rendere le posizioni personali meno indolenti e apatiche.
Quando ho scelto di lasciarmi trasformare in “sorella” (è questo che in fondo significa essere suora!) l’ho fatto anche perchè “qualcuno” mi ha detto che, per uno strano effetto di quella che noi cristiani chiamiamo Grazia, avrei sentito vibrare nel mio cuore, con straordinaria forza, le ansie, le preoccupazioni, le sofferenze interiori e le speranze
di tutti coloro, miei fratelli e sorelle, che erano alla ricerca di un senso per cui vivere, credere, amare, semplicemente esistere.
Oggi, allora, forse proprio grazie a quel sovrumano effetto della Grazia, non riesco ad accogliere questo Natale, scrollandomi di dosso, tutto quello che questa porzione di storia che stiamo vivendo porta con sè… non faccio elenchi, sarebbero superficiali e banali… ognuno ci metta del suo e si sforzi di mettere anche quello che sta vivendo il proprio vicino di casa, l’amico, il fratello o la sorella… i genitori…

Dio dove sei? E’ questa la domanda che tante volte si alza e scuote la storia di chi dice di credere… Quanti bambini sono morti questa notte, eppure Gesù è nato! In quanti sono rimasti freddi e distaccati di fronte all’augurio di un Buon Natale in cui non credono più? Eppure il Natale è accaduto seriamente! Il Verbo si è fatto carne dicono i credenti… ma in quanti sono in grado di capire la reale portata di questo annuncio la cui potenza potrebbe realmente scuotere il cosmo?
Dio si è fatto uomo perchè l’uomo impari ad amare con il cuore di Dio… quanta poesia e quanta realtà c’è in tutto questo? Amare come Dio significa vivere, scegliere, essere ci
ò che lui è stato per noi… Ma quanto Dio amante c’è nelle nostre scelte? Quanto si vede di Dio in ciò che diciamo, scegliamo e costruiamo ogni giorno?

Natale non è ricordo di un evento passato: Natale è ancora evento che accade nella vita di chi il proprio Sì lo pronuncia con la forza di lacrime e sogni, di amore e di fiducia, di speranza e delusioni… Natale è Dio presente anche nell’invisibile, nel non senso, nella notte, nella paura, nella morte… Natale è quando nulla di ciò che vediamo ci appaga il cuore. Natale è! Dio è! Perchè lui  nella notte nasce, nel peccato salva, nella povertà vive, nell’umana fragilità si consuma fino alla morte.

E tutte le volte che a pugni stretti e trascinando la vita gli chiedo: perchè, fino a quando, dove sei? La sua risposta è sempre e solo una: Io salvo la storia nel silenzio: silenzio della notte, dell’attesa, della fiducia, dell’invisibile… nel silenzio io ho creato il cosmo; nel silenzio mi sono fatto uomo, nel silenzio ho salvato la storia, nel silenzio amo e salvo te!

Buon Natale a tutti, allora… A tutti coloro che accettando la sfida dell’invisibile e del silenzio, lasciano che il Natale possa continuare ad accadere ogni giorno, nella ferialità entusiasmante o faticosa del vivere e del credere.

Gesù Sì, Chiesa No!!!

Credo in Dio, ho fede, con Dio ci parlo, non ho grossi problemi, ma di Chiesa non voglio sentir parlare! Non ho bisogno, per credere, di preti che poi alla fin dei conti sono peggiori di me!


A chi non è capitato di sentire frasi simili? O a chi non è capitato di pensarle?
Eppure, d’accordo o meno, la Chiesa sembra essere proprio quella povera barchetta di cui Dio stesso ha scelto di servirsi per traghettare nel mondo il suo amore. “Troppe parole e pochi fatti” mi direte, posso anche essere d’accordo, eppure nella storia, nonostante gli sbagli, il peccato, le controtestimonianze di tanti, molti di più, anche se in modo decisamente più silenzioso hanno amato e dato la vita.

La chiesa è santa e peccatrice insieme! Ma, mattone dopo mattone, a costruirla sono le scelte di tutti quei suoi figli che in un modo o nell’altro la vivono, la abbandonano, la tradiscono, la smentiscono. Chiesa è popolo! Chiesa è figli di Dio! Chiesa è effervescenza dinamica dello Spirito! Chiesa è santi semplici e nascosti! Chiesa è uomini e donne che senza rumore stanno costruendo coscienze gratuite! Chiesa è anche peccato e riconciliazione, misericordia e gratitudine!

Chiesa potrebbe essere tutto ciò che noi quotidianamente costruiamo… in ascolto, preghiera, azione, passione, audacia e amore vivo e concreto?

 

 

Coraggio ben pagato!

Coraggio ben pagato quello di chi rischia con il Signore.

Parola di chi si è buttato, ha rischiato e non è rimasto deluso!

Mi piacerebbe chiederlo a genitori, educatori, adolescenti e giovani: ma cosa vi resta di questo mondo e di questa vita quando vi private di esperienze straordinarie in nome della normalità, delle certezze e del controllo razionale. E incontrare Dio è un’esperienza straordinaria. Ma perchè non buttarsi, perchè tentennare, perchè non rischiare per paura?

I parroci trattengono per paura di perdere; i genitori trattengono i figli, noi non molliamo quello che ci sembra di possedere, gli animatori non mollano i propri ragazzi… tutti stringono e nessuno perde.

Testimoni di cosa, allora? E soprattutto di chi?

Dicono che segue Dio chi cerca ragioni per vivere e per sperare; chi ha paura della sua vendetta finale; chi sa fare i conti per l’oggi e per l’eternità… dicono, ma quante se ne dicono… e pensare che se avessimo il coraggio di annunciare lo stesso Dio di Gesù Cristo tutto sarebbe così diverso…

Una sola cosa io so: Ci hai amato tanto da dare il tuo unico Figlio per la nostra salvezza.

Ma come ti conosceranno se nessuno ti annuncerà?

Dare riempie il cuore

Mentre scrivo ho tra le mani un segnalibro su cui è riportata una frase: Prendere riempie le mani, dare riempie il cuore. Mai frase fu più espressiva dei miei pensieri, almeno in questi giorni…
giovani.jpgL’altra sera stavo camminando su una delle strade principali della mia città: un corso pedonale sempre trabordante di gente. D’estate, quando tutte le finestre sono aperte, le voci sembrano inerpicarsi su per i muri, lungo i balconi, entrano nelle case e quell’infinito vociare riempie i silenzi.
Tornavo dagli studi della tv, dopo aver registrato uno di quei programmi per cui, oggettivamente, si può anche essere soddisfatti: 20 minuti in cui parlare di Dio! Niente di più desiderabile: spot divini li definirebbe mia cugina… Eppure camminando, passo dopo passo, non riuscivo a non chiedermi per chi e per cosa avrei dovuto sentirmi soddisfatta… In quanti avrebbero visto quella trasmissione? Chi avrebbe creduto? Quella gente che mi stava camminando accanto cosa sapeva di Dio e quanto desiderava incontrarlo?

Conosco giovani che vivono senza te Signore, che non hanno bisogno di te. Ho conosciuto gente che in noi, che diciamo di averti incontrato, non ha mai potuto sentire il calore del tuo amore, nè respirare la forza di un perdono irrazionale e gratuito.
E noi? Noi, testimoni di un Amore che ci supera litighiamo per dividere preziose mattonelle, per contenderci i santi, per accaparrarci giovani dal volto luminoso…

Dopo quella sera, ogni giorno e ogni notte penso ai “senza casa”… no, non ai barboni. Penso a chi non a più un Dio a cui rivolgersi, agli sfrattati dalle nostre chiese, dal nostro modo di credere, dal nostro stile di preghiera… penso a coloro che al posto della misericordia hanno ricevuto la condanna e a coloro che non hanno mai visto brillare il volto di Dio negli occhi di chi gli camminava accanto.

Penso, Signore… penso a quei giovani di cui non posso fare i nomi, ma che vorrei poter raggiungere con la forza di un amore tenero, che non giudica mai, in nessun caso, che è sempre lì pronto a braccia aperte, per accogliere a lasciar andare…

Raggiungili con la forza travolgente della tua grazia e, di notte, quando la loro libertà non può impedirtelo, sfiora la loro fronte con il bacio intenso della tua tenerezza.