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Fragilità e riconciliazione – alias “Dio ma che lingua parli”/6

 

 

Roma – Salerno:

Sesto incontro di spiritualità e formazione per giovani

Questo mese il nostro appuntamento formativo per giovani “Dio, ma che lingua parli?” si è dislocato spazialmente tra due città: Roma e Salerno. Come Figlie di San Paolo abbiamo ritenuto importante, infatti, far partecipare i giovani che ci frequentano e provano a vivere la nostra spiritualità e missione, se non a tutto, almeno all’ultimo giorno del convegno ecclesiale “Testimoni digitali” che si è tenuto a Roma dal 22 al 24 aprile 2010.
Otto anni dopo “Parabole mediatiche”, la Chiesa italiana ha infatti promosso una nuova occasione di incontro e approfondimento tra gli operatori della comunicazione (e non solo) per cercare di capire i mutamenti operati dalle nuove tecnologie nei modelli di comunicazione e nei rapporti umani. Un modo per non rimanere meri consumatori, ma testimoni della vivacità della fede cristiana in questa nuova cultura.

La parola a due ragazze che hanno partecipato:

“Salve a tutti sono Margherita!
Faccio qui la mia testimonianza riguardo all’incontro tenutosi il 24-25 aprile 2010 a Roma e a Salerno, organizzato e guidato dalle “simpatiche” e “raggianti”, Sr. Mariangela e Sr. Silvia, con la partecipazione dei ragazzi di Salerno, Napoli e provincia, me compresa, unica siciliana, in trasferta per studio in quel di Napoli. Per me è stato il quarto incontro a cui ho preso parte ma, nonostante questo, ogni volta riscopro e valuto quanto sia importante ed efficace parteciparvi e lasciarsi coinvolgere.
Venerdì 23, sono partita con alcune ragazze da Napoli, con l’autobus, per arrivare Salerno, dove alla stazione ci aspettava un’altra ragazza del gruppo, ma di Salerno, proprio con il compito di accoglierci. Dopo una breve sosta presso la comunità delle Figlie di San Paolo per sistemare zaini e valigie, siamo uscite per una breve ma simpatica cena, aspettando il ritorno di Sr. Ma’ e di altre ragazze del gruppo impegnate fuori in una riunione apostolica. Abbiamo pure mangiato la torta arrivata provvidenzialmente in occasione del compleanno di una di noi e subito dopo tutti a ‘nanna’, visto che l’indomani la sveglia era prevista per le 4.
Ed eccoci all’alba di sabato 24: alle 5 tutti con zaino in spalla, emozionati e trepidanti pronti per la partenza per Roma alla volta del Convegno Nazionale ”Testimoni Digitali. Volti e linguaggi nell’era crossmediale”, iniziato giovedì 22 e terminato proprio sabato 24 nell’Aula Paolo VI con l’udienza del papa a cui abbiamo partecipato tutti noi con tanto di maglietta gialla e cartellone GEP, assieme a migliaia di pellegrini, circa 6.000, provenienti da 180 diocesi di tutta Italia.
Sabato l’ultima giornata del convegno si è aperta alle 9.30 con un intervento introduttivo alla giornata di Mons. Domenico Pompili, Sottosegretario della CEI e Direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, sul tema: ”Vino Nuovi in Otri Nuovi” (Mt 9,17). A seguire, spunti di riflessione e indicazioni di percorso sono stati offerti da una Tavola Rotonda cui hanno preso parte esponenti del mondo della comunicazione sociale cattolica e non: P. Federico Lombardi, Direttore Sala Stampa Vaticana, Radio Vaticana e Centro Televisivo Vaticano; Lorenza Lei, Vicedirettore generale della RAI; Marco Tarquinio, Direttore di Avvenire;  Vittorio Sozzi (moderatore), Responsabile del Servizio nazionale per il Progetto Culturale. Alle 12.30, infine, ha fatto il suo ingresso Benedetto XVI, a cui il Card. Angelo Bagnasco ha rivolto il suo saluto.
Il convegno, su nuovi e vecchi media, ha messo in luce come la rete si arricchisce di nodi ed è un continuo scambio di idee, esperienze, valutazioni, che rende necessaria la testimonianza di tutti i naviganti del web per rendere possibile veramente l’incontro con Dio. “Tutti surfisti, chiamati a domare le onde dei media mediante il nostro impegno e cuore”.
Nel primo pomeriggio siamo riusciti a visitare, seppure per pochi minuti la tomba di Giovanni Paolo II. E’ stato emozionante pregare il vecchio papa e incrociare i numerosi sguardi della gente presente, tra cui tanti spinti da curiosità e tanti spinti da una forte fede e riconoscimento nei suoi confronti: ragazzi, genitori con bambini in braccio, tutti in fila sotto una tenera pioggia le cui gocce si mescolavano con le lacrime che scendevano dai loro volti. Siamo ripartiti da Roma alle 16.30. Sul pullman abbiamo cantato, parlato, fatto progetti… e soffermandomi a guardare ciascuno dei partecipanti ho notato tanta serenità e luminosità. Rientrati a Salerno, dopo cena, abbiamo fatto un breve momento di preghiera in cappella…. stava per iniziare il “nostro” vero incontro ma questa volta con una carica diversa, avendo già ricevuto tanti input nella giornata trascorsa assieme a Roma.
La domenica la giornata è iniziata come al solito in cappella e nella preghiera abbiamo letto il brano di Gv 21,1-19: il tema della giornata, infatti, era “Mi Ami Tu?”.
Quando Gesù si manifesta per la terza volta, sul Lago di Tiberiade, gli apostoli non lo riconoscono, ma quando Giovanni dice: ”E’ il Signore”, Pietro si tuffa: l’amore riconosce e la fede si muove. «La fede si sbaglia, tradisce, ha da chiedere, da studiare, da farsi mille domande, da capire, da governare, da decidere… a volte rinnega, valuta e interroga, guarda le bende e il sudario, analizza e organizza. L’amore, di solito si butta, corre avanti o corre indietro, riconosce ma poi non si muove, si entusiasma ma non sa dove andare, non governa». «L’amore-agàpe è il dono incondizionato di sè stessi, è l’amore che Dio nutre per il mondo e che lo ha spinto a dare il Figlio, è lo stesso amore con cui il Padre ama il Figlio e che il Figlio ha trasmesso ai suoi quale sorgente di gioia piena e unico suo comandamento». «L’amore e la fede non camminano quasi mai insieme perché noi siamo un po’ disorganici, devono però reciprocamente aspettarsi e trovarsi ma sono entrambe necessarie». In base a quanto ascoltato e meditato nella preghiera, arrivati nella nostra sala, suddivisi in due gruppi abbiamo ricostruito la vita di Pietro (Cefa=Roccia) dal suo incontro con Gesù fino alla Risurrezione.
A seguire spunti di riflessione per la nostra vita e poi l’Adorazione Eucaristica, momento meraviglioso in cui mi sono davvero emozionata, con la risonanza della Parola e la riflessione personale: Io-Gesù: Una Distanza incolmabile?
Mi risuonano in mente i versi del canto “Prenderemo il largo”:

” Signore come un giorno a Pietro anche oggi dici a noi”:
” Getta al largo le tue reti insieme a me”
” Se mi ami più di tutto segui me”
” Se tu credi in me tu non affonderai”

Nel pomerigggio ci siamo confessati, abbiamo partecipato alla Santa Messa e ripresa la strada del ritorno verso le nostre case.
Che dire???? E’ stata un’esperienza strepitosa, così ricca e speciale che auguro a ognuno e a chiunque di vivere perché, ragazzi miei, sono questi i momenti che ci fanno crescere, confrontare, ridere e piangere, condividere tutto dalla preghiera al cibo. Tutto diventa così bello! E l’aria che si respira diventa leggera leggera…
Quindi, ragazzi, apriamo i nostri occhi e le nostre orecchie : ”E’ IL SIGNORE”, abbandoniamoci nelle Sue mani e potremo sperimentare quanta forza ci viene da Lui.
”Beato chi sa fidarsi di Lui. Fidiamoci e seguiamolo”.
Ringrazio di cuore Sr. Ma’ e Sr. Si’ e ciascuno dei ragazzi/e. Grazie perché mi siete accanto, per i piccoli gesti di affetto e per i vostri sorrisi. ”Siete splendidi…”
Che Dio Vi Benedica Oggi e Sempre.”

Margherita – Menfi (AG)

 

«Nessuno che beve il vino vecchio desidera il nuovo, perché dice: Il vecchio è gradevole!” (Lc 5,39). Al vecchio abbiamo fatto il palato; se poi è pure buono, perché cambiare? […] “Nessuno mette vino nuovo in otri vecchi” (Lc 5,37), ammonisce il Vangelo. Sarebbe, infatti, irragionevole usare otri fragili, ormai andati, incapaci di contenere il vino nuovo, che ancora fermenta e che rischia perciò di farli scoppiare.
Ma che cosa significa essere “otri nuovi” nel continente digitale? Quali dovranno essere le caratteristiche specifiche dell’animatore della cultura e della comunicazione, di chi comunque è chiamato ad operare nel mondo dei media? ». “Queste alcune delle emozionanti e preziose parole di Mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali, condivise durante la tavola rotonda di sabato 24 aprile all’interno del convegno Testimoni digitali.
Le esortazioni di Mons. Pompili mi hanno colpito in modo particolare per la chiarezza e l’immediatezza del messaggio, tanto vere quanto difficili da attuare.
Come GEP (Giovane Evangelizzatrice Paolina) spesso mi interrogo sul modo migliore per poter mettere insieme il mondo digitale, ormai tanto diffuso ed utilizzato dalle giovani generazioni, e il messaggio del Vangelo.
Troppo spesso usando i mezzi di comunicazione i messaggi che girano in “rete” sanno di poco, non hanno contenuto o al massimo fanno accennare a qualche sorriso, e allora perché non provare ad entrare in questo mondo ed utilizzare questi mezzi come valido aiuto per poter diffondere la parola di Dio e per poter arrivare a quei tanti che hanno dimenticato che Dio esiste? Perché non imparare ad usare questi strumenti per porre domande, risvegliare coscienze, smontare qualche errata certezza e ricostruire fiducia???
Ascoltando le parole di Mons. Pompili, degli altri relatori e del Santo Padre, ho avuto la sensazione di sentire risuonare i miei stessi pensieri, i miei stessi interrogativi. La Chiesa ha concretamente deciso di fare un passo avanti e di incontrare adulti e soprattutto giovani nel “loro mondo”, di usare i “loro mezzi” per meglio comprendere le loro problematiche.
Che bella sensazione, sentirsi parte di un’unica grande famiglia, la Chiesa, che concorda con quanto ultimamente mi interroga; e che emozione veder riconosciuto e approvato quanto stava a cuore al Beato Alberione, che proprio sull’utilizzo dell’annuncio della Parola attraverso i mezzi di comunicazione ha formato la sua grande Famiglia Paolina, ma in particolare i Paolini e le Figlie di San Paolo. Decisamente “coinvolgente” poter assistere all’apprezzamento di un carisma che ovviamente da GEP ho scelto e in cui credo!!!!”

Maria Rosaria – Salerno

Via Verità e Vita – Marzo/Aprile 2010 – Evangelizzare nella cultura digitale

Catechesi interattiva e partecipativa

di Luciano Meddi


I ragazzi (ma soltanto i ragazzi?) che incontriamo nella catechesi vivono in una pluralità di mondi reali. Vivono anche in una comunità di nuovo tipo, i cui aderenti non si “incontrano mai” e in “nessun luogo”.
È la comunità virtuale “connessa” attraverso i nuovi media, il cui uso si è talmente e velocemente sviluppato da diventare un fenomeno commerciale e culturale.
Il
Censis ha dedicato all’argomento, negli ultimi anni, una sezione apposita del suo rapporto. Nell’ultimo afferma: “Il 47,6% degli italiani usa un numero di media superiore a quattro, muovendosi con facilità ogni giorno attraverso una fitta trama di messaggi veicolati dai più diversi vettori: non solo la tv, il cellulare, la radio e i quotidiani, ma anche internet, web tv, palmari, lettori mp3, e-reader“.
Tale potenziamento è stato permesso dall’utilizzo di una serie di dispositivi digitali di recente generazione.
La comunicazione dei ragazzi viaggia ormai con gli
sms o mms, ma anche con varie possibilità di chat, spesso fornite di webcam, messe a disposizione dai diversi providers. Internet ci permette di interagire anche in altri modi.
Seguiamo le notizie del nostro gruppo nei diversi blog a cui apparteniamo e moltiplichiamo le informazioni su Facebook.
Ci facciamo conoscere attraverso
Youtube e siti personali. Abbiamo l’indirizzo postale, elettronico, di Facebook, di Skype e altri ancora.
Non è soltanto la possibilità di trasmissione di una grande massa di informazioni (come attraverso i mass media nel XX secolo), ma addirittura la creazione di un mondo fatto di “interazioni e relazioni” e, la catechesi, è sollecitata anche da questo recente sviluppo della comunicazione umana?


Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Marzo-Aprile di Via verità e Vita.

Per vedere il sommario di Via Verità e Vita clicca qui

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Una vita fatta dono! …e tu?

  

A Roma, presso la comunità Regina degli Apostoli delle Figlie di San Paolo, dal 31 marzo al 3 aprile si è svolta la tradizionale tre giorni pasquale per giovani di tutta Italia fino a 30 anni. Quest’anno il tema era: “Una vita fatta dono! …e tu?”. Un’opportunità per tutti i giovani che hanno partecipato di vivere il Triduo in preparazione alla Pasqua a Roma.
Come animatrici erano presenti sr Mariangela, sr Silvia e Veronica (postulante fsp), i giovani provenivano dalle provincie di Napoli, Salerno e Bolzano. Le giornate, scandite dalle grandi liturgie vissute assieme alla Chiesa di Roma e alla Famiglia Paolina, avevano il loro respiro e alimento nella preghiera personale e di gruppo, nell’approfondimento della Parola, nella condivisione… Sono stati solo 3 giorni ma vissuti intensamente. La Pasqua è tempo di consapevolezza nuova, di un nuovo sguardo su Dio e sulla pienezza del suo dono, della sua vita, del suo Sì detto per sempre per la nostra salvezza. Ci siamo lasciati guidare dalla Parola nelle profondità di questo amore immenso, ma abbiamo anche vissuto intensamente vari altri incontri con persone che hanno fatto della loro vita un dono: un pellegrinaggio alle Tre Fontane, luogo del martirio di San Paolo, ci ha “messo in contatto” con il grande Apostolo; la Via Crucis vissuta con il Papa al Colosseo ci ha portati sul luogo del martirio di migliaia e migliaia di nostri fratelli in Cristo; la visione del film Pa-Ra-Da e il seguente cineforum ci hanno fatto toccare con mano (e l’impatto è stato molto forte) l’opera di Miloud Oukili, clown di strada nella Romania del 1992, che da allora “dona” la sua vita per i bambini di Bucarest scappati dagli orfanatrofi o da famiglie indifferenti che popolano il sottosuolo della capitale romena vivendo di furti, prostituzione ed espedienti vari. Donare la propria vita per dare concretamente la vita, sporcarsi le mani per rendere all’altro la dignità di figlio di Dio e di mio fratello/sorella, come ha fatto Gesù.

 

La parola ad una partecipante:

«Questo non è stato solamente il mio primo campo, ma la mia prima e vera esperienza “pasquale”.
Nel senso che, per la prima volta, ho avuto modo di riflettere più approfonditamente sulla Pasqua e sul suo significato, e questo perchè ho avuto i mezzi, l’occasione, ma soprattutto il tempo di farlo.
Standby, pausa, stop! Ecco cosa ho pensato quando sono salita su quel treno per Roma.
Sono salita con l’intenzione di fermare il tempo, di riuscire a guardarmi dentro e riflettere, per accrescere la mia fede, per trovare qualche risposta, per vivere più intensamente e pienamente la preghiera e l’incontro con Dio.
E questo mi è stato possibile.Mi è stato concesso.
Ma non sarebbe mai stato possibile senza tutte quelle meravigliose persone che mi sono state accanto, che mi hanno sostenuto, insegnato, compreso , confortato e che mi hanno fatto sentire come in una famiglia.
E per questo rinal colosseograzio tanto il Signore.
È stata un’esperienza straordinaria e molto intensa, difatti ho provato una vasta serie di emozioni e sentimenti, dall’inquietudine alla calma, alla tranquillità, alla leggerezza e alla pace.
Non vedo l’ora di ripetere una simile esperienza insieme a voi. Un abbraccio e un grazie a tutti quanti e che Dio vi benedica!».

Sarah – Bolzano

RAGAZZI & DINTORNI – Maggio 2010 – Dossier Cittadinanza

Vangelo di Strada

di Alessia Cambi

L’annuncio del Vangelo entra in città, lì dove abita la gente, tra strade e palazzi, chiese e scuole.
Ed è per questo, soprattutto tra le modalità della pastorale giovanile, che non stupisce sentire parlare proprio di
“evangelizzazione di strada”.
Di che cosa si tratta?
È quell’insieme di iniziative e proposte di gruppi di cristiani che annunciano la parola di Dio sulle piazze, in spiaggia, in discoteca e al pub e in tutte quelle occasioni al di fuori delle “normali” riunioni ecclesiastiche tradizionali.
Gesù invita i suoi apostoli a “scendere a valle”.
È bello rimanere nella sicurezza degli ambienti parrocchiali, tra gente che ha scelto di vivere la medesima fede, ma come catechisti ed educatori siamo chiamati a uscire dalle sacrestie e andare là dove si ritrovano i ragazzi e i giovani.

Ad andare in città per portare il Vangelo. Forse è questo che significa testimoniare la fede nel mondo di oggi.

Il prossimo appuntamento di “evangelizzazione di strada” organizzato dalle Figlie di San Paolo è per il 15 – 16 Maggio a Salerno, per ulteriori informazioni visitate la sezione “iniziative” del sito.


Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi sul numero di Maggio dell’inserto Ragazzi & Dintorni dossier mensile di Catechisti Parrocchiali.


Per vedere il sommario di Ragazzi & Dintorni clicca qui

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Il discernimento – alias “Dio ma che lingua parli?”/5

 

Il 20 e il 21 Febbraio si è tenuto, presso la Comunità delle Figlie di San Paolo di Napoli (zona Colli Aminei), il quinto incontro dell’itinerario di spiritualità e formazione per giovani tenuto dalle suore Paoline (nello specifico sr Mariangela e sr Silvia), che quest’anno ha come tema: Dio ma che lingua parli?.
È stato il primo incontro a cui ho partecipato spinto, devo essere sincero, da una inspiegabile curiosità per questo particolare percorso nata in me dopo che me ne aveva parlato Grazia [una dei GEP che frequenta da due anni gli incontri, ndr] durante un viaggio in treno dal nostro ‘ameno’ paesino verso Napoli. Il trasporto e l’entusiasmo con cui mi raccontava le sue esperienze erano tali che sfido chiunque a non esserne colpito o quanto meno incuriosito. E quindi, appena ne ho avuto l’occasione, ho deciso di fare anch’io la mia esperienza.
La due giorni è iniziata il sabato sera con la proiezione di alcuni spezzoni sulla vita del re Salomone, uno tra i primi e più importanti re d’Israele, noto nella Bibbia per la sua impareggiabile saggezza. Poco alla volta, con tanta materna delicatezza, suor Mariangela ci ha presentato il tema del weekend che questa volta era: “Il discernimento”.
È risultato a tutti più chiaro, quindi, il perché fosse stata scelta la figura di Salomone come cardine della serata: per il dono grande che aveva chiesto al Signore e che Egli gli aveva concesso, quello cioè di avere un cuore puro e saggio, un cuore capace di distinguere il bene dal male in tutti i momenti e per tutti gli avvenimenti della propria vita. Posso dire di aver pensato che come mio primo incontro non poteva capitarmi tema più attinente a quanto vivo in questi mesi. Come ci diceva, giustamente, suor Mariangela, il discernimento è un atto che va fatto sempre nella nostra vita, ad ogni età, e non solo quando ci troviamo dinanzi a scelte importanti quali l’università da intraprendere, il lavoro da iniziare o il compagno/a con cui condividere la propria vita.
Discernere significa essere in grado di spegnere il rumore, la confusione, l’assordante frastuono che ci rimbomba nel cuore e nella mente ed essere in grado di ascoltare l’unica voce che il Signore ci ha messo nel cuore e che ci chiama a realizzare il progetto che Lui ha previsto su di noi.
Detto così sembrerebbe semplice ma vi assicuro che non lo è per niente. Spesso ho cercato di fare silenzio dentro di me ma sono caduto, erroneamente, nello svuotarmi di tutto, anche di ciò che di buono sentivo… non essendo capace di distinguere come Salomone il bene dal  male.
Il nostro percorso è continuato l’indomani mattina con l’ascolto e la meditazione della parola tratta dal Vangelo di Luca (Lc 12, 54-57) in cui viene detto: «[…]Sapete valutare l’aspetto della terra e del cielo, come mai questo tempo non sapete valutarlo? E perché non giudicate voi stessi ciò che è giusto?». Con queste parole penso che Gesù, effettivamente, ci voglia dire che il Signore si serve di qualsiasi cosa e di chiunque per parlarci ma, non si sa perché, quando ci parla direttamente o indirettamente, non siamo sempre capaci di capirlo, di ascoltarlo… o forse, semplicemente, non vogliamo farlo.
Successivamente, nel primo pomeriggio, c’è stato un piccolo momento di formazione – che ho scoperto essere una novità nel percorso di quest’anno – sul canto liturgico e sulla liturgia tenuto da suor Silvia. Nello specifico, in questa occasione, ci ha parlato del Gloria e della Colletta. La cosa che mi colpiva, oltre alle cose che ci diceva, era il come ce le diceva. Più che parlare sembrava cantasse… ho avvertito che la musica è parte indissolubile di lei ed era piacevole constatare come non solo con la voce ma anche con i gesti riuscisse a far “risuonare” tutto ciò che voleva trasmetterci.
La giornata si è conclusa con il sentito momento dell’adorazione Eucaristica, durante la quale abbiamo ringraziato il Signore per tutto quello che ci aveva dato e per l’opportunità di aver vissuto questa esperienza assieme ad altri compagni, è stato, però, anche il momento favorevole per mettersi in ascolto. Personalmente ho cercato di fare silenzio dentro di me e di far parlare Lui, presente dinanzi a me con tutta la sua forza. Ho lasciato che entrasse in me… senza timore e che mi guidasse alla ricerca del vero bene e della piena realizzazione…
Spero che con l’aiuto del Signore tutti riescano a ricevere da Lui il grande dono del discernimento e in tal modo operare e vivere secondo quanto ognuno di noi è stato chiamato a fare e, probabilmente, solo così vivremo, come diceva la tenera Maria Chiara [una delle partecipanti, ndr] all’inizio del weekend, “costantemente con la luce nei nostri occhi”.
Abbracciando e ringraziando veramente tutti per il calore con cui sono stato accolto e che mi è stato riservato, porto tutti con me nella preghiera augurandovi e augurandomi… buon cammino!!!

Domenico – Trecase (NA)

 

News su Iniziative 2009 – 2010

 20-21 Febbraio

a Napoli

Incontro di formazione e spiritualità per giovani

info e contatti su: iniziative 2009 – 2010

La fiducia – alias “Dio ma che lingua parli?”/4

Il 23 e 24 gennaio 2010, presso la comunità delle Figlie di San Paolo di Salerno c’è stato il quarto incontro di formazione e spiritualità per giovani dal tema: Dio ma che lingua parli?.

Per me è stata la prima volta…Appena arrivata sono stata travolta dall’incontro con le meravigliose suore ed i ragazzi ed ho subito sentito una grande forza dentro me. Tutto è cominciato il sabato sera con la visione di un film, Kung Fu Panda, seguito da un intenso momento di riflessione, guidato in maniera eccezionale da suor Mariangela, che ci ha introdotto al tema di questo incontro: la FIDUCIA. La fiducia in noi stessi, negli altri e quindi in  Dio.
Domenica è stata un’altra giornata emozionante dove abbiamo approfondito il brano del Vangelo di Matteo (14,22-32). Tutto questo ci ha portati inevitabilmente a porci degli interrogativi: quanto realmente e concretamente ci fidiamo di Gesù? La paura, se pur legittima, può allontanarci da Dio?
Posso dire che dopo questo incontro mi sento rinvigorita nello spirito e ancora una volta ho constatato il benessere del cuore quando la Parola del Signore si fa viva in me. Ringrazio tantissimo tutti per avermi permesso di condividere questi momenti che sicuramente ho voglia di rivivere.

Marilena – Nocera Inferiore (SA)

 

Domenica 24, inoltre, durante la S. Messa del pomeriggio Maria Chiara è diventata una GEP…

(Foto 1) Nel momento dell’impegno preso davanti alla comunità delle Figlie di San Paolo di Salerno
(Foto 2) Maria Chiara con la Superiora della comunità
(Foto 3)Con alcuni degli altri GEP

 

«Fidarsi degli altri, fidarsi di noi stessi, fidarsi di Dio… E’ un dinamismo, e i rapporti costruiscono e investono fiducia. Domenica matina abbiamo approfondito questo tema soprattutto in relazione con Dio e ci siamo soffermati sul brano biblico di Matteo (14,22-29), un esempio di “Vangelo della fiducia”. L’episodio riguarda un po’ tutti noi che, come Pietro, all’inizio siamo fiduciosi, ma poi veniamo afflitti dal vento e dalle onde, dalla paura e dallo scoraggiamento, e cominciamo ad affondare. Spesso siamo uomini di poca fede. Ma Gesù tende la mano e ci afferra, portandoci in salvo. Possiamo allora credere in un Dio che ha fiducia in noi, che ci conosce in tutto ciò che siamo, che riconosce anche le nostre paure, e che vuole dirci: “Io sono con voi e lo sarò sempre!”. La S. Messa celebrata nel pomeriggio per me è stata ancora più speciale, perché sono diventata una G.E.P (Giovani evangelizzatori Paolini)! L’emozione era fortissima mentre pronunciavo il mio “impegno” e gli altri GEP lo rinnovavano!
E ora, tornata a casa, a scuola, tra gli amici e le altre attività, guardo tutto con occhi diversi… con gli occhi di un GEP!».

Maria Chiara – Puglietta (SA)

Gesù:parola incarnata e comunicata!

Dal 27 al 31 dicembre 2009 nella comunità “Regina degli Apostoli” delle Figlie di San Paolo (via Antonino Pio) si è tenuto il campo invernale per giovani fino ai 30 anni. Quest’anno il tema era: “Gesù: Parola incarnata e comunicata”. Preghiera, riflessione e laboratorio di comunicazione digitale. I partecipanti, anche se sarebbe meglio dire “le” partecipanti – visto che quest’anno erano tutte ragazze – provenivano dalla Campania, dal Lazio, dalla Toscana e dalla Liguria. Presenti oltre alle animatrici sr Mariangela e sr Silvia, anche Veronica, la nostra Postulante, e Marco Biggio (tecnico radiofonico e animatore della comunicazione che ha collaborato con noi per la riuscita dei laboratori radiofonici).

La parola a chi c’è stato:

 

«Gesù parola incarnata e comunicata: questo il titolo del campo-scuola di Natale organizzato dalle Figlie di San Paolo che si è svolto a Roma dal 27 al 31 dicembre scorso.Fermarsi per riflettere e riscoprire nella propria storia personale l’immenso dono di Dio che si incarna, che assume una natura umana per vivere uomo tra gli uomini e per comunicarsi a tutti e a ciascuno, questo il desiderio del gruppo di giovani, eterogeneo per provenienza, età ed esperienze che ha partecipato all’incontro. Per alcuni che già vivono un cammino insieme alle Figlie di San Paolo non si trattava della prima esperienza del genere, per altri, io compresa, era il primo incontro con questa realtà. Tre sono le parole che meglio descrivono le giornate vissute insieme: ascolto, azione, comunione.
Ascolto, infatti la prima parte delle nostre giornate era dedicata all’ascolto della Parola di Dio, alla preghiera e alla riflessione personale. Abbiamo “spezzato” insieme la Parola cercando di farla scendere nell’intimo, accogliendone anche le provocazioni alla nostra “quiete” spirituale.
Azione, questo il termine che meglio descrive le attività pomeridiane: i laboratori di comunicazione digitale. Proprio attraverso queste attività siamo entrati in contatto direttamente con il carisma delle Figlie di San Paolo: la comunicazione, campo sterminato, pieno di potenzialità che lancia sfide continue anche, e soprattutto, a chi desidera che l’annuncio del Vangelo raggiunga l’umanità d’oggi. Durante i laboratori, divisi in due gruppi, abbiamo lavorato alla creazione di due vox populi sul tema giovani e fede, con lo scopo di costruire strumenti per leggere la realtà dei giovani, nostri coetanei, e per meglio saperla interpretare.
Nella prima fase dei laboratori siamo scesi nelle vie del centro di Roma e abbiamo fatto delle interviste ai passanti sul tema giovani e fede e abbiamo vissuto un’esperienza particolare confrontandoci con risposte che per molti aspetti ci stupivano essendo lontanissime da ciò che ci saremmo aspettati, constatando anche una grande indifferenza verso l’argomento.
In un secondo momento abbiamo selezionato il materiale raccolto e montato i vox populi. Ci siamo ritrovati a lavorare insieme provando l’entusiasmo ma anche l’impegno di realizzare qualcosa con la partecipazione di ciascuno. Durante le ore dedicate a questo lavoro abbiamo anche avuto modo di provare la fatica e la difficoltà di superare i problemi legati agli strumenti che abbiamo utilizzato e che non conoscevamo bene.
Alla fine l’ascolto dei vox populi è stata una vera soddisfazione, perché sentivamo finalmente il risultato del nostro lavoro.
Comunione, è ciò che ha caratterizzato il nostro stare insieme. L’abbiamo sentita nascere all’inizio dell’incontro e crescere giorno dopo giorno. E’ stata proprio la comunione creata tra di noi a favorire i momenti di condivisione, di scambio, di confronto.
Perché trascorrere alcuni giorni delle vacanze natalizie (periodo di riposo tanto agoniato per tutti) vivendo un’esperienza come questa?
Era questa la domanda che mi ponevo nei giorni precedenti al campo. La risposta, giunta fin da subito, fin dal primo giorno durante la celebrazione della S. Messa è che ciascuno di noi aveva ricevuto una chiamata a vivere un nuovo, concreto incontro con il Signore, che desiderava parlare al nostro cuore e riaccendere in noi l’entusiasmo di comunicare a tutti ciò che abbiamo ricevuto. Ognuno di noi è partito dal campo mettendo nella propria “valigia spirituale” alcune delle risposte che cercava, nuovo entusiasmo, nuova gioia, persone nuove con cui condividere il cammino».

Valentina – Tivoli (RM)

«Gesù Parola Incarnata e Comunicata; sicuramente durante il campo Gesù non mi si è nascosto, anzi mi ha parlato, incoraggiato e spronato. Posso dire di essere partita in un modo ed essere tornata in un altro perché davvero il Signore è entrato nella mia storia personale.
Un esempio? Io sono una persona timorosa e ho poca fiducia in me e nelle mie capacità, e questo è un freno anche per i miei rapporti, sia con Lui che con gli altri ma il mio essere partita offrendogli tutta me stessa, tutti i miei difetti e le mie mancanze ha ripagato!
Prima con compagni squisiti e tutti diversi. Nella loro unicità mi hanno fatto sentire davvero arricchita.
Io che ci metto sempre un bel po’ a fare amicizia, subito mi sono sentita a mio agio e ho attaccato bottone con tutti, ho messo un poco da parte la mia irrefrenabile parlantina e ho ricevuto in cambio tante testimonianze e la loro fiducia e gioia. Puntualmente, ogni frase o domanda che nasceva in me durante le meditazioni, le catechesi o le Messe, mi veniva più chiara da comprendere da una frase altrui, un commento o una esperienza.
Tutte le riflessioni sulla Parola al mattino, mi hanno parlato come se fossero tutte indirizzate a me, alla mia vita, al mio cuore. Ho molto apprezzato anche la celebrazione quotidiana e don Gabriel [un sacerdote paolino che si è reso disponibile per celebrare l’Eucaristia e per le confessioni, ndr] durante le omelie è stato breve e chiaro… e ancora lo Spirito Santo gli ha fatto dire parole che mi hanno colpita in prima persona, che mi hanno fatto riflettere e sentire l’amore del Padre!
Sono stati giorni pieni di simboli, abbiamo chiesto al Signore un particolare nome nuovo per la nostra vita, abbiamo ricevuto una piccola pietra come simbolo della nostra famiglia, delle nostre radici e quindi della nostra realtà, ci siamo affidati agli altri e ci siamo presi l’uno cura dell’altro, fino poi ad essere chiamati davvero dal celebrante col nostro nuovo nome. Sentirsi chiamare  – nel mio caso – FIDUCIA mi ha fatto un po’ strano appunto perché ne difetto… ma sento che in me c’è una grande forza che ho scoperto proprio durante questo campo e c’è anche stato chi ha notato dei piccoli cambiamenti in me.Mi ritenete troppo presuntuosa se vi dico che medito queste cose nel mio cuore?»

Chiara – Salerno

«Sono partita per il campo aspettandomi di ricevere stimoli e spunti di riflessione.. e sono ripartita da lì per tornare a casa, niente affatto delusa!!! E pensare che la mia partecipazione al campo, è stata incerta fino a tre giorni prima: tra lo studio, la famiglia da lasciare durante le vacanze (anche se solo per pochi giorni), e chi più ne ha, più ne metta… oggi però, posso dire che sono stata felicissima di esserci stata!
È stato un campo veramente molto stimolante: le riflessioni sulla Parola in cui ci veniva presentato un Dio che desidera abitare la Storia , ma soprattutto la risposta degli uomini al suo interrogativo d’amore… COSA RISPONDERE E COME RISPONDERE? QUALI RISPOSTE SONO STATE DATE E COME?
Un campo dove altre figure che hanno  permesso a Dio di delineare la storia grazie ai loro Si.. si sono fatte nostre compagne… Ma anche un campo dove ci è stata offerta la possibilità di vedere in azione l’apostolato paolino… attraverso le animatrici, certo, ma soprattutto un apostolato che questa volta ha preso vita grazie a noi… infatti abbiamo ricevuto l’opportunità di sentire e raccogliere per strada la voce dei nostri coetanei sul tema “Giovani e Fede” e di elaborare con le loro risposte un vox populi radiofonico. Insomma un campo che di certo ha lasciato il segno: che storia infinita quella dell’uomo, che Verità bellissima quella di Dio che sceglie di farsi uomo per lasciare aperta la possibilità (se l’uomo lo vuole) di abitare ogni uomo. Grazie a tutti per avermi permesso questa esperienza, e GRAZIE a Dio, Parola Viva!»

Chiara – Pavona (RM)

«Gesù: Parola Incarnata e comunicata, questo il tema del campo post-natalizio vissuto a Roma con le Figlie di San Paolo!  Mattinate in cui alle riflessioni sulla Parola tenute da sr. Mariangela sono seguiti spazi di meditazione personale e la santa messa… momenti che hanno permesso di immagazzinare energia, energia utile per poter vivere uno degli appuntamenti più intensi di questo campo: un laboratorio sulla comunicazione!!! Come GEP (Giovane Evangelizzatrice Paolina), per me la Parola oltre ad essere incarnata acquista ancora più senso proprio se comunicata, portata agli altri, donata, trasmessa…  è questa la sfida che mi propongo ogni giorno!!! E come comunicare? Tra i tanti modi, al campo ne abbiamo imparato uno: il vox populi! Letteralmente “voce del popolo”, è un tipo di intervista radiofonica (ma non solo) attraverso cui raccogliere le opinioni della gente su un determinato tema partendo da una domanda Chiara, Concreta, Coincisa e Creativa! Così dopo un momento “teorico” tenuto da Marco Biggio, esperto radiofonico, su come costruire un vox populi, la proposta per noi è stata: realizzarne uno sul tema “Giovani e fede”!!! Divisi in due gruppi abbiamo pianificato il lavoro scegliendo dapprima la domanda da porre di lì a poco ai giovani che avremmo incontrato per le strade di Roma! Preparato il tutto, muniti di registratore digitale, ci siamo diretti verso il centro e abbiamo iniziato la nostra avventura su campo! L’entusiasmo alle stelle affiancato, però, da un po’ di emozione e paura legata alla non prevedibilità delle reazioni delle persone! La voglia di mettersi in gioco e il credere veramente in ciò che stavamo facendo, ci ha dato il coraggio di avvicinare i primi giovani incontrati e domandare: “Se dico fede cosa pensi?” [la domanda dell’altro gruppo è stata invece: Se Dio esistesse e avesse una pagina in Facebook, cosa scriveresti sulla sua bacheca?, ndr]. Disparate le risposte e le reazioni, il rifiuto, l’indifferenza ma anche la gentilezza di chi, seppur con imbarazzo, ha risposto alla nostra domanda! Che gioia uscire dalle nostre “sacrestie” per incontrare  altri giovani anche se la realtà in cui ci siamo imbattuti non è stata certo così  rosea come speravamo. Siamo rimasti un po’ perplessi soprattutto perchè, dalle risposte ricevute, abbiamo potuto constatare che molti giovani non credono, alcuni si definiscono atei, altri semplicemente credono che esista un essere superiore ma che non si chiami Dio; tanti, alla parola fede associano semplicemente il nome Emilio, facendo riferimento al giornalista televisivo, altri di fede non ne vogliono nemmeno sentir parlare perché “è un argomento che non li riguarda”. Quanta tristezza, quanta tentazione di voler gridare a tutti questi giovani “ma che Dio avete conosciuto fino a questo momento? M ve l’hanno mai presentato il “mio Dio”, il Dio cristiano, il Dio Padre buono e misericordioso?”. E a me e a tutti coloro che come me sono giovani cristiani dico “e noi cosa possiamo fare per annunciare questo Dio così bello? Come possiamo essere suoi apostoli, suoi testimoni?”. Naturalmente non sono mancate le risposte di giovani che hanno fede, che credono in Dio ma da una rapida statistica, mi viene da dire che siamo ancora troppo pochi… la messe è tanta e gli operai sono pochi, il Signore ha bisogno di operai per la sua messe!

Dalia – Pomigliano d’Arco (NA)

Ma Dio ha smesso di chiamare?

Ma Dio ha smesso di chiamare? Non ha più bisogno di apostoli? Apostoli da strada, intendo! Apostoli che percorrano e inaugurino strade nuove e non ancora battute, che scoprano vie e luoghi in cui Gesù Cristo non è stato ancora conosciuto o già dimenticato!

Lo chiedo ai parroci, ai laici responsabili di gruppi giovanili, ai giovani in eterno discernimento, ai genitori, agli accompagnatori vocazionali a tutti i religiosi e le religiose. Lo chiedo e continuerò a farlo, senza sosta, quasi a tamburo battente… lo chiedo a loro e a voi che leggete, con la stessa forza e intensità con cui lo chiedo, ogni giorno, a me stessa!
Dio non chiama o noi non abbiamo più il tempo e le possibilità per ascoltarlo?

Già perchè se chiama e la sua voce arriva alle nostre orecchie è abbastanza difficile restare fermi, ignorarlo o far finta di non aver ascoltato… e allora meglio è non ascoltare in partenza, vestendoci però di abbondanti e sfarzose vesti di ascolto e adesione alla volontà divina.  Troppo enigmatica? Forse… ma sciolgo subito l’eventuale cripticità.
Per ascoltare Dio, e ascoltarlo veramente, si dovrebbe favorire un incontro personale, fatto di preghiera, silenzio, ascolto, confronto, cammino, scelte: tempi condivisi e tempi personali.
Esiste questo nelle nostre realtà parrocchiali ed ecclesiali? Viene favorito e aiutato in quei giovani che chiedono di poterlo fare? Viene favorito con libertà e apertura di cuore? Viene aiutato e incoraggiato al di là dei nostri interessi personali e/o delle nostre preferenze ecclesiali? O rispetto a qualsiasi proposta le mie e nostre vedute, le necessità di gruppo, oratorio, parrocchia, ecc. sono sempre più forti e determinanti?

Questo post non nasce da altro se non da una consapevolezza sempre più amara del vedere e accompagnare, e questo ormai da anni, giovani che non fanno altro che abbandonare il loro cammino di discernimento perchè spinti, amichevolmente si intende, a scegliere tra la parrocchia e un percorso più specifico di discernimento; giovani che hanno mollato solo perchè i punti di riferimento più vicini hanno calorosamente consigliato di non continuare con alcune realtà a loro non gradite; giovani letteralmente trascinati nell’impeto delle emozioni e poi lasciati lì solo perchè ad una reale maturazione dovevano essere gradualemnte e lentamente accompagnati…
Eppure al di là di noi c’è un mondo che ha sempre più bisogno di giovani che gratuitamente scelgano di dare la loro vita, di perderla letteralmente come risposta d’amore; c’è un gran bisogno di apostoli che abbiano il coraggio di aiutare non solo la fame di pane, ma anche la fame di verità che sta lentamente annientando le coscienze; ma c’è anche una chiesa che ha bisogno di uomini e donne di Dio che con grande gratuità si facciano strumenti della voce di Dio che, oggi come ieri, vuole parlare, raggiungere i cuori, chiamare a sè e mandare verso orizzonti che solo a Lui è dato sapere, i cui confini non sempre corrispondono con i nostri progetti, i nostri gruppi, le nostre parrocchie, le nostre urgenze congregazionali… Dio chiama al di là di noi, oltre noi, pur servendosi di noi. Dio chiama e lì, in quella risposta è tutta la felicità, la pienezza, la pace del cuore!

Per noi allora, per noi che siamo per la vita, che la difendiamo in qualsiasi forma, stadio e misura… per noi, oggi, è l’appello forte ad alzare gli occhi, ad allargare gli orizzonti per difendere la vita di Dio che, in modo invisibile sta germinando nella vita dei nostri giovani: tra le nostre mani non si consumino aborti vocazionali, che le nostre urgenze, necessità, bisogni umani ed ecclesiali non impediscano alla vita di Dio di venire alla luce!

E il Sì di Maria sia Sì detto da tutti noi, oggi, perchè la Parola possa ancora una volta farsi carne, vivere e parlare lungo le strade di questa nostra storia!

L’incontro – alias “Dio ma che lingua parli?”/3

 

 

 Il 13 dicembre 2009, il terzo incontro di spiritualità e formazione per giovani fino a 30 anni, ha avuto ancora come sede la nostra comunità di Napoli (zona Capodimonte).

 

Nonostante sia durata soltanto un giorno, come è stata intensa e gratificante questa terza tappa del cammino di quest’anno intitolato Dio, ma che lingua parli?, con le Figlie di San Paolo! Fin da subito è stato svelato il tema del giorno: l’INCONTRO. La Bibbia è piena zeppa di incontri con Dio: per esempio con Mosè, Zaccaria, Maria, Zaccheo e tanti altri. Leggendo i passi Biblici relativi a questi quattro compagni di cammino, abbiamo scoperto come Dio ci chiama per nome e ci incontra nella nostra quotidianità, nell’ordinario, nella vita di ogni giorno, valorizzando anche le piccole cose e i particolari più insignificanti. E l’incontro diventa occasione che Dio non si lascia sfuggire per farci una proposta di vita, di fronte alla quale siamo liberi di scegliere: rifiutare e tapparci le orecchie, o lasciarci stravolgere dalla Sua Parola e accettare il suo invito a metterci in gioco.
Riflettendo sul tema e sulle domande-provocazione che ci sono state proposte, mi sono resa conto che più di “incontro”, potrei parlare di “incontri”… In cui Dio mi propone di “attivarmi”, di andare saltellando gioiosamente verso traguardi e orizzonti a volte per fortuna “pensabili”, a volte inimmaginabili, di fronte ai quali rimango semplicemente incantata dalla Sua grandiosità.
Durante la S. Messa della Terza domenica di Avvento (Gaudete) sono risuonate le parole della lettera di San Paolo: “Fratelli, siate sempre lieti nel Signore.” E a rendere il tutto ancora più bello, una bellissima candela rosa che, insieme alle altre due di colore viola, spiccava sull’altare.
Nel pomeriggio abbiamo vissuto un momento di condivisione delle nostre riflessioni sul tema. Sono intervenuti soprattutto Davide e Paola, che si sono uniti a noi per la prima volta, e ci hanno raccontato della loro gioia nell’aver incontrato Gesù, di quanto la loro vita sia stata cambiata, e del loro desiderio di non volerlo lasciare mai più.
Infine durante l’Adorazione Eucaristica abbiamo potuto presentare al Signore i nostri ringraziamenti, le preghiere, le gioie e le paure, e tutto ciò che avevamo nel cuore.  Un immenso grazie per gli incontri …  nelle persone, nelle situazioni, in tutti i giorni della mia vita …!!! E grazie per la gioia che vive nella mia vita, e che è vissuta in questa giornata!

Buon cammino e buona continuazione d’Avvento a tutti …!!!

Maria Chiara – Campagna (SA)