Vieni, Santo Spirito,
riempi i cuori dei tuoi fedeli
e accendi in essi il fuoco del tuo amore.
Ci sono delle volte in cui, prendendo le distanze dalle cose che mi circondano e mi travolgono, mi sembra che ciò che attraversa il mondo siano correnti violente, negative che diffondono al loro passaggio astio, violenza – anche solo nel tono di voce o nelle espressioni verbali dure. E non vedo, non riesco a vedere lo Spirito di Dio che è pace, gioia, mitezza.
Ci sono delle volte in cui, prendendo le distanze da me stessa – per quanto non sia sempre così facile –, mi sembra di essere attraversata da fasci di energia ostili, disturbanti che non mi aiutano a essere sorella e amica del mondo, di chi mi vive accanto, della nostra Casa comune. E non vedo, non riesco a vedere lo Spirito di Dio che è benevolenza, dominio di sé, cuore grande.
E chiedo: «Dove sei, Spirito di Dio? dove sei, vita di Dio che puoi rinnovare la terra? dove sei, Spirito di pace mentre la guerra sta attraversando il cuore di molti e ferendo a morte il mondo del mondo? dove sei, Amore di Dio che attraversandoci puoi cambiarci e renderci nuovi, diversi, capaci di contenere e generare vita?».
La Pentecoste è una delle feste più belle della nostra fede: è uno scorcio che la speranza riesce ad aprire sottraendo notte e regalandoci giorno, rosicchiando ossigeno alla sfiducia, all’impotenza, alla disperazione, alla violenza, alla guerra, alle volontà di potere e rafforzando in noi la fiducia, l’apertura all’altro, la bontà di cuore, la mitezza, la pace, la voglia e la determinazione di costruire incontri.
La Pentecoste ci ricorda che c’è qualcosa che attraversa la storia, sottraendosi alle nostre logiche e alle nostre attese, ai nostri blocchi anche interiori e fa germogliare vita. Celebrare la Pentecoste, invocare il dono dello Spirito, aprirsi, consegnarsi allo Spirito è un altissimo atto di fiducia in Dio e nella sua opera: è credere fermamente che Dio continua ad accadere oggi, in questo preciso momento storico della mia vita e della vita del mondo.
È credere che la risurrezione sia un processo che può investirci tutti.
È credere che Dio vive realmente in noi.
È credere che il bene c’è e sta crescendo, che c’è una gestazione universale in atto che nulla, neppure le più estreme forze del male possono né potranno fermare.
Lo so, quello che scrivo sembra un distillato di ingenuità compresse, ma se diamo minimante credito al Vangelo che oggi ascoltiamo, allora non può che essere così. Per noi lo Spirito Santo non è più una promessa. Noi abbiamo già conosciuto la risurrezione. Il Risorto ha reso reale il dono anche per noi. Noi in lui siamo ormai capaci di testimonianza, di fede determinata e di portare il peso di quella fede. E quando dico capaci, non dico che siamo bravi a fare qualcosa. «Capaci» lo uso nel senso di «capax», cioè qualcosa atto a contenere: «capace, ampio, grande, spazioso». Noi, cioè che abbiamo conosciuto il Risorto, siamo nelle condizioni di contenere in noi lo Spirito di Dio; e ancora di più: noi oggi dallo Spirito che vive in noi possiamo ricevere Dio.
Ma se questo non ci lascia senza parole, se questo non ci basta ancora, che cosa vogliamo di più?
Nella Seconda lettura san Paolo, ai così irrequieti Galati, consiglia: «Camminate secondo lo Spirito e non sarete portati a soddisfare il desiderio della carne», non vi accontenterete cioè di dare ossigeno a quella negatività che sferza il mondo e anche voi stessi. Camminiamo secondo lo Spirito, viviamo lasciandoci riempire di Dio, operiamo come figli della luce che di luce vogliono riempire il mondo.
Vieni, Spirito di Dio
Signore risorto, Dio della vita,
in noi abita il tuo stesso Spirito:
Spirito di amore e di fecondità,
Spirito di gioia e di fedeltà,
Spirito di pace e di benevolenza,
Spirito di mitezza e di prossimità.
Insegnaci a lasciarci vivere da lui,
a consentire che la sua energia ci attraversi
e che nulla in noi gli si opponga come ostacolo.
Che la nostra libertà diventi corda
che suona al suo attraversarci,
generando futuro,
aprendo varchi alla speranza.
Vieni, Spirito Santo, vivi in noi!
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Gv 15,26-27;16,12-15)
In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli:
«Quando verrà il Paràclito, che io vi manderò dal Padre, lo Spirito della verità che procede dal Padre, egli darà testimonianza di me; e anche voi date testimonianza, perché siete con me fin dal principio.
Molte cose ho ancora da dirvi, ma per il momento non siete capaci di portarne il peso. Quando verrà lui, lo Spirito della verità, vi guiderà a tutta la verità, perché non parlerà da se stesso, ma dirà tutto ciò che avrà udito e vi annuncerà le cose future. Egli mi glorificherà, perché prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà. Tutto quello che il Padre possiede è mio; per questo ho detto che prenderà da quel che è mio e ve lo annuncerà».
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