Beati coloro che custodiscono la parola di Dio
con cuore integro e buono,
e producono frutto con perseveranza.
(Cfr. Lc 8,15)
Marta, Maria e Abramo. Con loro, Vangelo e Prima lettura ci portano un po’ nel cuore della nostra vita cristiana, e delle nostre realtà ecclesiali. Non so se tra noi c’è chi si ritrova in Abramo, e nello specifico nelle corse e nell’affanno di un Abramo preoccupato di preparare tutto ciò che serve per i tre ospiti. È l’ora più calda del giorno, quella in cui anche il fisico avrebbe bisogno di rallentare, ma Abramo non può fermarsi: corre incontro all’ospite, corre da Sara, corre verso i vitelli. E tutto viene preparato di corsa, subito, presto. Non c’è tempo da perdere.
Poi c’è Marta. Cambiano le situazioni ma non le corse e gli affanni. Bisogna darsi una mossa: c’è un ospite importante e di cose da fare ce ne sono fin troppe. Ce ne sono sempre troppe… I molti illuminati inneggiano a Maria, alla sua capacità di prendere le distanze, di mettere al centro le “cose giuste”, le più importanti.
Ma rallentare ha un prezzo, fermarsi ha conseguenze, ha non risultati con cui fare i conti.
Mi chiedo: se Marta fosse pronta a rallentare, Maria e gli altri sarebbero disposti a non mangiare? O almeno a non trovare tutto pronto? Sarebbero disposti ad ascoltare insieme il Signore – perché anche Marta ne ha una gran voglia – e poi darsi tutti un po’ una mossa per preparare insieme, per fare ognuno un po’ qualcosa, per dare vita insieme a gesti concreti di ospitalità, di premura, di accoglienza?
Siamo bravi, in tanti, in troppi a svergognare Marta, a difendere Maria, a vestire i panni dei sapienti, di quelli che alla pari di Gesù sanno sempre qual è la cosa giusta da fare.
Ma Marta non è altro che la figura di quelle tante, troppe persone sacrificate all’altare delle opere, delle cose che devono funzionare, delle aspettative altrui, del «qui si è sempre fatto così».
Quanta colpa ha davvero Marta? Marta non poteva farlo, per tante realtà e situazioni sociali, ma oggi noi chi siamo per tenere ancora in piedi strutture che in nome di Dio tolgono Dio a chi vorrebbe incontrarlo, a chi vorrebbe all’interno di strutture e comunità ecclesiali potergli dedicare un po’ di tempo, un po’ di ascolto, un po’ di spazio nella propria vita.
E penso sì a sacerdoti, ma penso anche a suore, a frati, a laici che sono quotidianamente stritolati da un certo modo di vivere e di continuare a vivere che di Dio forse ha troppo poco.
Credo che oggi tutti abbiamo bisogno di conversione, perché se Abramo ha iniziato a correre quando il Signore è arrivato a Mamre, se Marta ha iniziato a correre quando Gesù e i suoi hanno messo piede in casa, noi corriamo a prescindere. Corriamo nella convinzione che ce lo chieda Dio. Corriamo e ignoriamo le chiamate di Dio. Corriamo e ignoriamo le conversioni che Dio ci propone anche di fronte a ostacoli e non senso.
Personalmente ogni giorno faccio sempre più fatica a riconoscere Dio in quelle routine prosciuga anima.
Ripeto, credo che oggi tutti abbiamo bisogno di conversione: dobbiamo smettere di immolare all’altare delle opere le persone, i loro talenti (dono di Dio alla storia, alla Chiesa, alla società). Ma dobbiamo smettere altresì di immolare all’altare dello spiritualismo gli appelli di Dio.
Oggi ha bisogno di conversione chi come Marta corre e si affanna, ma non ha più il tempo di ascoltare la storia, ascoltarsi e ascoltare Dio.
Oggi ha bisogno di conversione chi come Maria, dall’alto della sua spiritualità, non si scomoda, non si compromette, non si sporca mani e piedi.
Oggi ha bisogno di conversione chi usa Marta e Maria per continuare a separare due opposti che invece dovrebbero stare insieme, come in Abramo, che sa mettersi al secondo posto, sa coinvolgere, sa farsi carico e poi sa anche fermarsi e ascoltare… e ricevere promesse… e continuare a sbagliare e a credere.
Che cosa oggi auguro a me stessa e a voi oggi?
Lavorare su noi stessi, sulle nostre strutture, sulle nostre comunità per portare in equilibrio gli opposti, per imparare a essere tutti Marta e Maria insieme, capaci di dare valore alle cose che contano: all’ospitalità esattamente come all’ascolto della Parola, alla bontà premurosa esattamente come alla preghiera, a Dio e alla persona, alla sua Chiesa e ai talenti di ognuno.
Maestro di unità
Signore Gesù, Maestro di unità,
accompagnaci in un cammino
di armonia ed equilibrio interiore,
perché in noi ci sia spazio per Marta e per Maria,
per un ascolto operoso della tua volontà
e una carità desta nel cogliere le tue vie
e percorrerle.
Come Abramo rendici capaci
di scoprire i tuoi passaggi
nella nostra vita personale ed ecclesiale
e rendici desti ed essenziali
nel rispondere a te,
nel cambiare strada,
nel fermare le inutili corse
che sfiancano tutti
ma non santificano più nessuno.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 10,38-42)
In quel tempo, mentre erano in cammino, Gesù entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò.
Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi.
Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».
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