Chi non rinuncia a tutti i suoi averi,
non può essere mio discepolo.
Lc 14,33
Questi tempi sono strani. Non so se capita anche a voi, ma da mesi, e in modo sempre più forte mi sento attraversata da forti interrogativi. Leggo e medito il Vangelo e sento molte scelte distanti dalle sue vie. E non penso solo alla mia vita, ma anche al mondo che mi circonda. Vicino e lontano. E penso a noi credenti e al nostro mondo ecclesiale, alle nostre comunità religiose, ma anche parrocchiali.
E di fronte al Vangelo che la XXIII domenica del Tempo Ordinario ci dona non riesco a non chiedermi se noi cristiani, scegliendo di credere in Gesù, abbiamo davvero fatto i conti con le radicali istanze del Vangelo.
Quando abbiamo misurato, che cosa abbiamo misurato?
Quando abbiamo scelto, perché spero che per tutte e tutti noi credere sia stata una scelta consapevolmente fatta a un certo punto della nostra vita… Ecco, quando abbiamo scelto di diventare discepoli del Risorto, che cosa abbiamo veramente scelto?
Che cosa significa e che cosa comporta concretamente credere in quel Maestro di Nazaret?
Quanti dei nostri conflitti interpersonali, comunitari, ecclesiali sono causati da nostre personalissime vedute e da bisogni personali che nulla hanno a che fare con il Vangelo e con il Regno! E sì, dico conflitti, perché ci sono e spesso e volentieri feriscono.
Quante delle battaglie che spesso ci troviamo a combattere hanno davvero a fondamento Dio e il suo volere!
Costruire una torre, gettare fondamenta nella vita cristiana significa lasciarsi impastare di Vangelo, lasciarsi orientare dalle sue vie, lasciarsi cambiare dai suoi valori. I suoi… non i nostri!
E allora oggi voglio desiderare un nuovo modo di essere discepole, discepoli, di dare la vita, di mettere al centro Dio. Quello che vedo non mi basta. Quello che sento attorno a me è poco e spesso imbastardito da comode giustificazioni.
Sogniamo e costruiamo gesti di futuro, consapevoli, capaci di riconoscere e condividere limiti e fragilità, capaci di passi indietro, ma anche di condivisione e supporto.
Prima te, Signore, e la tua Parola,
poi noi e i nostri personalissimi bisogni.
Prima le tue vie, prima la tua vita,
poi noi e le nostre continue insoddisfazioni.
Sia questa la nostra fede!
Questa la nostra risposta.
Al centro Dio
Signore Gesù, Maestro buono,
prendici per mano e
accompagnaci nel cuore di Dio,
insegnaci ad ascoltare i suoi desideri,
a riconoscere, tra mille, le sue vie.
Tu, parola vera e viva del Padre,
insegnaci a non accontentarci
e a rimettere al centro il Vangelo
e la sua essenziale radicalità;
a essere discepoli autentici
del tuo amore totale e gratuito.
Donaci la forza di scegliere,
di rimettere te al centro.
Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 14,25-33)
In quel tempo, una folla numerosa andava con Gesù. Egli si voltò e disse loro:
«Se uno viene a me e non mi ama più di quanto ami suo padre, la madre, la moglie, i figli, i fratelli, le sorelle e perfino la propria vita, non può essere mio discepolo.
Colui che non porta la propria croce e non viene dietro a me, non può essere mio discepolo.
Chi di voi, volendo costruire una torre, non siede prima a calcolare la spesa e a vedere se ha i mezzi per portarla a termine? Per evitare che, se getta le fondamenta e non è in grado di finire il lavoro, tutti coloro che vedono comincino a deriderlo, dicendo: “Costui ha iniziato a costruire, ma non è stato capace di finire il lavoro”.
Oppure quale re, partendo in guerra contro un altro re, non siede prima a esaminare se può affrontare con diecimila uomini chi gli viene incontro con ventimila? Se no, mentre l’altro è ancora lontano, gli manda dei messaggeri per chiedere pace.
Così chiunque di voi non rinuncia a tutti i suoi averi, non può essere mio discepolo».
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Ma è questa la Pasqua? E’ questa la Risurrezione? E’ questa la vita nuova che il Signore ha portato?
tavola. Auguriamoci di far esistere concretamente la Pasqua, di farla sorgere nella vita di altri e di impedire che il suo sole tramonti, oscurando la fraternità.