Archivi tag: quaresima

Luce tra le tenebre? – BUONA DOMENICA! IV DI QUARESIMA – ANNO A

Andò, si lavò e tornò che ci vedeva.

(Gv 9,7)

Nel tempo penitenziale che caratterizza la Quaresima splendono in questa IV domenica significative scintille di gioia. Adesso qualcuno mi dirà: «Letizia, sr Mariangela. Siamo in Quaresima… gioia è troppo!». E perché mai è troppo? Di gioia ci parla l’antifona di ingresso. E l’antifona di ingresso – lo sappiamo – dà sempre il tono a tutta la celebrazione. Quindi: gioia! Auguriamoci reciprocamente di poterla sperimentare, di poterla vivere nel più profondo del nostro cuore. Auguriamoci di poterla desiderare… poiché in molti hanno messo la gioia nella categoria delle cose impossibili. Una gioia fondata, una gioia motivata e consapevole, non superficiale.
La fonte della nostra gioia è la Pasqua.
È la risurrezione del Dio che si è lasciato crocifiggere per amore che ci abilita a provare gioia, che ci autorizza a desiderarla.
La gioia non è possibile solo quando qualcosa ci va particolarmente bene; e non è impossibile quando tutto attorno a noi e in noi sembra franare.
Esiste qualcosa di più profondo che nasce dalla consapevolezza di essere amati, di essere preziosi, di essere importanti per qualcuno; e questo qualcuno per noi è il Signore della vita, il Dio delle promesse, il Nazareno morto e risorto.
Le letture di questa domenica laetare ci svelano un singolare volto di Dio: ce lo fanno contemplare come colui i cui progetti poco si sposano con i nostri. Nella prima lettura leggiamo di un profeta inviato a consacrare re un giovanissimo pastore. Un profeta certamente stravolto da quelle parole divine che gli dicono quanto sbagliati siano i suoi criteri di scelta quando i suoi occhi si poggiano sul più grande e forte: «Non guardare al suo aspetto… Io l’ho scartato, perché non conta quel che vede l’uomo… il Signore vede il cuore». E così Samuele fortemente orientato dalle parole di Dio consacra non il più grande, ma il più piccolo. È una storia, questa, che si ripeterà più e più volte. E pur facendo le debite differenze è la stessa storia che vediamo accadere tra Gesù e l’uomo nato cieco.
Maestri della Legge, anziani, capi del popolo, il popolo stesso, restano tutti fortemente interdetti di fronte a quell’opera straordinaria avvenuta nei confronti di chi è palesemente fuori da ogni retta via e per giunta in giorno di sabato. Anche in questo caso la potenza di Dio si rivolge verso un escluso, un non considerato, un “fatto fuori”.
E poi, Dio stesso… chi sceglie di essere? E come sceglie di finire? Un uomo errante, preso per lo più per matto se non per bestemmiatore, condannato e crocifisso.
Eppure… proprio tutto questo ci fa dire che la gioia è possibile. Sapere di avere a che fare con un Dio illogico (rispetto alle nostre logiche) ci permette di credere nella possibilità di una vita straordinaria. Sapere di essere amati, voluti, creati, salvati dal Dio ultimo ed escluso, ci dice che per tutti noi c’è una possibilità concreta e reale di svoltare. E svoltare davvero!
Vogliamo provare a crederci? Provarci! Semplicemente provare a fidarci di colui che davvero può portare luce nella nostra vita, amore nelle nostre solitudini, speranza nelle nostre fatiche, fiducia nelle nostre delusioni.
Proviamo a tirarci fuori da noi stessi?
La Pasqua è vicina. Proviamo a lasciarci invadere dalla Luce? Gli consentiamo di capovolgerci? Dio non misura, non è misura. Lui è sovrabbondanza!

L’audacia di non accontentarsi – BUONA DOMENICA! III DI QUARESIMA – ANNO A

Chi berrà dell’acqua che io gli darò,
non avrà più sete in eterno.

(Gv 4,5-42)

Il Vangelo di Giovanni è carico di incontri, incontri che Gesù fa. E la terza domenica di Quaresima dell’anno A fa risuonare per noi uno dei più straordinari incontri: quello con la donna samaritana. È una pagina intensa e a tratti rivoluzionaria, almeno per come noi ci siamo abituati nel tempo a pensare Dio e la relazione con lui. Questa donna, come altre donne del Vangelo di Giovanni – Marta, Maria nell’unzione a Betania, Maria di Magdala, la stessa Maria madre di Gesù –, appaiono al limite dell’ammissibile, a tratti dissacranti: nei loro atteggiamenti, nelle loro richieste sembrano lontane anni luce dalla riverenza di chi non osa chiedere e resta sempre un passo indietro, di chi ha un sacro rispetto del Maestro di Nazaret, e piuttosto parla con altri a bassa voce, di nascosto… La Samaritana è sfacciata. Marta sembra richiamare Gesù in più occasioni. Maria di Betania, ungendo Gesù, scandalizza i Dodici. Maria di Magdala prova a trattenere il Risorto e la Madre, a Cana, fa scoccare l’ora di Dio. Pagine strane… pagine che non lasciano tranquilli… Ma se queste pagine esistono hanno un senso. I Vangeli nascono dalla memoria di comunità che raccontano la fede, che riscoprono nel quotidiano le vie Dio e le sfumature della sua presenza, che cercano risposte, che vogliono capire come può trovare realizzazione concreta quel comandamento dell’amore lasciato dal loro Signore risorto. Per questo ogni pagina che arriva a noi, che è stata scritta perché noi credessimo è una pagina preziosa che può aprire vie per il nostro cammino di fede.
Oggi, lasciamoci invadere dall’audacia della Samaritana. Una donna capace di portare il carico della vita, il peso di quei cinque mariti che la rendono sospetta tanto a noi quanto ai suoi stessi contemporanei, tanto da costringerla ad andare a prendere acqua nell’ora più calda del giorno. Una donna la cui concretezza emerge anche nei dettagli: «Signore, non ha un secchio e il pozzo è profondo; da dove prendi dunque quest’acqua viva?». Una donna che non tace, non si accontenta, non si fa zittire e interroga, scava e cerca un senso. Una donna che intuisce la novità di quell’uomo, di quelle parole, di quell’atteggiamento, e va fino in fondo.
L’acqua resta la grande metafora di questa domenica, il segno che attraversa le promesse di Dio al suo popolo e arriva a noi. L’acqua non conosce mai confini. È disponibile per chiunque la raccolga. Sgorga dalle profondità della terra o scende dalle altezze delle vette, e non sceglie, non evita, non esclude: invade, penetra, riempie. Così Dio: acqua che sgorga dalla roccia in un deserto. Così il Cristo: acqua viva che zampilla irrefrenabile e rende vivo chi ha sete.
Davanti a noi, oggi, il fermo immagine va su un Gesù che ci viene incontro nell’ora più calda, quando forse, stanchi e sfiduciati, ci nascondiamo anche a noi stessi. E va sulla donna di Samaria, sulle sue domande, su quelle perplessità tangibili, su quella sua anfora lasciata lì ormai non più necessaria, o comunque superata da un’urgenza interiore: andare perché anche altri vedano, incontrino, scoprano colui che lei stessa ha visto, ha incontrato, ha scoperto: l’acqua viva che può dissetare ogni sete.
«Dacci da bere, Signore Gesù, rendici acqua che fa vivere!»

Stette in mezzo a loro – BUONA DOMENICA! II Domenica di Pasqua – ANNO B

 «Pace a voi!» Gv 20,19

Tommaso, i discepoli, le donne… La sera di quello stesso giorno, il giorno in cui le donne hanno trovato il sepolcro vuoto. Il giorno in cui Giovanni vide e credette, ma Pietro no. Il giorno in cui a Maria di Magdala, il Maestro è apparso. Insomma proprio la sera di quel giorno in cui speranze, nostalgie e delusioni si sono alternate tremendamente scuotendo emozioni e vite, quel giorno Gesù venne e stette con loro, in mezzo a loro…
Wow… bello! Straordinario! Meraviglioso.
È in giorni come questi che lui arriva e resta. Non è presenza fugace. Non è un miracolo e via. La cosa più straordinaria è lui, è la sua presenza, è il suo mostrarsi a noi. E la cosa ancora più straordinaria è il suo ritornare ancora e poi ancora, continuando ad aiutare la fede di quei suoi strampalati discepoli e discepole.
L’incredulità in fondo non ha nulla di assurdo. La fatica nel credere non ha niente di strano. È qualcosa di umano. Siamo fatti per toccare, lo facciamo prima ancora di parlare, di camminare, di aprire gli occhi. Tocchiamo, perché toccare è sentire l’altro vicino. È sentire sulla pelle la sua presenza.
Perché contestiamo la richiesta di Tommaso?
Me lo chiedo e ve lo chiedo: cosa c’è di strano in quel discepolo che ha chiesto di sentirsi raggiunto da una presenza? Dalla sua presenza!
Perché questo desiderio ci sembra una bestemmia?
La fede non è fatta di prove. Vero!
Ma non è fatta neppure di assenza.
Noi non crediamo negli assenti.
Non possiamo avere fiducia in chi non c’è.
Credere non vuole scegliere di credere in un Dio assente.
Credere vuol dire: scegliere ogni giorno di fidarsi della sua presenza e del fatto che lui troverà un modo per esserci, per farsi sentire, per non abbandonarci in balìa di noi stessi.

UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO

Voglio credere

«Signore mio e Dio mio!»:
quanto mi piacerebbe, Signore,
poterlo esclamare ogni giorno.
Quanto vorrei che le mie parole cantassero
la mia totale fiducia in te, in ogni istante.

Invece, Signore, la mia fede è fragile,
i miei «sì» al tuo amore vacillanti.
Ho bisogno di segni…
Voglio crede nel tuo amore: acqua che disseta.
Voglio credere nel tuo Spirito: forza che sostiene.
Voglio credere nella tua presenza: luce che illumina.
Voglio credere in te, Signore! Amen.

DAL VANGELO DELLA DOMENICA (Gv 20,19-21)

La sera di quel giorno, il primo della settimana, mentre erano chiuse le porte del luogo dove si trovavano i discepoli per timore dei Giudei, venne Gesù, stette in mezzo e disse loro: «Pace a voi!». Detto questo, mostrò loro le mani e il fianco. E i discepoli gioirono al vedere il Signore.

Gesù disse loro di nuovo: «Pace a voi! Come il Padre ha mandato me, anche io mando voi». Detto questo, soffiò e disse loro: «Ricevete lo Spirito Santo. A coloro a cui perdonerete i peccati, saranno perdonati; a coloro a cui non perdonerete, non saranno perdonati».

Tommaso, uno dei Dodici, chiamato Dìdimo, non era con loro quando venne Gesù. Gli dicevano gli altri discepoli: «Abbiamo visto il Signore!». Ma egli disse loro: «Se non vedo nelle sue mani il segno dei chiodi e non metto il mio dito nel segno dei chiodi e non metto la mia mano nel suo fianco, io non credo».

Otto giorni dopo i discepoli erano di nuovo in casa e c’era con loro anche Tommaso. Venne Gesù, a porte chiuse, stette in mezzo e disse: «Pace a voi!». Poi disse a Tommaso: «Metti qui il tuo dito e guarda le mie mani; tendi la tua mano e mettila nel mio fianco; e non essere incredulo, ma credente!». Gli rispose Tommaso: «Mio Signore e mio Dio!». Gesù gli disse: «Perché mi hai veduto, tu hai creduto; beati quelli che non hanno visto e hanno creduto!».

Gesù, in presenza dei suoi discepoli, fece molti altri segni che non sono stati scritti in questo libro. Ma questi sono stati scritti perché crediate che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e perché, credendo, abbiate la vita nel suo nome.

Liturgia completa su >>> CLICCA QUI

La PREGHIERA e le COVER in formato da scaricare e condividere sui social

Classificazione: 5 su 5.