PASSARE DALL’«OSTILE» ALLO «STILE»
di Fausto Negri
Molesto è colui che è di peso, che risulta sgradevole, che con il suo comportamento o con il suo linguaggio dà sui nervi. Tutti i sociologi moderni sono d’accordo sul fatto che le relazioni sono, oggi, la maggiore fonte di ansia. Infatti, essendo più facili i contatti, è aumentata enormemente anche la possibilità di entrare in rapporto con persone seccanti, insistenti, fastidiose, sgradevoli, irritanti, noiose…
Tutte le opere di misericordia sono attive e, quindi, praticare «la sopportazione» non significa subire tutto quanto. L’indicazione di Gesù: «Siate semplici come le colombe e furbi come i serpenti» (Mt 10,16) è il giusto equilibrio sempre da ricercare. Non significa cedere al buonismo, cioè tacere sul male altrui e rinunciare alla propria identità. L’obiettivo rimane, comunque, sempre l’amore, cioè il bene dell’altro. Talvolta è opportuno comunicare il proprio disappunto in modo schietto e produttivo; altre volte occorre prendere le distanze, proteggere la propria sfera privata; altre volte occorre farsi aiutare da chi ha l’autorevolezza di farlo. Altre, infine, è bene soprassedere… Il verbo «tollerare» significa infatti «sostenere, portare un peso». Pazienza e sopportazione sono collegate tra loro. Non è solo passività, ma esige una buona dose di resistenza, nutrita dalla speranza che anche nell’altro c’è del buono.
Il rispetto (che significa: vedere l’altro dietro la facciata) va oltre la cosiddetta buona educazione: si avvicina alla sacralità di ogni persona. Va in tre direzioni fondamentali: verso la persona, chiunque sia; verso le sue cose; verso le sue idee. Il rispetto è una forza dominata, che viene dal profondo.
Forse la vera trasgressione oggi è il recupero di un comportamento gentile, della delicatezza, del buon gusto, della misura. Non è facile passare dall’«ostile» a uno «stile» fatto di educazione e di correttezza. È questo, però, l’unico modo per non cadere nella barbarie. Senza mai dimenticare che se ognuno ha una sua cerchia di «molesti», anche noi possiamo risultare molesti per qualcuno.
Uno “stile” alternativo
Ogni ragazzo racconta un episodio circa una molestia ricevuta. Insieme, poi, si cerca il comportamento migliore da assumere in una situazione simile.
Si può anche proporre il brano di un film in cui «un bullo» è affrontato in modo corretto (ad es. Draco Malfoy in Harry Potter).
Questi e molti altri suggerimenti per la catechesi dei ragazzi nel numero di Gennaio 2014 di Ragazzi e Dintorni, .
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