Buona domenica!

Di te dice il mio cuore:
“Cercate il suo volto”.
Il tuo volto io cerco, o Signore
non nascondermi il tuo volto.

Dal libro dei Salmi (Sal 27,8-9)
II DOMENICA DI QUARESIMA -Anno C-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Siamo entrati nel deserto della quaresima per arrivare fino a lì, su quella piccola collina di Galilea, arsa dal sole, disseminata di alberi frondosi e battuta dal vento del mare.
Vogliamo riscoprire e scegliere che uomini essere, come Gesù ha scelto che Messia diventare, per potere salire, come gli apostoli, quel piccolo monte che ad ogni credente dice la bellezza di Dio.
Sì, perché di bellezza, si tratta.
Tabor evoca il momento in cui Gesù, grande Rabbì, carismatico profeta, svela la sua vera identità, supera il limite e si dona alla vista sconcertata e stupita degli apostoli. Tabor dice l’assoluta diversità di Dio, la sua immensa gloria, la sua indescrivibile bellezza.
Tabor è la meta della quaresima.
E questo occorre dirlo e ridirlo a noi cattolici inclini all’autolesionismo, che associamo la fede al dolore, che raffiguriamo sempre Gesù come il crocifisso, scordandoci del Risorto, e che già pensiamo alla quaresima come al tempo della rinuncia e non al tempo dell’opportunità e della conversione, del combattimento e della lotta interiore per vincere la gara.
Ma prima – assolutamente – occorre ricordarci della bellezza di Dio, della sua inebriante presenza.
La liturgia, provocatoriamente, pone la trasfigurazione all’inizio del cammino penitenziale, per indicarci il luogo da raggiungere. Se pongo dei gesti di conversione e di solidarietà, di rinuncia e di digiuno, di preghiera e di essenzialità è solo per poter essere libero e vedere la gloria del Maestro.
Siete già saliti sul Tabor nella vostra esperienza di fede?
Dio ci dona – a volte – di assistere alla sua gloria.
Raptim, diceva il grande Agostino. “Fugacemente”.
Un momento di preghiera che ci ha coinvolto, una Messa in cui siamo stati toccati dentro, una giornata in quota in mezzo alla neve con la bellezza della natura che diventa sinfonia e ci mozza il fiato. Attimo, barlumi, in cui sentiamo l’immenso che ci abita.
E il sentimento diventa ambiguo: talmente grande da averne paura, talmente infinito da sentircene schiacciati, talmente immenso da restarne travolti.
È la paura che prende Pietro e compagni, è il terrore che abita Abramo prima di incontrare il suo Dio. Il sentimento della bellezza di Dio, la percezione della sua maestà ci motiva e ci spinge. Pietro lo sa: “È bello per noi restare qui”.
Finché non giungeremo a credere grazie alla bellezza che ci avvolge, ci mancherà sempre un tassello della fede cristiana.
Sapete perché sono cristiano, amici?
Perché non ho trovato nulla di più bello di Cristo.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Mostrami la Gloria del tuo volto

 

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Quaresima: tempo di vita

Quaresima… come pensarla? E soprattutto come viverla? Ormai ci siamo dentro, anima e corpo, o forse dentro con tutto il corpo ma forse solo parzialmente con l’anima. E se poi considerassimo i desideri, gli affetti e tutto ciò che ci vive dentro e che tante volte domina le nostre scelte, la domanda diventerebbe ancora più forte: la Quaresima ci vive o la viviamo? La subiamo come cristiani osservanti o la ri-creiamo come momento di incontro vivo con il nostro Dio? Già, ri-creare, rendere nuovo, riscoprire, valorizzare, sperimentare e sperimentarsi, appassionarsi, cercare, volere, ritornare… questi sono i verbi che mi vengono in mente quando penso a questi quaranta giorni: verbi di vita e non di morte! Verbi di chi crede non di chi subisce! Verbi di chi si fida non chi teme!

La tradizione ci consegna tra le mani questi quaranta giorni come un tempo particolarmante segnato dalla conversione… ma convertirsi significa volgere il cuore, la mente, la volontà verso Dio. Volgersi e ri-volgersi. Volgersi… come nuova adesione segnata e motivata dall’aver scoperto Dio, faccia a faccia, così come lui stesso si è comunicato: Dio amante del povero come del ricco, del malato come del sano, del peccatore come del giusto. Ri-volgersi… come di chi torna a casa, riscopre la luce dopo una lunga notte, sente nuovamente la voce di colui da cui si era allontanato… ri-volgersi, come di un girasole che continuamente orienta tutto se stesso verso il sole…

Ecco perchè la Quaresima non posso che associarla alla vita, perchè di vita si tratta, anzi direi, di vita pura. In questo senso acquista valore ogni cosa:

1. La penitenza diventa esercizio di temperanza su se stessi per far tacere i rumori e ascoltare il silenzio, per non lasciarsi prosciugare dai bisogni e ascoltare i desideri… del cuore, degli altri, di Dio per noi!

2. La carità diventa esercizio di amore vissuto, di adesione vibrante al Vangelo, di relazione attiva con noi stessi e con gli altri.

3. La preghiera diventa esercizio di ascolto costante perchè, per noi e su di noi, Dio ha progetti di santità che vanno oltre i nostri orizzonti; ma è in queste sue nuove logiche e prospettive che ci chiede di entrare.

Buon cammino a tutti, perchè di cammino si tratta! E che la vita, in quella non troppo lontana notte di Pasqua, possa sgorgare nuovamente, con nuova forza, nuova passione, nuovo desiderio di santità, nuova credibilità, nuova radicalità, nuova fiducia in Dio e nell’uomo!

Buona domenica!

Tu ami tutte le creatute, Signore,
e nulla disprezzi di ciò che hai creato;
Tu dimentichi i peccati
di quanti si convertono e li perdoni,
perchè Tu sei il Signore nostro Dio.

Antifona d’ingresso Mercoledi delle ceneri

 

La parola a…
Benedetto XVI

(Messaggio per la Quaresima 2010)

L’annuncio cristiano risponde positivamente alla sete di giustizia dell’uomo, come afferma l’apostolo Paolo nella Lettera ai Romani: “Ora invece, indipendentemente dalla Legge, si è manifestata la giustizia di Dio… per mezzo della fede in Gesù Cristo, per tutti quelli che credono. Infatti non c’è differenza, perché tutti hanno peccato e sono privi della gloria di Dio, ma sono giustificati gratuitamente per la sua grazia, per mezzo della redenzione che è in Cristo Gesù. E’ lui che Dio ha stabilito apertamente come strumento di espiazione, per mezzo della fede, nel suo sangue”. (3,21-25).
Quale è dunque la giustizia di Cristo? E’ anzitutto la giustizia che viene dalla grazia, dove non è l’uomo che ripara, guarisce se stesso e gli altri. Il fatto che l’espiazione avvenga nel sangue di Gesù significa che non sono i sacrifici dell’uomo a liberarlo dal peso delle colpe, ma il gesto dell’amore di Dio che si apre fino all’estremo, fino a far passare in sé la maledizione”che spetta all’uomo, per trasmettergli in cambio la benedizione”che spetta a Dio (cfr Gal 3,13-14). Ma ciò solleva subito un obiezione: quale giustizia vi è là dove il giusto muore per il colpevole e il colpevole riceve in cambio la benedizione che spetta al giusto? Ciascuno non viene così a ricevere il contrario del suo? In realtà, qui si dischiude la giustizia divina, profondamente diversa da quella umana. Dio ha pagato per noi nel suo Figlio il prezzo del riscatto, un prezzo davvero esorbitante. Di fronte alla giustizia della Croce l’uomo si può ribellare, perché essa mette in evidenza che l’uomo non è un essere autarchico, ma ha bisogno di un Altro per essere pienamente se stesso. Convertirsi a Cristo, credere al Vangelo, significa in fondo proprio questo: uscire dall’illusione dell’autosufficienza per scoprire e accettare la propria indigenza – indigenza degli altri e di Dio, esigenza del suo perdono e della sua amicizia.
Si capisce allora come la fede sia tutt’altro che un fatto naturale, comodo, ovvio: occorre umiltà per accettare di aver bisogno che un Altro mi liberi del mio, per darmi gratuitamente il suo. Ciò avviene particolarmente nei sacramenti della Penitenza e dell’Eucaristia. Grazie all’azione di Cristo, noi possiamo entrare nella giustizia più grande, che è quella dell’amore (cfr Rm 13,8-10), la giustizia di chi si sente in ogni caso sempre più debitore che creditore, perché ha ricevuto più di quanto si possa aspettare.
Proprio forte di questa esperienza, il cristiano è spinto a contribuire a formare società giuste, dove tutti ricevono il necessario per vivere secondo la propria dignità di uomini e dove la giustizia è vivificata dall’amore.

Cari fratelli e sorelle, la Quaresima culmina nel Triduo Pasquale, nel quale anche quest’anno celebreremo la giustizia divina, che è pienezza di carità, di dono, di salvezza. Che questo tempo penitenziale sia per ogni cristiano tempo di autentica conversione e d’intensa conoscenza del mistero di Cristo, venuto a compiere ogni giustizia. Con tali sentimenti, imparto di cuore a tutti l’Apostolica Benedizione.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Signore convertici!

 

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News su Iniziative 2009 – 2010

 20-21 Febbraio

a Napoli

Incontro di formazione e spiritualità per giovani

info e contatti su: iniziative 2009 – 2010

Buona domenica!

Gesù disse a Simone:
“Non temere;
d’ora in poi sarai pescatori di uomini”.

Dal Vangelo di Luca (Lc 5,1-11)
V DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO -Anno C-

 

La parola a…
Paolo Curtaz

Pietro. È un uomo rude, concreto, abituato ad annusare il lago per capire come cambierà il tempo, con le mani callose e ruvide, rovinate dalle corde e dal legno della piccola barca di famiglia.
Ascolta e sorride, dentro di sé.
Poi accade l’imprevisto: Gesù si gira e gli suggerisce di riprendere il largo.
«Questo è davvero troppo!», pensa Pietro. Ha ragione in fondo: che ne sa un falegname di pesca? Che faccia il suo mestiere senza rompere agli altri! Ma accetta e prende il largo. Quasi lo sfida, quell’arrogante falegname: vedrà che oggi i pesci sono andati in vacanza!

Dio
Dio ci raggiunge sempre alla fine di una notte infruttuosa, nel momento meno mistico che possiamo immaginare. Ci raggiunge alla fine delle nostre notti e dei nostri incubi, ci raggiunge quando siamo stanchi e depressi. Ci chiede un gesto di fiducia, all’apparenza inutile, ci chiede di gettare le reti dalla parte debole della nostra vita, di non contare sulle nostre forze, sulle nostre capacità, ma di avere fiducia in lui.
Pietro lo fa e accade l’inaudito.
Le reti si riempiono, il pesce abbonda, la barca quasi affonda.
Non è possibile, non è possibile, non è possibile.

Miracoli
Il miracolo consiste nel fatto che Pietro vede in quella pesca un segno straordinario. Il miracolo è sempre nel nostro sguardo, Dio continua a riempire di miracoli la nostra vita. E noi non li vediamo.
È turbato, ora, il pescatore. Che sta succedendo?
Si butta in ginocchio, prima di arrendersi: «Non sono capace, non sono degno».

Peccatori?
È la scusa principale tirata fuori da tutti quelli che, per un istante, sfiorano Dio: non sono allaltezza, sono un peccatore. Siamo sempre lì, inchiodati al nostro becero e rancido moralismo: lascia fare a Dio!
Gesù sorride: è un problema tuo, Pietro, a me stai bene così.

Pescatori di umanità
Non avere paura, Simone, il Signore ti fa diventare pescatore di umanità. Sei chiamato a tirar fuori da te stesso e da chi incontrerai tutta l’umanità che li abita. Lascia le reti, quello che ti lega, le paure, i limiti, i giri di testa, lasciali, non rassettarli tutti i giorni, non aggiustarli, diventa libero per seguirmi.
Sogno una Chiesa che non ponga limiti, che dia fiducia ai peccatori, che tiri fuori, maestra in umanità, tutta l’umanità che abita nel cuore di ognuno con franchezza e misericordia.
Pietro sarà un grande pescatore proprio perché autentico, proprio perché lascerà fare a Dio, dopo avere sperimentato il suo fallimento.

 

…e per riflettere puoi scaricare: Accesi

 

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La fiducia – alias “Dio ma che lingua parli?”/4

Il 23 e 24 gennaio 2010, presso la comunità delle Figlie di San Paolo di Salerno c’è stato il quarto incontro di formazione e spiritualità per giovani dal tema: Dio ma che lingua parli?.

Per me è stata la prima volta…Appena arrivata sono stata travolta dall’incontro con le meravigliose suore ed i ragazzi ed ho subito sentito una grande forza dentro me. Tutto è cominciato il sabato sera con la visione di un film, Kung Fu Panda, seguito da un intenso momento di riflessione, guidato in maniera eccezionale da suor Mariangela, che ci ha introdotto al tema di questo incontro: la FIDUCIA. La fiducia in noi stessi, negli altri e quindi in  Dio.
Domenica è stata un’altra giornata emozionante dove abbiamo approfondito il brano del Vangelo di Matteo (14,22-32). Tutto questo ci ha portati inevitabilmente a porci degli interrogativi: quanto realmente e concretamente ci fidiamo di Gesù? La paura, se pur legittima, può allontanarci da Dio?
Posso dire che dopo questo incontro mi sento rinvigorita nello spirito e ancora una volta ho constatato il benessere del cuore quando la Parola del Signore si fa viva in me. Ringrazio tantissimo tutti per avermi permesso di condividere questi momenti che sicuramente ho voglia di rivivere.

Marilena – Nocera Inferiore (SA)

 

Domenica 24, inoltre, durante la S. Messa del pomeriggio Maria Chiara è diventata una GEP…

(Foto 1) Nel momento dell’impegno preso davanti alla comunità delle Figlie di San Paolo di Salerno
(Foto 2) Maria Chiara con la Superiora della comunità
(Foto 3)Con alcuni degli altri GEP

 

«Fidarsi degli altri, fidarsi di noi stessi, fidarsi di Dio… E’ un dinamismo, e i rapporti costruiscono e investono fiducia. Domenica matina abbiamo approfondito questo tema soprattutto in relazione con Dio e ci siamo soffermati sul brano biblico di Matteo (14,22-29), un esempio di “Vangelo della fiducia”. L’episodio riguarda un po’ tutti noi che, come Pietro, all’inizio siamo fiduciosi, ma poi veniamo afflitti dal vento e dalle onde, dalla paura e dallo scoraggiamento, e cominciamo ad affondare. Spesso siamo uomini di poca fede. Ma Gesù tende la mano e ci afferra, portandoci in salvo. Possiamo allora credere in un Dio che ha fiducia in noi, che ci conosce in tutto ciò che siamo, che riconosce anche le nostre paure, e che vuole dirci: “Io sono con voi e lo sarò sempre!”. La S. Messa celebrata nel pomeriggio per me è stata ancora più speciale, perché sono diventata una G.E.P (Giovani evangelizzatori Paolini)! L’emozione era fortissima mentre pronunciavo il mio “impegno” e gli altri GEP lo rinnovavano!
E ora, tornata a casa, a scuola, tra gli amici e le altre attività, guardo tutto con occhi diversi… con gli occhi di un GEP!».

Maria Chiara – Puglietta (SA)