Noi, ti benediciamo, Padre per averci donato papa Francesco: in lui abbiamo sentito forte la tua misericordia, dalle sue parole e dai suoi gesti ci siamo sentiti raggiunti dalla tua tenerezza.
Noi, ti benediciamo, Padre per aver donato alla tua Chiesa e al mondo, ai popoli e alle nazioni, un nuovo san Francesco, forte nelle parole e profetico nei gesti.
Dal cielo, la sua preghiera ci sostenga e la tua benedizione apra vie nuove alla Chiesa, alla pace, alla vita. Amen.
Sì, ne siamo certi: Cristo è davvero risorto. Tu, Re vittorioso, abbi pietà di noi. (dalla Sequenza di Pentecoste)
«Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto». Così Maria di Magdala si rivolge a Pietro e a Giovanni al mattino di Pasqua. Così racconta il suo disorientamento, il suo smarrimento, la sua paura. Quel corpo, pur morto, aveva ancora il potere di essere ricettacolo di speranze, quelle più tacite, quelle di cui più difficilmente si è consapevoli, quelle che, pur profonde, hanno il potere di tenerci in vita e di farci sperare nel nuovo giorno. Quel corpo, ormai sparito, della speranza ha portato via con sé anche l’ultimo anelito.
E allora Maria corre.Corre perché adesso è tutto troppo, troppo per essere sostenuto da soli. È stato difficile vedere il maestro lavare i piedi ai suoi; è stato lacerante vederlo condannato, schernito, tradito, torturato; è stato scarnificante vederlo morire e raccoglierne il corpo… ma ora, ora è tutto davvero troppo: hanno portato via il suo corpo, hanno portato via l’unica certezza rimasta!
Oggi sento quanto mai vere e attuali le parole di Maria di Magdala. E le ripeto anche io con forza e convinzione: hanno portato via il Signore, lo stanno portando via un tantino ogni giorno. Stanno portando via la sua vita, le sue promesse di vita. Stanno anestetizzando le nostre speranze e spegnendo ogni accenno di Alleluia, ogni germoglio di gioia e di futuro. So che non ho il diritto di ingrigire la Pasqua. Nessuno lo ha. E la Pasqua non si lascerà ingrigire da noi. So che la sua luce splenderà e ci convertirà a lei. Ma io oggi voglio poter cantare un Alleluia vero e sincero a nome di tutta l’umanità. Voglio… vorrei poter cantare la gioia di una risurrezione sempre possibile… ma so che saranno in molti, in troppi a non poter né cantare, né – anche solo lontanamente – sognare l’Alleluia della festa, della gioia, della risurrezione.
L’umanità anche oggi, a molte latitudini, continua a crocifiggere e a essere crocifissa. Ha il volto di madri che come Maria di Magdala si recano presso sepolcri per ungere corpi ormai senza vita. E non avranno la forza di sperare in una nuova creazione. L’umanità, anche in questo nuovo mattino di Pasqua, ha il volto di chi, smarrito tra infinite macerie e sepolcri a cielo aperto, vaga senza né una meta né un senso. Ha il volto di chi per paura resta chiusa tra mura pesanti o invisibili, e silenzia anche il più tenue tra i respiri, credendo che solo l’invisibilità placherà la violenza. Ha il volto di Pietro, che pur appesantito, corre, e cerca, e vede, ma non trova, e continua a portare con sé il desiderio di mille Alleluia silenziati dal dubbio e dalla morte. Ha il volto di Giovanni, che corre, ma sa aspettare, che vede, ricorda e crede, ma sa di dover attendere il nuovo giorno, quello di una nuova Pentecoste in cui l’Alleluia, il canto della lode, sgorgherà da ogni cuore, da ogni bocca, da ogni popolo.
Oggi, pur consapevoli delle mille fragilità che feriscono questa nostra storia, consapevoli delle lacrime di tante e tanti, con il cuore proteso verso il compimento di una vita piena, che il Signore sta già generando, oggi cantiamo il nostro Alleluia, cantiamolo con gioia a nome di chi non può, di chi non vuole, di chi non sa ancora di essere parte di un progetto d’amore infinitamente più grande dei nostri orizzonti.
Alleluia, Signore nostro Dio, tu risorgi e in noi esplode la vita.
Buona Pasqua a tutte e tutti noi!
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Tu risorgi ed esplode la vita
Tu risorgi, Signore nostro Dio, e in noi esplode la vita. Tu risorgi, Speranza dei popoli, e tra noi diventa possibile la fraternità. Tu risorgi, Luce del mondo, e per l’umanità sorge un nuovo giorno. A te cantiamo il nostro Alleluia, perché abbiamo visto che l’impossibile è possibile. A te cantiamo la nostra gioia, perché abbiamo toccato con mano che la morte non ha mai l’ultima parola. A te cantiamo il nostro grazie, perché con la tua morte e risurrezione ci hai riagganciati a Dio.
Alleluia, Signore nostro Dio, alleluia!
DAL VANGELO DELLA DOMENICA (Gv 20,1-9)
Il primo giorno della settimana, Maria di Màgdala si recò al sepolcro di mattino, quando era ancora buio, e vide che la pietra era stata tolta dal sepolcro.
Corse allora e andò da Simon Pietro e dall’altro discepolo, quello che Gesù amava, e disse loro: «Hanno portato via il Signore dal sepolcro e non sappiamo dove l’hanno posto!».
Pietro allora uscì insieme all’altro discepolo e si recarono al sepolcro. Correvano insieme tutti e due, ma l’altro discepolo corse più veloce di Pietro e giunse per primo al sepolcro. Si chinò, vide i teli posati là, ma non entrò.
Giunse intanto anche Simon Pietro, che lo seguiva, ed entrò nel sepolcro e osservò i teli posati là, e il sudario – che era stato sul suo capo – non posato là con i teli, ma avvolto in un luogo a parte.
Allora entrò anche l’altro discepolo, che era giunto per primo al sepolcro, e vide e credette. Infatti non avevano ancora compreso la Scrittura, che cioè egli doveva risorgere dai morti.
Iniziamo con un piccolo gioco. Immaginate per un momento (e mi scuso in anticipo per l’improbabilità della cosa) di non ricordare più in quale periodo liturgico dell’anno siamo, è domenica e partecipiamo alla Messa. Il coretto parrocchiale all’inizio della celebrazione intona questo canto:
***
Viene il Signore e non tarderà, dobbiamo rinnovare l’attesa, annunciare con gioia e nuovo vigore il Vangelo, la Parola di Dio nascerà in mezzo a noi… in quale tempo liturgico ci troviamo? Ovviamente l’Avvento!
Avvento La Chiesa pellegrina sulla terra continua il suo cammino verso il Regno tornando a celebrare in maniera nuova anche se apparentemente uguale – circolarità del tempo liturgico abbinata alla linearità del tempo dell’uomo e del mondo – il nuovo anno liturgico, e lo fa con un tempo che ha una doppia caratteristica: preparazione alla solennità del Natale e contemporaneamente attesa della seconda venuta di Cristo alla fine dei tempi. Questo vuol dire che il tempo di Avvento è molto più profondo e impegnativo della semplice “attesa di Gesù bambino”. Una comunità che perde di vista l’orizzonte escatologico di questo tempo “ricorda” ma non fa “memoriale” del Signore che è venuto, che è presente e che ritornerà. Solo vivendo pienamente le due caratteristiche si capisce il cammino di purificazione a cui ci invita la liturgia che in questo periodo, come in Quaresima, tinge di viola i paramenti e ci priva del Gloria. Una purificazione che ovviamente non è la mortificazione quaresimale ma è l’atteggiamento di coloro che accogliendo l’invito del Battista si impegnano a preparare la via al Signore raddrizzando i sentieri in loro stessi e nel mondo.
La scelta dei canti in questo periodo deve quindi esprimere questo colore di attesa, purificazione e missionarietà: i testi devono essere scelti con cura e i canti devono segnare un certo distacco rispetto al quotidiano. Importantissimo diventa il canto d’ingresso che “colora” tutta la celebrazione e anche il canto di comunione e/o ringraziamento che può portare a far riflettere sul legame profondo tra Eucaristia ed eschaton, fra il già e il non ancora su cui gioca tutta la liturgia di Avvento. Continua a leggere 2. Musica & Liturgia: idee e suggerimenti per cantare la fede→