«Ecco l’agnello di Dio»
Dal Vangelo di Giovanni (Gv 1,29)
II DOMENICA DEL TEMPO ORDINARIO – Anno A
Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Questa è forse la citazione biblica più conosciuta dai cristiani, anche quelli più digiuni di Bibbia, perché a forza di sentirla ripetere (anche se con una variante non da poco: “i peccati” invece di “il peccato”) in tutte le Sante Messe, l’hanno memorizzata. Il celebrante, infatti, la pronuncia, mostrando l’ostia consacrata, prima della Comunione. La frase è – possiamo dire – un “copyright” di Giovanni Battista, perché non trova riscontri precisi in altri brani della Bibbia. Essa può richiamare l’agnello condotto al macello di Isaia (Is 53,7), ma anche il sangue dell’agnello asperso sulle porte degli ebrei (Es 12,21-28) nella notte di Pasqua, nonché l’agnello vincitore dell’apocalisse (Ap 6,16).
Sulla bocca del Battista, l’affermazione riassume tutti i diversi riferimenti: Gesù, caricando su di sé il peccato del mondo, lo sconfigge e lo annulla.
Cosa sono i nostri peccati più o meno lo sappiamo, perché fin da piccoli siamo stati abituati a liste di pensieri, parole, opere, e omissioni in contrasto con i comandamenti di Dio e i precetti della Chiesa. Però il Battista non parla di peccati (e speriamo che il nuovo messale recepisca la correzione), ma di peccato del mondo. Cosa è? E’ tutto ciò che degrada l’uomo, allontanandolo da Dio e da come Dio lo ha pensato e creato. E’ la volontà delle creature di non riconoscersi tali. E’ la scelta di non fare essere il mondo come il Creatore l’ha progettato e come lo vuole, cioè un’unica famiglia, dove ogni fratello sia il custode degli altri fratelli. E’, alla fine, il peccato di Adamo ed Eva che spinge tutti gli uomini e tutte le donne a volere essere come Dio, a tentare di mettersi al suo posto, rifiutando di essere figli e fratelli.
Gesù prende questo peccato su di sé (Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: «Ecco, io vengo»), e vive da figlio obbediente fino alla morte. Con la sua morte il peccato del mondo è vinto. Con la sua risurrezione, tutti possono essere battezzati in lui e diventare figli obbedienti. Questa è la “dottrina”. Molto difficile da capire e accettare. Infatti, la nostra testa si domanda: “Se Gesù ha tolto questo peccato del mondo, come mai nel mondo le cose continuano come prima che lui lo togliesse? Anzi, peggio! Guarda cosa succede! Perfino i capi di stato e di governo, che dovrebbero dare il buon esempio agli altri, hanno perso il pudore di non comportarsi da persone serie e oneste”. Il peccato del mondo continua la sua presenza e la sua azione perversa, perché Gesù non ha tolto, non ha preso su di sé, la nostra libertà di disobbedire a Dio. Se avesse fatto questo, non ci avrebbe salvati, ma ridotti a cose. Gesù è venuto a darci la possibilità e l
a forza di dire anche noi a Dio: “Ecco, io vengo per fare la tua volontà”, cioè di vivere la nostra libertà non come opposizione, ma come obbedienza a Dio, smascherando il peccato come falsa libertà.DON TONINO LASCONI
