Risplendete come astri nel mondo,
tenendo salda la parola di vita.
(Fil 2,15-16)
Mentre scrivo la mia riflessione sulla Parola della XXIX domenica del tempo Ordinario i pensieri non fanno altro che spostarsi su altri fronti, su altri confini, dove armi, violenza, disumanità stanno seminando morte. E le domande continuano a frullare in testa: cosa dice oggi Dio ai popoli che lo adorano come unico Dio? Quale spazio per Dio è rimasto nelle nostre vite, nelle nostre società, nelle nostre scelte.
I figli di Dio sono costruttori di pace, i figli dell’unico Dio che noi, figli di Abramo adoriamo, sono sempre dalla parte della pace, la costruiscono pur con fatica, ma non la barattano mai con altro.
I figli di Giacobbe, i figli di Ismaele, i discepoli della Via (ebrei, musulmani e cristiani) dovrebbero avere ogni giorno, in ogni singolo istante, un unico obiettivo: seminare pace, essere artigiani di pace, fabbricatori di pace, ingegneri di pace, architetti di pace. Donne e uomini che con la determinazione della speranza e la fatica della carità scelgono di costruire la pace sulla roccia di scelte coerenti, giuste, umane.
Questa pagina di Vangelo dovrebbe bruciarci dentro ogni volta che interpelliamo la parola di Dio, partecipiamo all’eucaristia e poi seminiamo zizzania, vendetta, odio, separazione, soprusi, ingiustizie. Se attorno a noi la violenza imperversa, se tanti nostri adolescenti tentano di uccidersi, se molti tra noi sono stremati dalla stanchezza dell’impotenza, se il mondo si sta dividendo pericolosamente in due blocchi umani in lotta tra loro, se ci sono famiglie che non accettano che i propri ragazzi vadano a scuola con coetanei stranieri, se le nostre società non riescono più a essere incubatrici di umanità… E se le nostre vite nonostante tutto continuano imperterrite come se nulla fosse tra video di tik tok, scaramucce, pretese di bassa lega… forse allora dovremmo chiederci che cosa abbiamo davvero nel cuore quando ci avviciniamo a Dio. Che cosa abbiamo nel cuore quando rivolgiamo a lui la nostra preghiera?
Gesù di Nazaret come vorrebbe che comprendessimo oggi quel: «Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio»?
Se riusciamo a giustificare guerre, violenze… se la difesa del nostro popolo ci rende disumani, se la paura dell’altro ci costringe a trasformare i mattoni per costruire la pace in pietre per lapidare lo sconosciuto… allora forse non abbiamo infangato la volontà di Dio con gli orizzonti di Cesare?
Ridiamo a Dio ciò che è suo. Ridiamogli noi stessi e la nostra possibilità di essere a sua immagine e somiglianza, rendiamolo ancora Signore delle nostre vite, centro attorno a cui ruotano le scelte che operiamo.
In Dio l’oriente e l’occidente possono ancora unirsi.
In Dio l’oriente e l’occidente possono ancora costruire ponti.
In Dio le donne e gli uomini di buona volontà, in oriente e in occidente, possono ancora sentirsi fratelli.
Non è forse questo l’essere figli di un unico padre nella fede?
Diamo a Cesare ciò che è di Cesare, ma non chiudiamo Dio nel comodo e rassicurante spazio di tabernacoli, altari, sinagoghe, mosche. Ci vuole figlie e figli, capaci di benedizione.
Nei prossimi giorni, iniziamo a seminare pace in noi: sostituiamo i pensieri negativi con benedizioni, i desideri di vendetta con benedizioni, la voglia di chiusura con benedizioni.
Ripetiamo come un ritornello continuo: «Benedici, Signore, … (e facciamo il nome della persona o realtà con cui siamo in guerra)». «Benedici, Signore, … (e facciamo il nome di popoli, nazioni, governanti che consideriamo nemici)».
«Riprendiamo per mano la pace», e diventiamone artigiani: questo siamo chiamati a rendere a Dio oggi.
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Ciò che a Dio sta a cuore
Signore Dio, possa ognuno di noi
riconoscersi sorella e fratello,
riconoscendo te quale Padre
e Creatore del mondo, di ogni popolo,
di ogni donna e uomo sulla Terra.
Facci sentire tuoi figli,
chiamati a essere costruttori di pace,
determinati nella speranza
e capaci di vivere la fatica della carità.
Solo la fede operosa può stanarci!
Insegnaci a rendere a te ciò che più
ti sta a cuore: la pace per i tuoi figli,
tutti i tuoi figli e figlie. Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Mt 22,15-21)
In quel tempo, i farisei se ne andarono e tennero consiglio per vedere come cogliere in fallo Gesù nei suoi discorsi. Mandarono dunque da lui i propri discepoli, con gli erodiani, a dirgli: «Maestro, sappiamo che sei veritiero e insegni la via di Dio secondo verità. Tu non hai soggezione di alcuno, perché non guardi in faccia a nessuno. Dunque, di’ a noi il tuo parere: è lecito, o no, pagare il tributo a Cesare?».
Ma Gesù, conoscendo la loro malizia, rispose: «Ipocriti, perché volete mettermi alla prova? Mostratemi la moneta del tributo». Ed essi gli presentarono un denaro. Egli domandò loro: «Questa immagine e l’iscrizione, di chi sono?». Gli risposero: «Di Cesare».
Allora disse loro: «Rendete dunque a Cesare quello che è di Cesare e a Dio quello che è di Dio».
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ha scoperto il volto di Dio è altrettanto difficile. Dovrei parlarvi della preghiera ma so che è un’esperienza unica e personale, che i libri per insegnare a pregare servono solo a chi li ha scritti.
Peggio: gli altri dieci se la prenderanno con loro per avere per primi preso l’iniziativa!
E penso che dobbiamo ancora fare tanta strada, stare attenti a non cadere nell’inganno della mondanità, guardare sempre e solo al Maestro che ha amato, senza attendersi dei risultati e ottenendoli proprio dando il meglio di sé, in assoluta umiltà e mitezza.
