«Gesù, maestro,
abbi pietà di noi!»
Lc 17,13
Che cosa ci guarisce? Mani imposte, parole e formule, persone speciali? Che cosa può guarirci?
I lebbrosi che la liturgia ci fa vedere non sono stati guariti da altro se non dalla fede, dalla fiducia nella parola pronunciata da Gesù nel Vangelo e dal profeta Eliseo nella Prima lettura.
Naaman dopo aver recalcitrato supera i suoi blocchi, le sue chiusure e fa quello che aveva chiesto il profeta. I dieci lebbrosi del Vangelo vanno dai sacerdoti esattamente come aveva detto loro Gesù, e in quell’andare c’è una tacita risposta di fede. Nessun lebbroso, se lebbroso, poteva avvicinarsi a un sacerdote. Avrebbe reso tutto impuro. Solo un lebbroso guarito avrebbe potuto recarsi da un sacerdote perché attestasse la guarigione avvenuta. Quindi il fatto che i dieci lebbrosi si muovano verso i sacerdoti significa che credevano che la purificazione sarebbe avvenuta, benché nessuno sapesse come. E di fatto quella fede interiore anche in questo caso genera guarigione.
Ora pongo un’altra domanda. Se la fede guarisce, da cosa ci guarisce?
È sotto i nostri occhi: la fede non riesce a guarirci dalle malattie, se non in casi straordinari. Accade forse perché siamo gente di poca fede? Non lo so… non mi convince la connessione: no miracolo = poca fede. Non mi ha mai convinto. Ho visto morire persone giovani la cui fede avrebbe fatto sfigurare i più grandi tra i santi del calendario. Quindi?
Ripongo la domanda: la fede da cosa ci guarisce?
Invochiamo miracoli e imploriamo guarigioni solo quando sentiamo in pericolo la nostra vita, ma poi si riesce sempre a infliggere o auto infliggersi ferite… spesso anche più mortali di una malattia. Esistono “malattie” di cui soffriamo, ma che quasi sempre neghiamo anche a noi stessi, che rendono il mondo attorno a noi impuro, a volte ingiusto: sono quei blocchi interiori che non ci permettono di vedere il bello delle persone e di noi stessi, sono ferite mai curate, sono memorie mai davvero riconciliate…
Tutto questo in realtà può essere guarito, ma a patto di fare come Naaman, come i dieci lebbrosi: essere consapevoli di ciò che siamo, chiedere affidandoci, superare le nostre resistenze interiori, credere che la guarigione sia possibile, che non deve essere tutto così per sempre.
Ma ognuno deve compiere il proprio cammino verso Dio, immergere sé stesso in lui, nelle sue logiche, e lasciarsi trasformare, accettare cioè che le cose cambino, che le prospettive cambino, che le nostre vedute non siano più le stesse.
In ultimo: chi può essere guarito?
Le letture di oggi fanno saltare tutti i paletti.
Il profeta guarisce uno straniero, oggi diremmo, diversamente credente. Gesù guarisce anche un samaritano.
E a sigillo di tutto c’è la chiarezza di Paolo: la Parola non è incatenata. Già… la parola di Dio opera nella storia in modi inattesi, spesso inediti. Non si lascia incatenare mai, da nulla. Da nessuno.
E questo per noi è certezza, è sicurezza, è chiamata a restare aperti, desti, per non spegnere lo Spirito e poter intraprendere con decisione le sue vie.
Alla fine di tutto, però, non dimentichiamolo… nulla ci è dovuto, nulla ci è dato perché meritato. Tutto è grazia!
Ma un grazie lo apprezza anche Dio, segno di un cuore che non pretende ma attende.
Guariscici, Signore
Guariscici, Signore,
in forza della nostra fede
fragile ma determinata.
Guarisci ciò che nel cuore
sta generando morte,
ciò che sta seminando in noi
separazione e discordia.
Sollevaci, Signore, e liberaci
dai legacci del cuore,
guarisci la lebbra interiore
che ci sta allontanando
da te e dagli altri.
Non abbiamo nulla tra le mani
se non la certezza che tu puoi farlo:
puoi liberare la vita che portiamo dentro,
puoi guarirla, puoi farla risorgere.
Abbi pietà di noi, Gesù Maestro. Amen.
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 17,11-19)
Lungo il cammino verso Gerusalemme, Gesù attraversava la Samarìa e la Galilea.
Entrando in un villaggio, gli vennero incontro dieci lebbrosi, che si fermarono a distanza e dissero ad alta voce: «Gesù, maestro, abbi pietà di noi!». Appena li vide, Gesù disse loro: «Andate a presentarvi ai sacerdoti». E mentre essi andavano, furono purificati.
Uno di loro, vedendosi guarito, tornò indietro lodando Dio a gran voce, e si prostrò davanti a Gesù, ai suoi piedi, per ringraziarlo. Era un Samaritano.
Ma Gesù osservò: «Non ne sono stati purificati dieci? E gli altri nove dove sono? Non si è trovato nessuno che tornasse indietro a rendere gloria a Dio, all’infuori di questo straniero?». E gli disse: «Àlzati e va’; la tua fede ti ha salvato!».
Liturgia completa su >>> CLICCA QUI
La PREGHIERA e le COVER in formato da scaricare e condividere sui social

I nostri social:
































