Ero in metro e all’improvviso l’ho sentita venire fuori, forte, drammaticamente forte.
Mi è successo sulle scale mobili, scendendo in profondità.
Poi in autobus e in treno.
Al check-in, in aeroporto.
L’ho sentita avvicinarsi in piazza, mentre ero ferma ad un semaforo: mi ha bloccata, per alcuni istanti, spalle al muro, terrorizzata.
Mi ha fatto venire mille dubbi, domande, pensieri, persone care.
E’ la paura. E’ lei che ogni volta mi impedisce di restare serenamente accanto alle decine di uomini e donne che mi vivono accanto.
E’ la paura ad essere così sfacciata da trasformare i loro volti, rendendoli nemici.
Ma io, oggi, dico no! Non voglio temere, voglio continuare a credere nell’altro, nella sua bellezza, nella scintilla di Dio che risplende nei suoi occhi… qualunque sia la sua fede, la sua lingua, la sua storia.
Voglio camminare lungo le strade di questo mondo e cantare.
Voglio sorridere a chi incontro.
Voglio poter pregare ogni giorno il Padre nostro continuando a credere che il mondo sia pieno di fratelli e sorelle.
Io voglio vivere e credere: nella bellezza del creato, nella straordinarietà di ogni persona, nella misericordia di Dio, nella forza della vita e dell’amore, nella preziosa scintilla che ogni vita può accendere nelle notti dell’umanità, nella rivoluzionaria forza dell’amore e della non-violenza, del dialogo e dell’accoglienza.
Io voglio credere nell’umanità!
E se qualcuno mi penserà ingenua, sappia che quello che stiamo vivendo non è generato dall’accoglienza e dal dialogo, ma dall’ingiustizia sociale sistemica, dalla passiva accettazione delle logiche di emarginazione, sopruso e violenza che continuano a governare gli stati e la Terra.