
Guardo questa foto che l’agenzia di informazione ANSA certifica essere stata scattata al confine tra la Serbia e l’Ungheria.
Poi, notizia successiva, ascolto che l’Ungheria, con Budapest, è tra le città candidate alle Olimpiadi del 2024.
E le domande, ormai da giorni, si affollano al punto tale da ingarbugliarsi.
Basta a una capitale fornire strutture e soldi per “ospitare” gli STRANIERI olimpionici?
Può la Nazione del filo spinato “accogliere” il simbolo millenario dell’uguaglianza, dell’ospitalità, della fraternità universale?
E’ vero, siamo fatti di contraddizione, il doppio vive da sempre nella dimensione umana di ogni persona, ma ci sono livelli di doppiezza che andrebbero solo smascherati, chiamati per nome, bloccati. Sono livelli inaccettabili, perché responsabili consapevoli del destino dell’umanità, un destino da cui, in questi mesi, milioni di persone stanno scappando. Un destino, delle cui cause, prima che delle conseguenze, nessuno si occupa.
Ma noi lo sappiamo: gli olimpionici non arriveranno attraverso binari percorsi a piedi e pertanto non si troveranno davanti un filo spinato.
Per loro, scendendo dall’aereo, ci sarà solo la festante accoglienza di una nazione europea (tra)vestita a festa.
Il resto, forse sarà stato già dimenticato.
O forse, qualcuno, oggi, avrà il coraggio di dire alla Budapest di Orban che il fuoco della Torcia Olimpica viene soffocato dal filo spinato dell’intolleranza, dispotismo, violenza, ingiustizia, atto contro l’umanità.
O forse, beffa del destino, nel 2024, questa bambina sarà una delle giovanissime atlete rappresentati di una nazione europea, in cui lei, essendo riuscita ad attraversare il filo spinato, si sarà perfettamente integrata.
Ai posteri l’ardua sentenza e a noi l’arduo compito di scelte che abbiano il gusto dell’umanità.