Ecco la serva del Signore:
avvenga per me secondo la tua parola.
(Lc 1,38)
Sono giorni che continuo a vedere rimbalzare sui social frasi del tipo: «Se dici il tuo Amen alla Madonna, riceverai 7 anni di serenità», «Se metti una rosa a santa Rita le tue preghiere saranno ascoltate», «Se clicchi sul bottone WhatsApp porteremo le tue preghiere alla grotta di Lourdes e sarai esaudito»… e potrei continuare all’infinito.
E poi in questa IV domenica di Avvento c’è lei, la giovanissima Maria a cui è stata appena stravolta la vita… Non la Madonna, non la Regina dei cieli, non la Bella Signora… ma semplicemente lei: una giovane donna a cui la vita è appena stata girata sotto sopra. C’è lei che con quel suo andare ci svela il senso più vero del Natale e del Vangelo. C’è lei che pur protagonista di quegli annunci pubblicitari ci dice quanto quelle frasi siano lontane dalla fede, quanto siano una vera e propria offesa per chi crede, quanto siano bestemmie contro colui che non ha imposto vincoli, né ha legato vite, ma ha liberato, sciolto, potenziato, rialzato chiunque… ed è per questo che è nato, per questo si è incarnato, per questo è il Dio con noi.
Così, mentre noi, molti tra noi, continuiamo a vivere una fede piccola, stritolata da vincoli, asfissiata da precetti e doveri, lei – Maria di Nazaret – si alza e va. Lo fa in fretta, perché la vita che le sta germogliando dentro è incontenibile, anche se forse lei ancora non lo sa. Si alza e va. E va verso un’altra città, verso un’altra strana situazione, verso altri.
Maria si alza e va; e ormai il Vangelo le vive dentro: Dio nel suo sì si sta facendo storia, carne, fragilità, tempo; ma proprio per questo attraverso lei l’Opera di Dio sta iniziando a compiersi.
Entrata nella casa di Zaccaria, Maria salutò Elisabetta. È come se dalla sua bocca la Parola, quella creatrice, avesse ricominciato a creare: il bambino sussulta di gioia nel grembo di Elisabetta e lo Spirito Santo colma di sé ogni cosa.
L’evangelista Luca, regalandoci questa straordinaria pagina, ci riporta al cuore di ogni cosa, al senso stesso del Vangelo. Ciò che ci è donato ci libera, ci apre alla gioia, ci riempie dello Spirito di Dio, quello Santo.
Noi siamo lo spazio e il tempo in cui Dio vorrebbe ancora una volta nascere.
Noi – la nostra vita, la nostra storia personale, i nostri dubbi e le nostre cadute, le nostre paure e resistenze – siamo il luogo in cui lui vuole ancora una volta entrare per far germogliare vita, per farci sussultare di gioia, per riempirci del suo Spirito che è vita nuova, risorta, autentica.
Buon Avvento di speranza!
UNA PREGHIERA COME SOSTEGNO
Vieni, Luce del mondo
Vieni, Luce del mondo,
vieni, tu che puoi penetrare gli abissi.
Noi ti attendiamo, e siamo certi
che come scintilla inizierai
a far brillare la storia.
Noi ti attendiamo, e sappiamo
che le tenebre non possono spegnerti.
In te la nostra speranza,
in te ogni nostra certezza,
in te la fiducia nel bene,
in te la possibilità di rinascere sempre.
Vieni, Signore Gesù, abita in noi,
risplendi in noi.
Vieni, Speranza del mondo,
maranathà!
DAL VANGELO DELLA DOMENICA
(Lc 1,39-45)
In quei giorni Maria si alzò e andò in fretta verso la regione montuosa, in una città di Giuda.
Entrata nella casa di Zaccarìa, salutò Elisabetta. Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino sussultò nel suo grembo. Elisabetta fu colmata di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che cosa devo che la madre del mio Signore venga da me? Ecco, appena il tuo saluto è giunto ai miei orecchi, il bambino ha sussultato di gioia nel mio grembo. E beata colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto».
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che solo le donne, somiglianti a Dio, possono vivere. Il Verbo cresce dentro di lei e con la Parola fatta carne crescono anche i tentennamenti. Maria sale da Elisabetta: forse lei saprà darle una risposta definitiva, forse lei saprà dirle che sì, è tutto vero. E accade. Elisabetta si asciuga le mani nel grembiule e riconosce la piccola Maria (ormai si è fatta donna). Le si avvicina sorridendo e scuotendo la testa. Come hai fatto a credere?, le dice.
consunta del rotolo di Isaia. È vero,
come un neonato, è una felicità accessibile anche al povero, anzi forse più ancora al povero perché più disposto, più accogliente.